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5 novembre 2012 - 20 Cheshwan
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Adolfo
Locci, rabbino capo
di Padova
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"…e le pose alle
braccia "due" bracciali del peso di "dieci" sicli d'oro" (Genesi
24:22). In questo verso è nascosta un'allegoria che richiama alla Torah
quale elemento fondante della nostra vita. I due bracciali
rappresentano le due tavole del patto e il peso di dieci dicli d'oro,
il loro contenuto (le Dieci Parole-'Aseret haDibberot). La futura
moglie dell'Olà Temimà (l'olocausto integro-Isacco), sarà colei che
dimostrerà di adornarsi della Torah con la stessa felicità di quando si
adorna di "pesanti" monili preziosi. Insegnamento molto importante
questo della nostra matriarca Rebecca, indirizzato a coloro che
ritengono che l'osservanza delle mitzwoth, sia un ostacolo che limiti
la propria libertà. La giovane Rebecca sembra dirci, invece, che le
parole della Torah non sono un peso ma "…sono preziose più dell'oro,
ancor più di una grande quantità di oro fino…" (Salmi 19:11). Che
questo insegnamento possa sempre guidare nella sua vita, mio figlio
Carlo Yohav Eliahu, Bar Mitzwà nello scorso Shabbat.
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Anna
Foa,
storica
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Ha ragione David Bidussa a
proposito dell'episodio del bambino rapato a zero, ma vorrei aggiungere
un altro punto che mi sembra significativo. Perché il bambino dovrebbe
essere stato rapato "come gli ebrei"? forse vale la pena di riflettere
anche su questo aspetto della definizione. Se l'episodio è
vero, a definire il bambino rapato "come gli ebrei" sarebbero stati
proprio gli autori del fattaccio. Ora, perché gli ebrei? non vorrei
ripetere la vecchia barzelletta degli ebrei e dei ciclisti, ma in fondo
gli ebrei non sono gli unici ad essere stati rapati nella storia. Se
guardiamo all'aspetto punitivo della cosa, allora troviamo le donne
collaborazioniste nel 1945. Una conoscenza eccessiva per degli
allenatori? forse, ma allora, più noti, gli skinheads. E quindi?
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Un nuovo Consiglio per
l’Unione giovani ebrei d’Italia |
Cinque donne, quattro
uomini, cinque diverse Comunità di provenienza: l’Unione giovani ebrei
d’Italia ha rinnovato il proprio Consiglio per l’anno 2013.
I partecipanti al Congresso di Firenze hanno confermato i
consiglieri
uscenti Moshe Polacco (Genova), Sara Astrologo (Roma), Alessandra
Ortona (Milano), Raffaele Naim (Roma) e Gadi Piazza (Milano), cui si
aggiungeranno Giorgia Campagnano (Roma), Susanna Calimani (Venezia),
Benedetto Sacerdoti (Padova), Fiammetta Rimini (Milano). Una formazione
che conferma la capacità dell’Ugei di raccogliere le voci e le
esperienze delle diverse realtà dell’ebraismo italiano e di farsi
portatrice di esigenze sentite e tendenze innovative, come quella di un
maggior coinvolgimento femminile nelle istituzioni, un coinvolgimento
che è arrivato in modo del tutto naturale. Non si è ripresentato
l’attuale presidente Daniele Regard, che terminerà il suo mandato il 31
dicembre 2012. Nelle prossime settimane il nuovo Consiglio si riunirà
per eleggere al suo interno il presidente per l’anno 2013.
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Qui Firenze -
Promuovere il patrimonio culturale |
La mappatura, la
salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale ebraico
europeo. Una
sfida rilanciata a Firenze in occasione dei lavori di Florens,
settimana internazionale dedicata alla cultura e all'ambiente che a
queste tematiche ha riservato un incontro svoltosi ieri pomeriggio nel
Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
Organizzato su impulso dell'Opera del Tempio Ebraico, l'appuntamento ha
avuto come riferimento lo scenario apertosi in seguito alle
devastazioni portate nelle strutture di via Farini dalla grande
alluvione che colse Firenze il 4 novembre di 46 anni fa e dal processo
di recupero dei beni danneggiati che seguì a quelle ore drammatiche.
“Fu quello – ha ricordato l'architetto Renzo Funaro, presidente
dell'Opera del Tempio – uno dei momenti più significativi di un
processo di recupero dei beni ebraici fiorentini che nel corso degli
anni ha registrato la proficua interazione di realtà differenti e il
raggiungimento di traguardi a beneficio di tutti e non solo degli
ebrei”. Il completamento dei lavori di restauro della sinagoga, la sua
recente illuminazione notturna, le operazioni ancora nel vivo al
cimitero monumentale di viale Ariosto. Tanti tasselli di un laboratorio
di progettualità che è indirizzato al corretto utilizzo di questi beni,
ha spiegato Funaro, “all'interno di un più ampio progetto basato
sull'economia della cultura”.
Ad illustrare le specificità del patrimonio ebraico, l'importanza di un
suo racconto efficace e i vantaggi di una promozione su scala europea,
tra gli altri, l'esperto di web marketing Giuseppe Burschtein, la
giornalista e scrittrice Ruth Ellen Gruber, la direttrice del Museo
ebraico di Firenze Dora Liscia Bemporad e l'ex consigliere UCEI Annie
Sacerdoti. Moderatore Wlodek Goldkorn, responsabile delle pagine
culturali dell'Espresso, mentre ha portato i saluti della Comunità
ebraica fiorentina il vicepresidente Daniela Misul (presente in sala
anche il rabbino capo Joseph Levy).
Numerose le esperienze citate dai relatori: dagli incontri a porte
aperte che caratterizzano ogni prima domenica di settembre la Giornata
Europea della Cultura Ebraica al progetto di networking Judaica
Europeanna, dall'impegno della Fondazione Beni Culturali Ebraici al
ruolo svolto dal portale Jewish Heritage Europe.
a.s.
twitter @asmulevichmoked
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Qui Roma - Al Kolno'a
con Hadas Yaron e David Ofek |
Subito dopo i titoli di coda
che concludono il film di cui è protagonista Hadas Yaron
(nell'immagine), 22 anni, volto acqua e sapone, si presenta al pubblico
accorso alla Casa del Cinema per la seconda serata del Pitigliani
Kolno'a Film festival presentata da Dan Muggia, direttore artistico
assieme ad Ariela Piattelli della lunga maratona cinematografica che
porta in italia i migliori film israeliani. Ben diversa da Shira, la
diciottenne ultraortodossa protagonista di Fill the void (titolo
originale Lemale Et Ha'Chalal), in Italia con il titolo La sposa
Promessa di Rama Burshtein, Hadas - jeans e maglietta - affronta la
folla semplicemente con la naturalezza dei giovani anni che nulla hanno
a che vedere con le molte attrici patinate ed artefatte d'oltreoceano,
mentre il suo ragazzo la aspetta pazientemente al lato della sala.
Sei sposata? - inizia il fuoco di fila dal pubblico - Sei
religiosa? Cosa si prova ad entrare nel mondo ortodosso e vederlo da
vicino? C'è qualcosa in comune fra te e Shira? Ti ha cambiato, e se sì
come, questa esperienza?
Hadas sorride e risponde lentamente, quasi sottovoce. No, non è
sposata. No, non ha frequentato una scuola di recitazione. Questa è la
sua seconda esperienza cinematografica. E sì, la regista ha fatto in
modo che gli attori fossero presenti a molti momenti di vita dei
"haredi": un matrimonio, un brith, lo shabbat perché potessero calarsi
meglio nei ruoli. Hadas non è religiosa, dice, ma da quando ha
interpretato il film ha iniziato a frequentare le lezioni del rav che
ha avvicinato Rama al mondo dell'otodossia. "Ma io non sono 'datì',
(religiosa)" si affretta a chiarire di nuovo. Eppure Hadas ha saputo
dare al suo personaggio una forza straordinaria, talmente forte da far
sentire lo spettatore partecipe di quel mondo girato quasi interamente
fra le mura domestiche della famiglia Meldelman, dove si racconta la
vita di una famiglia di ebrei ortodossi. La storia ruota attorno al
matrimonio di Shira, giovane promessa sposa che, dopo la morte per
parto della sorella, viene messa di fronte alla scelta di rinunciare al
predestinato sposo, per prendere in marito il cognato, rimasto vedovo.
Hadas Yaron è la prima attrice israeliana ad aver vinto la Coppa Volpi.
Un riconoscimento ottenuto come migliore attrice della 69a edizione del
Festival del Cinema di Venezia. Distribuito da Lucky Red, il film sarà
nelle sale italiane del 15 novembre.
Lucilla
Efrati - twitter @lefratimoked
Al crocevia con Gaza
I kiwi e la halva. I jeans e i ceci. Una mandria di vitelli troppo
cresciuti e perfino due zebre. Quali sono (o erano) le merci
autorizzate a transitare da Israele a Gaza? A tentare di rispondere a
quest’interrogativo è Luxuries di David Ofek, proiettato ieri sera alla
Casa del cinema di Roma nell’ambito del Pitigliani Kolno’a Festival.
Sceneggiatore, regista e produttore Ofek, che esce dalla prestigiosa
Sam Spiegel Film & Television School di Gerusalemme, si muove
con leggerezza tra documentario e narrazione in un’opera coprodotta
dalla tv israeliana che l’ha anche trasmessa e selezionata di recente
fra i cinque migliori lavori dal Forum dei documentaristi israeliani.
“In questo film – spiega il regista – ho lavorato assumendo il punto di
vista del cittadino israeliano. In quanto tale non posso entrare a Gaza
e, come tutti, sono continuamente esposto ai telegiornali della tv
israeliana. Il mio tentativo è stato quello di capire il sistema: in
altre parole, perché era permesso il tè e non il caffè? Il film è
partito da questa domanda e per tutta la sua durata cerca di capire,
senza sentimenti di rabbia”.
Nell’arco di quasi un’ora Ofek ci fa incontrare un’umanità variegata.
C’è il giovane camionista cresciuto in Russia ed emigrato ragazzo in
Israele che non capisce come si possa lasciar marcire la farina (“sono
cresciuto con un’altra mentalità, il pane non si butta”). C’è
l’importatore di kiwi che non si capacità del perché la sua frutta sia
vietata, in quanto considerata di lusso, e mele, banane e cachi entrino
liberamente. Il kibbutznik che ha visto crescere una mandria di vitelli
finché sono diventati tori e tenta tutte le vie per disfarsene e quello
che blocca i rifornimenti di benzina nel nome di Shalit. E infine il
direttore dello zoo di Gerusalemme che decide di donare due zebre allo
zoo di Gaza dopo aver visto che lì per mostrare ai bimbi come sono
fatte utilizzano due asini dipinti a righe nere. Le zebre non
passeranno e finiranno vendute a uno zoo indiano.
Intanto i rapporti commerciali, anche sulla spinta della politica,
evolvono verso una maggiore distensione. E Ofek ha ben chiaro che ciò
che non entra da Israele lo fa dalla parte dell’Egitto attraverso i
tunnel nel Sinai (“formalmente allora non poteva passare nulla, ma si
sapeva che le gallerie sotterranee erano ormai così larghe da
consentire il transito anche di mucche o automobili”). Anche se,
sottolinea, “il problema più grave è rappresentato dai materiali per
l’edilizia: l’ingresso è vietato perché si teme vengano usati a scopi
bellici ma è una mancanza che penalizza la popolazione che non può
ristrutturare le proprie case o costruire”.
Daniela Gross
- twitter @dgrossmoked
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Qui Lucca -
Comics&Jews nella capitale dei fumetti |
Al termine dei
quattro giorni dell’edizione 2012 di Lucca Comics& Games è ora
di fare un po’ di conti: più di 180mila le persone che hanno
festosamente invaso la città, con quel tocco di allegria e follia dato
dall’enorme presenza dei cosplayer (mille e seicento solo quelli
iscritti alle sfilate), ossia di coloro che sono venuti alla grande
manifestazione sul fumetto e sui giochi di ruolo travestiti come il
proprio personaggio preferito. Altissimo anche il numero dei giovani
fumettisti che hanno avuto modo di mostrare il loro lavoro ai
rappresentanti dei più noti editori del settore, a raccontare di una
manifestazione viva, in cui il pubblico è parte attiva, attenta e
partecipe. Gli incontri e le presentazioni sono stati tutti
affollatissimi, così come le mostre, le proiezioni, i laboratori
dell’area Junior e la bellissima rievocazione storica della battaglia
di Bunker Hill, che ha raccolto 200 persone a reinterpretare la storica
battaglia in cui per la prima volta un drappello di coloni americani
sfidò l’esercito inglese.
E in questo caleidoscopico mondo di personaggi di tutti i paesi e di
tutte le epoche anche Pagine Ebraiche faceva capolino, distribuita, con
il dossier speciale Comics & Jews, in tutti i punti
informazione insieme al programma e alla mappa ufficiale della
manifestazione. I due eventi organizzati dalla redazione hanno raccolto
i grandi nomi del fumetto intorno ad un tema non semplice: Walter
Chendi, Luca Enoch, Vittorio Giardino e David B., stimolati e provocati
da Giorgio Albertini e da Cinzia Leone si sono confrontati sul rapporto
fra realtà e fumetto e sulla possibilità di usare un mezzo così
particolare per occuparsi di fatti storici o, addirittura, come nel
caso de Il mio miglio nemico, diventare un saggio sulle relazioni fra
Stati Uniti e Medio Oriente. Durante la presentazione del dossier, e
durante lo showcase dell’artista francese David B. gli spunti sono
stati tanti e interessanti e belli gli scambi fra gli autori che hanno
avuto anche lo spazio per scambiare, lontano dai riflettori, parole,
impressioni, strumenti di lavoro, in un’atmosfera quasi complice, resa
ancora più piacevole dall’essere in una piccola e fascinosa città
toscana che, pur con qualche difficoltà, ha in fin dei conti retto bene
all’enorme invasione di appassionati, che si ritroveranno a Lucca
nell’autunno prossimo, per l’edizione 2013 di Lucca Comics
&Games.
a.t.
twitter@atrevesmoked
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Qui Torino - I mezzi di
pagamento nella società che cambia |
Si presenta domani
a Torino, in occasione di un incontro su 'I titoli di credito oggi'
promosso da Associazione Conversazioni di Diritto Bancario Cesare
Manfredi e Fondazione dell’Avvocatura Torinese Fulvio Croce, l'ultimo
lavoro sul tema dell'avvocato Giulio Disegni, che è
anche vicepresidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. "Strumenti di credito e
mezzi di pagamento. Cambiali, assegni, carte di credito, moneta
elettronica": questo il titolo del volume, edito da Giappichelli e
dedicato a una realtà complessa ed estremamente dinamica. Disegni
concentra in particolare il
proprio interesse su quattro titoli –
cambiale tratta, vaglia cambiario, assegno bancario e assegno circolare
– per poi analizzare altri mezzi di più recente diffusione quali
assegno postale, carte di credito, carte prepagate, moneta elettronica
e bancomat.
I lavori si apriranno alle 16.30 nella sede di Corso Re Umberto I° con
i saluti dei presidenti delle due realtà promotrici, Marco D’Arrigo e
Oreste Megaro. Seguiranno gli interventi di Eva Desana, professore
associato presso l’Università degli Studi di Torino, Giovanni
Zucchetti, Head PB Legal Italy di UniCredit, e del notaio Paolo Smirne.
Presiederà e coordinerà l'incontro il presidente del Tribunale di
Torino Luciano Panzani.
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In cornice - A porte chiuse |
Non fa piacere vedere una
sinagoga chiusa, vederne tre è quasi troppo, specie se sembrano
sbarrate, trasformate in fortezze da non penetrare. E' quel che mi è
capitato di vedere a Istanbul, dove iniziato col cercare di visitare il
grande bet haknesset Ahrida, il più noto e importante della città.
Risale all'inizio del XV secolo, e anche se è stato più volte vittima
di incendi, pare che mantenga grande fascino con la sua tevà a forma di
nave – metafora o dell'arca di Noè o della fuga in nave dalle grinfie
dell'Inquisizione –, il suo pavimento di marmo di Marmara, il suo Ehal
con le porte ornate di madreperla. Niente da fare: un grande
chiavistello chiude il cancello, e le cartacce lì davanti indicano che
da tempo nessuno è entrato. Strano, perché è stato restaurato con
grande impegno all'inizio degli anni '90, e potrebbe diventare una meta
turistica interessante, pur in una città splendida. Percorrendo qualche
centinaia di metri oltre la Ahrida, in direzione del centro città, si
arriva alla sinagoga Yanbol, costruita oltre 300 anni fa; pare sia in
legno, con quadri di panorama a ornare il soffitto, e un ricco Aron
Hakkodesh con la madreperla. In realtà è difficile da individuare
perché è piccola e senza neppure una mezuzà all'esterno; la porta
sbarrata, il filo spinato sul terrazzino e la telecamera, indicano che
si è arrivati al posto giusto. Certo, si può dire, ambedue le sinagoghe
si trovano nel quartiere di Balat, abitato da sempre da ebrei, ma poi
gradualmente abbandonato con il miglioramento delle condizioni
economiche. Ma allora perché anche il bet haknesset di Sirkeci, a due
passi dal centro, potenziale ottimo punto di riferimento per i turisti
di passaggio, è chiuso con una porta blindata, senza mezuzà, con il
solito filo spinato sui muri? Ho ben presente l'attentato alla sinagoga
di Nevé Shalom e Bet Israel di una decina di anni fa, ma, leggo, la
comunità di Istanbul conta oggi intorno alle 15.000 persone. Sono una
goccia fra i 17 milioni di abitanti della città, ma comunque una bella
realtà in termini italiani. Certamente in città sono aperte altre
sinagoghe, a partire da quella di Nevé Shalom vicino alla torre di
Galata, ma la sensazione lasciata dalle altre sinagoghe chiuse, pur
essendo possibili mete di tanti turisti sia per essere visitate sia per
pregarvi, indicano che la situazione non è tranquilla. E poi l'assenza
di mezuzot all'esterno è particolarmente inquietante, quasi fosse
imperativo mimetizzarsi, quasi ci si trovasse in una zona di pericolo.
Probabilmente dovremmo interessarci di più a quello che succede ai
nostri correligionari a Istanbul che vivono in un'economia in crescita,
fra gente ospitale e in una città splendida, ma probabilmente non
vivono un buon momento.
Daniele
Liberanome, critico d'arte
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Tea for Two - "Quel ragazzo
fiero di essere impuro"
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Ho sempre pensato a Primo
Levi con una sorta di timore reverenziale. Un senso di colpa non
indifferente che faceva capolino ogni volta. Mi sentivo additata come
una giovane viziata che vive nelle mollezze della sua 'tiepida casa'.
Levi, un giudice supremo serio e ferito, sofferto, sgualcito eppure
così dignitoso. Leggendo Il sistema periodico si attraversa lo specchio
magico e si approda in una diversa dimensione, lontana dall'immagine
stilizzata del testimone che noi tutti conosciamo. Si parte alla
scoperta dell'uomo. Alla scoperta di un ragazzo che muove i primi
passi, timido, impacciato. Chi avrebbe mai pensato alla scena di Primo
che rimugina sulle ragazze e non osa farsi avanti? Un libro ricco di
riflessioni ironiche e amare da bravo piemontese. Ogni storia prende il
titolo dalla tavola periodica, ogni storia come una pietra preziosa
incastonata in un diadema. Da Argon e la descrizione della famiglia
ebraica piena di personaggi fuori di zucca alle passeggiate in
montagna, gli amici e la chimica, amica fidata e un po' capricciosa.
Sono bastate le prime pagine per amare quel ragazzo, per volerlo
guardare negli occhi oltre i suoi occhiali spessi. Quel ragazzo fiero
di essere impuro: "... Se ne potevano trarre due conseguenze
filosofiche tra loro contrastanti: l'elogio della purezza, che protegge
dal male come un usbergo; l'elogio dell'impurezza, che dà adito ai
mutamenti, cioè alla vita. Perché la ruota giri perché la vita viva, ci
vogliono le impurezze: anche nel terreno, come è noto, se ha da essere
fertile. Ci vuole il dissenso, il diverso, il grano di sale e di
senape." Come si può non amare questo uomo? Con Il sistema periodico
l'occhio oggettivo cede il posto, ci si immerge in un marasma di
sentimenti, di piccoli pensieri luminosi, di serenate alla
vita. E a proposito di vita, la sua torna con l'amore per la
moglie Lucia Morpurgo, alla quale dedicherà: "...E quando, davanti alla
morte/ Ho gridato no da ogni fibra,/ Che non avevo ancora finito,/ Che
troppo ancora dovevo fare,/ Sono tornato perché c'eri tu." Meditiamo,
perché questo è un uomo.
Rachel
Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
Qui Roma
- Parliamo di vino
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Leggi
la rassegna |
Parliamo di vino è il titolo
dell'iniziativa dedicata alla conoscenza enologica che prende il via
questa sera al Centro Pitigliani. Quattro gli incontri che si
succederanno settimanalmente per affrontare le seguenti aree tematiche:
Il Bianco, Il Rosso, Bollicine e Dessert. Il ciclo di incontri,
realizzato in collaborazione con il dipartimento Delet della Comunità
ebraica di Roma, è coordinato da Giovanni Terracina di LeBonTon
Catering.
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Meno schede del
solito nella rassegna stampa di oggi.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono
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di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
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