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22 novembre 2012 - 8 Kislev 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 


È noto il principio in base al quale “ma‘assè avòth simàn la-banìm”, ciò che accade ai Patriarchi va letto come segno per le future generazioni. Se ciò è vero per ognuno dei Patriarchi, è tanto più vero per Ya‘aqòv, che ricevendo il nome di Israèl diventa a tutti gli effetti il paradigma degli eventi futuri; ciò anche al punto che perfino l’interpretazione delle sue parole può essere letta come un messaggio per noi.
Incontrando i pastori al pozzo nei pressi di Aràm Naharàyim, sembra che Ya‘aqòv, avute le informazioni richieste, li rimproveri accusandoli di pigrizia: “Ancora il giorno è lungo, non è ora di radunare il bestiame; abbeverate il gregge, ed andate a pascolare!”. Essi gli rispondono che per poter abbeverare il gregge bisognerà attendere che arrivino tutti i pastori, dato il peso della pietra che chiude l’accesso al pozzo. Tuttavia, quando compare Rachèl, Ya‘aqòv sposta da solo la pesantissima pietra ed abbevera il gregge dello zio.
Questo è il racconto; ma da questo si possono reinterpretare le frasi fino a farne un messaggio valido quantomai oggi. Molto spesso ci lasciamo crogiolare nella pigrizia: le comunità ebraiche sono in crisi, l’Ebraismo si mantiene a fatica, eppure noi stiamo ad aspettare, non ci muoviamo, quasi arrendendoci fatalisticamente; Israele – l’insieme dell’Ebraismo – ci ammonisce che ancora non è tutto perduto, il giorno, il tempo dell’azione non è finito, abbiamo ancora la possibilità di abbeverarci alle fonti della Torà e – forti di questa linfa vitale – guidare ancora il gregge, guidare la nostra gente, condurla a vivere l’Ebraismo e non solo a farlo sopravvivere stentatamente. È però giustificata anche la nostra risposta: le nostre forze sono esigue e poco potremmo fare, bisognerebbe che a smuovere il macigno che ci impedisce di giungere alla meta si fosse tutti insieme; solo così si avrebbe la certezza di successo, solo se tutti gli Ebrei partecipassero alla propria salvezza, essa sarebbe garantita per tutti. Qui Israel non risponde; tuttavia viene il momento in cui riesce in sé stesso a trovare la forza per abbeverare quello che può, compiendo da solo un’opera impensabile; ed è vero che molte volte nuclei ebraici che in base alle leggi della demografia, della statistica, non avrebbero alcuna possibilità di sopravvivenza, per uno sforzo inimmaginabile precedentemente, per l’impennata di una o poche persone, riesce a risalire in qualche modo la china, a recuperare il suo Ebraismo, a dare la sopravvivenza a chi ha bisogno di tutto.
A nessuno è imposto di operare miracoli; ma credo fermamente che ognuno di noi ha almeno la facoltà di fare qualche piccolo miracolo, se non altro per sé. Essere discendenti di Ya‘aqòv significa anche questo.


Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
L'avvocato penalista che difende in tribunale un ripugnante assassino è per molti versi complice del delinquente, ma la società in genere lo accetta come parte di quei meccanismi di equilibrio civile che è importante mantenere anche se a volte sembrano contraddire il senso comune. Anche l'analista politico che si nutre dell'ipotesi che un ripugnante atto di terrorismo possa mettere in movimento un'azione diplomatica, è in questo stesso senso un complice. E sono complici anche quei sindaci di grande città o quel presidente di regione che in nome di mal compresi principi di solidarietà e di convivenza pacifica fra i popoli e le culture si dichiarano equivicini a chi mette le bombe negli autobus al centro della città, e chi al centro della città cerca invece di distruggere depositi di armi e munizioni. Superato il senso di pietà che tutto ciò provoca, è però opportuno riflettere con realismo sulla sostanza del problema e sulle sue ripercussioni a più lungo termine. Il conflitto attorno a Gaza conferma ancora una volta come lo sforzo di Israele di aderire a un codice etico di rispetto per la vita umana, anche in condizioni di guerra, finisca per creare un limite insormontabile alle possibilità di intervento armato, e d'altra parte inevitabilmente non possa risultare assolutamente a prova di errore. Di questi freni inibitori etici, peraltro, va detto che non esiste traccia nel mondo islamico, e questo si sapeva. La novità degli ultimi avvenimenti di Gaza è semmai il definitivo consolidamento di due entità palestinesi separate con dirigenti e interessi contrapposti. Da Gaza, Haniye (che non può mettere piede a Ramallah) lancia missili e spedisce uomini-bomba contro la popolazione civile in Israele. Da Ramallah, Abu Mazen (che è persona non grata a Gaza) dice di riconoscere Israele e cerca un riconoscimento politico all'ONU. Israele non può essere indifferente a questa doppia realtà che significa, certo, due diversi tipi di ostilità, ma che comunque impone due diverse strategie politiche. Israele deve usare il metodo appropriato per affrontare il contenzioso con ognuna delle due metà palestinesi. Deve trattare con chiunque sia disposto a trattare, e deve fare la guerra con chi vuole la guerra, ma sempre avendo chiaramente in mente e spiegando al mondo che i palestinesi esprimono oggi due entità politiche diverse e incompatibili. Ciascuna, se lo vorrà, potrà raggiungere al momento opportuno un suo accomodamento politico separato con Israele. Ma lo Stato palestinese uno e contiguo è deceduto questa settimana a Gaza.

davar
Vicini a Israele. Per la libertà, la democrazia, la pace. 
Prosegue in tutto il paese l'impegno di numerosi cittadini a fianco di Israele. Questo pomeriggio, a Roma, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e la redazione del portale dell'ebraismo italiano porteranno una testimonianza alla maratona oratoria 'Per la verità, per Israele' in programma a piazza di Montecitorio.“Ritengo che per amore della pace dobbiamo ristabilire la verità sul conflitto in corso e cancellare le parole malate con cui si criminalizza Israele e si delegittima il sacrosanto diritto di qualsiasi Stato democratico a difendere la sua popolazione civile gratuitamente attaccata”, spiega la vicepresidente della commissione Affari Esteri della Camera Fiamma Nirenstein, tra le promotrici dell'iniziativa.
Dopo i tanti flash mob di sensibilizzazione che nelle scorse ore hanno attraversato il paese – da Torino (nella foto) a Roma, da Milano a Firenze – nelle Comunità ebraiche si continua a lavorare intensamente sul fronte della solidarietà. Molto significativo l'appuntamento in programma questa sera a Torino con la partecipazione del sindaco, Piero Fassino, del consigliere dell'ambasciata d'Israele in Italia Livia Link, dei giornalisti Vittorio Dan Segre e Carlo Panella, del rabbino capo Rav Eliahu Birnbaum, del vicepresidente della Comunità ebraica Emanuel Segre Amar e di Marco Brunazzi.
Ed assume uno straordinario valore simbolico la sfida lanciata in queste ore in riva all'Arno con la corsa per la pace che vedrà correre domani mattina sulle stesse frequenze otto podisti israeliani e palestinesi. L'appuntamento è alle 10 davanti alla sinagoga di Firenze dove gli sportivi saranno accolti dai vertici della Comunità ebraica e dal rabbino capo rav Joseph Levi per poi percorrere, a passo di corsa, il breve tratto che separa la sinagoga dalla moschea di piazza dei Ciompi e là incontrare l'imam Izzedin Elzir. Un'iniziativa di grande significato, anche alla luce degli ultimi drammatici sviluppi dal Medio Oriente, che è promossa dalla onlus Enzo B in collaborazione con l'Opera del Tempio Ebraico e con il Maccabi Italia e che si inserisce nel quadro delle iniziative legate alla Maratona di Firenze e al suo prossimo gemellaggio con la Maratona di Gerusalemme annunciato in anteprima ai nostri lettori nelle scorse settimane (la vignetta è di Adriano dell'Aquila). A seguire conferenza stampa a Palazzo Vecchio cui prenderanno parte, oltre ai runner e alle autorità religiose delle due Comunità, il presidente di Firenze Marathon Giancarlo Romiti, l'assessore comunale alle Politiche Giovanili e Pari Opportunità Cristina Giachi, il presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello, il presidente dell'Opera del Tempio Ebraico Renzo Funaro e il presidente di Enzo B Cristina Nespoli. Nel corso dell'incontro, organizzato grazie al contributo tra gli altri di Sara Funaro, sarà inoltre proiettato un videomessaggio dei due sindaci, Matteo Renzi e Nir Barkat.

a.s - twitter @asmulevichmoked

Qui Milano - Sfide impegnative per la Comunità
Ordine del giorno particolarmente impegnativo per l’ultima riunione di Consiglio della Comunità ebraica di Milano: principale filo conduttore quello di trovare il migliore equilibrio tra una vita comunitaria ricca e inclusiva e la sostenibilità economica delle sue istituzioni e iniziative.
Scuola ancora una volta protagonista. Gli Open Days per presentare a genitori e alunni l’istituto in tutti i suoi ordini, dal nido alla secondaria di secondo grado, si avvicinano (gli appuntamenti sono compresi fra il 29 novembre e il 12 dicembre). Le iscrizioni si apriranno a febbraio e, in un momento di crisi economica, si è posta in modo forte l’esigenza di presentare alle famiglie il costo della retta. Una questione che deve fare però i conti con le difficoltà economiche della Comunità (in questi giorni l’assessore Raffaele Besso sta lavorando alla stesura del bilancio preventivo 2013).
Il Consiglio ha approvato all’unanimità la proposta formulata da Davide Hazan (consigliere membro della Commissione scuola) di mantenere immutate le rette dell’anno in corso e il sistema per richiedere lo sconto, basato sull’indice I.S.E.E., per quanto riguarda elementari, medie e liceo. Più dibattuto il tema di quelle del nido e della scuola dell’infanzia, che la precedente amministrazione aveva deciso di offrire gratuitamente (ad eccezione dei costi di mensa e protezione civile), nell’ottica di favorire l’immissione del maggior numero di bambini possibile nel circuito scolastico preparando il terreno per il futuro. Hazan si è detto favorevole a mantenere sostanzialmente immutata la logica del sistema, predisponendo però, oltre alla retta base, due fasce di rette più alte per le famiglie che abbiano la possibilità economica di un contributo maggiore “in un’ottica solidaristica che è tipica delle istituzioni ebraiche, e che comincia a lanciare un segnale per una ridefinizione della politica delle rette in futuro". Non possiamo, ha sottolineato, "cambiare la via che il Consiglio precedente imboccò con tanta forza all’improvviso e senza un’attenta riflessione. Ma contemporaneamente dobbiamo far capire alle famiglie che un sistema del genere per la nostra scuola non è alla lunga sostenibile”. Una ulteriore possibilità presentata da Hazan è stata quella di convenzionare un certo numero di posti del nido con il Comune, in modo che a fronte del fatto che i genitori paghino al Comune una retta differenziata per fasce di reddito, la scuola incameri un introito fisso per ogni iscritto. Di diversa opinione l’assessore alla Scuola Daniele Schwarz. “I nostri prezzi di nido e materna - ha affermato - sono talmente bassi da essere assolutamente fuori mercato. Riportiamo la retta al costo di mercato e scontiamo la differenza negli anni a venire, fino alle elementari, coerentemente con la scelta di fidelizzare gli alunni e tenerli nella nostra scuola il più a lungo possibile". Il Consiglio ha deciso però di seguire l’idea di una retta base poco più alta di quella attuale (a causa dell’aumento dei costi della protezione civile) e delle due rette più alte di solidarietà, riservandosi di approfondire e esplorare le altre strade nei prossimi mesi.
Non solo la scuola tuttavia al centro delle sfide economiche che deve affrontare la Comunità milanese. La Giunta è impegnata in una difficile trattativa con gli uffici fiscali per rateizzare l’esposizione derivante dagli sconti e dalle rateizzazioni agli iscritti in arretrato con il pagamento dei tributi comunitari concesse dopo aver già ceduto le loro posizioni agli esattori. E, a proposito di tributi, il Consiglio ha approvato all’unanimità il mantenimento del modello attuale, e la formazione di una Commissione contributi per favorire l’afflusso di fondi alla Comunità, formata dal consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Milo Hasbani, dal presidente della Comunità di Milano Walker Meghnagi, dall’assessore Besso, dal consigliere Gad Lazarov e dal segretario generale Alfonso Sassun. La formazione si avvarrà del contributo di una Commissione tecnica formata dallo stesso Sassun, dalla responsabile dei servizi sociali Dalia Fano, e da Zizi Ozlevi.
Prosegue inoltre l’adeguamento della Comunità alla Legge 231. Il segretario Sassun ha fatto il punto sulla situazione per quanto riguarda la nomina dei componenti dell’organo esterno di vigilanza.
Un pensiero viene rivolto anche alla situazione in Israele, con la relazione del responsabile dei rapporti istituzionali Daniele Nahum sul flash mob per Israele che ha portato oltre cento persone in piazza dei Mercanti a cantare l’Hatikvah sventolando le bandiere con la Stella di David. La Comunità ha inoltre aderito all’iniziativa della European Union of Jewish Students Hope4Hanukkah per raccogliere e inviare in Israele giocattoli per i bambini delle zone colpite dai razzi di Hamas. Presente in sala, tra gli altri, il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach.
A porte chiuse, infine, l’ultima parte del Consiglio, dedicato ad alcune polemiche scaturite e alle regole di partecipazione al corso di Talmud Torah per bambini organizzato nei locali della scuola dal Centro Noam, punto di riferimento della keillah di origine persiana.

Rossella Tercatin @rtercatinmoked

Qui Padova - Una giornata di studi per Giacomo Levi Civita
Patriota, garibaldino, ebreo italiano, appassionato amministratore della cosa pubblica: Padova ricorda Giacomo Levi Civita, membro del consiglio comunale della città per 45 anni, dal 1877 alla morte nel 1922, sindaco dal 1904 al 1910, senatore dal 1908. Lo ha fatto con un convegno nel Municipio cittadino, attualmente in corso di svolgimento, organizzato dall’Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea, dalla Comunità ebraica di Padova, dal Comune e dal Giardino dei Giusti del Mondo.
A portare i saluti dell'amministrazione comunale l’assessore Claudio Pironna, mentre per l’Istituto veneto è intervenuta la professoressa Alba Lazzaretto e per il Giardino dei Giusti l’avvocato Gianni Parenzo. Moderatore lo storico Gadi Luzzatto Voghera.
Ad approfondire la figura di Levi Civita e il suo impegno come amministratore cittadino, la storica Mariarosa Davi, che ha ricordato la sua capacità di dare vita a un governo con la partecipazione dei socialisti (impresa all’epoca impensabile a livello nazionale) e lo straordinario impulso che diede a Padova, il suo impegno per l’istruzione femminile, il suo intervento per salvare la Cappella degli Scrovegni dalla rovina che rischiava nelle mani dei proprietari privati.
Al centro del convegno il contributo dato dalla Comunità ebraica a Padova e nel panorama culturale europeo, anche attraverso la fondazione dell’Istituto rabbinico. “Un esperimento fondamentale per l’ebraismo italiano e mondiale, che si proponeva di formare rabbini con nuovi principi di istruzione civile, guide spirituali di ebrei finalmente accolti dalle nazioni come cittadini e legati alle proprie tradizioni solo nella dimensione religiosa” ha spiegato Luzzatto Voghera.
Delle figure più rilevanti che studiarono al Collegio rabbinico, che operò dal 1829 al 1876c si è occupata anche Maddalena Del Bianco dell’Università di Udine. Giorgio Roverato dell’Università di Padova ha poi messo in luce il ruolo di alcune famiglie ebraiche nel tessuto economico della città. Ai beni culturali ebraici e all’arte sono state dedicate le relazioni di Pier Cesare Ioly Zorattini e di Elena Casotto, rispettivamente dal titolo “Edgardo Morpurgo: dai beni culturali ebraici del Veneto alla storia degli Ebrei di Padova” e “Una nuova cultura dell’immagine: ebrei e pittura fra Otto e Novecento”.
Nel pomeriggio è previsto tra gli altri l’intervento del presidente della Comunità ebraica Romanin Jacur a proposito dell’esperienza di questa comunità nel dopoguerra.

pilpul
Sincerità per Israele
La pace e le tregue si fanno con il nemico, certo. E tanto più il nemico è odioso e criminale quanto più pace e accordi sono importanti. Attenzione però a non dimenticare i nemici-ma-non-proprio, a non voltare le spalle a chi da tempo ti guarda dritto negli occhi, a non ritirare sempre la mano davanti a chi te la porge.

Stefano Jesurum, giornalista

Verità per Israele
Esiste una sola buona ragione per non partecipare? Non credo. Stasera dovremo essere tanti di fronte a Montecitorio a Roma per ribadire ancora una volta la nostra verità per Israele. Perché, come spiegano gli organizzatori, l’unica strada che abbiamo per raggiungere la pace è quella di raccontare le cose come stanno. Dobbiamo ripetere fino alla nausea cosa significa vivere sotto minaccia di Hamas e che la reazione d’Israele è la naturale conseguenza di dodici mila missili in sei anni. Bisogna trovare la forza di spiegare all’opinione pubblica che difendere Israele non può essere solo la priorità degli ebrei, ma di coloro che credono che alcuni valori come la libertà e la democrazia non siano negoziabili e che una resa in Medio Oriente sarebbe il primo passo affinché ciò avvenga anche qui a casa nostra. Per questo stasera non possiamo mancare perché, anche se magari non riusciremo a convincere tutti delle nostre ragioni, se non altro avremo mostrato che Israele non rimarrà mai sola.

Daniel Funaro, studente

notizieflash   rassegna stampa
Obama e il Medio Oriente    Leggi la rassegna

Cosa cambia in Israele e in Medio Oriente dopo la conferma di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti? A confrontarsi, questa sera al Tempio di via Balbo a Roma, il corrispondente della Stampa Maurizio Molinari e il conduttore dell'Infedele Gad Lerner. L'incontro, organizzato su impulso della Comunità ebraica capitolina, avrà inizio alle 20.30.
 

Rassegna ancora ricca di voci dal Medio Oriente. Tra le testimonianze più dense che aiutano il lettore a districarsi nei tanti nodi irrisolti del conflitto le parole di due autorevoli intellettuali israeliani. Etgar Keret, intervistato da Davide Frattini per il Corriere, e Yoram Kaniuk, di cui la Stampa riporta un intervento in prima persona tradotto da Shulim Vogelmann.

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