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  3 ottobre 2012 - 17 Tishrì 5773
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david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


Dopo i giorni di giudizio, di Teshuvà e di espiazione, che sono i giorni che vanno da Rosh haShana a Kippur, arrivano i giorni di festa. Questi sono giorni di gioia e di lode, ed il loro segno secondo i Maestri è “ù leishrè lèv- simchà”- E la gioia è per coloro che hanno il cuore retto - (Salmi 97, 11). Come è detto: solo dopo aver raddrizzato il cuore per mezzo della Teshuvà fatta a  Rosh haShana e a Kippur, ed esser cosi tranquilli che il Signore ci ha iscritti nel libro della vita, si può così godere la gioia della festa. Infatti uno dei nomi che la Torah dà alla festa di Sukkot è: Zèman Simchatenù – tempo della nostra gioia.

 Davide 
Assael,
ricercatore



davide Assael
Nel giorno della morte di Shlomo Venezia, dobbiamo amaramente registrare il proscioglimento, da parte della procura di Stoccarda, degli autori della strage di Sant’Anna di Stazzema perché, “non ci sono prove sufficienti” che gli imputati fossero tutti responsabili del massacro. A niente contano varie sentenze e richieste del tribunale militare italiano. Se si considerano le ambiguità del governo ungherese nei confronti del caso che vede coinvolto Laszlo Csatary, l’assoluzione, sempre in Ungheria, di Sandor Kepiro l’anno scorso, la situazione di Algimantas Dailide, che, da condannato, pare passi la sua vecchiaia in Germania (!), oltre a Karoly Tentai, al riparo in Australia, e Helmut Oberlander e Vladimir Katriuk, entrambi in Canada, bisogna ammettere che in un momento in cui Israele veramente teme per la propria esistenza, l’ebraismo mondiale non pare ricevere grandi rassicurazioni dall’amico Occidente.

davar
Shlomo Venezia (1923-2012)
"La scomparsa di Shlomo Venezia lascia un grande vuoto in tutti noi. Mai dimenticheremo le sue parole, la sua coraggiosa e lucida testimonianza di sopravvissuto alla Shoah, una straordinaria capacità di entrare nel cuore della gente che ha permesso di far conoscere l’abominevole compito che nei lager nazisti spettava ai Sonderkommando e di spingere le nuove generazioni verso un impegno di Memoria sempre più forte e consapevole. Gli saremo per sempre grati. Per il terribile e istruttivo Sonderkommando Auschwitz ma soprattutto per aver trovato il coraggio di parlare e denunciare i crimini di cui è stato testimone. Nel rivolgersi ai giovani si avvertiva l’immensa sofferenza che provava a rievocare quell’esperienza di morte ma anche la genuina fiducia che riponeva nei loro confronti. Era un sentimento reciproco, spontaneo e commovente, che gli dava la forza di aprirsi al drammatico racconto di quei giorni. In questi momenti di profondo dolore desidero esprimere la vicinanza di tutti gli ebrei italiani alla moglie Marika, sempre al suo fianco nei momenti più difficili, e ai figli Alberto, Alessandro e Mario. Grazie, Shlomo. Grazie per essere stato un amico, un confidente, un punto di riferimento per così tante persone. Che il tuo ricordo sia di benedizione". Con queste parole, pronunciate al termine dei primi due giorni solenni della festività di Sukkot, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha voluto ricordare la straordinaria figura del Testimone della Shoah Shlomo Venezia di cui si celebraranno questo pomeriggio i funerali al cimitero monumentale del Verano.
La sua scomparsa continua intanto a suscitare dolore e commozione nell'opinione pubblica italiana e nei più alti rappresentanti istituzionali. Numerosi i messaggi di cordoglio pervenuti in queste ore alla famiglia Venezia, all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e alla Comunità ebraica di Roma. Tra questi quello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Voglio esprimere – si legge nel messaggio diffuso dal Capo dello Stato – il mio personale cordoglio per un uomo, tra i pochissimi sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz, che ha saputo vivere con sobria dignità la notorietà che gli portava l'essere divenuto uno dei simboli della tragedia ebraica, nata da secolari persecuzioni che negli anni del nazismo e del fascismo raggiunsero una dimensione inimmaginabile”. “Nel corso della sua esistenza – afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini – Venezia non ha mai rinunciato a testimoniare l'incommensurabile orrore della Shoah e ad affermare il valore della memoria come principio intangibile nella crescita delle giovani generazioni. La sua coraggiosa e infaticabile opera continuerà ad ispirare la nostra società affinché non diminuisca mai l'impegno volto a rafforzare i valori della libertà e della democrazia attraverso un'opera diretta a preservare la società dai rischi derivanti dal riaffacciarsi del razzismo, dell'odio etnico e religioso, del fanatismo”. “Sono profondamente colpito – scrive il ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione Andrea Riccardi – e ritengo che sia necessario che prendiamo tutti un impegno solenne: quello di preservare la memoria dello sterminio e tramandarlo alle nuove generazioni anche quando non ci saranno più testimoni diretti delle atrocità commesse dai nazisti”."Venezia - ricorda ancora il sindaco di Roma Gianni Alemanno - è stato uno dei pochissimi sopravvissuti nel mondo ai terrificanti Sonderkommando: un'esperienza tremenda, annichilente per l'essere umano. Di questa tragedia ci ha lasciato una testimonianza preziosa, il suo libro 'Sonderkommando Auschwitz', un pugno nello stomaco, in grado di porre a nudo le vette di crudeltà cui può giungere l'uomo quando abbraccia l'ideologia del male. Conservo tra i miei ricordo l'ultimo nostro incontro per il suo compleanno assieme alla famiglia. Alla moglie Marika, che lo ha sempre accompagnato nei Viaggi della Memoria, che lo ha sostenuto nel raccontare la sua infernale storia alle nuove generazioni, va tutto il mio affetto".


Eric Hobsbawm e Shlomo Venezia 
La sorte ha voluto che scomparissero nelle stesse ore, l’uno e l’altro accomunati dall’età, dalla condivisione di una comune origine, l’essere ebrei  e, soprattutto, dall’avere testimoniato del secolo appena trascorso. Eric Hobsbawm e Shlomo Venezia si sono addormentati una volta per sempre. Che la terra sia per entrambi lieve. Dopo di che la singolarità della loro simultanea dipartita sta in ciò che le due personalità rappresentano comunemente, fatta la tara delle rispettive differenze. Il primo era il maggiore storico di area marxista in Europa, il secondo uno dei pochissimi sopravvissuti al triste destino del Sonderkommando di Auschwitz. Due figure diverse, che probabilmente mai si sono incontrate tra di loro quand’erano in vita ma le cui rispettive esistenze hanno documentato, ognuna a modo proprio, delle tragedie, ma anche delle speranze, di quello che proprio lo storico inglese aveva chiamato il «secolo breve». Una formula, quest’ultima, destinata ad avere un largo credito. Di fatto, ancorché senza saperlo (e noi con loro), sono stati per alcuni aspetti complementari. Eric Hobsbawm ha reso possibile, con il suo lavoro, le sue sintesi di ampio respiro, l’umanità che ha infuso nel laboratorio dello storico, la diffusione del pensiero continentale nei paesi anglosassoni ma anche la divulgazione scientifica di rango rivolta ad un ampio pubblico. Di quest’ultima ne era un grande maestro, ritenendo indispensabile che alla ricerca si affiancasse sempre la sua immediata ricaduta sulla collettività, reputando sterile un sapere chiuso in sé. La coscienza del rapporto tra storia e azione politica era in lui nettissima e la rendeva palese con la serena e dolce schiettezza con la quale si dedicava a parla di storia a tutti. Shlomo Venezia ha rappresentato molte cose nella coscienza di ognuno di noi ma per tutti ha soprattutto rivestito la funzione di testimone per eccellenza. Disceso «in quelle tenebre», nel cuore pulsante dello sterminio, ne era poi “miracolosamente” tornato per acquisire, passo dopo passo, il ruolo non già di merosopravvissuto, e neanche di giudice, bensì di esponente di quel principio di umanità che i nazisti volevano cancellare una volta per sempre. La sua sobria e cristallina chiarezza, mai sopraffatta dall’emozione che pure non poteva mai dismettere, poiché era parte integrante della sua esperienza, si traduceva in una trasmissione non solo di fatti, documentati dalla sua voce e con il suo corpo, ma anche di valori e di dignità. Entrambi, ognuno a modo suo, ci hanno parlato delle tragedie che incombono sull’uomo inerme. Storia e memoria non sempre si incontrano, non almeno sul piano disciplinare, a volte quasi un po’ contraddicendosi, ma nelle pieghe delle esistenze di due grandi contemporanei, nella vita di ognuno d’essi, trovano come un anello di saldatura.  C’è speranza se il loro passo non sia stato fatto invano, trovando altri, molti altri, disposti a sostenerne l’andatura.

Claudio Vercelli


Sanità - Il rispetto della diversità
“Fornire indicazioni utili per adeguare i nostri ospedali e le altre strutture sanitarie alle esigenze religiose nella cura e nell'assistenza delle diverse comunità nel nostro Paese”. con questo scopo il ministro della Sanità Renato Balduzzi ha promosso la formazione di un gruppo di lavoro che possa “facilitare gli operatori sanitari in una relazione con i cittadini malati basata sulla comprensione profonda e il reciproco rispetto”. Il gruppo, che si è riunito per la prima volta già negli scorsi giorni, prevede il confronto fra rappresentanti religiosi (tra gli altri quelli di Buddhismo, Comunità Bahá’í, Comunità Sikh, Chiesa cattolico-romana, Chiese della Riforma aderenti al Consiglio ecumenico delle Chiese, Chiesa ortodossa romena, Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste del Settimo Giorno, Ebraismo, Induismo e Islam), con ministero e professionisti del settore sanitario.
“Rispettare, e non semplicemente tollerare, la diversità, è un principio alla base della scienza medica - spiega Giorgio Mortara, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidente dell’Associazione medica ebraica, che partecipa ai lavori del gruppo come rappresentante dell’ebraismo - Anche se confronti del genere in singoli territori o per singole confessioni sono stati già portati avanti in passato, la novità significativa è il contemporaneo coinvolgimento di esponenti di tutte le religioni, così che il rispetto delle specificità dei pazienti sia garantito in tutto il territorio nazionale”.
Vari gli obiettivi concreti dei lavori: innanzitutto l’inserimento, tra i criteri che gli ospedali devono rispettare per ricevere l’accreditamento come strutture pubbliche, della garanzia di un’adeguata accoglienza ai pazienti di religioni o sensibilità differenti, con una particolare attenzione rivolta ai migranti giunti in Italia da altre realtà. Una filosofia da applicare non soltanto alle strutture, ma anche alla formazione del personale sanitario, attraverso insegnamenti di bioetica e preparazione alle specificità culturali dei pazienti nelle facoltà di Medicina e Scienze infermieristiche, e corsi di aggiornamento professionale per il personale già qualificato.
“L’Ame, insieme alle Comunità ebraiche presenti sui vari territori, aveva già stipulato convenzioni a livello regionale –sottolinea il dottor Mortara - In Lombardia per esempio lavoriamo già con diverse strutture per garantire i pasti kasher e il rispetto delle norme ebraiche sulle preghiere e sulla sepoltura. Penso che questo tavolo di lavoro potrà conseguire risultati importanti e che l’esperienza che le istituzioni ebraiche hanno maturato nell’occuparsi di queste tematiche in passato potrà essere messa al servizio di tutti”.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

Qui Roma - Wallenberg, l'uomo che fece la differenza
Si è aperta questa mattina, con un incontro riservato agli studenti delle scuole, la giornata di studi in ricordo del Giusto tra le Nazioni Raoul Wallenberg, ambasciatore di Svezia nella Budapest nazista e salvatore di migliaia di ebrei ungheresi dalle persecuzioni razziali. Ad accogliere gli studenti, all'auditorium dell'Ara Pacis, il giornalista e scrittore Roberto Olla, lo storico Marcello Pezzetti, la Giusta tra le nazioni Pierina Gazzola Lessio, il diplomatico e scrittore Domenico Vecchioni, autore di Raoul Wallenberg, l'uomo che salvò 100mila ebrei in distribuzione all'ingresso dell'Auditorium, e l'assessore alle scuole della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. L'incontro odierno, arricchito da una mostra fotografica che ricorda la vita, il coraggio e l'eroismo del diplomatico svedese, inaugura una significativa serie di appuntamenti che da oggi fino alla fine del mese renderanno onore a Wallenberg in occasione del centenario della sua nascita.
I lavori, dopo la proiezione del film Good evening Mr. Wallenberg, riprenderanno a metà pomeriggio. Alle 17, introdotti dal giornalista Piero Corsini, interveranno il ministro per la Cooperazione e l'Integrazione Andrea Riccardi, l'ambasciatore di Israele Naor Gilon, l'ambasciatore di Svezia Ruth Jacoby, l'ambasciatore di Ungheria Janos Balla, il presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici e il sindaco Gianni Alemanno. A seguire conferenza sul tema Raoul Wallenberg: un uomo può fare la differenza con relatori, oltre a Gazzola Lessio, Pezzetti e Vecchioni, lo scrittore Bengt Jangfeldt, il vice segretario per i rapporti bilaterali con l'Unione Europea e per la diplomazia culturale del Ministero degli Affari Esteri ungherese Gergely Prohle e la sopravvissuta alla Shoah Naomi Gur.


pilpul
La guerra di Napoli
Francesco LucreziQuando, un anno fa, l’attuale Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, appariva lanciatissimo nella sua trionfale campagna elettorale, alcuni suoi potenziali elettori (e io fra loro) espressero, in diverse sedi, un profondo turbamento per un video, registrato dall’allora eurodeputato e inserito nel suo sito, in cui si appoggiavano incondizionatamente le spedizioni marittime (cd. Flotillas) contro Israele, con un violento linguaggio di criminalizzazione verso lo Stato ebraico, colpevole di avere trasformato Gaza in una “prigione a cielo aperto” ecc. In ragione della personale stima per De Magistris, gli chiesi, attraverso amici comuni, un incontro, e lo ringrazio sinceramente per avermi voluto concedere (nelle concitatissime giornate alla vigilia del ballottaggio) un frammento del suo tempo, durante il quale, in tono amichevole e cordiale, pur non rinnegando il suo operato (non sarebbe stato, in ogni caso, nel suo carattere), assicurò di non essere mosso da alcuno spirito ostile, verso nessuno. Non pensai certamente che avrebbe cambiato così facilmente le sue idee, ma volli sperare che, nel nuovo incarico istituzionale che lo attendeva, avrebbe avuto l’accortezza di essere più cauto nelle parole e nei comportamenti, anche nella consapevolezza di rappresentare una grande città, non tutta di ‘guerriglieri’.
In seguito, il Sindaco ha usato nuovamente, nel ricevere, in pompa magna, il responsabile dell’Autorità Palestinese, parole incaute verso Israele e la memoria della Shoah, accusando lo Stato ebraico di strumentalizzare l’Olocausto al fine di legittimare una politica violenta e oppressiva. Ma abbiamo pubblicamente elogiato, su queste colonne (22/2/12), l’impegno dato a sostegno della manifestazione “Memoriae”, settimana di incontri in occasione del 27 gennaio, nella quale il Comune ha proficuamente lavorato, a fianco di numerosi Enti ed Associazioni (fra cui l’Associazione ALI, la Comunità Ebraica di Napoli, la Fondazione Valenzi, Italia-Israele e molte altre). E ho avuto modo di elogiare la sensibilità del Sindaco anche in un pezzo pubblicato lo scorso11 luglio, a proposito di una bella manifestazione in memoria della Resistenza.
Ora, però, il Comune ha deciso (prima e unica città europea, che io sappia) di dare la propria ufficiale sponsorizzazione all’ennesima provocazione marittima, stavolta affidata alla nave Estelle (Flotilla III), che dovrebbe essere ricevuta nel porto di Napoli, con tutti gli onori, domani, 4 ottobre, per poi sciogliere le vele verso l’odiato nemico sionista. Ragione dichiarata della scelta, ancora una volta, il sostegno alla popolazione assediata di Gaza (e all’innocuo, pacifico, democratico regime che la governa), e la lotta contro il suo truce oppressore. Il tutto, come sempre, nel giubilo dei centri sociali e dei gruppuscoli neonazisti (su questo punto, da sempre, alleati di ferro dell’ultrasinistra), mentre diverse lettere aperte di riprovazione e una raccolta di firme contro l’iniziativa non sembrano, almeno finora, avere sollecitato alcun ripensamento. 
Questo è quanto. La città di Napoli, la mia città, promuove la sua piccola ‘crociata’, la sua allegra e velenosa guerricciola contro Israele. Che dire? Il Sindaco, ex magistrato, sa che un’operazione ostile deliberatamente condotta contro uno stato sovrano, da parte di un altro stato, è qualcosa di più di un’offesa, vale come un atto di guerra. La giurisprudenza non chiarisce il caso che l’operazione sia realizzata da una città, penso che sia un evento abbastanza inedito, ma credo che il senso non cambi. Napoli è in  guerra contro Israele?
Più che rabbia, provo profonda pena e tristezza per la mia città.  Non chiederò un altro incontro a De Magistris, sarebbe inutile, e poi è già stato gentile (lo dico senza ironia) a ricevermi una volta. Lui è un politico di successo, Sindaco della terza città d’Italia, certamente destinato a traguardi ancora più prestigiosi, io sono un semplice cittadino, non ho nulla al di là, spero, di un po’ di coscienza e di coerenza. E coerenza e coscienza mi impongono di smetterla, e di chiedere a chiunque che si smetta di partecipare a commemorazioni degli ebrei assassinati ieri accanto a chi continua a criminalizzare gli ebrei di oggi, e ad appoggiare chi li colpisce. Con gli stessi sentimenti e, spesso, le identiche parole che venivano adoperate 70  anni fa.
È un’ipocrisia grande quanto una casa, un’ingiuria ai vivi e ai morti 

Francesco Lucrezi, storico

Tea for two - Assaf Avidam
daniele liberanomeQualche anno fa la graziosa cantilena New soul aveva invaso radio, televisioni ed era stata scelta come sottofondo per la pubblicità del nuovo gioiellino della Apple. La cantante in questione si presentava un po' folk e decisamente francese: Yael Naim, israeliana d'adozione. Era dai tempi di Ofra Haza che un israeliano non oltrepassava i confini e spandeva le sue note all'estero. Dai tempi di Aviv Geffen, un po' Morgan un po' Kiss, che radunava attorno a sé i figli della luna e non rientrava decisamente nella categoria 'il fidanzatino che piace tanto alla mamma'. Ed ora ad entrare dentro lo stivale come in una puntata di Porta a porta (senza portare un plastico), ecco a voi Asaf Avidan. Che, rmerito del remix del dj tedesco Wakelnut, ha collezionato più di ventidue milioni e mezzo di visite su youtube con la sua One day. Trent'anni e qualcosa, nato a Gerusalemme, Avidan ha vissuto l'infanzia in Giamaica e studiato animazione nella coloratissima e vibrante Bezalel Academy. La passione per la musica si è fatta sentire più forte e con la band The Mojos è diventato sempre più acclamato in patria, facendo anche una capatina a New York. La canzone Weak è stata inclusa nel film L'arbre con Charlotte Gainsbourg, figlia di Serge e Jane Birkin. Nel 2011 Avidan ha rotto con la band e iniziato la carriera da solista. Una seconda separazione dolorosa dopo quella con la fidanzata, che si dice sia stata la causa scatenante che ha portato Avidan a dedicarsi alla musica ed a cantare canzoni di amori alla rovina. Il giornale Libero ha scritto su di lui un articolo colmo di entusiasmo e lo ha paragonato a Janis Joplin. La sua musicalità assomiglia anche aquella del nostrano Marco Mengoni, vincitore di un X-factor, deluso da Sanremo e ammirato da Mina. David Lachapelle lo sceglierebbe per una delle sue visionarie pubblicità grazie a quella voce alternativa che sembra abbia appena respirato l'elio. One day ti si insinua fastidiosamente in testa, Her lies è perfetta per lavarsi i denti guardandosi in cagnesco allo specchio. Asaf Avidan è arrivato e promette di restare.

Rachel Silvera

Kibbutz Sasa - Aiutare il prossimo senza porre confini
In questi giorni di riflessione, di preghiera, di ringraziamento e riconciliazione, riceviamo la lettera del Professor Raffaele Lavazzo della comunità dei Disturbi della Condotta Alimentare di Asso (Co) che ha accompagnato un gruppo di ragazze in Israele nell'ambito di un progetto di riabilitazione. Il gruppo è stato ospite al Kibbutz Sasa e le sue parole sono una benedizione per l'anno a venire, per darci le energie di cui abbiamo bisogno per continuare a diffondere la Torah, i valori di Israele e la speranza!

Angelica Calo Livne

 

Carissimi  Angelica e Yehuda,
eccomi di ritorno da un lunghissimo giro, che mi è servito per meglio sistemare tutte le emozioni di questa meravigliosa estate. Non è passato giorno senza che il Kibbutz di Sasa visitasse i miei pensieri, e con il Kibbutz voi, cari amici, a cui è stato molto facile voler bene e affezionarsi come se il nostro rapporto fosse destinato ad essere continuo nel tempo. Senza retorica, voi avete rappresentato una svolta nella nostra mentalità, o meglio l’avete confortata come meglio non si poteva. Ci avete insegnato l’impegno in una forma solenne, ma anche bella, accattivante, vorrei dire piacevole. Impegno e responsabilità potrebbero essere il logo di quello che ci avete più immediatamente insegnato. Poi vengono,  in ordine apparentemente sparso l’entusiasmo, la generosità, la dedizione e quel guardare alla relazione tra gli individui in modo attento, instancabilmente premuroso, accogliente. Perfino le nostre ragazze, che con l’accoglienza hanno seri problemi e ci hanno costruito sopra un disagio che alcuni chiamano malattia, hanno fatto con voi un’esperienza di un’umanità calda, sensibile, capace di farti sentire il valore di essere prossimo. La settimana con voi ha seguito quella passata a Gerusalemme, santa e martoriata. Con voi abbiamo capito meglio che è la città amata da Dio ed è di tutti noi, che saliamo a lei ogni volta con lo spirito del salmo 122 “Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!». Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme! Gerusalemme è costruita come città unita e compatta. ..Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano; sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi. Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su te sia pace!». Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene.” . Il Kibbutz  di Sasa rimarrà nella nostra memoria dopo che ha stregato il nostro cuore: il kibbutz degli incontri e della fraternità, il kibbutz del miracolo dell’impegno dell’uomo, che ogni giorno alza il proprio sguardo al cielo per ricordarsi il suo destino di co-creatore; il kibbutz dove si incontrano i cuori di chi crede religiosamente e anche dei laici, che credono alla forza della solidarietà umana e ad essa dedicano energie incessanti, e per fortuna non mi vedete e quindi più liberamente posso scrivere vincendo la mia commozione, mentre vi penso e ricordo le giornate presso la vostra comunità e il luogo che benedite con il sudore del vostro lavoro e con la vostra gioia. Ora vi è facile accettare il mio ringraziamento e , tramite me, il ringraziamento della comunità dei Disturbi della Condotta Alimentare di Asso con cui lavoro, specie da parte di Gabriele Stampa. A voi un ringraziamento commosso, ma tanto felice e perfino orgoglioso, perché ci avete dato la sensazione di partecipare ai vostri sforzi, perché vi siete accreditati alle nostre anime come fratelli, sì, i nostri fratelli maggiori in tanti sensi. Spero che un giorno potrò ritornare per lavorare un po’ di tempo con voi e anche pregare. Immagino la gioia di pregare con Angelica, meravigliosa compagna del nostro viaggio, guida naturale anche nella direzione religiosa. Penso alla preghiera, perché la fede in questa terra carissima si è intrappolata in un equivoco grandissimo, mentre la fede con Angelica e il suo gruppo torna ad essere un elemento che non divide, al contrario, aiuta ad innalzare un coro unanime e senza divisione. Ora ho più fiducia nelle capacità di questa nostra umanità spaesata per la mancanza di riferimenti forti, mentre abbondano, e questo il viaggio ce lo ha mostrato, esempi di uomini semplici che fanno della forza morale il loro cibo quotidiano. Penso a Yehuda, mite e forte insieme, perché la mitezza nasce dalla forza sicura e lo ringrazio per avere avuto la pazienza di rispondere anche a qualche mia domanda dolorosa. Lo ringrazio per avermi dato l’esempio di una comunione familiare di alto livello, e un modo di sentirsi cittadino amante del suo Paese, senza trascurare le ragioni universali. Ricordo con particolare affetto la serata del quasi plenilunio e della passeggiata al buio, ad incontrare la nostra dimensione intima, soli ed in compagnia insieme, perché l’io e il noi debbono essere sempre in comunione. Grazie, dunque ad Angelica, a Yehuda, e ai vostri pazienti figli. Vorrei che vi giungesse un grazie a nome di tutti quelli che vi incontrano, e fanno l’esperienza indimenticabile del vostro sforzo di essere interpreti, compagni di viaggio, di danza, di musica, di stelle, di storia e geografia, di natura, di cibo e di cultura, di convivenza responsabile e gioiosa, di vita insomma. Spero di rivedervi, di avere ancora la fortuna di frequentarvi e di poter leggere almeno per un’altra volta nei vostri occhi la gioia della vostra vita. Un abbraccio fraterno Raffaele
Un cordialissimo saluto e l’augurio di vedervi presto anche da parte di Silvana, che non perde una puntata di Telepace, per quanto riguarda il lavoro con i ragazzi.
Ciao, Raffaele

notizie flash   rassegna stampa
Rischia la chiusura
il Museo di Sarajevo
  Leggi la rassegna

Il Museo Nazionale della Bosnia-Erzegovina, che si trova nella città di Sarajevo potrebbe essere costretto a chiudere per mancanza di fondi. Nell'antico museo costruito nel 1888, e successivamente ampliato dall'architetto austriaco Karl Paržik, è conservata la prestigiosa Haggadah di Sarajevo, il più antico documento sefardita del mondo, scritto a Barcellona intorno al 1350  Jakob Finci, leader storico della comunità ebraica di Sarajevo, ha definito la decisione "tragica ", ma ha detto di non temere per l'Haggadah di Sarajevo, che, sarebbe conservata in un luogo sicuro.




 

Un impegno concreto del governo italiano affinché faccia pressione sul cancelliere tedesco Angela Merkel per una revisione del processo che a Stoccarda che vedeva imputati otto criminali nazisti responsabili della strage di Sant'Anna di Stazzema e che si è soprendentemente concluso con l'archiviazione. 



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