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11
ottobre 2012 - 25
Tishrì
5773 |
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Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
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I Maestri del
Midràsh si domandano perché la Torà, che fondamentalmente è il libro
che contiene le regole essenziali della vita del popolo ebraico,
cominci dal racconto della Creazione. A questa domanda hanno dato varie
risposte, tutte connesse con l’idea che la Torà ci vuole insegnare che
ciò che esiste non è prodotto di un incontro casuale di varie
componenti, bensì frutto di una precisa volontà divina. C’è però da
sottolineare un altro aspetto: la Torà, in quanto parola di Ha-Qadòsh
Barùkh Hu’, è eterna. Ciò comporta come conseguenza che l’espressione
con la quale la Torà afferma che D.o è il Creatore significa anche che
tale creazione è a sua volta un processo eterno: come affermiamo ogni
mattina nella Tefillà, Egli “mechaddèsh be-khol yom tamìd ma‘assè
be-re’shìth”, “rinnova ogni giorno sempre l’opera della creazione”. Se
ci pensiamo, ogni artigiano o artista influisce su ciò che fa
fintantoché è in lavorazione, ma una volta terminata l’opera non può
avere su di essa alcun’influenza; invece, l’universo continua ad avere
bisogno dell’opera del suo Creatore, e guai se ciò venisse a mancare.
Questa verità deve essere sempre presente alla coscienza dell’uomo,
affinché sappia sempre come rapportarsi al mondo in cui vive.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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L'amaro ticchettio delle
ricorrenze si sussegue: 40 anni dall'uccisione degli sportivi
israeliani alle Olimpiadi di Monaco il 5-6 settembre 1972, 30 anni
dall'attacco terroristico al Tempio Maggiore di Roma il 9 ottobre 1982
con l'uccisione di Stefano Gaj Taché, 69 anni dalla razzia del ghetto
di Roma il 16 ottobre 1943. Ma anche 32 anni dall'attentato della Rue
de Copernic a Parigi il 3 ottobre 1980, 30 anni dalla strage alla Rue
des Rosiers il 9 agosto 1982, 27 anni dall'attacco all'Achille Lauro il
7 ottobre 1985, 18 anni dalla distruzione della comunità ebraica di
Buenos Aires AMIA il 18 luglio 1994, e per futuro riferimento alla
stessa data l'uccisione dei turisti israeliani a Burgos in Bulgaria
quest'anno, 11 anni dall'11 settembre 2001, e sette mesi dalle
uccisioni alla scuola ebraica Ozàr Hatorah di Tolosa il 19 marzo 2012.
E tra non molte settimane, 39 anni dalla prima strage di Fiumicino il
17 dicembre 1973, e 27 anni dalla seconda strage di Fiumicino il 27
dicembre 1985. Non è certo tutto, ma è qualcosa che induce a pensare.
Su chi siano i mandanti e chi siano le vittime. Nel calendario annuale
vi sono altre tre date note a priori, il Giorno della Memoria il 27
gennaio, il 10 del mese ebraico di Teveth, giorno della commemorazione
dei defunti, e il 28 del mese ebraico di Nissan, Yom Hashoah. La
memoria della morte interferisce sempre più spesso con il flusso della
vita. L'oblio consapevole della morte interferisce in modi sempre più
inquietanti con il flusso della vita civile.
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Qui Milano - Enzo Sereni, Israele e la politica del coraggio |
Enzo
Sereni. Figura
fondamentale della storia del sionismo, utopista, socialista, pacifista
eppure eroe di guerra, un uomo la cui vita è divenuta essa stessa
testimonianza e concretizzazione delle sue idee e dei suoi
insegnamenti. Questo è l’ebreo italiano che negli anni Venti scelse di
abbandonare la comoda vita borghese per inseguire il sogno di Eretz
Israele e che trovò la morte a Dachau nel 1944 dopo essersi
paracadutato in Emilia per aiutare la Resistenza raccontato da Ruth
Bondy, illustre giornalista israeliana di origine ceca, nel libro Enzo
Sereni. L’emissario uscito nel 1973. Questa la figura discussa e
approfondita nella serata Il fuoco nella mente. Le scelte di vita e le
molte vite di Enzo Sereni, organizzata da Assessorato alla Cultura
della Comunità ebraica di Milano, Nuovo Convegno e Gruppo sionistico
milanese per presentarne la versione italiana curata da Sarah Kamiski e
Maria Teresa Milano e pubblicata dalla casa editrice Le Chateau di
Aosta. Presente fra gli altri anche il vicepresidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach. “Spesso parliamo di uomini
come Sereni considerandoli semplicemente
utopisti, alla ricerca di qualcosa fuori dalla realtà – ha introdotto
la discussione Stefano Jesurum, giornalista e consigliere della
Comunità di Milano, dopo il benvenuto dell’assessore alla Cultura
Daniele Cohen – Ma se è vero che l’utopia è tale nella misura in cui
non si realizza, è anche vero che per chi la cerca e combatte per
renderla concreta, l’utopia diventa realtà. E forse, uno dei problemi
della nostra società oggi, è proprio di dedicarsi troppo poco alle
utopie”.
“Quando ci soffermiamo sulle vicende di Sereni – il commento di Marco
Brunazzi vicepresidente dell’Istituto di studi storici Gaetano
Salvemini di Torino – lo facciamo avendo bene a mente cosa accadde
dopo. Per questo non è facile apprezzare fino in fondo l’originalità
della prospettiva di Sereni allora, in un ebraismo italiano che dopo
l’emancipazione viveva grandi inquietudini sul piano identitario.
Quesiti che per molti trovarono una risposta nelle utopie nazionali
ricercate col Risorgimento, per altri nel socialismo, talvolta in
entrambi. Nell’aderire al sionismo Enzo Sereni fece una scelta
innovativa”.
A mettere in guardia dalla tentazione di mitizzare la figura di Sereni,
di decontestualizzarla dall’epoca in cui visse e dalla sua dimensione
umana, è stato lo storico David Bidussa “Sereni non era semplicemente
un idealista entusiasta, era un uomo lucido che scelse di portare
avanti una scommessa politica per il futuro ben precisa, quella di
creare uno stato per gli ebrei europei. Una scommessa che in qualche
modo perse, perché in Israele quelle persone arrivarono solo
parzialmente, mentre gran parte della popolazione giunse dai paesi
mediorientali, eventualità che non era stata prevista, ma questo non
scalfisce il messaggio di Sereni: la politica deve rappresentare una
continua scommessa sul domani. Per vincerla è necessario esserci,
parlando anche con persone con cui fino a poco prima ci si trovava in
disaccordo, viaggiando, ascoltando e comprendendo la storia e i
problemi altrui”.
Rossella
Tercatin - twitter @rtercatinmoked
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5773, un anno (quasi) tutto nuovo |
Diversi giorni ci separano
ormai dall'inizio del nuovo anno ebraico 5773 e non siamo ancora
riusciti a onorare la bella tradizione di trovare spazio, su questo
notiziario quotidiano, per tutti i messaggi di auguri che ci sono
pervenuti dai presidenti e dai rabbini delle Comunità ebraiche
italiane. La redazione ha deciso di dosare le apparizioni per favorirne
la leggibilità, in modo da evitare eccessivi sovraffollamenti proprio
in una stagione molto ricca di eventi e costellata dalle solennità in
cui il notiziario quotidiano non può ovviamente essere pubblicato.
Nonostante tutto il materiale sia già apparso nella home page del
Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e molti lettori ne avranno
quindi già preso conoscenza vogliamo concluderne la pubblicazione anche
su questo notiziario. In fondo l'anno è ancora quasi tutto nuovo e
riascoltare gli auspici pervenuti dalle tante città dell'Italia ebraica
serve proprio per viverlo a fondo e affrontarlo nel modo migliore tutti
assieme.
Qui
Trieste - Un anno per la consapevolezza
Nell’ultimo anno abbiamo visto
mutare
profondamente gli scenari internazionali. Il risveglio di sentimenti
xenofobi e razzisti a cui assistiamo in tanti paesi europei sono
preoccupanti quanto le minacce che, ancora una volta, si addensano
sullo Stato d’Israele. E’ nostro dovere tenere alta la soglia di
attenzione e far sentire con forza e con chiarezza la nostra voce
perché i venti dell’odio e dell’intolleranza non prevalgano. Spero che
questa consapevolezza possa accompagnare tutti noi nel 5773. Auguro
alle nostre Comunità e a tutto il popolo di Israele un anno di pace,
salute e serenità. Shanà Tovà.
Alessandro
Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste
Qui Bologna - Un anno
per la conoscenza
Un caro augurio per un 5773
felice e prospero, in pace e serenità, a tutti i lettori di Moked e a
tutto Am Israel dalla Comunità ebraica di Bologna. Si chiude un anno di
crisi e di difficoltà che mette sotto pressione anche le nostre
comunità: è un’occasione per ritrovare coesione interna e disponibilità
ad ascoltarsi e aiutarsi. E’ anche un’occasione per rimettersi in
discussione e ripensare bene la visione del mondo di ciascuno di noi,
in un processo di teshuvà più ampio del consueto. E’ infine l’occasione
per ricordarci che la prima risorsa per affrontare le difficoltà è il
patrimonio di conoscenze e di valori che ognuno ha e noi ebrei abbiamo
la fortuna di poter attingere ad un patrimonio immenso, accumulato con
pazienza e saggezza in migliaia di anni. E’ questo un patrimonio che
non si consuma usandolo, ma anzi si accresce, e ad esso ci rivolgeremo,
è questo il mio augurio, nell’affrontare il nuovo anno. Shanà Tovà
Guido
Ottolenghi, presidente della Comunità ebraica di Bologna
Qui Napoli - Un anno per le
tradizioni
L’anno appena trascorso è stato
particolarmente difficile per tutti. Molto è il lavoro che ci aspetta,
ma sono certo che, cercando di trasmettere i nostri valori e le nostre
tradizioni alle nuove generazioni, il nuovo anno ci condurrà
inevitabilmente a quei successi che ciascuno di noi si aspetta. Mi
auguro che il nuovo anno 5773 ci faccia vivere un vita di pace e
serenità, buon Rosh haShana a tutti noi.
Pierluigi
Campagnano, presidente della Comunità ebraica di Napoli
Qui Vercelli - Un anno
per la coesione
Vivissimi auguri a tutti gli
ebrei italiani e in Israele per il nuovo anno ebraico 5773, con
l'impegno di continuare un percorso difficile, ma ricco di
soddisfazioni e di risultati. Confido sull'importanza di trovare in
tutti noi una grande forza di coesione per mantenere e tramandare le
peculiarità della nostra millenaria storia religiosa e culturale,
sviluppare l'arte della tolleranza e della convivenza, rispettare le
opinioni degli altri e saper vivere pacificamente e tutti insieme,
uniti nella diversità.
Ogni keillah, piccola, media o grande che sia, merita attenzione,
rispetto, incoraggiamento e aiuto, al fine di non smarrire le qualità
secolari che le nostre comunità e i nostri Maestri hanno saputo
costruire e sviluppare nei secoli passati.
Vorrei proseguire serenamente a dare le mie energie e il mio contributo
all'ebraismo italiano facendo vivere “una delle piccole comunità” con
il sostegno incondizionato dell'UCEI, dei Rabbini e delle comunità
numericamente superiori, alimentando costantemente le attività
cultuali, culturali e formative che portano, non solo ebrei, ma molte
persone intellettualmente partecipi ad avvicinarsi e comprendere la
cultura ebraica presente e autentica anche nei luoghi in cui
ormai purtroppo l'ebraismo sembrerebbe “in via di estinzione...”, ma
così non è.
Auguro a tutti e con affetto: Shanà Tovà umetukà.
Rossella
Bottini Treves, presidente della Comunità ebraica di Vercelli
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Morale e politica |
Le indagini e gli scandali a
cui ormai la politica sembra averci abituato ripropongono una
riflessione sempre interessante: la morale è una virtù politica?
Secondo me no. Nel senso che in democrazia piuttosto che alle
virtù e agli aspetti etici sarebbe meglio affidarsi a un sistema di
regole chiare ed efficaci. Questo ci permetterebbe di evitare
l’equivoco per cui i giusti stanno solo da una parte e che la politica
sia solo uno scontro ideologico tra buoni e cattivi. Tra l’altro, se
accettassimo il principio per cui la morale rientri nella sfera della
politica saremmo inesorabilmente costretti a scegliere quale morale
elevare come massima comune. La risposta non la troveremo nel
relativismo etico, né tantomeno nella negazione dei valori individuali,
quanto al contrario nel riconoscimento reciproco tra gli individui e
nel loro ruolo costruttivo all’interno della società. Solo se sapremo
infatti riconoscere la diversità come valore fondante della nostra
identità, sapremo creare forme di cittadinanza attiva e magari
prevenire quegli scandali che rendono in questo momento la politica
tanto lontana da noi.
Daniel Funaro, studente
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Qui
Milano - Aned a congresso
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Leggi la rassegna |
Si aprirà domani alle 10
nella sala comunale dell'ex Palazzo Reale in Piazza del Duomo a Milano
il quindicesimo Congresso nazionale ANED, nel quale si dibatterà il
tema "quale sarà la sorte della memoria storica in un tempo di diffuso
oblio quando anche l'ultimo testimone non sarò più qui a contrastare
l'intramontabile negazionismo?"
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La solenne cerimonia svoltasi
ieri in sinagoga a 30 anni dall'attentato al Tempio Maggiore di Roma è
presente su numerosi giornali con articoli di cronaca e riflessioni.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
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