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3 ottobre
2012 - 17 Tishrì 5773 |
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David
Sciunnach,
rabbino
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Dopo i
giorni di giudizio, di Teshuvà e di espiazione, che sono i giorni che
vanno da Rosh haShana a Kippur, arrivano i giorni di festa. Questi sono
giorni di gioia e di lode, ed il loro segno secondo i Maestri è “ù
leishrè lèv- simchà”- E la gioia è per coloro che hanno il cuore retto
- (Salmi 97, 11). Come è detto: solo dopo aver raddrizzato il cuore per
mezzo della Teshuvà fatta a Rosh haShana e a Kippur, ed esser
cosi tranquilli che il Signore ci ha iscritti nel libro della vita, si
può così godere la gioia della festa. Infatti uno dei nomi che la Torah
dà alla festa di Sukkot è: Zèman Simchatenù – tempo della nostra gioia.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Nel giorno della morte di Shlomo Venezia, dobbiamo
amaramente registrare il proscioglimento, da parte della procura di
Stoccarda, degli autori della strage di Sant’Anna di Stazzema perché,
“non ci sono prove sufficienti” che gli imputati fossero tutti
responsabili del massacro. A niente contano varie sentenze e richieste
del tribunale militare italiano. Se si considerano le ambiguità del
governo ungherese nei confronti del caso che vede coinvolto Laszlo
Csatary, l’assoluzione, sempre in Ungheria, di Sandor Kepiro l’anno
scorso, la situazione di Algimantas Dailide, che, da condannato, pare
passi la sua vecchiaia in Germania (!), oltre a Karoly Tentai, al
riparo in Australia, e Helmut Oberlander e Vladimir Katriuk, entrambi
in Canada, bisogna ammettere che in un momento in cui Israele veramente
teme per la propria esistenza, l’ebraismo mondiale non pare ricevere
grandi rassicurazioni dall’amico Occidente.
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Shlomo
Venezia (1923-2012) |
"La scomparsa di Shlomo
Venezia lascia un grande vuoto in tutti noi. Mai dimenticheremo le sue
parole, la sua coraggiosa e lucida testimonianza di sopravvissuto alla
Shoah, una straordinaria capacità di entrare nel cuore della gente che
ha permesso di far conoscere l’abominevole compito che nei lager
nazisti spettava ai Sonderkommando e di spingere le nuove generazioni
verso un impegno di Memoria sempre più forte e consapevole. Gli saremo
per sempre grati. Per il terribile e istruttivo Sonderkommando
Auschwitz ma soprattutto per aver trovato il coraggio di parlare e
denunciare i crimini di cui è stato testimone. Nel rivolgersi ai
giovani si avvertiva l’immensa sofferenza che provava a rievocare
quell’esperienza di morte ma anche la genuina fiducia che riponeva nei
loro confronti. Era un sentimento reciproco, spontaneo e commovente,
che gli dava la forza di aprirsi al drammatico racconto di quei giorni.
In questi momenti di profondo dolore desidero esprimere la vicinanza di
tutti gli ebrei italiani alla moglie Marika, sempre al suo fianco nei
momenti più difficili, e ai figli Alberto, Alessandro e Mario. Grazie,
Shlomo. Grazie per essere stato un amico, un confidente, un punto di
riferimento per così tante persone. Che il tuo ricordo sia di
benedizione". Con queste parole, pronunciate al termine dei primi due
giorni solenni della festività di Sukkot, il presidente dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha voluto ricordare la
straordinaria figura del Testimone della Shoah Shlomo Venezia di cui si
celebraranno questo pomeriggio i funerali al cimitero monumentale del
Verano.
La sua scomparsa continua intanto a suscitare dolore e commozione
nell'opinione pubblica italiana e nei più alti rappresentanti
istituzionali. Numerosi i messaggi di cordoglio pervenuti in queste ore
alla famiglia Venezia, all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e
alla Comunità ebraica di Roma. Tra questi quello del presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano. “Voglio esprimere – si legge nel
messaggio diffuso dal Capo dello Stato – il mio personale cordoglio per
un uomo, tra i pochissimi sopravvissuti al campo di sterminio di
Auschwitz, che ha saputo vivere con sobria dignità la notorietà che gli
portava l'essere divenuto uno dei simboli della tragedia ebraica, nata
da secolari persecuzioni che negli anni del nazismo e del fascismo
raggiunsero una dimensione inimmaginabile”. “Nel corso della sua
esistenza – afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini –
Venezia non ha mai rinunciato a testimoniare l'incommensurabile orrore
della Shoah e ad affermare il valore della memoria come principio
intangibile nella crescita delle giovani generazioni. La sua coraggiosa
e infaticabile opera continuerà ad ispirare la nostra società affinché
non diminuisca mai l'impegno volto a rafforzare i valori della libertà
e della democrazia attraverso un'opera diretta a preservare la società
dai rischi derivanti dal riaffacciarsi del razzismo, dell'odio etnico e
religioso, del fanatismo”. “Sono profondamente colpito – scrive il
ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione Andrea
Riccardi – e ritengo che sia necessario che prendiamo tutti un impegno
solenne: quello di preservare la memoria dello sterminio e tramandarlo
alle nuove generazioni anche quando non ci saranno più testimoni
diretti delle atrocità commesse dai nazisti”."Venezia - ricorda ancora
il sindaco di Roma Gianni Alemanno - è stato uno dei pochissimi
sopravvissuti nel mondo ai terrificanti Sonderkommando: un'esperienza
tremenda, annichilente per l'essere umano. Di questa tragedia ci ha
lasciato una testimonianza preziosa, il suo libro 'Sonderkommando
Auschwitz', un pugno nello stomaco, in grado di porre a nudo le vette
di crudeltà cui può giungere l'uomo quando abbraccia l'ideologia del
male. Conservo tra i miei ricordo l'ultimo nostro incontro per il suo
compleanno assieme alla famiglia. Alla moglie Marika, che lo ha sempre
accompagnato nei Viaggi della Memoria, che lo ha sostenuto nel
raccontare la sua infernale storia alle nuove generazioni, va tutto il
mio affetto".
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Eric Hobsbawm e Shlomo
Venezia |
La sorte ha voluto che
scomparissero nelle stesse ore, l’uno e l’altro accomunati dall’età,
dalla condivisione di una comune origine, l’essere ebrei e,
soprattutto, dall’avere testimoniato del secolo appena trascorso. Eric
Hobsbawm e Shlomo Venezia si sono addormentati una volta per sempre.
Che la terra sia per entrambi lieve. Dopo di che la singolarità della
loro simultanea dipartita sta in ciò che le due personalità
rappresentano comunemente, fatta la tara delle rispettive differenze.
Il primo era il maggiore storico di area marxista in Europa, il secondo
uno dei pochissimi sopravvissuti al triste destino del Sonderkommando
di Auschwitz. Due figure diverse, che probabilmente mai si sono
incontrate tra di loro quand’erano in vita ma le cui rispettive
esistenze hanno documentato, ognuna a modo proprio, delle tragedie, ma
anche delle speranze, di quello che proprio lo storico inglese aveva
chiamato il «secolo breve». Una formula, quest’ultima, destinata ad
avere un largo credito. Di fatto, ancorché senza saperlo (e noi con
loro), sono stati per alcuni aspetti complementari. Eric Hobsbawm ha
reso possibile, con il suo lavoro, le sue sintesi di ampio respiro,
l’umanità che ha infuso nel laboratorio dello storico, la diffusione
del pensiero continentale nei paesi anglosassoni ma anche la
divulgazione scientifica di rango rivolta ad un ampio pubblico. Di
quest’ultima ne era un grande maestro, ritenendo indispensabile che
alla ricerca si affiancasse sempre la sua immediata ricaduta sulla
collettività, reputando sterile un sapere chiuso in sé. La coscienza
del rapporto tra storia e azione politica era in lui nettissima e la
rendeva palese con la serena e dolce schiettezza con la quale si
dedicava a parla di storia a tutti. Shlomo Venezia ha rappresentato
molte cose nella coscienza di ognuno di noi ma per tutti ha soprattutto
rivestito la funzione di testimone per eccellenza. Disceso «in quelle
tenebre», nel cuore pulsante dello sterminio, ne era poi
“miracolosamente” tornato per acquisire, passo dopo passo, il ruolo non
già di merosopravvissuto, e neanche di giudice, bensì di esponente di
quel principio di umanità che i nazisti volevano cancellare una volta
per sempre. La sua sobria e cristallina chiarezza, mai sopraffatta
dall’emozione che pure non poteva mai dismettere, poiché era parte
integrante della sua esperienza, si traduceva in una trasmissione non
solo di fatti, documentati dalla sua voce e con il suo corpo, ma anche
di valori e di dignità. Entrambi, ognuno a modo suo, ci hanno parlato
delle tragedie che incombono sull’uomo inerme. Storia e memoria non
sempre si incontrano, non almeno sul piano disciplinare, a volte quasi
un po’ contraddicendosi, ma nelle pieghe delle esistenze di due grandi
contemporanei, nella vita di ognuno d’essi, trovano come un anello di
saldatura. C’è speranza se il loro passo non sia stato fatto
invano, trovando altri, molti altri, disposti a sostenerne l’andatura.
Claudio
Vercelli
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Sanità - Il rispetto
della diversità |
“Fornire
indicazioni utili per adeguare i nostri ospedali e le altre strutture
sanitarie alle esigenze religiose nella cura e nell'assistenza delle
diverse comunità nel nostro Paese”. con questo scopo il ministro della
Sanità Renato Balduzzi ha promosso la formazione di un gruppo di lavoro
che possa “facilitare gli operatori sanitari in una relazione con i
cittadini malati basata sulla comprensione profonda e il reciproco
rispetto”. Il gruppo, che si è riunito per la prima volta già negli
scorsi giorni, prevede il confronto fra rappresentanti religiosi (tra
gli altri quelli di Buddhismo, Comunità Bahá’í, Comunità Sikh, Chiesa
cattolico-romana, Chiese della Riforma aderenti al Consiglio ecumenico
delle Chiese, Chiesa ortodossa romena, Unione italiana delle Chiese
cristiane avventiste del Settimo Giorno, Ebraismo, Induismo e Islam),
con ministero e professionisti del settore sanitario.
“Rispettare, e non semplicemente tollerare, la diversità, è un
principio alla base della scienza medica - spiega Giorgio Mortara,
consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidente
dell’Associazione medica ebraica, che partecipa ai lavori del gruppo
come rappresentante dell’ebraismo - Anche se confronti del genere in
singoli territori o per singole confessioni sono stati già portati
avanti in passato, la novità significativa è il contemporaneo
coinvolgimento di esponenti di tutte le religioni, così che il rispetto
delle specificità dei pazienti sia garantito in tutto il territorio
nazionale”.
Vari gli obiettivi concreti dei lavori: innanzitutto l’inserimento, tra
i criteri che gli ospedali devono rispettare per ricevere
l’accreditamento come strutture pubbliche, della garanzia di
un’adeguata accoglienza ai pazienti di religioni o sensibilità
differenti, con una particolare attenzione rivolta ai migranti giunti
in Italia da altre realtà. Una filosofia da applicare non soltanto alle
strutture, ma anche alla formazione del personale sanitario, attraverso
insegnamenti di bioetica e preparazione alle specificità culturali dei
pazienti nelle facoltà di Medicina e Scienze infermieristiche, e corsi
di aggiornamento professionale per il personale già qualificato.
“L’Ame, insieme alle Comunità ebraiche presenti sui vari territori,
aveva già stipulato convenzioni a livello regionale –sottolinea il
dottor Mortara - In Lombardia per esempio lavoriamo già con diverse
strutture per garantire i pasti kasher e il rispetto delle norme
ebraiche sulle preghiere e sulla sepoltura. Penso che questo tavolo di
lavoro potrà conseguire risultati importanti e che l’esperienza che le
istituzioni ebraiche hanno maturato nell’occuparsi di queste tematiche
in passato potrà essere messa al servizio di tutti”.
Rossella
Tercatin twitter @rtercatinmoked
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Qui Roma - Wallenberg,
l'uomo che fece la differenza |
Si è
aperta questa mattina, con un incontro riservato agli studenti delle
scuole, la giornata di studi in ricordo del Giusto tra le Nazioni Raoul
Wallenberg, ambasciatore di Svezia nella Budapest nazista e salvatore
di migliaia di ebrei ungheresi dalle persecuzioni razziali. Ad
accogliere gli studenti, all'auditorium dell'Ara Pacis, il giornalista
e scrittore Roberto Olla, lo storico Marcello Pezzetti, la Giusta tra
le nazioni Pierina Gazzola Lessio, il diplomatico e scrittore Domenico
Vecchioni, autore di Raoul Wallenberg, l'uomo che salvò 100mila ebrei
in distribuzione all'ingresso dell'Auditorium, e l'assessore alle
scuole della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. L'incontro
odierno, arricchito da una mostra fotografica che ricorda la vita, il
coraggio e l'eroismo del diplomatico svedese, inaugura una
significativa serie di appuntamenti che da oggi fino alla fine del mese
renderanno onore a Wallenberg in occasione del centenario della sua
nascita.
I lavori, dopo la proiezione del film Good evening Mr. Wallenberg,
riprenderanno a metà pomeriggio. Alle 17, introdotti dal giornalista
Piero Corsini, interveranno il ministro per la Cooperazione e
l'Integrazione Andrea Riccardi, l'ambasciatore di Israele Naor Gilon,
l'ambasciatore di Svezia Ruth Jacoby, l'ambasciatore di Ungheria Janos
Balla, il presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo
Pacifici e il sindaco Gianni Alemanno. A seguire conferenza sul tema
Raoul Wallenberg: un uomo può fare la differenza con relatori, oltre a
Gazzola Lessio, Pezzetti e Vecchioni, lo scrittore Bengt Jangfeldt, il
vice segretario per i rapporti bilaterali con l'Unione Europea e per la
diplomazia culturale del Ministero degli Affari Esteri ungherese
Gergely Prohle e la sopravvissuta alla Shoah Naomi Gur.
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La guerra di Napoli |
Quando, un anno fa,
l’attuale Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, appariva lanciatissimo
nella sua trionfale campagna elettorale, alcuni suoi potenziali
elettori (e io fra loro) espressero, in diverse sedi, un profondo
turbamento per un video, registrato dall’allora eurodeputato e inserito
nel suo sito, in cui si appoggiavano incondizionatamente le spedizioni
marittime (cd. Flotillas) contro Israele, con un violento linguaggio di
criminalizzazione verso lo Stato ebraico, colpevole di avere
trasformato Gaza in una “prigione a cielo aperto” ecc. In ragione della
personale stima per De Magistris, gli chiesi, attraverso amici comuni,
un incontro, e lo ringrazio sinceramente per avermi voluto concedere
(nelle concitatissime giornate alla vigilia del ballottaggio) un
frammento del suo tempo, durante il quale, in tono amichevole e
cordiale, pur non rinnegando il suo operato (non sarebbe stato, in ogni
caso, nel suo carattere), assicurò di non essere mosso da alcuno
spirito ostile, verso nessuno. Non pensai certamente che avrebbe
cambiato così facilmente le sue idee, ma volli sperare che, nel nuovo
incarico istituzionale che lo attendeva, avrebbe avuto l’accortezza di
essere più cauto nelle parole e nei comportamenti, anche nella
consapevolezza di rappresentare una grande città, non tutta di
‘guerriglieri’.
In seguito, il Sindaco ha usato nuovamente, nel ricevere, in pompa
magna, il responsabile dell’Autorità Palestinese, parole incaute verso
Israele e la memoria della Shoah, accusando lo Stato ebraico di
strumentalizzare l’Olocausto al fine di legittimare una politica
violenta e oppressiva. Ma abbiamo pubblicamente elogiato, su queste
colonne (22/2/12), l’impegno dato a sostegno della manifestazione
“Memoriae”, settimana di incontri in occasione del 27 gennaio, nella
quale il Comune ha proficuamente lavorato, a fianco di numerosi Enti ed
Associazioni (fra cui l’Associazione ALI, la Comunità Ebraica di
Napoli,
la Fondazione Valenzi, Italia-Israele e molte altre). E ho avuto modo
di elogiare la sensibilità del Sindaco anche in un pezzo pubblicato lo
scorso11 luglio, a proposito di una bella manifestazione in memoria
della Resistenza.
Ora, però, il Comune ha deciso (prima e unica città europea, che io
sappia) di dare la propria ufficiale sponsorizzazione all’ennesima
provocazione marittima, stavolta affidata alla nave Estelle (Flotilla
III), che dovrebbe essere ricevuta nel porto di Napoli, con tutti gli
onori, domani, 4 ottobre, per poi sciogliere le vele verso l’odiato
nemico sionista. Ragione dichiarata della scelta, ancora una volta, il
sostegno alla popolazione assediata di Gaza (e all’innocuo, pacifico,
democratico regime che la governa), e la lotta contro il suo truce
oppressore. Il tutto, come sempre, nel giubilo dei centri sociali e dei
gruppuscoli neonazisti (su questo punto, da sempre, alleati di ferro
dell’ultrasinistra), mentre diverse lettere aperte di riprovazione e
una raccolta di firme contro l’iniziativa non sembrano, almeno finora,
avere sollecitato alcun ripensamento.
Questo è quanto. La città di Napoli, la mia città, promuove la sua
piccola ‘crociata’, la sua allegra e velenosa guerricciola contro
Israele. Che dire? Il Sindaco, ex magistrato, sa che un’operazione
ostile deliberatamente condotta contro uno stato sovrano, da parte di
un altro stato, è qualcosa di più di un’offesa, vale come un atto di
guerra. La giurisprudenza non chiarisce il caso che l’operazione sia
realizzata da una città, penso che sia un evento abbastanza inedito, ma
credo che il senso non cambi. Napoli è in guerra contro
Israele?
Più che rabbia, provo profonda pena e tristezza per la mia
città. Non chiederò un altro incontro a De Magistris, sarebbe
inutile, e poi è già stato gentile (lo dico senza ironia) a ricevermi
una volta. Lui è un politico di successo, Sindaco della terza città
d’Italia, certamente destinato a traguardi ancora più prestigiosi, io
sono un semplice cittadino, non ho nulla al di là, spero, di un po’
di coscienza e di coerenza. E coerenza e coscienza mi impongono di
smetterla, e di chiedere a chiunque che si smetta di partecipare a
commemorazioni degli ebrei assassinati ieri accanto a chi continua a
criminalizzare gli ebrei di oggi, e ad appoggiare chi li colpisce. Con
gli stessi sentimenti e, spesso, le identiche parole che venivano
adoperate 70 anni fa.
È un’ipocrisia grande quanto una casa, un’ingiuria ai vivi e ai
morti
Francesco
Lucrezi, storico
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Tea for two - Assaf Avidam
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Qualche anno fa la graziosa
cantilena New soul aveva invaso radio, televisioni ed era stata scelta
come sottofondo per la pubblicità del nuovo gioiellino della Apple. La
cantante in questione si presentava un po' folk e decisamente francese:
Yael Naim, israeliana d'adozione. Era dai tempi di Ofra Haza che un
israeliano non oltrepassava i confini e spandeva le sue note
all'estero. Dai tempi di Aviv Geffen, un po' Morgan un po' Kiss, che
radunava attorno a sé i figli della luna e non rientrava decisamente
nella categoria 'il fidanzatino che piace tanto alla mamma'. Ed ora ad
entrare dentro lo stivale come in una puntata di Porta a porta (senza
portare un plastico), ecco a voi Asaf Avidan. Che, rmerito del remix
del dj tedesco Wakelnut, ha collezionato più di ventidue milioni e
mezzo di visite su youtube con la sua One day. Trent'anni e qualcosa,
nato a Gerusalemme, Avidan ha vissuto l'infanzia in Giamaica e studiato
animazione nella coloratissima e vibrante Bezalel Academy. La passione
per la musica si è fatta sentire più forte e con la band The Mojos è
diventato sempre più acclamato in patria, facendo anche una capatina a
New York. La canzone Weak è stata inclusa nel film L'arbre con
Charlotte Gainsbourg, figlia di Serge e Jane Birkin. Nel 2011 Avidan ha
rotto con la band e iniziato la carriera da solista. Una seconda
separazione dolorosa dopo quella con la fidanzata, che si dice sia
stata la causa scatenante che ha portato Avidan a dedicarsi alla musica
ed a cantare canzoni di amori alla rovina. Il giornale Libero ha
scritto su di lui un articolo colmo di entusiasmo e lo ha paragonato a
Janis Joplin. La sua musicalità assomiglia anche aquella del nostrano
Marco Mengoni, vincitore di un X-factor, deluso da Sanremo e ammirato
da Mina. David Lachapelle lo sceglierebbe per una delle sue visionarie
pubblicità grazie a quella voce alternativa che sembra abbia appena
respirato l'elio. One day ti si insinua fastidiosamente in testa, Her
lies è perfetta per lavarsi i denti guardandosi in cagnesco allo
specchio. Asaf Avidan è arrivato e promette di restare.
Rachel
Silvera
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Kibbutz Sasa - Aiutare il
prossimo senza porre confini |
In questi giorni di riflessione,
di preghiera, di ringraziamento e riconciliazione, riceviamo la lettera
del Professor Raffaele Lavazzo della comunità dei Disturbi della
Condotta Alimentare di Asso (Co) che ha accompagnato un gruppo di
ragazze in Israele nell'ambito di un progetto di riabilitazione. Il
gruppo è stato ospite al Kibbutz Sasa e le sue parole sono una
benedizione per l'anno a venire, per darci le energie di cui abbiamo
bisogno per continuare a diffondere la Torah, i valori di Israele e la
speranza!
Angelica
Calo Livne
Carissimi Angelica e Yehuda,
eccomi di ritorno da un lunghissimo giro, che mi è servito per meglio
sistemare tutte le emozioni di questa meravigliosa estate. Non è
passato giorno senza che il Kibbutz di Sasa visitasse i miei pensieri,
e con il Kibbutz voi, cari amici, a cui è stato molto facile voler bene
e affezionarsi come se il nostro rapporto fosse destinato ad essere
continuo nel tempo. Senza retorica, voi avete rappresentato una svolta
nella nostra mentalità, o meglio l’avete confortata come meglio non si
poteva. Ci avete insegnato l’impegno in una forma solenne, ma anche
bella, accattivante, vorrei dire piacevole. Impegno e responsabilità
potrebbero essere il logo di quello che ci avete più immediatamente
insegnato. Poi vengono, in ordine apparentemente sparso
l’entusiasmo, la generosità, la dedizione e quel guardare alla
relazione tra gli individui in modo attento, instancabilmente
premuroso, accogliente. Perfino le nostre ragazze, che con
l’accoglienza hanno seri problemi e ci hanno costruito sopra un disagio
che alcuni chiamano malattia, hanno fatto con voi un’esperienza di
un’umanità calda, sensibile, capace di farti sentire il valore di
essere prossimo. La settimana con voi ha seguito quella passata a
Gerusalemme, santa e martoriata. Con voi abbiamo capito meglio che è la
città amata da Dio ed è di tutti noi, che saliamo a lei ogni volta con
lo spirito del salmo 122 “Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla
casa del Signore!». Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte,
Gerusalemme! Gerusalemme è costruita come città unita e compatta.
..Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano; sia
pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi. Per i miei fratelli e
i miei amici io dirò: «Su te sia pace!». Per la casa del Signore nostro
Dio, chiederò per te il bene.” . Il Kibbutz di Sasa rimarrà
nella nostra memoria dopo che ha stregato il nostro cuore: il kibbutz
degli incontri e della fraternità, il kibbutz del miracolo dell’impegno
dell’uomo, che ogni giorno alza il proprio sguardo al cielo per
ricordarsi il suo destino di co-creatore; il kibbutz dove si incontrano
i cuori di chi crede religiosamente e anche dei laici, che credono alla
forza della solidarietà umana e ad essa dedicano energie incessanti, e
per fortuna non mi vedete e quindi più liberamente posso scrivere
vincendo la mia commozione, mentre vi penso e ricordo le giornate
presso la vostra comunità e il luogo che benedite con il sudore del
vostro lavoro e con la vostra gioia. Ora vi è facile accettare il mio
ringraziamento e , tramite me, il ringraziamento della comunità dei
Disturbi della Condotta Alimentare di Asso con cui lavoro, specie da
parte di Gabriele Stampa. A voi un ringraziamento commosso, ma tanto
felice e perfino orgoglioso, perché ci avete dato la sensazione di
partecipare ai vostri sforzi, perché vi siete accreditati alle nostre
anime come fratelli, sì, i nostri fratelli maggiori in tanti sensi.
Spero che un giorno potrò ritornare per lavorare un po’ di tempo con
voi e anche pregare. Immagino la gioia di pregare con Angelica,
meravigliosa compagna del nostro viaggio, guida naturale anche nella
direzione religiosa. Penso alla preghiera, perché la fede in questa
terra carissima si è intrappolata in un equivoco grandissimo, mentre la
fede con Angelica e il suo gruppo torna ad essere un elemento che non
divide, al contrario, aiuta ad innalzare un coro unanime e senza
divisione. Ora ho più fiducia nelle capacità di questa nostra umanità
spaesata per la mancanza di riferimenti forti, mentre abbondano, e
questo il viaggio ce lo ha mostrato, esempi di uomini semplici che
fanno della forza morale il loro cibo quotidiano. Penso a Yehuda, mite
e forte insieme, perché la mitezza nasce dalla forza sicura e lo
ringrazio per avere avuto la pazienza di rispondere anche a qualche mia
domanda dolorosa. Lo ringrazio per avermi dato l’esempio di una
comunione familiare di alto livello, e un modo di sentirsi cittadino
amante del suo Paese, senza trascurare le ragioni universali. Ricordo
con particolare affetto la serata del quasi plenilunio e della
passeggiata al buio, ad incontrare la nostra dimensione intima, soli ed
in compagnia insieme, perché l’io e il noi debbono essere sempre in
comunione. Grazie, dunque ad Angelica, a Yehuda, e ai vostri pazienti
figli. Vorrei che vi giungesse un grazie a nome di tutti quelli che vi
incontrano, e fanno l’esperienza indimenticabile del vostro sforzo di
essere interpreti, compagni di viaggio, di danza, di musica, di stelle,
di storia e geografia, di natura, di cibo e di cultura, di convivenza
responsabile e gioiosa, di vita insomma. Spero di rivedervi, di avere
ancora la fortuna di frequentarvi e di poter leggere almeno per
un’altra volta nei vostri occhi la gioia della vostra vita. Un
abbraccio fraterno Raffaele
Un cordialissimo saluto e l’augurio di vedervi presto anche da parte di
Silvana, che non perde una puntata di Telepace, per quanto riguarda il
lavoro con i ragazzi.
Ciao, Raffaele
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notizie
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rassegna
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Rischia la chiusura il Museo di Sarajevo
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la rassegna |
Il
Museo Nazionale della Bosnia-Erzegovina, che si trova nella città di
Sarajevo potrebbe essere costretto a chiudere per mancanza di fondi.
Nell'antico museo costruito nel 1888, e successivamente
ampliato dall'architetto austriaco Karl Paržik, è conservata
la prestigiosa Haggadah di Sarajevo, il più antico documento sefardita
del mondo, scritto a Barcellona intorno al 1350 Jakob Finci,
leader storico della comunità ebraica di Sarajevo, ha definito la
decisione "tragica ", ma ha detto di non temere per l'Haggadah di
Sarajevo, che, sarebbe conservata in un luogo sicuro.
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Un impegno concreto del
governo italiano affinché faccia pressione sul cancelliere tedesco
Angela Merkel per una revisione del processo che a Stoccarda che vedeva
imputati otto criminali nazisti responsabili della strage di Sant'Anna
di Stazzema e che si è soprendentemente concluso con
l'archiviazione.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
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