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10 dicembre 2012 - 26 Kislev 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav

Adolfo Locci, rabbino capo
di Padova

Le parashot di queste ultime settimane sono incentrate sui sogni. Nel Talmud, riguardo il sognare, troviamo questo detto: "chiunque dorma sette giorni senza sognare viene definito malvagio" (Berakhot 14a).
Il senso del detto sarebbe che il sogno è un segno di connessione con il Cielo i cui messaggi arrivano attraverso il sogno. Quando non si sogna, non ci sarebbe questa connessione. Pertanto sognare è considerato un fatto positivo per il singolo, trarne la giusta interpretazione è bene per la collettività.

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Uno storico pubblica un libro documentatissimo e serissimo su un episodio del Risorgimento, la detenzione nel 1860 nel forte di Fenestrelle di un centinaio di soldati dell'esercito borbonico, smontando radicalmente  un mito tuttora vivo, originatosi già nelle pagine della Civiltà Cattolica del 1861, in anni di ostilità durissima della Chiesa allo Stato Italiano, che equipara la detenzione a Fenestrelle di  questi soldati napoletani allo sterminio degli ebrei. Ma credete che questo libro, con i suoi puntuali riferimenti alle fonti, servirà a riconoscere il vero? No, ed infatti le polemiche sono già iniziate, irrazionali e viscerali, volte a salvaguardare l'immagine errata di migliaia e migliaia di napoletani lasciati morire nelle prigioni dei Savoia. E non ne parlo soltanto per l'assurdo confronto fatto tra Fenestrelle e i Lager. Ma perché il rifiuto delle fonti storiche, la menzogna propagata e generalizzata, la leggenda accettata acriticamente sono cose che ci riguardano, noi ebrei, fin troppo direttamente. Dalle accuse di omicidio rituale rivolte agli ebrei anche in assenza di qualsiasi corpo del reato, alla spiegazione in chiave  complottistica della realtà, alla menzogna odierna  dei negazionisti, il rifiuto del rigore documentario e la propaganda delle più esacerbate  leggende hanno avuto molte volte gli ebrei come obiettivo privilegiato. La forza del mito, il potere della menzogna sovrastano così il rigore della verità documentata. Riusciranno i nostri storici a far prevalere la realtà sulle favole, il documento sulla bugia?
           
davar
Università Bocconi e Pagine Ebraiche insieme
sull’istruzione come leva dello sviluppo economico
Università Bocconi e giornale dell'ebraismo italiano assieme per raccontare come l'antica lezione ebraica di investire sull'educazione possa servire come leva dello sviluppo economico. Un libro e un’occasione per riflettere sull’importanza dell’istruzione nello sviluppo dei popoli e delle loro economie, tema quanto mai attuale alla luce della crisi che sembra non conoscere facile soluzione. Il volume è “I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492” (Egea - Università Bocconi Editore, 2012), di Maristella Botticini, professoressa di economia alla Bocconi, e Zvi Eckstein della Università di Tel Aviv. L’occasione per presentarlo sarà la tavola rotonda “L’istruzione come leva dello sviluppo economico. Spunti dalla storia ebraica”, organizzato dall’Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research dell’ateneo milanese, dal giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, e dalla casa editrice del prestigioso ateneo milanese (a Milano, questo mercoledì 12 dicembre 2012, ore 18, Aula N03 piazza Sraffa 13).
L’opera, traduzione in italiano del libro pubblicato dagli stessi autori con Princeton University Press e in corso di pubblicazione in ebraico con Tel Aviv University Press, spiega come i valori culturali e le norme sociali promossi dall’ebraismo duemila anni fa, più ancora di proibizioni e persecuzioni, abbiano forgiato la storia economica e demografica degli ebrei.
All’incontro, moderato dal giornalista Guido Vitale, coordinatore Informazione e Cultura dell'Unione dele Comunità Ebraiche Italiane e direttore della redazione di Pagine Ebraiche, parteciperanno l’economista Alberto Alesina (Harvard University), l’autrice Maristella Botticini (Università Bocconi), il rabbino Roberto Della Rocca (direttore del dipartimento Educazione e Cultura dell’UCEI) e lo storico Giacomo Todeschini (Università di Trieste).

Di seguito l’anteprima del libro pubblicata sul numero di Pagine Ebraiche di novembre 2012:

Con questa traversata di 1500 anni di storia ebraica ci prefiggiamo di rispondere a una serie di domande. Perché fra gli ebrei vi sono così pochi contadini? Perché gli ebrei costituiscono una popolazione urbana di mercanti, imprenditori, banchieri, finanzieri, giuristi, medici e studiosi? Quando e perché questa struttura occupazionale e residenziale divenne la caratteristica peculiare degli ebrei? Perché la popolazione ebraica, dai 5– 5,5 milioni di persone che contava al tempo di Gesù, scese fino a 1–1,2 milioni al tempo di Maometto? Perché il numero degli ebrei raggiunse il livello più basso (meno di 1 milione) alla vigilia dell’espulsione di massa dalla penisola iberica nel 1492–97? Perché quella del popolo ebraico è stata una delle diaspore più disperse della storia, vissuta per millenni in condizioni di minoranza nelle città e nei centri urbani di tutto il mondo? Quando, come e perché gli ebrei divennero “i pochi eletti”? Quasi tutti sono convinti di conoscere le risposte a queste domande. [...]. Un economista argomenterebbe invece che le ricorrenti persecuzioni subite dagli ebrei, al pari di altre minoranze religiose ed etniche, ne ridussero l’incentivo a investire in capitale fisso (ad esempio, la terra). Poiché per lo stesso motivo attribuivano un valore elevato alla possibilità di spostarsi da un luogo all’altro, gli ebrei avrebbero dunque sviluppato una preferenza per l’investimento in capitale umano che, incorporandosi nella persona, è facilmente trasferibile e non è soggetto al rischio di esproprio. […] Analizzati dal punto di vista dell’economista, i dati storici inducono a ritenere che nessuna di queste radicate opinioni sia valida. Noi sosteniamo che la vera spiegazione va ricercata altrove. Come mostriamo nei capitoli seguenti, quelle caratteristiche peculiari del popolo ebraico furono il portato di un profondo mutamento della religione ebraica seguito alla distruzione del secondo tempio nel 70 d.C. Tale mutamento, che investì la leadership religiosa in seno alla comunità ebraica, trasformò il giudaismo da culto basato sui sacrifici rituali eseguiti nel tempio in una religione la cui norma principale prescriveva a ogni ebreo di leggere e studiare la Torah in ebraico e di mandare i figli a scuola o in sinagoga, dall’età di sei o sette anni, affinché anch’essi imparassero a farlo. Durante il periodo talmudico (dal III al VI secolo) l’applicazione di questa nuova norma religiosa, sommata allo sviluppo di istituzioni che garantivano l’applicazione dei contratti, determinò tre tratti distintivi della storia ebraica. La crescita e la diffusione dell’alfabetizzazione e dell’istruzione fra la popolazione ebraica prevalentemente rurale, nonché un lento ma significativo processo di conversione ad altre religioni, che determinò un notevole calo della popolazione ebraica durante la prima metà del primo millennio; l’acquisizione di un vantaggio comparato nelle attività urbane specializzate (ad esempio, l’artigianato, il commercio e il prestito di denaro), che gli ebrei istruiti scelsero di intraprendere quando l’urbanizzazione e lo sviluppo di un’economia mercantile fornirono loro l’opportunità di ricavare benefici pecuniari dal loro investimento nell’alfabetizzazione e nell’istruzione; la diaspora volontaria degli ebrei, che migravano alla ricerca di opportunità nei mestieri artigianali, nel commercio al dettaglio o a lunga distanza, nel prestito feneratizio, nelle attività bancarie e finanziarie, e nella professione medica.  

Qui Torino - “Dialogo, unica strada per la pace”
Comunità ebraica e Coreis a confronto sul monoteismo
“La riflessione e il dialogo sono sempre più necessari in una società che è multietnica, multireligiosa e multiculturale ma che rischia di esserlo solo a parole se non si sviluppano e intensificano momenti di riflessione comune, di dialogo e di scambio di opinioni come quello di oggi”. Ad affermarlo Giulio Disegni, vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha accolto con queste parole l'incontro svoltosi ieri sera nei locali di piazzetta Primo Levi tra Comunità ebraica di Torino e rappresentanti del Coreis-Comunità Religiosa Islamica sul tema 'Dialogo sul monoteismo: il principio dell'unità e unicità di Dio nella tradizione religiosa ebraica e islamica' (foto di Marco Morello). Molti i momenti di intenso dibattito e incontro che hanno caratterizzato la serata con protagonisti, tra gli altri, il leader comunitario Beppe Segre, il rabbino capo rav Eliahu Birnbaum, il presidente e fondatore della Coreis italiana Shaykh Abd al-Wahid Pallavicini, il vicepresidente Yahya Pallavicini e l'assessore alle pari opportunità del Comune di Torino Mariacristina Spinosa. “L'UCEI – ha sottolineato Disegni – ha avviato da tempo un proficuo rapporto con il Coreis, convinta che una miglior conoscenza e un dialogo intellettuale e religioso pur nelle differenti visioni sia indispensabile per garantire un presente e un futuro di vero rispetto e collaborazione interreligiosa e sociale in Italia e in Europa. Assistiamo purtroppo a nuovi ricorrenti rigurgiti di antisemitismo e di xenofobia, entrambi frutto di ignoranza e di pregiudizio, e solo una battaglia comune per la conoscenza dell’altro può aiutare a sconfiggere le barriere d’odio che ancora intaccano la nostra società. Auspichiamo inoltre che la Coreis, analogamente a quanto avvenuto 25 anni fa per l'UCEI, possa presto raggiungere un'intesa con lo Stato per il miglior sviluppo della propria identità religiosa e culturale". Suggestivo il parallelismo proposto da Beppe Segre. “Nell’anniversario dei 150 anni dalla costituzione dello Stato italiano abbiamo riflettuto e ragionato sulla storia in Italia della minoranza ebraica, che è passata dall’emarginazione nei ghetti alla conquista dei diritti civili e politici, dall’infamia delle leggi razziste ai diritti sanciti solennemente dalla Costituzione. Quindi non possiamo che essere uniti – ha affermato – nel richiedere per tutte le minoranze il diritto all’uguaglianza e il diritto al riconoscimento della propria identità. Auspichiamo che anche nei confronti della minoranza islamica i rapporti tra lo Stato e la confessione religiosa vengano regolate da specifiche Intese, che la preghiera della comunità islamica possa avvenire in moschee dignitose, facilmente accessibili ai fedeli e che siano riconosciuti i diritti di professare liberamente il culto e seguire le norme della tradizione”. Parole di condivisione per lo spirito genuino e di fratellanza che ha animato l'iniziativa sono giunte anche dal rav Birnbaum.  “È con vivo apprezzamento – ha spiegato – che benedico l’organizzazione di questa giornata di studio, non solo perché studieremo insieme, non solo per l’importanza dell’oggetto di studio, ma principalmente per l’incontro tra noi fratelli; fra i figli di Abramo nostro padre comune, fra i figli di Isacco ed i figli di Ismaele. Per me questo è un incontro che dà serenità a nostro padre Abramo. Siamo molto felici di questa occasione e speriamo che sia l’inizio di altri incontri di studi, di conversazione, di conoscenza reciproca”. Ebrei e musulmani insieme: per la pace, l'arricchimento culturale e spirituale, il diritto alla fede. Forte il richiamo all'unità dei cuori e degli intenti pronunciato dallo Shaykh Pallavicini. “In questi tempi molto particolari che sembrano mettere in crisi anche le religioni abbiamo la responsabilità di intervenire per saper volgere in bene questa crisi che ci tocca tutti. Crisi – è intervenuto – nel senso etimologico del termine, quello cioè di giudizio, momento della verità inerente allo svelarsi stesso della natura reale delle cose. Per noi uomini di fede il male risiede solo nell'inganno, che vuol farci guardare altrove e dimenticare Dio”.

Adam Smulevich
           

Qui Firenze - Nuovo Consiglio, assegnate le deleghe
Assegnate le deleghe interne al nuovo Consiglio della Comunità ebraica di Firenze. Il presidente Sara Cividalli si occuperà di Coordinamento e progettualità Consiglio, rapporti con le autorità, rapporti esterni: istituzioni, scuole, enti locali, rapporto con Consulta interreligiosa, rapporti con l'UCEI, rapporti con la stampa, educazione: nido, scuola materna, Talmud Torah e mensa interna. Al vicepresidente Davide Sadun sono andati invece Organizzazione, personale, segreteria, organizzazione e lavoro, sicurezza sul lavoro, gestione volontari, vigilanza società israelitica di misericordia, vigilanza ospizio israelitico Settimio Saadun, contabilità e redazione di progetti, mentre il terzo componente di Giunta, Enrico Fink, avrà responsabilità su Accoglienza, cultura, Progetto Noè, Beth Midrash, Giornata Europea della Cultura Ebraica, Giorno della Memoria, attività comunitarie, turismo e rapporti con Coopculture, museo e patrimonio culturale ebraico, rapporti con la Fondazione Ambron e Castiglioni. In Consiglio anche Franco Benadì (Anagrafe e contributi, patrimonio immobiliare, pratiche legali e problematiche assicurative), Milca Caro (Sicurezza, assistenza anziani, organizzazione attività socio ricreative, sedarim e coro dei giovani), Ariet Lea Jelinek (Gestione notiziario mensile, rapporto con i giovani, patrimonio librario, biblioteca e archivio storico), Roberto Orvieto (Bilancio e finanze, patrimonio immobiliare e rapporti bancari, economato, rapporti con l'Opera del Tempio), Guidobaldo Passigli (Gestione pratiche con Claims, assegni vitalizi, donazioni e lasciti, fund raising, rapporti con Toscana Ebraica ed eventuali pubblicazioni, cimiteri: manutenzioni, aperture e gestione posti) e Iacopo Treves (Ufficio rabbinico, Tempio, minhag, rapporti con altre realtà ebraiche, sistemi informatici, privacy). Referente per la sezione di Siena è il delegato Daniele Della Seta.

Pacifici: “Alba Dorata in Italia motivo di preoccupazione”
“In Grecia Alba Dorata sta consegnando sacchi di patate e viveri alle persone in difficoltà economiche e non si è inventata niente: sta facendo quello che facevano i nazisti e i fascisti prima di prendere il potere. Un movimento Alba Dorata è nato anche in Lombardia. Sono segnali preoccupanti, è lì che dobbiamo intervenire. Ci mobiliteremo anche come Comunità perché non si tratta solo di antisemitismo, ma è il rifiuto dell'altro, del diverso, dell'immigrato”. Ad affermarlo, nel corso della presentazione del calendario storico dell'Arma dei Carabinieri che ospita quest'anno una tavola speciale dedicata a quattro marescialli riconosciuti Giusti tra le Nazioni (Giacomo Avenia, Osman Carugno, Carlo Ravera ed Enrico Sibona), il presidente della Comunità ebraica di Roma e consigliere UCEI Riccardo Pacifici.
Facendo riferimento ad alcuni recenti episodi a sfondo razziale e antisemita Pacifici ha quindi sottolineato che a destare preoccupazione non sono tanto “50 ragazzetti” quanto tutte quelle persone, adulte e anziane, che li sostengono “pensando che con quell'ideologia si possano risolvere problemi”.

Qui Milano - Tutti in piazza per Hanukkah
Doppia accensione della Hanukkiah nelle piazze milanesi. La festa si è aperta al grande candelabro in piazzale Cadorna, per l’evento organizzato dalla vicina sinagoga Naar Israel ed è proseguita in piazza San Carlo a due passi dal Duomo, offrendo un interessante diversivo per i passanti indaffarati nelle compere festive.
L’assessore alla Cultura Stefano Boeri e il vicepresidente del Consiglio comunale Andrea Fanzago hanno portato il saluto della città, accolti da rav Levi Hazan dell’Organizzazione giovanile lubavitch responsabile dell’evento.
A spiegare il significato di Hanukkah sono stati il rabbino capo della Comunità ebraica di Milano Alfonso Arbib e il rabbino Moshe Lazar. Roberto Jarach, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha portato i saluti dell’UCEI e Daniele Nahum quelli della Comunità ebraica di Milano di cui è portavoce.
Ad accendere il candelabro è stato il consigliere comunale Ruggero Gabbai. Poi i discorsi hanno lasciato spazio a musica, danze e bomboloni.
L’appuntamento con l’accensione in piazza San Carlo è ogni sera alle 18 e venerdì alle 15.

Qui Casale - Le luci che hanno illuminato il mondo
Centinaia le candele che sono brillate nel vecchio ghetto ebraico di Casale Monferrato, attorno alla sinagoga barocca, sotto i melograni del cortile delle Api, nella Sala Carmi adibita alle mostre. Piccole, tremule, commoventi luci di tante Hanukkiot. Ricordo di un miracolo antico che oggi ha finito per acquisire un profondo significato contemporaneo. Merito anche di Comunità come quella di Casale che hanno trasformato questa festa in tre: nella stessa giornata è stato infatti possibile partecipare a una mostra destinata a presentare le nuove lampade che entrano nella singolare esperienza artistica del Museo dei Lumi (una raccolta di quasi 150 Hanukkiot realizzate da artisti, molti dei quali noti a livello mondiale), alla preghiera all'interno della Comunità e all'aggregarsi attorno alle luci di amici, autorità e rappresentanti di altre fedi religiose monoteiste.
È toccato a Elio Carmi, vicepresidente della Comunità ebraica, ricordare i motivi che hanno portato a condividere con tutti loro questo momento: “La festa durante la guerra dei Maccabei che ha permesso di strappare Gerusalemme alla dominazione greca. Non c'era abbastanza olio per riconsacrare il Tempio eppure durò miracolosamente per otto giorni. Si può dire che grazie a quella luce sono nate poi tutte le grandi religioni monoteiste del mondo”. I tanti significati della luce sono stati illustrati anche dai molti personaggi che hanno preso in mano lo shammash per accendere i lumi: il vescovo di Casale monsignor Alceste Catella, il sindaco Giorgio Demezzi, Roberto Frache della Comunità evangelica di Alessandria, Paolo Librè della Comunità metodista di Bassignana, il sindaco di Moncalvo Aldo Fara, Claudia De Benedetti in rappresentanza dell'UCEI, il presidente della Comunità ebraica Salvatore Giorgio Ottolenghi e ancora tanti amici del vitale nucleo ebraico di Valenza e di molte altre Comunità, persino di Bellinzona. Ospiti d’onore alcune giovani famiglie israeliane residenti in Monferrato. In totale nel weekend sono passate dalla Comunità circa 400 persone, cui si aggiunge anche una comitiva dell'associazione Italia - Israele che ha visitato sinagoga e musei nella giornata di domenica.
Terminata la parte formale, via libera a tutti i bambini che si divertono ogni anno nell'accensione delle Hanukkiot a loro dedicate con il rimpianto che quest'anno si è celebrato pubblicamente il primo giorno della festa e quindi c'era una sola candela da accendere.
Andando a ritroso nella giornata il momento ecumenico è stato preceduto dalla recitazione delle preghiere condotte dalla voce baritonale del consigliere Roberto Vitale e dall'accensione della lampada della Comunità casalese. Ma è stata l'arte ad inaugurare la serata: quest'anno la mostra personale dedicata a uno degli autori delle nuove lampade è stata assegnata al genovese Piergiorgio Colombara. Una quindicina di pezzi realizzati in metallo (ottone e rame) dalle forti connotazioni architettoniche, tra cui spicca una chanukkiah in cui le candele danno vita a guizzanti riflessi. Nella stanza attigua, dominata da un enorme candelabro, le nuove opere che entreranno a far parte di questa collezione singolare, realizzate da Omar Ronda, Maria Grazia Dapuzzo, Riccardo Dalisi, Lorenzo Piemonti, Danilo Seregni, Mario Borgese, Max Ferrigno, Luigi Carlo Viale, Dario Canova, Arianna Inglesi.
La festa però prosegue e non solo perché Hanukkah dura 8 giorni, ma perché 20 opere di Casale sono ospitate nel prestigioso Museo ebraico di Amsterdam - JHM - con un’esposizione temporanea che si chiuderà il 31 gennaio. Prossimamente è programmata anche una serata di gala alla presenza delle autorità locali e dei rappresentanti della Comunità. Analoga esposizione al Museo della Ceramica di Mondovì di Palazzo Fauzone di Guadamagno. Infine domenica prossima, alle 16, Colombara presenterà al pubblico le proprie opere. Un'occasione unica per visitare con una guida d'eccezione il Museo dei Lumi. L’ingresso alle manifestazioni è libero

Alberto Angelino   

Qui Roma - Italia e Israele unite dal vino kosher
Oltre 400 visitatori alla rassegna Il bello e il buono svoltasi ieri sera all'Hotel Sheraton di viale del Pattinaggio. Tra gli ospiti dell'evento, organizzato da Elio Galante e Mosè Silvera con l'obiettivo di creare un ponte tra Italia e Israele nel segno del cibo e dell'enologia di qualità, l'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e il rabbino capo rav Riccardo Di Segni. Prima dell'atteso momento degustativo l'accensione del secondo lume della Chanukkiah in compagnia del rav Di Segni e del noto presentatore televisivo Jocelyn.
Tra i temi dibattuti nel corso della serata la sfida di dare vita a una produzione rispettosa della norma ebraica in un paese d'eccellenza vinicola come l'Italia, la crescita di competitività della produzione enologica israeliana e i trend internazionali che vedono il kosher conquistare fette di mercato sempre più considerevoli in tutto il mondo.


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In cornice - Luce in mostra
daniele liberanomeLa channukkia è il pezzo di arte ebraica più diffuso nelle famiglie: la festa è molto amata, si celebra per lo più a casa e molti hanno una channukkia ricordo dalle generazioni precedenti o creata da qualche designer - bambini inclusi. Per di più, di solito è di piccole dimensioni, di materiali poveri ma duraturi. E' quindi l'oggetto ideale per raccontare la storia del nostro popolo attraverso l'arte, analizzando la diversa iconografia a seconda dei luoghi e dei tempi, le influenze del mondo circostante e fra comunità diverse. Insomma, mostre di channukkiot con un buon apparato critico sarebbero interessanti e utili. Faccio un esempio, lanciando solo spunti di riflessione: a casa di mia madre, la channukkia più interessante è quella che era stata regalata a mio nonno da Boris Schatz - fondatore a inizio Novecento della prima scuola d'arte in Israele, intitolata a Bezalel. E' semplice, in rame, su cui sono ricavati due leoni - simbolo che richiama Yehudà Hamakkabi; Schatz voleva quindi privilegiare gli aspetti militari-laici-nazionalistici della festa rispetto a quelli religiosi, come si addice a un sionista della prima ora. Nel rame aveva incastonato delle pietre azzurro/verdi di sapore orientale, a sottolineare ancora il legame con la terra di Israele e i sostanziali buoni rapporti con i vicini e l'ammirazione per la civiltà araba che caratterizzò l'atteggiamento dell'insediamento ebraico fino agli anni '20. Sono solo spunti su cui si potrebbe scrivere a lungo, dettati da una sola channukkia. Una mostra ben organizzata potrebbe arricchire chi presta, chi organizza, chi visita.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for two - Il mio grasso grosso matrimonio kosher
Qualche tempo fa ho preso una saggia decisione: sfuggire alla pressione sociale decidendo di vivere la mia singletudine aka zitellaggio con serenità. Verso i trenta avrei comprato due gatti, li avrei chiamati Tristano e Isotta, costruendo con loro un sereno ménage à trois che avrebbe rassicurato perfino Renato Zero. L'arrivo del migliore amico di mio padre, 'lo zio', ha scombinato i miei piani gloriosi. "Quando ti sposi?", "Ehh?!". Mi giro totalmente ignara: non è possibile, non sta avvenendo veramente. "Quanti anni hai?", "Ventidue mestissimi anni". "Devi darti una mossa, io ti aiuterò!". Così ho salutato con un lacrimone l'idea di Tristano e Isotta ai piedi del letto, l'ipotesi di una vita lontana da ansia da matrimonio e un nuovo capitolo della mia vita è iniziato: quello nel quale sono ufficialmente entrata nella fase delicata di radar da marito. Fare nomi non è concesso, ma sappiate, prestanti giovani dai ventidue ai trentadue, che siete stati tutti presi in considerazione e schedati con una cura certosina. Inutili le mie opposizioni, il mio tirare in ballo Simone de Beauvoir, sono diventata come Toula, la protagonista del meraviglioso film Il mio grosso, grasso matrimonio greco. "Devi andare Grecia a trovare bravo marito" , "Mai credevo tu 'trovassi' qualcuno. Mai. Mai", "Oppà", ovviamente declinato nel jewish style. Non temete fedeli lettori, l'abito bianco è ancora lontano e la de Beauvoir è sempre presente. E non ci crederete mai ma io, fifona di prima categoria in tema di pressione sociale, alla fine mi sono divertita: ho sempre voluto vivere dentro Orgoglio e pregiudizio e ora non posso proprio lamentarmi, sono stata accontentata. Poi, complice un vecchio esame di antropologia culturale, in ogni situazione cerco di applicare una visione distaccata e non giudicante da aspirante etnografa professionista. La conclusione, dopo due giorni di completa full immersion riguardo matrimoni ed altri disastri, è la seguente: "Caro zio, se verso i quaranta incastrerò qualcuno disposto a rompere un bicchiere per me, sarai di certo il primo a saperlo". Oppà!

Rachel Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2


notizie flash   rassegna stampa
Roma - Anima/Viscera,
la carta grande protagonista
  Leggi la rassegna

Si inaugura questa sera alle 18.30, alla Galleria Marie-Laure Fleisch, la doppia personale di Etti Abergel e Yael Balaban intitolata Anima/Viscera, ultimo appuntamento del progetto About Paper. Israeli Contemporary Art a cura di Giorgia Calò. L'incontro sarà preceduto da una performance di Ofri Cnaani alla Casa delle Letterature.
           


 

“Gli insediamenti occupano tra il 2% ed il 6% della superficie del territorio della Cisgiordania ed un territorio ugualmente grande dovremo darlo ai palestinesi da un'altra parte. Non si tratta di un problema insolubile”.



















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