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16 novembre 2012 -  2  Kislev 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
rav arbib
Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano
 

 

Il famoso episodio della vendita della primogenitura si conclude con le parole "E disprezzò Esàv la primogenitura". Se però ci basiamo sul commento di Rashì a un verso precedente, quello di Esàv non è disprezzo ma paura di assumersi una responsabilità che comporta una serie di pericoli. La Torà però considera questo disprezzo. Essere ebrei significa apprezzare l'ebraismo, considerarlo importante, dargli peso (la parola kavòd - rispetto, onore - ha la stessa radice della parola kavèd - pesante). Non assumersi delle responsabilità per paura dei rischi inevitabilmente connessi ad essi significa avere scarsa considerazione verso ciò che si fa.

Laura
Quercioli Mincer,
 slavista



laura quercioli mincer
Lunedì prossimo iniziano a Genova tre giorni di manifestazioni dedicate a Janusz Korczak. Eroe ebreo ed eroe polacco, Korczak aveva una personalità complessa e non priva di contraddizioni. Vicino agli ambienti socialisti, credeva però che l’unico vero cambiamento sarà apportato da una rivoluzione non in campo economico ma pedagogico. Al tempo stesso paragonava i bambini ad altre classi e popoli oppressi: donne, poveri, ebrei. Fondatore dell’orfanotrofio ebraico di Varsavia, non si è mai separato dai suoi duecento bambini, che ha voluto accompagnare anche nell’ultimo viaggio a Treblinka. Ma a chi gli chiedeva un maggior impegno in campo ebraico, rispondeva con la solita ironia “La questione ‘essere umano’ a volte mi mette un po’ in ombra la questione ‘ebreo’”.

davar
"Vicini a Israele. Per un comune orizzonte di pace"
Grande emozione nell'opinione pubblica per la durissima prova cui è sottoposta in queste ore la popolazione israeliana. “Essere al fianco di Israele – afferma Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – non è soltanto un impegno di noi ebrei della Diaspora, ad esso legati da un filo indissolubile che attraversa le generazioni e i luoghi. Essere al fianco di Israele è, o dovrebbe essere, l'impegno di tutti quei cittadini che si riconoscono nei valori universali che sono alla base delle nostre democrazie: libertà, diritti, fratellanza. Principi che sono antipodici a un sistema di potere tirannico e fondamentalista che, con la minaccia incessante delle armi, si prefigge di trasformare l'intera regione in un inferno di morte e di violenza”. Combatterlo è un'esigenza di sicurezza per tutti, israeliani e palestinesi. Combatterlo, ricorda Gattegna, vuol dire opporsi a un'ideologia malata che nel nome dell'odio minaccia le aspirazioni di convivenza di entrambi. “Al fianco di Israele in difesa del diritto. Il diritto di ognuno di noi, a prescindere dalle specifiche appartenze ideologiche, culturali e religiose, a veder riconosciuto un orizzonte comune di pace e prosperità”.
L'esercito proseguirà nell'offensiva su Gaza fino a quando Hamas non capirà che lanciare razzi contro il territorio israeliano non è più tollerabile. A ribadirlo, in un'intervista all'Ansa, l'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon. “L'obiettivo – spiega Gilon – è quello di rendere chiaro all'altra parte che non è possibile andare avanti con questi attacchi. Speriamo che capiscano presto perché altrimenti si renderà necessario agire più a lungo e in profondità”. Ottocenti gli ordigni sparati dalla Striscia dall'inizio di gennaio. Un livello di violenza che il diplomatico definisce “insopportabile” e “inaccettabile”.
“Vogliamo sottolineare che il popolo palestinese non è nostro nemico. Come sempre Hamas, la Jihad islamica e altre organizzazioni terroristiche – scrive in una nota l'ambasciatore d'Israele presso la Sente Sede Zion Evrony – stanno deliberatamente colpendoci nascondendosi dietro i loro stessi cittadini. La differenza fondamentale tra noi e loro è che noi evitiamo il più possibile di colpire i civili. Ieri ad esempio l''esercito israeliano ha fatto più di 20mila telefonate ai cittadini di Gaza e aerei da guerra hanno lanciato volantini allo scopo di allertare la popolazione affinché mantenesse le distanze dai militanti e dalle strutture di Hamas”. Sino ad ora è stato dimostrato autocontrollo, sottolinea Evrony, “ma siamo stati lasciati senza alternative”.
E mentre si moltiplicano gli appuntamenti di veglia nelle sinagoghe di tutto il mondo il rav Jonathan Sacks, rabbino capo d'Inghilterra e del Commonwealth, ribadisce con un intervento alla BBC l'ineludibile diritto del popolo ebraico “a vivere in pace e sicurezza, come tutte le altre nazioni della terra”.
La redazione del portale dell'ebraismo italiano, riunita questa mattina in assemblea nei locali della Comunità ebraica di Milano, continua intanto a monitorare gli interventi della stampa. “Raccontare il Medio Oriente, la sua complessità, i suoi intricati e spesso drammatici sviluppi – si legge in una nota emessa pochi minuti fa – è una sfida che l'informazione è chiamata a raccogliere con massima attenzione e responsabilità. Per questo suscita indignazione la scelta di un quotidiano come Libero di titolare 'Bombe ebraiche su Gaza' l'articolo, nel quale si racconta gli ultimi sviluppi dal caldissimo fronte israelo-palestinese. Una scelta offensiva, fuorviante e che dimostra scarsa consapevolezza di quali differenze intercorrano tra concetti ben distinti come quelli di nazionalità e di religione".

a.s - twitter @asmulevichmoked

Qui Milano - Non c’è futuro senza scuola
Doveva essere una serata di festa, di speranza per il futuro, e così è stato. Perché nonostante le notizie arrivate da Israele, non solo attraverso i mezzi di informazione, ma anche dai racconti diretti dei tantissimi italiani a Tel Aviv, di costruire il futuro non bisogna mai smettere e il futuro dell’ebraismo italiano passa dalle sue scuole. È questo il messaggio che ha voluto lanciare la Fondazione Scuola della Comunità ebraica di Milano nella cena di gala organizzata per raccogliere i fondi per borse di studio da destinare a tutti coloro che non possono sostenere il costo della retta. Ospite d’onore della serata è stato il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, ma tantissime anche le personalità del mondo della politica e della cultura italiana, i leader ebraici, i semplici iscritti, confluiti per l’occasione nella palestra della scuola trasformata nel più elegante dei palcoscenici, dal direttore del Corriere Della Sera Ferruccio De Bortoli, al vicesindaco Maria Grazia Guida, dall’onorevole Roberto Maroni all’eurodeputato Matteo Salvini, poi il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach e i presidenti delle Comunità di Roma e Trieste Riccardo Pacifici e Alessandro Salonichio.
“Stasera siamo quasi 500 persone, di più non potevamo essere, né era pensabile cambiare location – ha spiegato il presidente della Fondazione Marco Grego - Questo luogo è al centro del nostro progetto e al centro del nostro futuro, perché non c’è Comunità senza scuola”. Un
concetto condiviso anche dal presidente della Comunità di Milano Walker Meghnagi, che ha rievocato il suo arrivo in città dalla Libia cinquant’anni fa e la straordinaria accoglienza ricevuta in classe.
A condurre l’evento è stato il presidente onorario della Fondazione e consigliere UCEI Cobi Benatoff che ha ricordato il momento difficile che sta vivendo Israele invitando i presenti a un minuto di silenzio. Poi la scuola e l’educazione al centro delle riflessioni, con gli interventi del vicesindaco Guida, che ricopre anche l’incarico di assessore all’istruzione, del ministro, della preside della scuola Esterina Dana e di Daniela Ovadia, in rappresentanza dei genitori della scuola. “Vi ringrazio per l’attenzione che nella tradizione ebraica viene dedicata all’educazione, che insegna molto a tutto il mondo della scuola” le parole di Profumo, che si
è espresso anche sull’importanza di riconoscere all’istruzione e alla ricerca un valore maggiore  di quanto non si faccia attualmente in Italia.
“La nostra è una scuola con forte vocazione sperimentale – ha sottolineato la preside Dana – Molto spesso ci siamo ritrovati ad anticipare tendenze che poi sarebbero diventate nazionali, come avvenne con la riforma Brocca. Oggi ci confrontiamo con la sfida delle nuove tecnologie. E già abbiamo compiuto passi importanti, dall’aula multimediale Ort-Silvers ai tablet agli studenti del liceo”.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
Ada Treves twitter @atrevesmoked

Qui Milano - La grafica e le sfide dell'informazione
Giornate intense in questi giorni per una redazione che oltre a portare avanti il lavoro quotidiano - reso ancora più frenetico dalle notizie che arrivano da Israele – è impegnata negli appuntamenti regolari che portano i suoi componenti a riunirsi intorno a tematiche specifiche. La giornata di ieri  è stata dedicata ad una riflessione sulla complessa relazione fra grafica e giornalismo, iniziata con una visita alla mostra TDM5 Grafica italiana, alla Triennale di Milano. Dopo un saluto della direttrice del Triennale Design Museum e curatrice dell’esposizione Silvana Annichiarico è stato Elio Carmi a condurre il gruppo attraverso le sale, e con la sua competenza e passione ha saputo guidare l’attenzione dei presenti sulle idee più dirompenti che un giornalista non può non avere ben presenti.
La conversazione è continuata poi nella caffetteria del museo, dove la redazione ha invitato vari esperti del mondo della grafica e del design a ragionare insieme sulle testate e sul futuro dei giornali. David Piazza ha portato l’attenzione della redazione sugli elementi fondamentali che compongono una pagina di giornale e con la sua graffiante ironia ha saputo vivacizzare l’atmosfera, resa ancora più interessante dall’interagire di persone molto diverse. Il focus dell’intervento di Giuliano Tedesco (che si autodefinisce branding consultant e giornalista) ha portato poi l’attenzione dei presenti sull’infografica, facendo ben capire con diversi esempi come il rapporto esistente fra il giornalista e il grafico sia fondamentale non solo perché i giornali siano leggibili e belli, ma anche perché il loro ruolo non rischi di essere snaturato da immagini, grafici e rappresentazioni della realtà che non rispecchino quanto riportato nei testi. In sostanza per ridare al giornalismo il suo ruolo, quello di dare un’informazione corretta, completa e consapevole.

Odio sulla rete - In carcere un ideologo che operava sul web
È un'operazione diffusa su tutto il territorio nazionale quella che ha portato, questa mattina, all'arresto di numerosi fomentatori d'odio attivi nella galassia del web e dei social network. In carcere, tra gli altri, l'ideologo e tre attivisti di Stormfront, il sito neonazista e antisemita che sostiene la "superiorità della razza bianca" resosi protagonista in questi ultimi mesi di ripetute violentissime esternazioni a sfondo razziale. In manette Daniele Scarpino, amministratore del forum italiano del portale. Ordinanza di custodia cautelare in carcere, tra gli altri, anche per Diego Masi (Frosinone), Luca Cianfaglia (Teramo) e Micro Viola (Cantù). L'ipotesi di reato, formulata dal pool antiterrorismo della procura di Roma, è di aver costituito un'associazione “dedita all'incitamento all'odio razziale e alla diffusione di idee antisemite via internet”. Il forum, a quanto si apprende, dovrebbe essere presto oscurato. Numerose perquisizioni sono ancora in corso in varie regioni d'Italia tra cui Abruzzo, Calabria, Sicilia, Val d'Aosta, Lombardia e Lazio.
 
pilpul
Il miracolo di Grossman
Anna SegreC’è qualcosa di straordinario nel modo in cui i lettori italiani accolgono David Grossman. Non solo per l’affetto e il calore che lo circondano, ma anche perché almeno di fronte a lui si lasciano da parte una volta tanto le discussioni, i litigi e le polemiche sulla politica mediorientale e si parla dei suoi libri. Pare quasi che i lettori si dimentichino che è israeliano e vedano in lui semplicemente un grande scrittore. Mi ha colpito per esempio una classe di miei allievi: di fronte alla proposta (venuta da loro) di leggere tutti insieme un libro di Grossman abbiamo dovuto risalire a Ci sono bambini a zigzag del’94 perché molti di loro avevano già letto tutti i più recenti, e nella discussione che ne è seguita non si è sentito nessuno dei commenti un po’ malevoli verso Israele che pure erano venuti fuori ampiamente nel contesto non meno inopportuno della Giornata della Memoria. Ancora più straordinaria è stata ieri sera al Circolo dei lettori di Torino la presentazione del suo ultimo libro, Caduto fuori dal tempo. In un momento così difficile per Israele, in cui, tanto per cambiare, nessuno risparmia critiche feroci, confesso di aver temuto che la presentazione di Grossman sarebbe stata contestata o almeno trasformata in una discussione politica. Invece per fortuna non è accaduto nulla di tutto questo. Forse anche perché la grande affluenza di pubblico (più di un’ora di coda non bastava a garantire l’ingresso nella sala principale) ha selezionato i lettori più affezionati e tenuto fuori eventuali partecipanti occasionali pronti ad attaccar briga. Forse in parte anche per rispetto verso la terribile esperienza della perdita di un figlio vissuta dallo scrittore, e forse anche perché il libro parla proprio di quello. Ma c’è di più: con i miei allievi – e ancora di più ieri sera – ho avuto l’impressione che a Grossman sia riconosciuta una grandezza che va al di là di ogni identità e appartenenza specifica, una capacità, propria dei grandi scrittori, di parlare a tutti in ogni luogo e in tutte le epoche (del resto lo scrittore stesso ha presentato come uno dei vantaggi del proprio mestiere la possibilità di immedesimarsi in personaggi diversi con diverse identità). Una capacità che si è percepita in modo evidente dal silenzio assoluto, quasi palpabile, che ha accompagnato la lettura da parte di due attori delle pagine iniziali, bellissime e terribili. Anche una pagina in ebraico letta da Grossman stesso è stata accolta in un silenzio religioso, come se quelle parole, pur incomprensibili per quasi tutti, avessero in sé una forza misteriosa. Proprio da una parola ebraica è partita la presentazione: “shakul”, che indica chi ha perso un figlio, parola inesistente in molte lingue (tra cui la nostra); forse - dice Grossman - non è stata coniata perché si pensa che sia troppo terribile. Il tema delle parole è tornato più volte: per l’autore la stesura del libro, trovare le parole, è un modo per togliere lo straniamento tra lui e ciò che è successo, per autodeterminarsi, per rendersi conto che c’è uno spazio di manovra. Tra le altre cose, a proposito di identità, lo scrittore ha messo in guardia dal il rischio di autodefinirsi sempre in relazione a qualcun altro (così la frase è stata tradotta, ma in inglese suona contro qualcun altro, che è ancora più forte); un monito che merita di essere tenuto presente in molti contesti.

Anna Segre, insegnante


notizieflash   rassegna stampa
Qui Roma - Una serata per Israele   Leggi la rassegna

'Giocando farai tzedakà'. Questo lo slogan del grande evento mondano in programma domani sera all'Hotel Cavalier Astoria di Roma. Il ricavato dell'evento, organizzato da Aviv e dall'Associazione Donne Ebree d'Italia, sarà devoluto per la messa in sicurezza delle strutture israeliane minacciate dai razzi dei terroristi di Hamas. 




 

Missili da Gaza su Tel Aviv. Le notizie sulla crisi fra Israele e Gaza ricevono spazio in tutti i giornali italiani, anche sulle prima pagine, corredate di foto e approfondimenti. A raccontare l’incredulità degli abitanti di Tel Aviv al suono delle sirene è il corrispondente del Corriere della Sera Francesco Battistini, che firma anche un’intervista all’autorevole giornalista israeliano Nahum Barnea.


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