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1 novembre 2012 - 16 Cheshwan 5773
l'Unione informa
ucei 
alef/tav
elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 


Non è certo un segreto che i Settanta, nel tradurre in greco la Bibbia, hanno commesso un errore le cui conseguenze si trascinano fino ad oggi: tradurre il termine “Torà” con la parola greca “Nòmos”, che significa “legge”. Se la Torà fosse solo un libro di leggi, come dice Rabbì Simon in un noto midràsh, comincerebbe dalle norme dettate in previsione dell’uscita dall’Egitto; invece è un insegnamento continuo ed eterno, come indica il nome stesso, che è correlato con altri vocaboli quali “Morè”, maestro.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
Siamo soliti accusare i mezzi di comunicazione elettronici e cartacei nel mondo di essere poco imparziali e poco informati sui temi riguardanti Israele e l'ebraismo, ma a volte è bene anche guardarsi dentro casa. La scorsa settimana è apparsa con la massima evidenza su Haaretz un'indagine firmata da Gideon Levi sugli atteggiamenti politici degli israeliani. Levi scrive che la maggioranza degli israeliani sono a favore dell'apartheid. I dati statistici sui quali si basa il commento dimostrano invece che la maggioranza degli ebrei israeliani non si oppongono ad avere un vicino di casa arabo e sono contrari all'annessione della Cisgiordania come parte integrante di Israele. È vero che una minoranza pari a un terzo ritiene che Israele come Stato ebraico possa rinunciare a essere uno Stato democratico (sarebbe interessante porre una domanda simile ai cittadini delle maggiori democrazie europee e confrontare i risultati). Ma resta il fatto che il commento di Gideon Levi contraddice il senso dei dati da lui stesso pubblicati, per cui è stata richiesta a gran voce una smentita. La notizia originale aveva il titolo a tutta pagina in prima, e seguiva sull'intera terza pagina. Una settimana dopo, il "chiarimento" della redazione di Haaretz, che riconosce l'errore, occupa sei righe in fondo a pagina 5. David Ben Gurion soleva dire che lo Stato ebraico avrebbe avuto la prova reale della propria normale esistenza il giorno in cui nelle strade di Tel Aviv si fossero trovati il primo ladro e la prima prostituta. Nell'odierna realtà mediatica, all'auspicata normalità di Israele, ormai ampiamente acquisita, va aggiunta una terza categoria: l'organo di stampa che stravolge la realtà dei fatti.

davar
Qui Lucca - Comics&Jews con Pagine Ebraiche 
Pagine Ebraiche ancora una volta protagonista a Lucca Comics & Games, tra i massimi appuntamenti internazionali dedicati all’illustrazione, al fumetto e al fantasy (1-4 novembre). Il giornale dell’ebraismo italiano, con il dossier Comics & Jews, terza incursione negli intrecci tra mondo del fumetto e cultura ebraica sarà distribuito alle biglietterie e a tutti i punti informazioni. Comics and Jews sarà inoltre ufficialmente presentato all’incontro in programma il 2 novembre (ore 11, Sala D’Oro): a partecipare saranno Giorgio Albertini, disegnatore e docente dell’Università statale di Milano, il grande illustratore italiano Vittorio Giardino, i fumettisti Walter Chendi e Luca Enoch (rispettivamente autori di La porta di Sion e La banda Stern), Ada Treves, curatrice del dossier Comics & Jews.

La Banda Stern e le strane pieghe del tempo

Le scene si susseguono a ritmo serrato e la storia obbliga il lettore a sfogliare una pagina dopo l’altra, col fiato sospeso. La banda Stern, di Luca Enoch e Claudio Stassi, può trovare concordi o meno, ma conoscere già la storia della formazione dei duri non toglie nulla al desiderio di arrivare dritti fino alla fine del fumetto. Nonostante l’argomento sia complesso e relativamente lontano nel tempo forse più adatto a libri di storia o di analisi della sua portata politica. Il milanese Enoch, nella postfazione intitolata Le “crepe” della storia, scrive: “Ci sono dei buchi nella Storia o, perlomeno, nella conoscenza che noi pensiamo di avere della Storia. Periodi poco conosciuti, misconosciuti o del tutto ignorati. E questo non per mancanza di fonti storiografiche o testimonianze dirette. Sono periodi che non ci interessano, che riteniamo non ci riguardino tanto sono lontani da noi nel tempo e nello spazio; periodi che ci imbarazzano, magari relativi a episodi poco edificanti del nostro passato nazionale, e dei quali accettiamo di buon grado la versione ufficiale, spesso autoassolutoria; periodi che ci spaventano o di cui ci vergogniamo e da cui ci teniamo ben lontani, senza alcun desiderio di approfondimento”.
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Ada Treves - twitter -
@atrevesmoked (Pagine Ebraiche)
           

Qui Roma - Torna la vetrina sul grande cinema di Israele
Tornano a Roma, con il Pitigliani Kolno’a Film Festival (3-7 novembre), i grandi temi e le sensibilità speciali del cinema israeliano. Ad aprire la rassegna, giunta alla settima edizione, la proiezione di Footnote di Joseph Cedar, prova accolta con molti consensi dalla critica internazionale e tra le pellicole inserite nella cinquina finalista per il miglior film straniero all'ultima edizione degli Oscar. La proiezione avverrà sabato sera nella Sala Deluxe della Casa del Cinema di Villa Borghese alle ore 20.

Footnote
, un film che cerca risposte e pone sempre nuove domande


“Significa che ci sono cose più importanti della verità.” “Ad esempio?” “La famiglia.” Con questa risposta lapidaria, Shkolnik figlio, rivela il suo piccolo dramma personale. Già, perché i protagonisti del film israeliano Footnote sono due Shkolnik: padre e figlio. Entrambi professori di Talmud all’Università ebraica, il padre è caduto nel dimenticatoio, il figlio è all’apice del successo. Poi l’imprevisto, Shkolnik padre riceve una telefonata, ha vinto il premio più importante di Israele come riconoscimento per i suoi lavori. Una boccata di aria fresca, uno scorcio di luce, una rivalsa. Il colore sembra tingere di nuovo il volto di quell’uomo così terribilmente grigio. Ma è un errore, un banale, dolorosissimo errore.
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Rachel S
ilvera - twitter@RachelSilvera2 (Pagine Ebraiche)

pilpul
Rottamazione
Si parla spesso di questi tempi di ricambio della classe politica o più comunemente di rottamazione. Un principio che, a prescindere dalla forma scelta, appare sacrosanto, ma che non basta affinché avvenga un reale cambiamento. Oltre alla sostituzione della classe dirigente, la nostra società avrebbe bisogno di un approccio nuovo teso a risolvere quei problemi che non sembrano avere soluzione. Le risposte ai problemi di oggi non possono essere infatti quelle di ieri. In questo senso c’è un interessante aneddoto della storia ebraica che può aiutarci a capirne il senso. Rav Sacks racconta come la ragione per cui Mosè, il più grande leader della storia popolo ebraico, non entrò nella terra d’Israele, fu perché, come molti sapranno, invece di parlare alla roccia, come D-o gli aveva comandato, lui batté il suo bastone contro di essa. Cioè si era comportato come avvenne anni prima, poco dopo il passaggio del Mar Rosso, quando fu D-o a chiedere a Mosè di prendere il suo bastone e di batterlo sulla roccia. Una circostanza simile nella quale Mosè, sotto pressione si trovò a ripetere il comportamento messo in atto tempo prima, con un’unica differenza: quarant’anni di distanza. Per questa ragione Mosè non fu più reputato a guidare il popolo ebraico, come a insegnarci che, di fronte a quei problemi che ciclicamente l’uomo si trova costretto ad affrontare, il suo compito è quello di trovare delle soluzioni nuove a problemi vecchi. Perché ciò che è andato bene ieri non necessariamente andrà nello stesso modo anche domani. Un cambio di passo insomma, per uno sguardo deciso verso un futuro differente.

Dan
iel Funaro, studente

notizieflash   rassegna stampa
Cultura e tutela del patrimonio   Leggi la rassegna

Il patrimonio dei beni culturali ebraici in Europa rappresenta un’inestimabile ricchezza e una testimonianza della consistenza multiculturale del nostro continente. Nasce da questo presupposto l'atteso incontro ad hoc che si svolgerà domenica prossima a Firenze in occasione della settimana culturale "Florens". La tavola rotonda, moderata dal giornalista Wlodek Goldkorn e promossa dall'Opera del Tempio Ebraico di Firenze, si aprirà alle 17 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
 

Le prossime elezioni regionali di Lazio, Lombardia e Molise potrebbero svolgersi il 27 gennaio 2013 in concomitanza con le iniziative del Giorno della Memoria. Un'
ipotesi contestata dall'Associazione nazionale ex deportati attraverso una lettera aperta inviata al ministro dell'Interno in cui si chiede di fare chiarezza.














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