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10 dicembre 2012 - 26 Kislev
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Adolfo
Locci, rabbino capo
di Padova
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Le
parashot di queste ultime settimane sono incentrate sui sogni. Nel
Talmud, riguardo il sognare, troviamo questo detto: "chiunque dorma
sette giorni senza sognare viene definito malvagio" (Berakhot 14a). Il
senso del detto sarebbe che il sogno è un segno di connessione con il
Cielo i cui messaggi arrivano attraverso il sogno. Quando non si sogna,
non ci sarebbe questa connessione. Pertanto sognare è considerato un
fatto positivo per il singolo, trarne la giusta interpretazione è bene
per la collettività.
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Anna
Foa,
storica
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Uno storico
pubblica un libro documentatissimo e serissimo su un episodio del
Risorgimento, la detenzione nel 1860 nel forte di Fenestrelle di un
centinaio di soldati dell'esercito borbonico, smontando
radicalmente un mito tuttora vivo, originatosi già nelle pagine
della Civiltà Cattolica del 1861, in anni di ostilità durissima della
Chiesa allo Stato Italiano, che equipara la detenzione a Fenestrelle
di questi soldati napoletani allo sterminio degli ebrei. Ma
credete che questo libro, con i suoi puntuali riferimenti alle fonti,
servirà a riconoscere il vero? No, ed infatti le polemiche sono già
iniziate, irrazionali e viscerali, volte a salvaguardare l'immagine
errata di migliaia e migliaia di napoletani lasciati morire nelle
prigioni dei Savoia. E non ne parlo soltanto per l'assurdo confronto
fatto tra Fenestrelle e i Lager. Ma perché il rifiuto delle fonti
storiche, la menzogna propagata e generalizzata, la leggenda accettata
acriticamente sono cose che ci riguardano, noi ebrei, fin troppo
direttamente. Dalle accuse di omicidio rituale rivolte agli ebrei anche
in assenza di qualsiasi corpo del reato, alla spiegazione in
chiave complottistica della realtà, alla menzogna odierna
dei negazionisti, il rifiuto del rigore documentario e la propaganda
delle più esacerbate leggende hanno avuto molte volte gli ebrei
come obiettivo privilegiato. La forza del mito, il potere della
menzogna sovrastano così il rigore della verità documentata.
Riusciranno i nostri storici a far prevalere la realtà sulle favole, il
documento sulla bugia?
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Università Bocconi e Pagine Ebraiche insieme sull’istruzione come leva dello sviluppo economico |
Università
Bocconi e giornale dell'ebraismo italiano assieme per raccontare come
l'antica lezione ebraica di investire sull'educazione possa servire
come leva dello sviluppo economico. Un libro e un’occasione per
riflettere sull’importanza dell’istruzione nello sviluppo dei popoli e
delle loro economie, tema quanto mai attuale alla luce della crisi che
sembra non conoscere facile soluzione. Il volume è “I pochi eletti. Il
ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492” (Egea -
Università Bocconi Editore, 2012), di Maristella Botticini,
professoressa di economia alla Bocconi, e Zvi Eckstein della Università
di Tel Aviv. L’occasione per presentarlo sarà la tavola rotonda
“L’istruzione come leva dello sviluppo economico. Spunti dalla storia
ebraica”, organizzato dall’Innocenzo Gasparini Institute for Economic
Research dell’ateneo milanese, dal giornale dell’ebraismo italiano
Pagine Ebraiche, e dalla casa editrice del prestigioso ateneo milanese
(a Milano, questo mercoledì 12 dicembre 2012, ore 18, Aula N03 piazza
Sraffa 13). L’opera, traduzione in italiano del libro pubblicato
dagli stessi autori con Princeton University Press e in corso di
pubblicazione in ebraico con Tel Aviv University Press, spiega come i
valori culturali e le norme sociali promossi dall’ebraismo duemila anni
fa, più ancora di proibizioni e persecuzioni, abbiano forgiato la
storia economica e demografica degli ebrei. All’incontro, moderato
dal giornalista Guido Vitale, coordinatore Informazione e Cultura
dell'Unione dele Comunità Ebraiche Italiane e direttore della redazione
di Pagine Ebraiche, parteciperanno l’economista Alberto Alesina
(Harvard University), l’autrice Maristella Botticini (Università
Bocconi), il rabbino Roberto Della Rocca (direttore del dipartimento
Educazione e Cultura dell’UCEI) e lo storico Giacomo Todeschini
(Università di Trieste).
Di seguito l’anteprima del libro pubblicata sul numero di Pagine Ebraiche di novembre 2012:
Con
questa traversata di 1500 anni di storia ebraica ci prefiggiamo di
rispondere a una serie di domande. Perché fra gli ebrei vi sono così
pochi contadini? Perché gli ebrei costituiscono una popolazione urbana
di mercanti, imprenditori, banchieri, finanzieri, giuristi, medici e
studiosi? Quando e perché questa struttura occupazionale e residenziale
divenne la caratteristica peculiare degli ebrei? Perché la popolazione
ebraica, dai 5– 5,5 milioni di persone che contava al tempo di Gesù,
scese fino a 1–1,2 milioni al tempo di Maometto? Perché il numero degli
ebrei raggiunse il livello più basso (meno di 1 milione) alla vigilia
dell’espulsione di massa dalla penisola iberica nel 1492–97? Perché
quella del popolo ebraico è stata una delle diaspore più disperse della
storia, vissuta per millenni in condizioni di minoranza nelle città e
nei centri urbani di tutto il mondo? Quando, come e perché gli ebrei
divennero “i pochi eletti”? Quasi tutti sono convinti di conoscere le
risposte a queste domande. [...]. Un economista argomenterebbe invece
che le ricorrenti persecuzioni subite dagli ebrei, al pari di altre
minoranze religiose ed etniche, ne ridussero l’incentivo a investire in
capitale fisso (ad esempio, la terra). Poiché per lo stesso motivo
attribuivano un valore elevato alla possibilità di spostarsi da un
luogo all’altro, gli ebrei avrebbero dunque sviluppato una preferenza
per l’investimento in capitale umano che, incorporandosi nella persona,
è facilmente trasferibile e non è soggetto al rischio di esproprio. […]
Analizzati dal punto di vista dell’economista, i dati storici inducono
a ritenere che nessuna di queste radicate opinioni sia valida. Noi
sosteniamo che la vera spiegazione va ricercata altrove. Come mostriamo
nei capitoli seguenti, quelle caratteristiche peculiari del popolo
ebraico furono il portato di un profondo mutamento della religione
ebraica seguito alla distruzione del secondo tempio nel 70 d.C. Tale
mutamento, che investì la leadership religiosa in seno alla comunità
ebraica, trasformò il giudaismo da culto basato sui sacrifici rituali
eseguiti nel tempio in una religione la cui norma principale
prescriveva a ogni ebreo di leggere e studiare la Torah in ebraico e di
mandare i figli a scuola o in sinagoga, dall’età di sei o sette anni,
affinché anch’essi imparassero a farlo. Durante il periodo talmudico
(dal III al VI secolo) l’applicazione di questa nuova norma religiosa,
sommata allo sviluppo di istituzioni che garantivano l’applicazione dei
contratti, determinò tre tratti distintivi della storia ebraica. La
crescita e la diffusione dell’alfabetizzazione e dell’istruzione fra la
popolazione ebraica prevalentemente rurale, nonché un lento ma
significativo processo di conversione ad altre religioni, che determinò
un notevole calo della popolazione ebraica durante la prima metà del
primo millennio; l’acquisizione di un vantaggio comparato nelle
attività urbane specializzate (ad esempio, l’artigianato, il commercio
e il prestito di denaro), che gli ebrei istruiti scelsero di
intraprendere quando l’urbanizzazione e lo sviluppo di un’economia
mercantile fornirono loro l’opportunità di ricavare benefici pecuniari
dal loro investimento nell’alfabetizzazione e nell’istruzione; la
diaspora volontaria degli ebrei, che migravano alla ricerca di
opportunità nei mestieri artigianali, nel commercio al dettaglio o a
lunga distanza, nel prestito feneratizio, nelle attività bancarie e
finanziarie, e nella professione medica.
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Qui Torino - “Dialogo, unica strada per la pace” Comunità ebraica e Coreis a confronto sul monoteismo |
“La
riflessione e il dialogo sono sempre più necessari in una società che è
multietnica, multireligiosa e multiculturale ma che rischia di esserlo
solo a parole se non si sviluppano e intensificano momenti di
riflessione comune, di dialogo e di scambio di opinioni come quello di
oggi”. Ad affermarlo Giulio Disegni, vicepresidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, che ha accolto con queste parole l'incontro
svoltosi ieri sera nei locali di piazzetta Primo Levi tra Comunità
ebraica di Torino e rappresentanti del Coreis-Comunità Religiosa
Islamica sul tema 'Dialogo sul monoteismo: il principio dell'unità e
unicità di Dio nella tradizione religiosa ebraica e islamica' (foto di
Marco Morello). Molti i momenti di intenso dibattito e incontro che
hanno caratterizzato la serata con protagonisti, tra gli altri, il
leader comunitario Beppe Segre, il rabbino capo rav Eliahu Birnbaum, il
presidente e fondatore della Coreis italiana Shaykh Abd al-Wahid
Pallavicini, il vicepresidente Yahya Pallavicini e l'assessore alle
pari opportunità del Comune di Torino Mariacristina Spinosa. “L'UCEI –
ha sottolineato Disegni – ha avviato da tempo un proficuo rapporto con
il Coreis, convinta che una miglior conoscenza e un dialogo
intellettuale e religioso pur nelle differenti visioni sia
indispensabile per garantire un presente e un futuro di vero rispetto e
collaborazione interreligiosa e sociale in Italia e in Europa.
Assistiamo purtroppo a nuovi ricorrenti rigurgiti di antisemitismo e di
xenofobia, entrambi frutto di ignoranza e di pregiudizio, e solo una
battaglia comune per la conoscenza dell’altro può aiutare a sconfiggere
le barriere d’odio che ancora intaccano la nostra società. Auspichiamo
inoltre che la Coreis, analogamente a quanto avvenuto 25 anni fa per
l'UCEI, possa presto raggiungere un'intesa con lo Stato per il miglior
sviluppo della propria identità religiosa e culturale". Suggestivo il
parallelismo proposto da Beppe Segre. “Nell’anniversario dei 150 anni
dalla costituzione dello Stato italiano abbiamo riflettuto e ragionato
sulla storia in Italia della minoranza ebraica, che è passata
dall’emarginazione nei ghetti alla conquista dei diritti civili e
politici, dall’infamia delle leggi razziste ai diritti sanciti
solennemente dalla Costituzione. Quindi non possiamo che essere uniti –
ha affermato – nel richiedere per tutte le minoranze il diritto
all’uguaglianza e il diritto al riconoscimento della propria identità.
Auspichiamo che anche nei confronti della minoranza islamica i rapporti
tra lo Stato e la confessione religiosa vengano regolate da specifiche
Intese, che la preghiera della comunità islamica possa avvenire in
moschee dignitose, facilmente accessibili ai fedeli e che siano
riconosciuti i diritti di professare liberamente il culto e seguire le
norme della tradizione”. Parole di condivisione per lo spirito genuino
e di fratellanza che ha animato l'iniziativa sono giunte anche dal rav
Birnbaum. “È con vivo apprezzamento – ha spiegato – che benedico
l’organizzazione di questa giornata di studio, non solo perché
studieremo insieme, non solo per l’importanza dell’oggetto di studio,
ma principalmente per l’incontro tra noi fratelli; fra i figli di
Abramo nostro padre comune, fra i figli di Isacco ed i figli di
Ismaele. Per me questo è un incontro che dà serenità a nostro padre
Abramo. Siamo molto felici di questa occasione e speriamo che sia
l’inizio di altri incontri di studi, di conversazione, di conoscenza
reciproca”. Ebrei e musulmani insieme: per la pace, l'arricchimento
culturale e spirituale, il diritto alla fede. Forte il richiamo
all'unità dei cuori e degli intenti pronunciato dallo Shaykh
Pallavicini. “In questi tempi molto particolari che sembrano mettere in
crisi anche le religioni abbiamo la responsabilità di intervenire per
saper volgere in bene questa crisi che ci tocca tutti. Crisi – è
intervenuto – nel senso etimologico del termine, quello cioè di
giudizio, momento della verità inerente allo svelarsi stesso della
natura reale delle cose. Per noi uomini di fede il male risiede solo
nell'inganno, che vuol farci guardare altrove e dimenticare Dio”.
Adam Smulevich
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Qui Firenze - Nuovo Consiglio, assegnate le deleghe |
Assegnate
le deleghe interne al nuovo Consiglio della Comunità ebraica di
Firenze. Il presidente Sara Cividalli si occuperà di Coordinamento e
progettualità Consiglio, rapporti con le autorità, rapporti esterni:
istituzioni, scuole, enti locali, rapporto con Consulta interreligiosa,
rapporti con l'UCEI, rapporti con la stampa, educazione: nido, scuola
materna, Talmud Torah e mensa interna. Al vicepresidente Davide Sadun
sono andati invece Organizzazione, personale, segreteria,
organizzazione e lavoro, sicurezza sul lavoro, gestione volontari,
vigilanza società israelitica di misericordia, vigilanza ospizio
israelitico Settimio Saadun, contabilità e redazione di progetti,
mentre il terzo componente di Giunta, Enrico Fink, avrà responsabilità
su Accoglienza, cultura, Progetto Noè, Beth Midrash, Giornata Europea
della Cultura Ebraica, Giorno della Memoria, attività comunitarie,
turismo e rapporti con Coopculture, museo e patrimonio culturale
ebraico, rapporti con la Fondazione Ambron e Castiglioni. In Consiglio
anche Franco Benadì (Anagrafe e contributi, patrimonio immobiliare,
pratiche legali e problematiche assicurative), Milca Caro (Sicurezza,
assistenza anziani, organizzazione attività socio ricreative, sedarim e
coro dei giovani), Ariet Lea Jelinek (Gestione notiziario mensile,
rapporto con i giovani, patrimonio librario, biblioteca e archivio
storico), Roberto Orvieto (Bilancio e finanze, patrimonio immobiliare e
rapporti bancari, economato, rapporti con l'Opera del Tempio),
Guidobaldo Passigli (Gestione pratiche con Claims, assegni vitalizi,
donazioni e lasciti, fund raising, rapporti con Toscana Ebraica ed
eventuali pubblicazioni, cimiteri: manutenzioni, aperture e gestione
posti) e Iacopo Treves (Ufficio rabbinico, Tempio, minhag, rapporti con
altre realtà ebraiche, sistemi informatici, privacy). Referente per la
sezione di Siena è il delegato Daniele Della Seta.
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Pacifici: “Alba Dorata in Italia motivo di preoccupazione” |
“In
Grecia Alba Dorata sta consegnando sacchi di patate e viveri alle
persone in difficoltà economiche e non si è inventata niente: sta
facendo quello che facevano i nazisti e i fascisti prima di prendere il
potere. Un movimento Alba Dorata è nato anche in Lombardia. Sono
segnali preoccupanti, è lì che dobbiamo intervenire. Ci mobiliteremo
anche come Comunità perché non si tratta solo di antisemitismo, ma è il
rifiuto dell'altro, del diverso, dell'immigrato”. Ad affermarlo, nel
corso della presentazione del calendario storico dell'Arma dei
Carabinieri che ospita quest'anno una tavola speciale dedicata a
quattro marescialli riconosciuti Giusti tra le Nazioni (Giacomo Avenia,
Osman Carugno, Carlo Ravera ed Enrico Sibona), il presidente della
Comunità ebraica di Roma e consigliere UCEI Riccardo Pacifici. Facendo
riferimento ad alcuni recenti episodi a sfondo razziale e antisemita
Pacifici ha quindi sottolineato che a destare preoccupazione non sono
tanto “50 ragazzetti” quanto tutte quelle persone, adulte e anziane,
che li sostengono “pensando che con quell'ideologia si possano
risolvere problemi”.
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Qui Milano - Tutti in piazza per Hanukkah |
Doppia
accensione della Hanukkiah nelle piazze milanesi. La festa si è aperta
al grande candelabro in piazzale Cadorna, per l’evento organizzato
dalla vicina sinagoga Naar Israel ed è proseguita in piazza San Carlo a
due passi dal Duomo, offrendo un interessante diversivo per i passanti
indaffarati nelle compere festive. L’assessore alla Cultura
Stefano Boeri e il vicepresidente del Consiglio comunale Andrea Fanzago
hanno portato il saluto della città, accolti da rav Levi Hazan
dell’Organizzazione giovanile lubavitch responsabile dell’evento. A
spiegare il significato di Hanukkah sono stati il rabbino capo della
Comunità ebraica di Milano Alfonso Arbib e il rabbino Moshe Lazar.
Roberto Jarach, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane ha portato i saluti dell’UCEI e Daniele Nahum quelli della
Comunità ebraica di Milano di cui è portavoce. Ad accendere il
candelabro è stato il consigliere comunale Ruggero Gabbai. Poi i
discorsi hanno lasciato spazio a musica, danze e bomboloni. L’appuntamento con l’accensione in piazza San Carlo è ogni sera alle 18 e venerdì alle 15.
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Qui Casale - Le luci che hanno illuminato il mondo |
Centinaia
le candele che sono brillate nel vecchio ghetto ebraico di Casale
Monferrato, attorno alla sinagoga barocca, sotto i melograni del
cortile delle Api, nella Sala Carmi adibita alle mostre. Piccole,
tremule, commoventi luci di tante Hanukkiot. Ricordo di un miracolo
antico che oggi ha finito per acquisire un profondo significato
contemporaneo. Merito anche di Comunità come quella di Casale che hanno
trasformato questa festa in tre: nella stessa giornata è stato infatti
possibile partecipare a una mostra destinata a presentare le nuove
lampade che entrano nella singolare esperienza artistica del Museo dei
Lumi (una raccolta di quasi 150 Hanukkiot realizzate da artisti, molti
dei quali noti a livello mondiale), alla preghiera all'interno della
Comunità e all'aggregarsi attorno alle luci di amici, autorità e
rappresentanti di altre fedi religiose monoteiste. È toccato a
Elio Carmi, vicepresidente della Comunità ebraica, ricordare i motivi
che hanno portato a condividere con tutti loro questo momento: “La
festa durante la guerra dei Maccabei che ha permesso di strappare
Gerusalemme alla dominazione greca. Non c'era abbastanza olio per
riconsacrare il Tempio eppure durò miracolosamente per otto giorni. Si
può dire che grazie a quella luce sono nate poi tutte le grandi
religioni monoteiste del mondo”. I tanti significati della luce sono
stati illustrati anche dai molti personaggi che hanno preso in mano lo
shammash per accendere i lumi: il vescovo di Casale monsignor Alceste
Catella, il sindaco Giorgio Demezzi, Roberto Frache della Comunità
evangelica di Alessandria, Paolo Librè della Comunità metodista di
Bassignana, il sindaco di Moncalvo Aldo Fara, Claudia De Benedetti in
rappresentanza dell'UCEI, il presidente della Comunità ebraica
Salvatore Giorgio Ottolenghi e ancora tanti amici del vitale nucleo
ebraico di Valenza e di molte altre Comunità, persino di Bellinzona.
Ospiti d’onore alcune giovani famiglie israeliane residenti in
Monferrato. In totale nel weekend sono passate dalla Comunità circa 400
persone, cui si aggiunge anche una comitiva dell'associazione Italia -
Israele che ha visitato sinagoga e musei nella giornata di domenica. Terminata
la parte formale, via libera a tutti i bambini che si divertono ogni
anno nell'accensione delle Hanukkiot a loro dedicate con il rimpianto
che quest'anno si è celebrato pubblicamente il primo giorno della festa
e quindi c'era una sola candela da accendere. Andando a ritroso
nella giornata il momento ecumenico è stato preceduto dalla recitazione
delle preghiere condotte dalla voce baritonale del consigliere Roberto
Vitale e dall'accensione della lampada della Comunità casalese. Ma è
stata l'arte ad inaugurare la serata: quest'anno la mostra personale
dedicata a uno degli autori delle nuove lampade è stata assegnata al
genovese Piergiorgio Colombara. Una quindicina di pezzi realizzati in
metallo (ottone e rame) dalle forti connotazioni architettoniche, tra
cui spicca una chanukkiah in cui le candele danno vita a guizzanti
riflessi. Nella stanza attigua, dominata da un enorme candelabro, le
nuove opere che entreranno a far parte di questa collezione singolare,
realizzate da Omar Ronda, Maria Grazia Dapuzzo, Riccardo Dalisi,
Lorenzo Piemonti, Danilo Seregni, Mario Borgese, Max Ferrigno, Luigi
Carlo Viale, Dario Canova, Arianna Inglesi. La festa però prosegue
e non solo perché Hanukkah dura 8 giorni, ma perché 20 opere di Casale
sono ospitate nel prestigioso Museo ebraico di Amsterdam - JHM - con
un’esposizione temporanea che si chiuderà il 31 gennaio. Prossimamente
è programmata anche una serata di gala alla presenza delle autorità
locali e dei rappresentanti della Comunità. Analoga esposizione al
Museo della Ceramica di Mondovì di Palazzo Fauzone di Guadamagno.
Infine domenica prossima, alle 16, Colombara presenterà al pubblico le
proprie opere. Un'occasione unica per visitare con una guida
d'eccezione il Museo dei Lumi. L’ingresso alle manifestazioni è libero
Alberto Angelino
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Qui Roma - Italia e Israele unite dal vino kosher |
Oltre
400 visitatori alla rassegna Il bello e il buono svoltasi ieri sera
all'Hotel Sheraton di viale del Pattinaggio. Tra gli ospiti
dell'evento, organizzato da Elio Galante e Mosè Silvera con l'obiettivo
di creare un ponte tra Italia e Israele nel segno del cibo e
dell'enologia di qualità, l'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon,
il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e il rabbino
capo rav Riccardo Di Segni. Prima dell'atteso momento degustativo
l'accensione del secondo lume della Chanukkiah in compagnia del rav Di
Segni e del noto presentatore televisivo Jocelyn. Tra i temi
dibattuti nel corso della serata la sfida di dare vita a una produzione
rispettosa della norma ebraica in un paese d'eccellenza vinicola come
l'Italia, la crescita di competitività della produzione enologica
israeliana e i trend internazionali che vedono il kosher conquistare
fette di mercato sempre più considerevoli in tutto il mondo.
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In cornice - Luce in mostra |
La
channukkia è il pezzo di arte ebraica più diffuso nelle famiglie: la
festa è molto amata, si celebra per lo più a casa e molti hanno una
channukkia ricordo dalle generazioni precedenti o creata da qualche
designer - bambini inclusi. Per di più, di solito è di piccole
dimensioni, di materiali poveri ma duraturi. E' quindi l'oggetto ideale
per raccontare la storia del nostro popolo attraverso l'arte,
analizzando la diversa iconografia a seconda dei luoghi e dei tempi, le
influenze del mondo circostante e fra comunità diverse. Insomma, mostre
di channukkiot con un buon apparato critico sarebbero interessanti e
utili. Faccio un esempio, lanciando solo spunti di riflessione: a casa
di mia madre, la channukkia più interessante è quella che era stata
regalata a mio nonno da Boris Schatz - fondatore a inizio Novecento
della prima scuola d'arte in Israele, intitolata a Bezalel. E'
semplice, in rame, su cui sono ricavati due leoni - simbolo che
richiama Yehudà Hamakkabi; Schatz voleva quindi privilegiare gli
aspetti militari-laici-nazionalistici della festa rispetto a quelli
religiosi, come si addice a un sionista della prima ora. Nel rame aveva
incastonato delle pietre azzurro/verdi di sapore orientale, a
sottolineare ancora il legame con la terra di Israele e i sostanziali
buoni rapporti con i vicini e l'ammirazione per la civiltà araba che
caratterizzò l'atteggiamento dell'insediamento ebraico fino agli anni
'20. Sono solo spunti su cui si potrebbe scrivere a lungo, dettati da
una sola channukkia. Una mostra ben organizzata potrebbe arricchire chi
presta, chi organizza, chi visita.
Daniele
Liberanome, critico d'arte
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Tea for two - Il mio grasso grosso matrimonio kosher |
Qualche
tempo fa ho preso una saggia decisione: sfuggire alla pressione sociale
decidendo di vivere la mia singletudine aka zitellaggio con serenità.
Verso i trenta avrei comprato due gatti, li avrei chiamati Tristano e
Isotta, costruendo con loro un sereno ménage à trois che avrebbe
rassicurato perfino Renato Zero. L'arrivo del migliore amico di mio
padre, 'lo zio', ha scombinato i miei piani gloriosi. "Quando ti
sposi?", "Ehh?!". Mi giro totalmente ignara: non è possibile, non sta
avvenendo veramente. "Quanti anni hai?", "Ventidue mestissimi anni".
"Devi darti una mossa, io ti aiuterò!". Così ho salutato con un
lacrimone l'idea di Tristano e Isotta ai piedi del letto, l'ipotesi di
una vita lontana da ansia da matrimonio e un nuovo capitolo della mia
vita è iniziato: quello nel quale sono ufficialmente entrata nella fase
delicata di radar da marito. Fare nomi non è concesso, ma sappiate,
prestanti giovani dai ventidue ai trentadue, che siete stati tutti
presi in considerazione e schedati con una cura certosina. Inutili le
mie opposizioni, il mio tirare in ballo Simone de Beauvoir, sono
diventata come Toula, la protagonista del meraviglioso film Il mio
grosso, grasso matrimonio greco. "Devi andare Grecia a trovare bravo
marito" , "Mai credevo tu 'trovassi' qualcuno. Mai. Mai", "Oppà",
ovviamente declinato nel jewish style. Non temete fedeli lettori,
l'abito bianco è ancora lontano e la de Beauvoir è sempre presente. E
non ci crederete mai ma io, fifona di prima categoria in tema di
pressione sociale, alla fine mi sono divertita: ho sempre voluto vivere
dentro Orgoglio e pregiudizio e ora non posso proprio lamentarmi, sono
stata accontentata. Poi, complice un vecchio esame di antropologia
culturale, in ogni situazione cerco di applicare una visione distaccata
e non giudicante da aspirante etnografa professionista. La conclusione,
dopo due giorni di completa full immersion riguardo matrimoni ed altri
disastri, è la seguente: "Caro zio, se verso i quaranta incastrerò
qualcuno disposto a rompere un bicchiere per me, sarai di certo il
primo a saperlo". Oppà!
Rachel
Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
Roma - Anima/Viscera, la carta grande protagonista
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Leggi
la rassegna |
Si
inaugura questa sera alle 18.30, alla Galleria Marie-Laure Fleisch, la
doppia personale di Etti Abergel e Yael Balaban intitolata
Anima/Viscera, ultimo appuntamento del progetto About Paper. Israeli
Contemporary Art a cura di Giorgia Calò. L'incontro sarà preceduto da
una performance di Ofri Cnaani alla Casa delle Letterature.
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“Gli
insediamenti occupano tra il 2% ed il 6% della superficie del
territorio della Cisgiordania ed un territorio ugualmente grande
dovremo darlo ai palestinesi da un'altra parte. Non si tratta di un
problema insolubile”.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono
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