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  17 ottobre 2012 - 1 Cheshwan 5773
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david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


“L’arcobaleno sarà sulle nubi; Io lo guarderò, così da ricordare il patto eterno ...” (Bereshìt 9, 16). Ci insegnano i Maestri, che la parola brit - patto è menzionata, nel capitolo che riguarda l’arcobaleno dopo il diluvio universale, per ben sei volte. Questo perché il patto che il Signore stipula con l’umanità viene associato ai sei giorni della creazione del mondo. Mentre il settimo giorno non ha bisogno di essere associato ai precedenti visto che è esso stesso ot brit - segno di patto. Come è scritto (Shemòt 31, 16-17) “I figli d’Israele osserveranno lo Shabbàt ... come patto perpetuo per le loro generazioni. E’ un segno perpetuo tra Me e i figli d’Israele perché l’Eterno ha creato i cieli e la terra in sei giorni e nel settimo giorno si è astenuto - dal lavoro - e si è riposato”.

 Davide 
Assael,
ricercatore



davide Assael
Le parole pronunciate ieri, nel corso di una seduta del processo che lo vede imputato al tribunale dell’Aja, dallo psichiatra, criminale di guerra Radovan Karadzic fanno pensare al libro del grande filosofo novecentesco George Canguilhem, “Il normale e il patologico”, dove viene messa in discussione l’oggettività di ogni definizione clinica, sempre influenzata da pregiudizi culturali, nonché personali. Come può uno psichiatra giustificarsi tanta, atroce violenza senza attribuirla a disfunzioni psichiche? Un problema che era emerso già nel caso di Eichmann, ritenuto, dagli psichiatri che lo intervistavano, perfettamente rispondente ai parametri di un “uomo normale”. Sappiamo tutti che la tradizione ebraica si confronta e si è confrontata con tutte le forme di sapere, dalla scienza, alla filosofia, fino alla psicanalisi, ma la decisione finale è sempre etica. Perché, per parafrasare un celebre filosofo italiano, se è difficile definire il bene, è molto facile percepire il male, caro Karadzic!

davar
Qui Roma - 16 ottobre con il Presidente Monti
"Mai più soli di fronte a chi pratica l'odio"
“Non c'è futuro senza Memoria”. Uno slogan che ha accompagnato l'intensa giornata vissuta ieri a Roma con la marcia della Memoria in ricordo del rastrellamento nazifascista al Portico d'Ottavia, la visita del presidente del Consiglio Mario Monti ai locali del Tempio Maggiore e del Museo Ebraico e la presentazione del disegno di legge contro il negazionismo al Senato.
Accolto all'ingresso del Tempio spagnolo dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, dal presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici e dal rabbino capo rav Riccardo Di Segni, il presidente del Consiglio ha pronunciato parole di grande significato e spessore. “La presenza ebraica in Italia, forte in questa città di oltre 2mila anni di storia – il messaggio del professore – è un fattore di ricchezza per tutta la collettività come testimonia il lavoro svolto per il bene e per il progresso comune da numerosi esponenti di questa antichissima e radicata realtà.
Dall'economista Franco Modigliani al rabbino emerito Elio Toaff, grandi uomini e protagonisti del nostro tempo che è un onore poter ricordare in questa circostanza”. Assieme a Monti, a testimoniare l'impegno nel segno della coesione, dell'unità e dell'integrazione di tutta la squadra di governo, i ministri Severino, Riccardi e Barca. Seduti al loro fianco i Testimoni romani della Shoah e i familiari di Shlomo Venezia.
Rivolgendosi alla platea, prima negli spazi più intimi del Tempio Spagnolo – dove era presente anche una delegazione della Jewish Federation of North America guidata da Richard Sandler e Cindy Shapira – e successivamente a Largo 16 ottobre, di fronte alle migliaia di persone ritrovatesi in piazza per non dimenticare gli accadimenti di quel terribile autunno del 1943, Monti ha rassicurato gli ebrei italiani (“Non vi lascio soli davanti a forme di negazionismo, revisionismo o minimizzazione della Shoah”) per poi soffermarsi sulle insidie striscianti dell'antisemitismo, sia esso palese o abilmente mascherato sotto altre vesti (“Faccio mie le parole del Capo dello Stato: No all’antisemitismo anche quando esso si traveste da antisionismo”) e quindi chiamare a un forte e consapevole impegno tutti quei cittadini che si riconoscono nei valori democratici affinché non lascino tregua a chi, sfruttando un momento di crisi non soltanto economica ma anche morale, propugna odio e violenza verso le identità 'altre' – immigrati, rom, omosessuali. Identità presenti in gran numero alla marcia della Memoria, come ha sottolineato il leader di 
Sant'Egidio Marco Impagliazzo ricordando il crescente consenso che negli anni ha accolto questo appuntamento.
Sicurezza e speranza. Queste le due richieste del rabbino capo al presidente del Consiglio. “Non possiamo dimenticare – ha spiegato rav Di Segni – che l'uomo è capace di arrivare all'abisso dell'abiezione e che il male è dentro di noi e tutto intorno a noi. La partecipazione di così tante persone a questo evento testimonia una presa di coscienza fondamentale che ci aiuterà a combattere chi semina odio”. Un pensiero condiviso dal presidente Pacifici: “Oggi – scandisce soffermandosi sui vari momenti che hanno caratterizzato la giornata – abbiamo scritto una pagina storica per il nostro paese.
Oggi, consapevoli della vicinanza delle istituzioni, riaffermiamo il fatto che gli ebrei non hanno paura, non si fermeranno, non chineranno più la testa di fronte ai loro nemici”. “In questa serata così emozionante e significativa – aveva precedentemente affermato Renzo Gattegna, affiancato sul palco dal vicepresidente UCEI Roberto Jarach – voglio rivolgere un pensiero deferente e affettuoso ai Testimoni della Shoah le cui parole hanno illuminato e continuano a illuminare le coscienze di migliaia di giovani indicando a noi, alle nuove generazioni, ai nostri figli e ai nostri nipoti, la strada da seguire perché, attraverso la testimonianza e la conoscenza, quei crimini non abbiano a ripetersi mai più e contro chiunque”.
Consenso bipartisan all'introduzione di una legge sul negazionismo è stato intanto espresso dai senatori Gasparri, Finocchiaro, Amati e Malan nel corso di una conferenza stampa svoltasi ieri pomeriggio a Palazzo Madama. Ad aprire l'incontro le parole del presidente del Senato Renato Schifani. "Nelle nostre società evolute – il suo messaggio – troppe forme anche se ambigue e mascherate di razzismo e antisemitismo sono ancora presenti, anche se in ambiti limitati, ma non per questo meno insidiosi. Negare tendenziosamente la verità e minimizzare una delle più grandi tragedie umane del nostro tempo non è tollerabile. Anzi, deve essere perseguibile". Favorevole all'iniziativa anche la professoressa Donatella Di Cesare, autrice del recente saggio Se Auschwitz è nulla.

Adam Smulevich - Lucilla Efrati


Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna durante la cerimonia ha pronunciato il seguente discorso:

Illustre Presidente, Illustri autorità,
amici della Comunità di S. Egidio, cari amici presenti,

dopo la toccante cerimonia in ricordo di Stefano Gaj Taché con la presenza del Presidente della Repubblica, ci incontriamo oggi per un'altra commemorazione, quella della tragica deportazione di oltre mille ebrei romani il 16 ottobre del 1943. Sono stati due drammatici eventi molto diversi fra loro, decisamente incomparabili, ma che hanno avuto alcuni aspetti in comune. Innanzitutto il luogo, questo breve spazio che si estende tra il Portico di Ottavia e la piazza delle Cinque Scole, e poi le vittime.
Il 9 ottobre del 1982 è stato ucciso un bambino ebreo.
Il 16 ottobre del 1943 i nazisti, con la complicità e la correità del regime fascista, deportarono nei campi di sterminio intere famiglie e con esse molti bambini, nessuno dei quali fece più ritorno.
Questo cinico accanimento contro i bambini, alcuni addirittura neonati, è stato un comportamento ricorrente della barbarie nazista e fascista, un tratto distintivo di coloro che divennero seguaci di ideologie di stampo razzista e arrivarono ad annullare la propria umanità al punto di non riuscire più a riconoscere e a distinguere l'umanità delle altre persone.
La Shoah riguarda tutti.
Della Shoah gli ebrei sono stati le vittime predestinate, ma gli ebrei non sono, non vogliono essere e non saranno mai il popolo della Shoah.
I veri protagonisti sono stati tutti coloro che, con criminale ferocia, la idearono, la progettarono e la realizzarono, coloro che parteciparono assistendo a quei fatti compiacendosene o anche rimanendo indifferenti, videro e tacquero.
Gli ebrei, come vittime e come testimoni diretti, possono continuare ad offrire a tutte le persone in buona fede collaborazione per studiare e decifrare qualcosa che li ha coinvolti drammaticamente.
Voglio a questo proposito rivolgermi con deferenza e con affetto ai Testimoni della Shoah, alcuni dei quali sono qui con noi questa sera.
Le loro parole hanno illuminato e continuano a illuminare le coscienze di migliaia di giovani indicando a noi, alle nuove generazioni, ai nostri figli e ai nostri nipoti, la strada da seguire perché, attraverso la testimonianza e la conoscenza, quei crimini non abbiano a ripetersi mai più e contro chiunque.
Una promessa che rinnoviamo oggi, in questa piazza, dove pochi giorni fa due ali di folla hanno dato l'ultimo commosso saluto a Shlomo Venezia, l'uomo che ci ha spiegato a quale terribile compito fossero chiamati i Sonderkommando.
Ho detto che la Shoah non riguarda solo gli ebrei e voglio spiegare qual è il senso di questa affermazione.
La Shoah è stata il primo e il più grande sterminio programmato e attuato nell'era moderna al quale hanno concorso varie discipline: la filosofia, la storia, la teologia, la politica, la chimica, la fisica, la biologia, la medicina, l'antropologia ed altre ancora.
Tutte le branche del sapere umano sono state mobilitate e chiamate a contribuire per la realizzazione di quello che possiamo definire “lo sterminio perfetto”, “l'annientamento totale”.
Questa è la caratteristica speciale e innovativa della Shoah, l'aver creato il “modello del genocidio” e per questo costituisce ancora un pericolo per l'intera umanità.
È stata creata una nuova specie di virus di laboratorio che, se sfuggisse al controllo, potrebbe diffondere una nuova letale epidemia. Cari amici, per questo siamo qui tutti gli anni e ci incontriamo al di là e al di sopra delle nostre specificità e delle nostre diversità, per combattere questo comune nemico.
Dobbiamo sempre ricordarci che, se qualcosa è già avvenuto, potrebbe anche ripetersi in forme simili o in forme diverse ma che, dopo la Shoah, chiunque in futuro volesse ripercorrere una simile strada, ad essa certamente dovrebbe ispirarsi per la sua scientifica efficacia.
Voglio concludere parlando del presente.
Nell'attuale periodo storico penso di poter affermare che è apparso un nuovo sintomo che ci aiuta ad individuare più facilmente e più velocemente i nostri potenziali persecutori; sono coloro che si considerano gli eredi culturali e spirituali del nazismo e del fascismo, sono coloro che non si vergognano di proseguire, per ora solo sul piano della propaganda, quell'opera di annientamento.
Come i loro ispiratori e maestri tentarono di effettuare lo sterminio, provvedendo poi a cancellare le prove dei loro misfatti, così i proseliti di oggi vorrebbero proseguire il loro lavoro cancellando la memoria di ciò che è stato attraverso un sistematico impegno a negare che la Shoah sia avvenuta o quantomeno che sia stata di dimensioni inferiori.
Ad oggi l'antisemitismo è però un'insidia lontana dall'essere completamente debellata.
Una minaccia velenosa e strisciante che ha trovato nuove pericolosissime forme di espressione nella galassia del web e che, proprio per questa sua caratteristica, per l'apparente facilità del suo contagio, non deve essere sottovalutata ma anzi contrastata con sempre maggior forza ed efficacia.
È questa una sfida anche culturale come lei stesso, illustre presidente, affermò in occasione dell'ultimo Giorno della Memoria sottolineando, in un messaggio, la necessità sempre più stringente di vigilare affinché questi rigurgiti non intacchino gli sforzi compiuti dalla collettività in favore di un consolidamento della convivenza civile al quale stiamo tutti lavorando con grande slancio e intensità.
Negazionismo e antisemitismo non sono soltanto fenomeni odiosi in sé ma lo specchio di una crisi di valori che ci riguarda tutti da vicino e che richiede una nostra ferma risposta con gli strumenti e i mezzi più adeguati.

Renzo Gattegna
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
 

Qui Milano - Pisapia in visita alla Comunità
Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia visiterà il prossimo martedì la scuola e la casa di riposo della Comunità ebraica di Milano.
Sono stati proprio i rapporti con l’amministrazione cittadina e il recente viaggio in Israele di Pisapia i temi al centro del consiglio della Comunità.
La visita nello stato ebraico, cui hanno preso parte il presidente Walker Meghnagi, il vicepresidente Rami Galante e il responsabile dei rapporti istituzionali Daniele Nahum, è stata definita un grande successo: tante le tappe ripercorse, dall’incontro con la comunità degli italkim al Tempio italiano di Gerusalemme, alle visite dell’incubatore di start-up di Tel Aviv e allo Yad Vashem; dagli incontri con le autorità israeliane sul tema Expo (in quei giorni è arrivata anche la firma ufficiale dello stato ebraico alla rassegna che verrà ospitata a Milano nel 2015) al giro dell’Ospedale Hadassah sul Monte Scopus, fortemente voluta dal presidente. “Il sindaco è rimasto molto colpito - ha sottolineato Meghnagi - Non immaginava di trovarsi davanti una struttura in cui emerge in modo così forte la filosofia dell’accogliere e curare tutti”. Fondamentale è stato definito il ruolo di Ruggero Gabbai, presidente della Commissione Expo e membro della Comunità ebraica, che ha accompagnato Pisapia anche nei Territori palestinesi, e dell’ambasciatore italiano in Israele Francesco Talò .
Nel corso del consiglio è stata spiegata anche la posizione della Comunità a proposito della polemica in occasione del Festival della Cultura palestinese promosso dal Comune, dopo che sulla locandina, tra i loghi degli enti patrocinatori è apparso quello della Missione diplomatica palestinese in Italia, in cui è raffigurata una cartina del territorio palestinese che comprende tutto lo stato d’Israele. Una questione su cui, successivamente alle prime dichiarazioni di Daniele Nahum, il presidente non ha voluto intervenire in pubblico “Penso che il Comune abbia compiuto un errore, ma allo stesso tempo, dopo aver a lungo parlato con i responsabili dell’ufficio del sindaco, sono convinto della buona fede con cui si sono mossi - ha spiegato Meghnagi - Abbiamo chiesto un incontro privato con Pisapia che a mio modo di vedere rappresenterà il modo molto migliore per gestire questa e molte altre questioni. L’amministrazione ha già dimostrato grande sensibilità verso la Comunità ebraica e anche in futuro potremo costruire molte cose positive”. Progetti come la proposta della Comunità di organizzare un festival di cultura ebraica, già accolta dal Comune con interesse.
E a proposito di iniziative per la città, l’assessore ai servizi sociali Claudio Gabbai ha annunciato che verrà inaugurato nelle prossime settimane il Centro diurno integrato, una struttura che metterà a disposizione agli anziani che non hanno la necessità di soggiornare in casa di riposo assistenza e attività sociali “Oltre che agli iscritti della Comunità, il centro sarà aperto anche agli over 65 residenti nelle zone 6-7. Siamo orgogliosi di poter offrire questo servizio alla cittadinanza”.
Calendarizzate infine le tappe per l’approvazione del bilancio preventivo, che dovrebbe essere redatto entro il 30 novembre e approvato in giunta entro il 10 dicembre, per essere votato in assemblea a gennaio.
Anche la Comunità ebraica di Milano non poteva poi non rivolgere un pensiero al sessantanovesimo anniversario della deportazione degli ebrei dall’antico quartiere ebraico di Roma. “Una data tragica, quella del 16 ottobre 1943, che ci offre un ulteriore spunto di riflessione – ha sottolineato il rabbino capo Alfonso Arbib. Secondo il calendario ebraico, quel giorno era il 22 Tishrì, Shemini Atzeret. In quella stessa giornata, 39 anni dopo, un gruppo di terroristi attaccava la sinagoga di Roma: era di nuovo il 22 Tishrì”.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked


pilpul
Ticketless - Pensare e viaggiare
Mi capita sempre più spesso di viaggiare in treno su e giù per l’Italia. Pensare e viaggiare sono modalità fra loro contigue. Ogni viaggio si lega a un ricordo. Proverò ogni settimana a riprodurre un pensiero, una citazione del libro che ho letto mentre viaggiavo o una didascalia per una immagine che ha segnato il soggiorno di una città italiana di oggi. Scriverò in modalità ticketless. Tu dai al controllore un numero, dalla sua macchinetta vien fuori il biglietto. Dal mio computer salterà fuori un pensiero. L’immagine che ho scelto per iniziare è il sogno di Giuseppe appena visto nella Collegiata di S. Gimignano nel famoso ciclo biblico. Colpisce, certo la serenità del sonno, la stella di David su un lato. A me ha colpito la somiglianza della coperta con il disegno del plaid che una mano anonima, qualche minuto prima della mia partenza, ha posato sulle spalle di un mendicante che s’accingeva a trascorrere la notte a S. Maria Novella.

Alberto Cavaglion

Negare l’evidenza
Francesco LucreziAl ripugnante fenomeno del cd. negazionismo, considerato soprattutto sul delicato terreno dei possibili strumenti legali di contrasto esperibili nel quadro di uno stato di diritto (che, com’è noto, avrebbe nel diritto della libertà di espressione uno dei suoi fondamentali pilastri) ha dedicato di recente un interessante e acuto studio Daniela Bifulco, giurista raffinata e particolarmente sensibile al tema della difesa dei diritti umani e, in generale, della necessaria e possibile etica del diritto nel mondo moderno (la, in particolare, come curatrice dell’edizione italiana del fondamentale saggio di Antoine Garapon Chiudere i conti con la storia. Colonizzazione, schiavitù, Shoah, Raffaelo Cortina, Milano, 2008): Negare l’evidenza. Diritto e storia di fronte alla “menzogna di Auschwitz” (Franco Angeli, Milano, 2012, pp. 124). “Val la pena di chiedersi – nota l’autrice, nell’introduzione al saggio - cosa spinga un ordinamento giuridico a punire, addirittura con la privazione della libertà personale, chi osi negare il fatto che un evento storico sia effettivamente avvenuto, sacrificando così vistosamente la libera espressione del pensiero, ovvero il bene che, a partire dal consolidamento dello Stato liberale di diritto, ha fornito linfa e sostanza primaria al costituzionalismo”. “L'unica certezza – aggiunge l’autrice - è che quando il diritto pretende di ‘dettar legge’ a proposito di eventi storici, e del correlativo ‘dovere di memoria’, rischia sempre di entrare in scena con la stessa grazia di un elefante in una cristalleria: tra una trovata maldestra e l'altra, le decisioni di legislatori e giudici daranno senz'altro adito a critiche più o meno argomentate, più o meno condivisibili”.
Condividiamo i dubbi della Bifulco, che continuano a percorrere le pagine del volume, nel quale la legislazione europea e alcuni dei più interessanti e controversi casi giudiziari in materia sono esaminati in una sintesi particolarmente lucida e chiara, che rende il volume, oltre che di grande interesse scientifico, anche avvincente nella lettura.
Per quanto riguarda la mia opinione, ho già avuto modo, su queste colonne, di soffermarmi sul tema. Quel che penso si può sintetizzare essenzialmente in tre punti:
1) Negazionismo e revisionismo non hanno nulla, ma proprio nulla a che vedere con la libertà di opinione. O meglio, sono ad essa collegati nell’identico modo in cui si ponga il problema della libertà di espressione di chi dica: “mandiamo gli ebrei ai forni, oggi”. Chi dice “nessuno li ha mandati ieri” dice esattamente la stessa cosa. Se si ritiene che la prima asserzione abbia libertà di essere formulata, si può logicamente difendere anche la seconda, altrimenti no. Come ho già spiegato, il nome più corretto del negazionismo sarebbe “asserzionismo”: un neologismo che mi piacerebbe prendesse piede. Gli ‘asserzionisti’, nel negare ciò che è accaduto, forniscono la più evidente riaffermazione storica di quella Shoah che, negando, ripropongono come valore. Non è vero che i nazisti erano quel che si dice, ma per fortuna ci siamo noi. Secondo le parole di Pierre Vidal-Naquet, riportate in epigrafe dalla Bilulco: “Disseppellire i morti per colpire i vivi”.
2)Mandare gli asserzionisti in galera sarebbe controproducente, perché gli si farebbe un grande regalo. Sarebbero capaci di corrompere i giudici per essere mandati un paio di giorni al fresco, per poi uscire come eroi.
3) Quello che non si può invece assolutamente tollerare è che gli asserzionisti diffondano le loro maleodoranti idee nelle scuole e nelle Università. Non dentro le patrie galere, quindi, ma, almeno, fuori dalle aule, dove fanno altrettanto danno dei maestri pedofili o spacciatori di droga.

Francesco Lucrezi, storico

notizie flash   rassegna stampa
Calcio - Israele brilla con Hemed   Leggi la rassegna

Israele continua il cammino positivo nel Gruppo F di qualificazione al Mondiale FIFA 2014 vincendo comodamente contro il Lussemburgo al Ramat Gan. Dopo la tripletta messa a segno nel 6-0 rifilato al Lussemburgo venerdì, l'attaccante dell'RCD Mallorca Tomer Hemed segna altre due reti nel ritorno giocato in casa, con Eden Ben Basat in gol per la seconda partita consecutiva; per la squadra di Eli Gutman sono altri tre punti importanti. 

 

Grande risalto sui media alla fiaccolata della Memoria organizzata in occasione del 69esimo anniversario al rastrellamento nazifascista al Portico d'Ottavia e alla visita del presidente del Consiglio Mario Monti alla Comunità ebraica di Roma.



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