Qui Milano - Storie di sport e coraggio al convegno Ame
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Manuela
Migliaccio ha 28 anni e gli occhi chiari, chiunque la definirebbe una
bellezza. Tre anni fa, in seguito a un banalissimo incidente, una
caduta da un muretto mentre scattava una fotografia, Manuela ha perso
l’uso delle gambe. Alla serata Sport per tutti, per una migliore
qualità della vita, organizzata dall’Associazione medica ebraica, ha
regalato un momento di grande commozione alzandosi dalla sedia a
rotelle, percorrendo la sala, e raccontando al pubblico la sua storia.
In piedi. A rendere possibile quello che può ancora essere considerato
un miracolo è una tecnologia medica sviluppata in Israele, il progetto
Re-walk, che permette a pazienti con lesione totale del midollo di
camminare grazie a una struttura meccanica (un “esoscheletro”) che si
integra con il funzionamento del corpo umano. A sperimentarlo in Europa
è il centro Centro di Riabilitazione dell’Ospedale Valduce Villa
Beretta (Lecco), guidato dal professor Franco Molteni, che ha
presentato ieri sera i primi risultati: grazie alla straordinaria
risposta di Manuela alle cure, è nata l’idea di lanciare l’iniziativa
Maratona: la ragazza ha già partecipato alla Corsa della speranza di
Lugano percorrendo un tragitto di cinque chilometri, e intende
continuare ad allenarsi. “E’ importante sapere che questa tecnologia
non consente di sostituire la carrozzella, ma i margini di
miglioramento dell’esoscheletro sono amplissimi” ha sottolineato il
dottor Molteni. “Dopo tre anni, oggi so di poter fare una passeggiata e
parlare con le persone guardandole negli occhi – ha concluso Manuela –
Sono tornata alla mia altezza”. Non solo Re-Walk al centro del
convegno dell’Ame (organizzato con il patrocinio del Comune di Milano e
la partecipazione di Comunità ebraica,
Fondazione Monte Sinai e Maccabi Italia): un’altra storia di speranza
legata allo sport è stata offerta alla platea da Alberto Ceriani, non
vedente dall’età di 27 anni in seguito a una malattia genetica, che ha
condiviso la sua esperienza ai campionati europei di Paratriathlon
svoltisi a Eilat la scorsa primavera: per Alberto oggi l’obiettivo è
Rio 2016, quando il Triathlon debutterà per la prima volta alle
Paralimpiadi. Lo sport come chiave per una vita sana, e dunque
piena, è stato al centro anche degli interventi più strettamente
medici. Il presidente dell’Ame Milano Luciano Bassani, fisiatra, ha
spiegato l’importanza della postura corretta nella vita di tutti i
giorni così come in quella degli sportivi, Arsenio Veicsteinas,
ordinario di Medicina dello Sport all’Università di Milano, ha messo in
rilievo come la sedentarietà e l’ingerimento di eccessive quantità di
cibo tipiche della quotidianità della nostra epoca rappresentino una
violenza sull’organismo umano “born to run”, nato per correre, come
definito da un importante studio della rivista Nature. In tema di
prevenzione di rischi cardiovascolare il professor Maurizio Turiel ha
parlato di prevenzione, presentando i risultati dei controlli
gratuiti del gazebo organizzato dall’Ame a Milano nelle scorse
settimane. Hanno portato i propri saluti il presidente della Comunità
ebraica Walker Meghnagi, Enrico Mairov dell’Associazione Monte Sinai e
i consiglieri comunali Mafredi Palmeri e Ruggero Gabbai, presidente
della Commissione Expo “Dopo il 2015, il nostro auspicio è quello di
utilizzare le strutture dell’Expo per trasformare Milano nella città
dello sport” la promessa di Gabbai.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
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La letteratura ebraica al femminile |
Proprio
nei giorni in cui le ricercatrici delle università di tutta Italia
protestano contro la mancata inclusione nel programma del concorso per
insegnanti di scuole primarie e secondarie da parte del ministro
Profumo di storiche, scienziate, scrittrici (ad eccezione di Elsa
Morante, nella foto), filosofe e artiste, così come per la mancanza di
qualsiasi accenno ai movimenti femministi e agli studi di genere,
l'Università Degli Studi di Milano dedica tre giorni alla scrittura
ebraica femminile. Il programma è ricco e intenso, si spazia nel tempo
e nella geografia dal medioevo sefardita a quello dell'yiddish antico,
dal ghetto di Venezia all'East End londinese, dal secondo dopoguerra
tedesco all'Argentina, dalla Vienna degli anni '20 all'Israele di oggi
e ancora avanti e indietro nella storia e nei luoghi in un
caleidoscopio di nomi, parole, fatti e atmosfere che si compongono,
scompongono e ricompongono sotto i nostri occhi via via che relatori e
relatrici si susseguono. Che cosa fa di un testo “letteratura
ebraica”? Questa è la domanda sospesa nell'aria cui tutti gli
interventi tendono a rispondere. Semplicemente il tema. E' la risposta
di Ana Marìa Shua, scrittrice e ricercatrice di folklore ebraico
argentina. Un'opera letteraria non è “ebraica” perché lo scrittore è
ebreo, ma perché è ebraico il tema. Ci sono poi naturalmente dei casi
in cui è quasi impossibile distinguere fra autore e tematiche. E'
l'esempio di Kafka: la sua scrittura è troppo influenzata dal fatto che
Kafka è "l'ebreo" per eccellenza, e quindi viene per forza letto come
ebreo. E poi, in che cosa il fatto di essere donna, oltre che
ebrea, influenza la scrittura, il modo di raccontare il mondo? Freud
individuava nelle donne e negli ebrei del suo tempo le stesse
psicopatologie: quelle degli esclusi che tentano di conquistarsi un
posto nella società. La serata cinematografica, tre film di
registe ebree di ultima generazione raccontati e mostrati da Mino
Chamla e Raffaele De Berti, sembra dimostrare la tesi di Freud: le
protagoniste dei film Les Chants des mariées di Karin Albou, Cinco dias
in Nora di Mariana Chenillo e Lemale' et haKhallal di Rama Burshtein
sono tutte donne angelicate, votate e disposte al sacrificio per il
bene della famiglia o della società...sempre e comunque di qualcun
altro.
Miriam Camerini
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Qui Casale - Leo Levi, un ricordo dal Piemonte
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C'era
anche l'imam Yahya Pallavicini tra i tanti amici venuti ad ascoltare
Paolo de Benedetti nel suo secondo incontro con la Comunità ebraica di
Casale. Il tema scelto dal teologo, vale a dire la figura del patriarca
biblico Noè, ha richiamato una vasta folla interconfessionale di
appassionati. A ben ragione, come è stato sottolineato, perché di fatto
il diluvio può essere letto come una sorta di ri-creazione del mondo in
cui l'Onnipotente stabilisce da capo un patto con il creato. Non solo
l'uomo, ha spiegato De Benedetti, ma anche gli animali hanno un posto
speciale in questo nuovo accordo. L'iniziativa era pensata anche per
rendere omaggio alla singolare mostra realizzata da Carlo Pasini in
Sala Carmi: una piccola Arca di Noè rivestita di puntine da disegno. Domenica
intanto la Comunità casalese renderà omaggio alla straordinaria figura
di Leo Levi, poliedrico intellettuale, scrittore e musicologo
distintosi sia per gli scritti che per l'impegno civile. Con la figlia
Yaala Levi Zimmerman interverranno gli storici Alberto Cavaglion e
Arturo Marzano. Nel corso dell'incontro, che avrà inizio alle 16, sarà
inoltre proiettato il film-documentario Leo Levi. L’uomo con la Nagra e
ci si soffermerà su uno dei più preziosi lasciti letterari dello stesso
Levi, 'Contro i Dinosauri - Scritti Civili 1931-1971', edizione
L’ancora del Mediterraneo.
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Qui Firenze - Nasce l'Associazione Amici di Israele
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Si
è costituita a Firenze l'Associazione Amici di Israele della Toscana.
Scopo dell'iniziativa è quello di organizzare, promuovere e sostenere
appuntamenti di carattere culturale e sociale che possano accrescere
l'approfondimento della realtà di Israele e della cultura ebraica in
Toscana. Alla presidenza è stato nominato Luciano Pallini. Questo
pomeriggio a Firenze, all'Hotel Mediterraneo, prima uscita pubblica con
il colloquio-intervista tra Fiamma Nirenstein, giornalista e
vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, e il direttore
del Corriere Fiorentino Paolo Ermini. Il via ai lavori, in cui si discuterà di 'Israele, le primavere arabe e l'Occidente smarrito', alle 16.30. "E'
nostro intendimento, nei limiti delle nostre capacità e forze,
contrastare un'opinione largamente diffusa in questa regione che tende
ad ignorare le esigenze di sicurezza che presiedono alle politiche
dello Stato di Israele, una vera democrazia - spiega Pallini - e la
reale volontà di ricercare intese per la pace secondo gli indirizzi
definiti dagli accordi internazionali".
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L’immagine dell’insegnante |
Si
è appena concluso il mese di Tishrì con le sue feste e mi ritrovo a
domandarmi con un po’ di preoccupazione e un po’ di malinconia come
avrò la possibilità di festeggiare l’anno prossimo. La proposta
governativa di una cattedra settimanale di 24 ore anziché di 18,
infatti, spazzerebbe via tutti i delicati meccanismi che gli insegnanti
ebrei nelle scuole pubbliche negoziano di anno in anno, scuola per
scuola, a seconda di come ciascun preside interpreta la legge: scambi
di ore con colleghi, giornate di assenza recuperate a pezzi, corse dal
bet ha-keneset a far lezione un paio d’ore cercando sistemi per non
scrivere, ecc. Dall’anno prossimo forse dovremo ripensare tutto da
capo, con il rischio di trovarci a scegliere tra rinunciare a quasi
tutte le feste o prenderci un numero esagerato di giorni di vacanza
danneggiando gli allievi e facendoci detestare (non a torto) dai
colleghi, che già ci invidiano il sabato libero. Naturalmente si
tratta di un problema del tutto secondario di fronte alla perdita di
migliaia di posti di lavoro, o al paradosso di un orario aumentato del
30% a parità di stipendio, ma non è questa la sede adatta per discutere
di questi argomenti, e tra l’altro si dovrà vedere se e come la
proposta sarà poi attuata. Mi pare invece che valga la pena riflettere
sul fatto che la proposta implica un ripensamento (o forse ne prende
atto) sull’idea stessa di cosa sia un insegnante e quali siano i suoi
compiti. L’immagine tradizionale presupponeva una persona erudita,
estremamente competente, che prepara ogni lezione come se fosse una
conferenza, magari documentandosi per ore, organizzando il proprio
tempo in modo autonomo; una persona investita di una responsabilità
notevole, che può influenzare in modo significativo la vita dei suoi
allievi. Oggi sembra prendere piede l’idea un impiegato che timbra il
cartellino, sale in classe e per le sue cinque ore quotidiane guida o
sorveglia gli allievi mentre svolgono attività con l’ausilio di
materiale già pronto, predisposto da esperti esterni. La prima immagine
era già in crisi da tempo, e presupponeva un senso di responsabilità
individuale che forse non è di tutti. Al di là di come andrà a finire
la questione specifica, temo che la seconda immagine sia comunque
destinata a imporsi. E nel mondo ebraico? Mi pare che l’idea ebraica di
insegnante somigli più al primo che al secondo modello, ma le scuole
ebraiche italiane non potranno fare a meno di adeguarsi alle regole
comuni. Forse una riflessione sul modello di insegnante che vogliamo
potrebbe essere opportuna anche all’interno delle nostre Comunità. E,
già che ci siamo, un pensierino sul problema – pur marginale – delle
feste ebraiche per gli insegnanti ebrei nelle scuole pubbliche non
sarebbe fuori luogo.
Anna
Segre, insegnante
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rassegna
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Qui Cagliari - Tra fede e dialogo |
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la rassegna |
Il rabbino capo di Roma, Rav Riccardo Di Segni, a
Cagliari per partecipare al convegno "La fede permette il dialogo?", ha
incontrato il presidente dell'associazione 'Sardos pro Israele', Mario
Carbon, i nell'antica 'Judaria' della città, chiamata 'ghetto degli
ebrei'. Rav Di Segni ha ha tenuto una relazione - scrive Libero -
"chiara e diretta sul dialogo fra le fedi in un periodo storico segnato
dai fatti dell'11 settembre a New York e che hanno cambiato i termini
stessi della questione in discussione". Ha poi visitato il luogo nel
quale si trovava l'antica Sinagoga che, in seguito alla cacciata degli
ebrei, venne trasformata nella chiesa di Santa Croce.
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L’ex
premier israeliano Ehud Olmert sta considerando seriamente l’ipotesi di
presentarsi alle elezioni di gennaio alla guida del suo partito Kadima,
dopo che la sua condanna per corruzione è stata sospesa dal tribunale
rendendolo eleggibile.
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incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
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