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4 dicembre 2012 -20 Kislev 5773 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Chi era lo sconosciuto
avversario con cui Yaakòv lotta tutta la notte?
All’inizio di questo incontro inquietante e misterioso la Torah lo
definisce come “un uomo”
(Bereshìt, 32; 25), mentre alla fine della storia lo descrive
come “ un angelo”, “penuel” (Bereshìt, 32; 32). Gli esegeti si dividono
tra chi sostiene che fosse l’angelo protettore di Esàv e chi
invece propende per identificarlo con l’angelo protettore di Yaakòv
stesso. Yaakòv assalito dal suo proprio custode. Una specie di io
sdoppiato di Yaakòv. L’io che in lui dubitava della sua
missione del suo avvenire della sua ragione di essere, quello che in
lui dichiarava, non merito niente, non valgo meno di niente,
non sono degno dei miei antenati e di miei discendenti. A questo punto
assistiamo allo scontro tra Yaakòv e Yaakòv, ma i due Yaakòv in quella
notte si ricongiungono. Il sognatore eroico e l’eterno fuggitivo,
l’uomo scialbo e ingannatore e il fondatore di una nazione la cui
elezione non è solo privilegio ma soprattutto lotta e
impegno e quindi dignità. Yaakòv aveva vissuto talmente a
lungo nell’ambiguità che non riusciva più a vedere chiaro, non
distingueva più il protettore di Esàv dal proprio. Ma quando
l’alba spunta diviene Israel, dovrà passare la notte, arrivare fino in
fondo al confronto, alla solitudine e all’angoscia per essere degno di
questo nome.
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Dario
Calimani,
anglista
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Israele
si isola dal mondo e il mondo se la prende con Israele; o, per chi
preferisce la visione inversa, il mondo se la prende con Israele e
Israele si isola dal mondo; in Israele si risveglia l’opposizione a
Netanyahu e alla decisione di espandere gli insediamenti; Bersani non
appoggia Israele ‘senza se e senza ma’, e gruppi di ebrei italiani, per
ripicca, dichiarano di voler votare Renzi alle primarie, e Bersani,
malgrado questa agghiacciante opposizione della strapotente lobby
ebraica (che per fortuna non esiste), trionfa oltre ogni aspettativa
(sta a vedere che è colpa degli ebrei!); una recente indagine mostra
come il grado di divisione delle comunità ebraiche italiane abbia
superato i limiti di guardia; e certa dis-informazione interna ha
raggiunto limiti inaccettabili di estremismo, che è anch’esso una forma
pericolosa di isolamento dalla realtà e di cecità di fronte ai punti di
vista altrui. Accostati questi elementi l’uno all’altro, si ha la
sensazione di essere sempre più vicini al fondo di un vicolo cieco. E
ci si chiede allora se non sia il caso che l’ebraismo, italiano e non,
riconsideri i propri punti di riferimento e, magari, si cerchino nuovi
‘opinion maker’ e nuove guide, più lungimiranti e un gocciolino più
illuminati. Si dirà che la qualità dell’ebraismo e quella delle sue
guide sono interdipendenti. Ed è ovvio: del valore dei rappresentanti è
sempre responsabile chi li sceglie. Ma, quando ci si accorge di essere
vicini a un precipizio esiste anche la possibilità di aprire gli occhi
per evitare esiti suicidi, da cui la Torah ci impone di esimerci.
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Qui Bari - Cesare
Mieli, caduto per l'Italia, testimone di pace
Il Sacrario militare si inchina alle regole di sepoltura ebraica
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“Che il ricordo dei caduti
ci aiuti a costruire una società migliore fondato sul rispetto, la
giustizia e la pace”. Le parole del rabbino capo di Roma rav Riccardo
Di Segni, solennemente trascritte sul libro degli ospiti, danno il
senso di un cerchio di memoria sul contributo ebraico alla costruzione
di un'Italia libera e democratica, un impegno spesso profuso a prezzo
del sangue, che si è idealmente chiuso questa mattina a Bari, al
sacrario militare che commemora i caduti d'Oltremare, con la
traslazione dei resti di Cesare Mieli – morto in divisa nel 1918, poco
più che 30enne, in Albania – dal loculo dove erano ospitati
all'apposita area fatta realizzare nel parco conformemente alla
prescrizione ebraica che vieta forme di sepoltura a muro. La
traslazione è stata autorizzata in seguito all'accoglimento della
richiesta da parte del ministero della Difesa (Commissariato generale
onoranze caduti di guerra) e con il sostegno dell'Onorcaduti di Roma
nelle figure, tra gli altri, del generale corpo d'armata Barbato, del
colonnello D'Andrea e del tenente colonnello Scarpone. “Onorando la
figura di Cesare Mieli onoriamo la figura di tutti gli italiani. Mai
potrà venir meno la riconoscenza e la doverosa ammirazione – ha
affermato il tenente colonnello Donato Marasco, direttore del sacrario
– verso tutti coloro che hanno donato la vita per la patria. Gli ebrei
che hanno servito il paese in divisa sono stati moltissimi”. Ad
assistere alla cerimonia, apertasi con la recitazione di alcuni salmi,
discendenti di Mieli giunti da Roma fino alla quarta generazione, un
gruppo di ebrei pugliesi e varie autorità militari tra cui il capo di
Stato maggiore del comando della Regione Puglia, colonnello Giuseppe
Maria Giovanni Tricarico.
Adam
Smulevich - twitter @asmulevichmoked
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Qui Roma - Un laboratorio per la reciproca
conoscenza |
Saranno orizzonti di
progettualità, dialogo e speranza quelli che Angelica Edna Calò Livne,
fondatrice di Beresheet La Shalom, traccerà questa sera a Roma, al
Palazzo della Cultura, ad un incontro – molto atteso – sulle sue
esperienze di pace in Medio Oriente organizzato nell'ambito del corso
Una cultura in tante culture in pieno svolgimento nelle scuole ebraiche
capitoline. In programma alle 20, l'evento è promosso dall'Associazione
Donne Ebree d'Italia in collaborazione con il Centro di Cultura
comunitario.
Questa mattina intanto, con il coinvolgimento di numerosi studenti e
insegnanti, sono ripresi gli appuntamenti del laboratorio. L'obiettivo
di questa intensa tre giorni di formazione, interamente coperta nei
costi dalla scuola ebraica, è quello di stimolare un senso di vicinanza
sempre più forte tra i partecipanti attraverso l'espressione artistica
e il movimento. Un'opportunità con evidenti benefici nella vita di
tutti i giorni nell'incontro – non sempre facile – con l'Altro e nei
rapporti sociali tra persone di culture differenti che siano il più
possibile alimentati all'insegna della reciproca conoscenza e
comprensione.
La scuola ebraica di Roma è la terza tappa per il 2012 dopo Convitto
Nazionale Vittorio Emanuele II e istituto Elvira Castelfranchi di
Finale Emilia. La realizzazione dei primi due incontri è stata
possibile grazie al contributo dei fondi della raccolta dell'Otto per
Mille destinato all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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Qui Padova - La Memoria e un velo di civiltà
da non lacerare |
3 dicembre 1943: i volontari
della Milizia Repubblicana danno il via alla caccia all’ebreo a Padova.
Ne riescono a catturare 47 che verranno condotti al campo di
concentramento allestito presso la villa Venier di Vo’ Vecchio, sui
colli Euganei. Sette mesi dopo, nel luglio del 1944, tutti i catturati
verranno deportati ad Auschwitz passando per la Risiera di San Sabba a
Trieste. Solo in tre faranno ritorno. 2 dicembre 2012: a distanza di 67
anni la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato assieme alla Comunità
ebraica di Padova una marcia silenziosa che ha attraversato le vie del
centro cittadino per terminare in via delle Piazze, sulla soglia della
sinagoga tedesca che i fascisti diedero alle fiamme nel maggio del
1943. Una marcia, un pellegrinaggio della memoria, di grande rilievo
civile, che ha visto la partecipazione di centinaia di cittadini comuni
che hanno voluto scrivere tutti assieme una pagina di alto significato
simbolico. “Non c’è futuro senza Memoria”, questo il motto della
manifestazione. Gli interventi dei rappresentanti del Comune (assessore
Claudio Piron), della Comunità ebraica (il presidente Davide Romanin
Jacur) e della Comunità di Sant’Egidio (Alessandra Coin) hanno
sottolineato la grande importanza di riproporre al centro della
coscienza civile il tema della Memoria per passare alle nuove
generazioni l’idea che senza di essa il sottile velo di civiltà che ci
ricopre verrà inesorabilmente lacerato. Nel concludere la serata il
rabbino capo rav Adolfo Locci ha sottolineato la ventennale amicizia e
unità d’intenti con la Comunità di Sant’Egidio.
La manifestazione si è svolta alla vigilia del viaggio della Memoria
organizzato dal Comune di Padova per gli studenti delle Superiori in
collaborazione con la Comunità ebraica. Quest’anno due pullman
porteranno cento ragazzi in visita ai campi di Buchenwald e Dachau.
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Qui Roma - Pacifici: "L'Europa ha perso un'occasione" |
“Sono
innegabili le aspettative che c’erano: il peso dell’Europa in una
mediazione di pace, anche alla luce della tregua che da pochi giorni è
in atto nell’area e nel conflitto che c’è stato tra l’autorità di Hamas
e Israele, avrebbe potuto essere incisivo", così il presidente della
Comunità di Roma Riccardo Pacifici ha parlato nel corso di
un’intervista dell’agenzia stampa Adnkronos, rispondendo a una domanda
sul voto alle Nazioni Unite che ha riconosciuto l’Autorità palestinese
come Stato osservatore - "È evidente - ha aggiunto - che L’Europa
ancora una volta perde un’occasione per portare avanti una linea
unitaria. Lancio una provocazione: paradossalmente sarebbe stato più
utile un voto di tutta l’Europa compatto e unanime, su una scelta che
poteva essere sì, astensione o voto contrario, che questo voto
disomogeneo. Da cittadino italiano è evidente che l’influsso delle
primarie e poi l’attuale vittoria di Bersani, il quale non ha fatto
mistero di aver fatto pressione, probabilmente, sul Colle, sullo stesso
presidente del Consiglio, sta cominciando a dare i suoi primi effetti.
Questo è un esercizio di democrazia che guardiamo con rispetto, ma non
condividiamo”, ha spiegato Pacifici, che ha aggiunto “Il processo di
pace di fatto è stato seppellito il 29 novembre alle Nazioni Unite, lì
dove si sono violati gli accordi di Oslo in cui si doveva arrivare a
quell’appuntamento con il voto consensuale di entrambe le parti. Oggi
ci troviamo in una situazione speculare ancora più confusa di quella
del 29 novembre”. Non soltanto le vicende mediorientali nell’ampia
intervista rilasciata dal presidente della Comunità di Roma. Al centro
della discussione anchegli ultimi fatti della Capitale, dalle
affermazioni dello stesso Pacifici all’indomani dell’attacco di Campo
de’ Fiori, al suo incontro con il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e
con il ministro Cancellieri. Le giornaliste dell'agenzia di stampa gli
hanno anche chiesto di toccaretemi come i rapporti con
l’amministrazione Alemanno e con le altre autorità locali. Pacifici ha
poi commentato la notizia che lo voleva un possibile candidato alla
carica di sindaco di Roma, ringraziando il presidente dell’Udc
Buttiglione per l’offerta, ma declinandola. Il presidente della
comunità di Roma si è infine detto fiducioso che la proposta di legge
contro il negazionismo, attualmente in fase di discussione in
commissione al Senato, diventerà legge dello Stato entro il prossimo 27
gennaio.
Rossella Tercatin twitter@rtercatinmoked
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I leader di domani
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Venerdì scorso sono scaduti
i termini per la presentazione di progetti relativi al Premio Rebecca
Benatoff, promosso dall’Associazione Hans Jonas. Alla fine ne sono
pervenuti otto, che saranno valutati dall’apposita commissione formata
da Ugo Ascoli, Cobi Benatoff, Anselmo Calò, Gianfranco Di Segni,
Benjamin Fadlun e Saul Meghnagi. Le domande provengono da Milano, da
Roma, dalle piccole comunità, e sono tutte presentate da giovani ebrei
italiani tra i 18 e i 35 anni.
Non conosco i progetti che devono essere prima di tutto giudicati dalla
commissione, ma ritengo che questo Premio sia, nel suo piccolo, un
modello da seguire. La nostra associazione promuove corsi di leadership
per giovani ebrei, progetti di ricerca, convegni culturali e politici
aperti anche al pubblico non ebraico. L’obiettivo ultimo è quello di
contribuire alla formazione della classe dirigente dell’ebraismo
italiano del futuro: leader che posseggano competenze pratiche e
possano ragionare su problemi concreti, che abbiano una visione e che
sappiano confrontarsi con opinioni differenti, che siano in grado di
aprire le comunità, rafforzandone l’identità anche nel confronto con
l’esterno.
In questo senso il Premio, reso possibile dalla generosità particolare
di Cobi Benatoff e della sua famiglia, mette i giovani alla prova. In
un’epoca in cui si parla tanto di ricambio generazionale, di
rinnovamento, di rottamazione, non si può pensare di diventare leader
con la “pappa pronta”. Non basta fruire di corsi già organizzati o di
eventi preconfezionati, avere una dimensione passiva. Occorre mettersi
in gioco e proporre le proprie idee, competere virtuosamente con gli
altri. Le istituzioni (o le associazioni) servono a favorire questo
processo. Un processo che deve partire dal basso e che speriamo possa
portare idee innovative e aria fresca nelle nostre comunità. In bocca
al lupo a tutti.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas - twitter @tobiazevi
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Storie - L’estate del 1938
e il mondo in frantumi
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“Quell’estate del 1938 è
stata anche l’ultimo periodo passato insieme a divertirsi, senza
preoccupazioni e con il solo pensiero di quanto la vita abituale poneva
loro davanti: la scuola, le amicizie, le prime simpatie amorose.
Proprio per questo se la ricordano così bene. Da quel momento in poi,
cambierà tutto: il mondo che conoscevano e su cui avevano costruito i
loro progetti di futuro si frantumò, d’improvviso”. È un brano del bel
libro Ci sarebbe bastato di Silvia Cuttin (Epika Edizioni, pp. 335),
che sarà presentato a Torino il 6 dicembre alle ore 18, presso il
Centro Sociale della Comunità Ebraica.
Questo volume racconta l'intreccio e la vita di tre cugini (Martino,
Ladislao detto Laci e Andreas detto Andi) e delle loro famiglie, i
Lager e i Goldstein, nella Fiume liberale e cosmopolita di oltre un
secolo fa. Silvia Cuttin, il cui nonno da parte materna è un Lager, è
andata sulle tracce della storia dei tre giovani e delle assurde
traversie a cui sono stati costretti dopo l'abominio delle leggi
razziali del 1938, facendo i conti ogni giorno con la persecuzione, la
cattiveria della società e il forzato esilio, fisico o morale.
Ne è venuto fuori un saggio con l’andamento narrativo di un romanzo,
scritto in prima persona, il cui pregio maggiore è la partecipazione
del lettore a tutte le fasi della ricerca e allo sviluppo delle
vicende, con la diaspora delle due famiglie, che si dividono tra
Italia, Palestina, Svizzera e Stati Uniti d’America.
Un libro che è anche una lancinante riflessione sul destino
individuale. Il destino imposto a tre ragazzi che avevano l'unico torto
di essere di origine ebraica. Martino finirà ad Auschwitz, da cui
miracolosamente tornerà. Laci si rifugerà in Svizzera. Andi,
trasferitosi in America, si arruolerà nella 10tg Mountain Division e
parteciperà alla campagna per la liberazione d’Italia, morendo a
Sassomolare, sull’Appennino, colpito da una granata, mentre soccorreva
dei commilitoni.
L’ultima pagina del libro ritorna con commozione all’agosto del 1938, a
Medea (Medveja), una località marina vicino a Fiume. L’ultima estate di
giochi, di sogni e di serenità dei tre cugini, la cui vita di lì a poco
sarebbe per sempre cambiata.
Mario
Avagliano
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
La giustizia deve
essere di questo mondo |
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Leggi la rassegna |
Sarà presentato oggi alle 18 al
Centro Bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane il
libro di Donatella Di Cesare, La giustizia deve essere di questo mondo,
Paesaggi dell'etica ebraica, Fazi editore. All'iniziativa saranno
presenti oltre all'autrice rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della
Comunità ebraica di Roma, Claudia Mancina e Roberto Olla, modera Myriam
Silvera.
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Due
diverse prospettive sulla decisione del primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu di costruire nuove case negli insediamenti
all’indomani del riconoscimento dell’Autorità palestinese come Stato
osservatore [...]
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
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