Reazioni e sensibilità diverse dopo il voto all'Onu |
Numerose
reazioni e diverse sensibilità, nel mondo ebraico italiano, in seguito
al riconoscimento dell'Autorità Nazionale Palestinese come Stato
osservatore alle Nazioni Unite e al voto favorevole espresso in questa
sede dall'Italia. In un messaggio inviato a Palazzo Chigi
nell'imminenza del voto, il presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, facendosi interprete del pensiero
della maggioranza degli ebrei italiani, aveva scritto al presidente del
Consiglio sottolineando come soltanto trattative dirette tra Stato di
Israele e Anp “possano far compiere passi decisivi al processo di pace”
e come lo stesso processo rischi di essere indebolito da iniziative
unilaterali e non preventivamente concordate “sia presso le Nazioni
Unite che presso altri organismi internazionali”. Il presidente
dell'Unione esprime comunque apprezzamento, a Monti e a tutto il
governo, "per l'impegno sempre dimostrato nella costruzione di una pace
giusta e duratura tra tutti i popoli del Mediterraneo". Delusione:
questo il sentimento che prevale nelle parole dell'ambasciatore
d'Israele a Roma Naor Gilon che, pur rimarcando come questo voto non
intaccherà in alcun modo le solide relazioni tra Italia e Israele,
spiega: “È qualcosa che non ti aspetti dai tuoi migliori amici e
alleati. Quando è un amico a fare qualcosa di inatteso ti ferisce di
più”. Durissimo, sulle pagine del Giornale, l'editoriale del
vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera Fiamma
Nirenstein. “Non si è mai visto un rovesciamento politico come quello
cui ci ha costretto ad assistere Palazzo Chigi, del tutto
inaspettatamente, nelle ultime ore, lanciando il fulmine a ciel sereno
del riconoscimento unilaterale della Palestina. È davvero una brutta
sorpresa – commenta la giornalista – un incomprensibile rovesciamento
di linea politica, per un Parlamento che nel corso di questi anni ha
costruito con Israele un rapporto speciale”. Riccardo Pacifici,
presidente della Comunità ebraica di Roma, parla di “doccia fredda”. È
stata una decisione totalmente inaspettata, conferma, “visto che fino
al dibattito in televisione tra Bersani e Renzi l'Italia era nella
prudente linea dell'astensione”. Oggi Il Fatto Quotidiano attribuisce a
Pacifici ancora più nette. “Chi ha il potere di decidere sulla
questione – si legge – si è subito appiattito sull'agenda del primo
ministro in pectore, cioè Bersani. Avendo il segretario del Partito
Democratico risposto, nel faccia a faccia televisivo con Renzi, che è a
favore della richiesta di Abu Mazen, ecco che subito il premier Monti e
il presidente Napolitano gli sono andati dietro. Non ce lo saremmo mai
aspettato”. Per questo, aggiunge, “la Comunità che rappresento farà
campagna a favore di Renzi”. Rammarico anche tra gli italkim, gli
italiani d'Israele. “L'Italia si e' allineata all'Europa in una
decisione totalmente miope'', dice il presidente dell'Irgun Olè Italia
Vito Anav. ''Non e' certo la soluzione al problema elevare ora il
livello all'Onu dell'Anp. Anzi – contesta – potrebbe addirittura
inasprire le posizioni''. Impegnato a Basilea per il Congresso
federativo europeo, il presidente del Maccabi Italia Vittorio
Pavoncello sottolinea come la posizione condivisa da tutti i delegati,
a fronte di una decisione che penalizza fortemente lo Stato di Israele,
“sia quello di promuovere ulteriormermente l'unità e la fratellanza del
popolo ebraico”. L'amarezza corre anche sui social network. Riprendendo
una frase pronunciata da Abu Mazen (“Israele è uno Stato razzista”) il
presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia Daniele Regard, sul
proprio profilo Facebook scrive: “Questi sarebbero i moderati con i
quali dobbiamo fare la pace? La pace si fa con chi la vuole davvero...”. Ma
c'è anche chi guarda a questi avvenimenti in modo differente. Secondo
Giorgio Gomel i palestinesi sarebbero stati "costretti" a muoversi
unilateralmente a seguito "del rifiuto di Netanyahu di avviare
negoziati seri con l'Anp". Gomel parla di isolamento politico
“autodistruttivo” e sancisce: “È una sconfitta per tutti e per coloro,
come noi di Jstreet-Usa e JCall-Europa, che pensano che una soluzione
negoziata del conflitto fra le due parti in lotta secondo il principio
di 'Due Stati per due popoli' sia una necessità pragmatica e
irrinviabile”. Per Manuela Dviri, scrittrice, Israele avrebbe dovuto
essere il primo paese a riconoscere l'autorità palestinese come Stato
osservatore. “Che errore, che stupidità!”, posta su Facebook.
Soddisfatto per l'esito del voto Gad Lerner, giornalista. Nella home
page del suo blog un intervento di accusa rivolto ai leader ebraici
italiani. “Considerare gli organismi comunitari degli ebrei italiani
come una mera appendice del governo israeliano è un errore che da tempo
ne mortifica la potenzialità culturale e spirituale. Mi auguro –
conclude – che non si facciano giochetti politici ridicoli e ci si
renda conto che il rapporto organico instaurato con la destra
berlusconiana e post-missina ci ha screditati senza recare peraltro
vantaggi a Israele”.
Adam Smulevich - twitter @asmulevichmoked
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Qui Milano - Alla
Fondazione Corriere con Aldo Finzi |
“Fate eseguire la mia
musica” sussurrò Aldo Finzi ai familiari in punto di morte. Era il
1945. Il compositore ebreo milanese era stato piegato da profondi
dispiaceri e insostenibili preoccupazioni, a cominciare
dall’annullamento del concorso di cui era stato nominato vincitore,
quello indetto dal Teatro Alla Scala per la migliore opera prima nel
1937. A rievocare quei giorni, in un incontro promosso da Fondazione
Corriere della Sera e da Serenata al Vento, l’organizzazione che si è
occupata di portare l’omonima opera di Finzi sulle scene, è il figlio
di Aldo, l’avvocato Bruno Finzi, che era accanto al padre, quando
durante una passeggiata in Galleria Vittorio Emanuele il maestro
Riccardo Pick-Mangiagalli, che faceva parte della commissione
giudicatrice, annunciò in anteprima al compositore la vittoria.
Il sogno durò poco: con le prime avvisaglie della politica razzista e
poi con la promulgazione delle leggi antiebraiche tutto finì nel nulla
(“ma ci tengo a sottolineare che la vittoria non fu assegnata a un
altro, la Scala scelse di mandare il concorso deserto”).
Dopo il saluto del presidente RCS Piergaetano Marchetti, a introdurre
la serata è stato il giornalista del Corriere Gian Mario Benzing.
“Siamo di fronte a un grande compositore, che finì nell’oblio solo
perché ebreo negli anni bui. Le musiche di Finzi sono dense, vibranti
caratterizzate da una visione sempre alta, in cui il romanticismo si
fonde a una miscela di linguaggi diversi”. Accanto a lui sul palco
Bruno Finzi, che ha condiviso con il pubblico la memoria degli ultimi
anni del padre, ma anche le incredibili peripezie delle sue partiture,
che passarono da una sorella agente di concerti al compagno di studi
Giulio Confalonieri, il cui portiere alla sua morte restituì tutto a
Bruno in un sacco della spazzatura.
“La Serenata al Vento è un’opera straordinaria, ricchissima di
dettagli, complessa, eppure capace, nonostante i settanta strumenti che
coinvolge, di rimanere leggera. Un’opera in cui un mondo si dischiude a
ogni battuta, con Aldo che ti prende per mano, guidandoti a scoprirlo”
ha sottolineato il maestro Alberto Bramani, che insieme al musicologo
Gottfried Wagner, discendente di Richard, ha spiegato al pubblico il
valore delle composizioni di Finzi. È stato il suo violino, insieme al
pianoforte di Silvia Leggio, a chiudere la serata diffondendone le
note, dopo tante parole spese sulla sua musica. Eseguiti Estratto dalla
sonata per violino e pianoforte, Pavana per pianoforte, Pastoralina per
violino e pianoforte.
Ora l’attenzione si sposta al Bergamo Musica Festival: al Teatro
Donizetti sabato 1 dicembre Serenata al Vento andrà in scena per la
prima volta nella storia, grazie alla collaborazione di Regione
Lombardia, Jerusalem Foundation, Fondazione Accademia delle Opere e
Galdus Ente Formativo, che da vent’anni lavora con gli adolescenti per
dotarli di competenze professionali e artistiche che rispecchino il
loro talento. Sarà proprio uno dei fondatori di Galdus, il maestro
Diego Montrone, a dirigere l’opera, mentre la regia è stata affidata a
Otello Cenci. Il coinvolgimento dei giovani è un’altra caratteristica
del progetto, non soltanto nella composizione dell’orchestra e del
cast, ma anche nella realizzazione di gioielli, costumi e scenografie,
portata avanti dagli studenti di scuole professionali israeliane (molti
di loro andranno domani in scena come comparse). “Un modo meraviglioso
per far avvicinare alla musica ragazzi che probabilmente non ne
avrebbero mai avuto occasione” ha concluso Alberto Bramani.
Rossella
Tercatin twitter @rtercatinmoked
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Qui Roma - Al pub per
la solidarietà |
Molte reazioni, sulla nostra
pagina Facebook, all'iniziativa di un gruppo di ragazzi della Comunità
ebraica di Roma che, kippah in testa, ha voluto testimoniare la propria
vicinanza alle vittime dell'attacco e allo staff del locale di Campo
dei Fiori dove la scorsa settimana si è consumata la terribile
aggressione ai danni dei tifosi del Tottenham. "Bellissima iniziativa
di solidarietà. Eravamo in tanti e con ottimi propositi!" commenta, tra
gli altri Elio Limentani. Centinaia i 'mi piace' dei follower di Pagine
Ebraiche.
Boccali di birra, strette di mano e per finire un 'lechaim' hanno
caratterizzato la serata, conclusasi con il dono di una maglietta del
Maccabi alla direzione. Una scelta non casuale, fatta nello spirito
dell'impegno per i valori e l'orgoglio dell'appartenenza ebraica
testimoniati ogni volta sul campo da questa realtà. Daniel Di Porto,
tra i promotori: “Il nostro obiettivo? Portare solidarietà e allo
stesso tempo dimostrare che, in questo momento difficile per tutti, gli
ebrei romani non hanno paura di mostrarsi al mondo, di camminare a
testa alta orgogliosi della propria identità”. Sulla stessa lunghezza
d'onda Fabio Salmonì: “Le immagini circolate sui media ci hanno
sconvolto. Come cittadini italiani di religione ebraica – afferma – ci
siamo sentiti in dovere di fare qualcosa”.
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Qui Venezia - Ebrei,
tra Società e
Comunità |
Quali politiche culturali
per una Comunità? Quale il suo ruolo nella società civile? A queste
tematiche saranno dedicati due momenti chiave del fine settimana
veneziano organizzato dal Dipartimento educazione e cultura dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane. Un’occasione dunque per trascorrere
uno Shabbat nella suggestiva Comunità lagunare, ma anche per riflettere
sulle sfide dell’ebraismo italiano del terzo millennio.
Il direttore del Dec rav Roberto Della Rocca offrirà ai partecipanti
una lezione appena dopo l’inizio di Shabbat. Poi domani sera, rav Della
Rocca si confronterà sulle tematiche culturali con il presidente della
Comunità di Venezia Amos Luzzatto alle 18.30.
Domenica, dopo la commemorazione dei deportati da Venezia, l’incontro
Ebrei, tra Società e Comunità. A intervenire saranno Enzo Campelli,
sociologo e professore di Metodologia delle scienze sociali presso
l’Università di Roma La Sapienza, nonché coordinatore del progetto di
Ricerca socio-demografica sull’ebraismo italiano, il demografo
dell’Università ebraica di Gerusalemme Sergio Della Pergola, lo storico
Simon Levis Sullam, professore presso l’Università di Venezia Ca’
Foscari.
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La nostra bussola si
chiama Herzl |
Da
Basilea parti l'idea sionista di Teodoro Herzl.Il suo fantasma si è
materializzato durante i lavori del Congresso Europeo Maccabi in corso
di svolgimento nella città svizzera per celebrare la nascita, 65 anni
fa, del movimento.
Un attore israeliano con le sembianze del
teorico del sionismo rispondeva alle domande dei delegati. Accolto con
sarcasmo, pian piano il livello di attenzione si è alzato. Un successo.
A
domande di argomenti attuali quali lo Stato di Israele, la Shoah, i
missili da Gaza o la Diaspora oppure ancora l'antisemitismo a Budapest,
il nostro buon Teodoro rispondeva con citazioni dei suoi interventi o
di suoi scritti, datati oltre un secolo fa.
Herzl e il sionismo
sono sempre più la bussola del popolo ebraico. Ci indicano che c'è un
solo modo per sconfiggere chi ci vuole distruggere: restare uniti come
una sola grande famiglia.
Vittorio Pavoncello, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane
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29 novembre |
Per la cultura ebraica le
coincidenze di date non sono mai casuali; anche quando un evento
luttuoso si sovrappone ad uno lieto (per esempio con la distruzione
degli ebrei minacciata da Hamman di cui si ha notizia intorno a Pesach,
per cui Ester e tutto il popolo digiunano al posto di celebrare il
seder), la suggestione della data offre comunque un barlume di speranza.
Cosa dobbiamo pensare di un’Assemblea Generale dell’ONU che vota un
riconoscimento il 29 novembre, data in cui la stessa Assemblea approvò
nel 1947 il piano di spartizione che permise a Israele di nascere? Oggi
il voto sulla Palestina appare come una sconfitta diplomatica per
Israele, e anche la scelta della data suona come una voluta
contrapposizione, ma forse anche in questo caso la coincidenza offre un
barlume di speranza: se a Israele il 29 novembre ha portato fortuna,
perché non sperare che porti fortuna anche ai palestinesi? Perché non
sognare uno Stato palestinese libero e democratico al fianco di
Israele? Perché non augurargli di crescere e prosperare? A me pare che
questo augurio non possa che essere condiviso in particolare da tutti
coloro – come me e molti altri, credo la stragrande maggioranza degli
ebrei italiani - che credono in uno Stato d’Israele ebraico e
democratico (esistono forse altre soluzioni che permetterebbero a
Israele di conservare nel lungo periodo contemporaneamente l’identità
ebraica e la democrazia? Se ci sono nessuno me le ha mai spiegate). E
allora si può dissentire sul come e sul quando, si può essere
preoccupati per le conseguenze immediate, ma non si può fare a meno di
sognare che tra 65 anni la Palestina possa guardare indietro alle
difficoltà superate e ai traguardi raggiunti con lo stesso legittimo
orgoglio con cui oggi Israele può guardare indietro a quell’altro 29
novembre. E immaginare che un giorno festeggeranno tutti insieme le due
date coincidenti. Chissà, forse anche questa non sarà una favola.
Anna
Segre, insegnante
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Ricorsi storici e
riconoscimenti |
Il voto all’ONU a favore del
riconoscimento della Palestina come Stato non membro era scontato, un
pò meno il sostegno di Paesi come l'Italia che ha dimostrato, come
buona parte dei Paesi UE, di valutare la politica mediorientale secondo
i criteri occidentali, commettendo lo stesso errore che una parte
consistente della sinistra contestava a Bush quando questi affermava di
voler portare la democrazia in Iraq.
Il Medio Oriente non è l'Europa, troppe differenze culturali storiche,
religiose, linguistiche. I terroristi europei non facevano e non fanno
resistenza quando vengono arrestati e, spesso, finiscono col
collaborare con polizia e magistratura. Invece, i terroristi arabo
islamici in Medio Oriente si sacrificano pensando che, uccidendo gli
"infedeli", andranno in Paradiso con 72 vergini ad accoglierli.
E quanta ignoranza da parte di tanti commentatori europei che, nella
sicura Europa e senza aver idea del senso di insicurezza e terrore in
cui vivono gli israeliani da sempre, disquisiscono su Islam, Medio
Oriente, Ebraismo e Israele senza saperne granché.
Cos'altro dire? Si teme che adesso i Palestinesi possano denunciare
politici e militari israeliani alla Corte di Giustizia dell'Aja solo
per aver fatto ciò che è nell'interesse del popolo israeliano, cioè
combattere il terrorismo. Ma, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno,
anche i dirigenti palestinesi saranno passibili dello stesso
trattamento e potranno essere denunciati alla Corte dell'Aja per
terrorismo e chissà che non sia questo il modo per sconfiggere gli
estremisti palestinesi. Vedremo.
Nel
frattempo l'insicurezza e il senso di solitudine di Israele aumenta,
l'arroganza di Hamas, Hezbollah e Iran pure, i rischi di conflitto si
moltiplicano. Complimenti a tutti i Paesi che hanno votato a favore
dell'ANP! Hanno dimostrato che la storia del popolo ebraico si ripete
come accade da 3.500 anni. Hanno dimostrato di essere degni discendenti
e/o emuli di egiziani, assiri, greci, romani, bizantini, arabi,
crociati, spagnoli, russi, polacchi, ucraini, lituani, nazisti,
fascisti, comunisti. In fondo non è cambiato granché nel tempo. Quelli
che vogliono il male del popolo ebraico sono sempre gli stessi.
Daniele Coppin, geologo
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Roma
- Un ponte per Settimia |
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la rassegna |
Sarà inaugurato lunedi mattina alle 11 il ponte dedicato a Settimia
Spizzichino, l'unica ebrea romana che tornò viva dai campi di
concentramento nazisti, nel quartiere Ostiense dove Settimia visse fino
alla sua scomparsa nel 2000. "Quel ponte va verso un quartiere come
Marconi, importante per l'ebraismo, dove abbiamo tre sinagoghe e una
casa di riposo e dove speriamo di poter realizzare il centro sportivo
anche per il Maccabi" ha commentato il presidente della Comunità
ebraica di Roma Riccardo Pacifici, nel ringraziare il consigliere
comunale Pd Paolo Masini che chiese formalmente al Comune
l'intitolazione, il sindaco Alemanno che ne raccolse l'idea e
l'assessore alla Cultura Gasperini che l'ha portata in commissione
Toponomastica.
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La stragrande
maggioranza della rassegna odierna è dedicata al riconoscimento da
parte dell’Onu dello Stato di Palestina, con notevole varietà di
posizioni.
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incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
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posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
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