se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui

14 dicembre 2012 - 1 Tevet 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
rav arbib
Alfredo Mordechai Rabello,  giurista

Dopo la pioggia di missili e di ordigni di vario genere, ecco finalmente le nuvole che fanno scendere sulla terra piogge di benedizione, come ci racconta il Midrash (Devarim Rabbah): "Un pagano domandò a Rabban Jochanan ben Zaccai: noi abbiamo le nostre feste, e voi avete le vostre feste. Noi abbiamo le Calende, i Saturnali, il giorno della vittoria e voi avete Pasqua, la Pentecoste e la festa delle capanne. Vi è un giorno che noi e voi siamo tutti allegri?" Gli ha risposto Rabban Jochanan ben Zaccai: il giorno in cui scendono le piogge, come è detto: (Salmi, 65,14) "I prati si rivestiranno di greggi e grideranno di gioia e perfino canteranno". Cosa è scritto dopo (Salmi 66,1): "Un salmo. Gridate gioiosamente a D-o, abitanti di tutta la terra". Non è detto: cohanim, leviti, Israele, ma è detto: abitanti di tutta la terra. Che possiamo tutti godere di giorni di shalom e bene su questa terra...

Laura
Quercioli Mincer,
 slavista



laura quercioli mincer

Aleksander Wat, discendente in linea diretta di Rashi di Troyes, nato a Varsavia il 1 maggio del 1900, poeta polacco, ebreo, comunista, prigioniero nelle carceri e nei gulag staliniani a Leopoli, a Mosca, a Saratov e nel lontano Kazakistan, morto suicida a Parigi nel 1967, è stato fra l’altro autore di alcuni folgoranti aforismi. Come questo, attualissimo: “Ecco la peculiarità dei nostri tempi: Calibano che vede la propria immagine allo specchio, e se ne innamora”.

davar
Judea Pearl: “Il Kiddush? Configura il nostro software”
“La filosofia oggi non esiste più. È stata sostituita dall’informatica”. Così il professor Judea Pearl conclude il colloquio con Pagine Ebraiche. Un’affermazione che decontestualizzata potrebbe apparire dissacrante, forse presuntuosa, e che tuttavia, giungendo al termine del preciso ragionamento del professore della University of California Los Angeles, non si può fare a meno di interpretare. L’informatica come l’ha studiata, o meglio, reinventata, Judea Pearl, può sostituire la filosofia. E forse tante altre conoscenze. Gli studi del professore sul nesso di causalità gli sono valsi il Turing Prize 2012, l’equivalente del Nobel per l’informatica, la scienza dei computer, secondo la più nobile terminologia inglese. Un riconoscimento che, nell’anno in cui si festeggia il centenario della nascita di Alan Turing, il grande scienziato che, oltre a inventare i computer come li conosciamo oggi, diede un contributo fondamentale alla vittoria alleata nella seconda mondiale decriptando il codice segreto delle comunicazioni naziste, e morì poi perseguitato per la sua omosessualità, ha un sapore ancora più speciale. Ma Judea Pearl, classe 1936, non è soltanto uno scienziato dal modo di fare mite e brillante allo stesso tempo. È un padre che ha dovuto subire lo strazio peggiore che genitore può forse sopportare nell’era della tecnologia, quella di vedere il brutale assassinio del proprio figlio messo in mostra in un video su Youtube. Daniel Pearl, Danny, come lo chiama il professore, nel 2002 si trovava in Pakistan come inviato per il Wall Street Journal. Fu rapito e assassinato da terroristi islamici che misero il filmato in rete. “Mio padre è ebreo, mia madre è ebrea, io sono ebreo. Nella città di Benè Berak, c’è una strada che porta il nome del mio bisnonno, Chayim Pearl, che fu uno dei suoi fondatori” disse con orgoglio poco prima di morire. Da quel giorno per ricordarlo Judea anima la Daniel Pearl Foundation, che si occupa di creare ponti fra i popoli e le culture attraverso quelle che erano le due grandi, grandissime passioni di Danny: il giornalismo e la musica. Il professor Pearl infine è un israeliano che, trapiantato in America da decenni, con la sua origine ha mantenuto un legame profondo, come emerge dal suo modo di parlare in inglese, con un forte accento ebraico, ma anche all’ironia che non manca mai di sfoderare mentre spiega le sue teorie. E infine nel suo forte legame con le tradizioni. “Non credo in D-o. Lo ritengo una straordinaria metafora della Storia e del Padre di ogni uomo. Però ogni venerdì sera recito il Kiddush. Ritengo sia un formidabile metodo per riconfigurare il software della mia mente”.
Professor Pearl, come spiegherebbe cosa sono l’informatica e il nesso di causalità, il nucleo fondamentale del suo lavoro, al suo vicino di fila al supermercato?
Informatica significa studiare come fornire ai computer istruzioni per compiere determinate azioni e ottenere determinati risultati. Le istruzioni per farne delle macchine intelligenti insomma. Se riusciamo a incardinare le regole del mondo in input da trasmettere a una macchina, allora questa saprà pensare.
Lei ha conquistato il Turing Prize per il suo “fondamentale contributo all’intelligenza artificiale attraverso lo sviluppo di un calcolo per il ragionamento probabilistico e causale” - come recita la motivazione rilasciata dall’Association for Computing Machinery. Cosa rappresenta questo riconoscimento?
Il Turing è un traguardo dopo anni di ricerche. È dal lavoro sul campo che arriva la reale soddisfazione. Allo stesso tempo, questo Premio mi ha consentito di convincere alcuni scettici della validità di quello che stavo dicendo.
Da cinquant’anni la sua vita è sospesa tra gli Stati Uniti e Israele. Lì ha conseguito la sua laurea di primo livello, al Technion di Haifa nel 1960, prima di spostarsi per il Master a Los Angeles. Forse all’epoca era difficile immaginare che Israele sarebbe diventato uno dei leader mondiali dell’innovazione tecnologica.
Il segreto di Israele è molto semplice: è una nazione che è stata costituita con l’idea di impegnarsi sulla via deldal nulla, nella convinzione che con la volontà fosse possibile trasformare l’impossibile in realtà. La storia ha voluto che Hitler cacciasse dall’Europa migliaia di professori universitari ebrei. Quegli uomini e quelle donne giunsero in Israele e si misero a insegnare. Ancora oggi, mi sento in debito di avere avuto dei docenti come loro. Persone capaci di farci provare l’emozione delle scoperte di Pitagora, l’eccitazione dei calcoli di Galileo. In Israele l’eccellenza è un prerequisito. E l’educazione una priorità per la classe dirigente.
Mi scusi se evoco un argomento tanto doloroso, ma vorrei chiederle della morte di suo figlio. Come ha trovato la forza di reagire e di dare vita a un’iniziativa di dialogo come la Daniel Pearl Foundation?
Quello che è accaduto non ha influenzato il mio lavoro. Se mai è il mio lavoro che mi ha permesso di guardare a quello che è accaduto con occhi diversi da quelli che avrebbe avuto un’altra persona. La scienza mi ha aiutato. Le nostre iniziative, come quella di portare a lavorare negli Stati Uniti decine di giornalisti dai paesi musulmani, sono importanti. Allo stesso tempo però oggi sono preoccupato. Ritengo che l’antisionismo sia un fenomeno molto pericoloso. Se l’antisemitismo è un pregiudizio basato sull’appartenenza religiosa, l’antisionismo, o sionismofobia, come la definisco io, è a mio parere una nuova forma di razzismo, basato sull’appartenenza a una nazione.
Nel corso della sua lectio magistralis all’Università La Sapienza Un Premio Turing per onorare Alan Turing, lei ha spiegato che ritiene che gli studi sulla causalità siano oggi completi. Qual è allora il suo prossimo obiettivo?
Dichiarare gli studi su un argomento completi è assolutamente contrario alle mie abitudini. Eppure nel caso della causalità devo fare un’eccezione: oggi sappiamo quali supposizioni servono per risolvere qualsiasi problema, almeno a livello teorico. I tempi sono maturi per concentrarsi sul dotare i computer di libero arbitrio. Cioè per costruire delle macchine che non abbiamo solo la capacità di pensare, ma di scegliere. Il primo a utilizzare il ragionamento controfattuale fu Abramo. Ce lo racconta la Torah, nell’episodio di Sodoma e Gomorra, quando Abramo chiede a D-o: “Se troverai un certo numero di giusti, distruggerai forse queste città?”. Abramo voleva definire fino a quale momento la punizione collettiva è giustificabile e applicabile. Ma questo ragionamento ovviamente non coinvolge solo delle inferenze causali, ma anche una precisa questione morale. E dunque, per risolverla non basta più il semplice ragionamento. Serve appunto la capacità di una libera scelta.
Libero arbitrio, moralità… Stiamo ancora parlando di informatica? Oppure siamo scivolati sulla filosofia?
La filosofia oggi non esiste più. È stata sostituita dall’informatica.

Rossella Tercatin, Pagine Ebraiche, dicembre 2012

(nell'immagine Judea Pearl disegno di Giorgio Albertini)

Qui Firenze - “Lavoriamo insieme per un futuro di pace”
Anche la Comunità ebraica di Firenze tra le realtà che hanno preso parte alle manifestazioni organizzate per ricordare, a un anno di distanza, l'attentato razzista in cui sono stati uccisi due giovani senegalesi e altri tre gravemente feriti, uno dei quali ancora in ospedale. La testimonianza della Comunità, al convegno Rispetto e Dignità - No al razzismo e alla xenofobia svoltosi in Palazzo Medici Riccardi, è stata portata da Carla Neppi Sadun. Il suo intervento è seguito a quello del presidente della provincia Andrea Barducci, dell'assessore comunale alla Cultura Sergio Givone, del console onorario del Senegal a Firenze e del consigliere dell'ambasciata senegalese. "Porto i saluti della presidente Sara Cividalli che non è potuta essere qui presente e desidero, a nome della Comunità ebraica, associarmi alla voce del rispetto e della dignità per dire no al razzismo e alla xenofobia. Oltre a condannare qualsiasi gesto di discriminazione razziale, la Comunità è decisa a combattere ogni forma di rancore e di intolleranza per cercare di far sì che eventi tragici come quelli dello scorso anno non abbiano a ripetersi”. Per arrivare a questo risultato, ha proseguito, occorre un impegno continuo che consiste nel promuovere la conoscenza e la comprensione interculturale. “Incoraggiando la responsabilità di ognuno - la sua conclusione - si può realizzare un costante coinvolgimento delle varie realtà cittadine e in particolar modo creare una collaborazione con il mondo della scuola perché dai ragazzi, che rappresentano il nostro futuro, si può ottenere una positiva unione dei popoli e nel tempo si potrà così finalmente tendere a un orizzonte di pace."
I temi toccati nel suo discorso sono stati sviluppati anche dagli altri oratori. In particolare è stato sottolineato come quella vissuta ieri sia stata una giornata di “memoria, dolore e riflessione”. Significativa la citazione fatta dall'assessore Givone di una frase di Rita Levi Montalcini. "Le razze scientifiche non esistono – ci insegna l'illustre scienziata – ma esistono i razzismi che compiono questi atti di violenza verso l'altro”. Nel pomeriggio, al presidio in piazza Dalmazia, ad esprimere la vicinanza della Comunità il vicepresidente Davide Sadun e il consigliere Guidobaldo Passigli. La sera al Palamandela grande concerto antirazzista con più di duemila persone: rappresentanti non solo della comunità senegalese e della città di Firenze, ma autorità delle diverse anime religiose e molti, moltissimi giovani. In sala la presidente Cividalli, il vicepresidente Sadun e il rabbino capo Joseph Levi. Tra il pubblico anche numerosi esponenti della kehillah che hanno orgogliosamente preso parte a quella che è stata più volte definita una grande "festa", un modo di affermare che la voglia di vivere e la solidarietà sono più forti dell'odio e della morte.


Qui Londra - Hanukkah illumina Downing Street
Ieri sera il rabbino capo del Commonwealth rav lord Jonathan Sacks ha partecipato alla festa di Hanukkah del premier britannico David Cameron nella residenza di Downing Street.
Nei giorni scorsi Cameron aveva indirizzato alla comunità ebraica del Regno Unito  un messaggio di auguri per la Festa delle Luci "Hanukkah contiene messaggi profondi che ancora oggi risuonano per le Comunità ebraiche e per tutti noi. La radice della parola, chinuch, educazione, è il cuore della religione ebraica. Rendo omaggio all'incredibile contributo che la comunità ebraica offre alla società, in primo luogo nel sistema educativo. Questa dedizione allo studio ha offerto enormi benefici a tutti noi".

Qui Ferrara - Le note della solidarietà
La solidarietà corre anche sulle note del pianoforte. Sarà infatti una serata tra musica, parole e virtuosismi vocali a richiamare l'attenzione della cittadinanza sulla sfida del restauro delle sinagoghe ferraresi duramente colpite dal sisma della scorsa primavera. Parole e musica, questo il titolo del concerto di beneficenza organizzato per domani pomeriggio al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara dalla Prefettura in collaborazione con numerose realtà dell'associazionismo appartenenti alla galassia dei movimenti Lions, del Soroptimist Club e del Fidapa. Ad essere danneggiati vari edifici: dalla storica sinagoga di via Mazzini, un tempo via dei Sabbioni come ci ricorda lo scritto appena dato alle stampe di Paolo Ravenna, al museo e agli immobili di via Vignatagliata e via Vittoria. "Impossibile quantificare esattamente i costi del restauro, ma sarà senz'altro un impegno gravoso", spiega il presidente della Comunità ebraica Michele Sacerdoti.
Parteciperanno all'evento, tra gli altri, i pianisti Matteo Balboni, Matteo Cardelli e Ilaria Govoni e l'attore Marco Sgarbi.

Qui Torino - Hanukkah, entusiasmo in scena
Come tutti gli anni nei giorni di Hanukkah a Torino i bambini della scuola dell’infanzia sono protagonisti di una mattinata di festa. Quest'anno, oltre ad animare le canzoni tipiche della festa, anche i più piccoli hanno montato un vero e proprio spettacolo. Per le maestre il lavoro non si è esaurito nella realizzazione dell'evento: oltre all'impegno delle ultime settimane e dopo aver organizzato la mattinata e preparato i costumi con i bambini che hanno disegnato, ritagliato, incollato candele, arriva adesso la parte più difficile: tenere a bada genitori, nonni e fratelli - che si accalcano e fra una mitragliata di flash e un batticuore si scatenano in applausi entusiasti - è spesso più complicato che avere a che fare con i quaranta bimbi della scuola dell’infanzia, che hanno tenuto la scena con serenità e grande allegria.
 
a.t.

pilpul
Torino nel piccolo schermo
Anna SegreAbbiamo acceso cinque candele in ogni situazione possibile (nella piazzetta, al bet ha-keneset, a scuola, ecc.), abbiamo discusso per giorni su cosa della nostra Comunità potesse interessare agli israeliani, ci siamo chiesti se i nostri abiti da fine ottobre mite mostrati in dicembre non avrebbero tratto qualcuno in inganno sul clima torinese; poi abbiamo aspettato con trepidazione quasi due mesi, e finalmente è arrivata la mitica quinta sera di Hanukkah in cui, fieri del privilegio di essere una delle otto Comunità del mondo scelte per il programma, siamo andati in onda in prima serata sulla TV israeliana. Inutile dire che nei giorni precedenti ci eravamo dati da fare per allertare amici e parenti in Israele e intimare loro di scordarsi qualunque programma alternativo avessero previsto per la serata e guardare assolutamente Arutz 1. E abbiamo trascorso le successive 24 ore a mandarci link e consigli per cercare di vedere la trasmissione e scoprire alla fine come siamo venuti fuori. Tra qualche decina di anni potrebbe essere un argomento di studio interessante analizzare cosa gli ebrei torinesi hanno voluto mostrare di sé e cosa il regista Avital Merkler ha scelto di far vedere. Le riflessioni su come si vuole apparire all’esterno sono frequenti nella vita delle nostre Comunità, ma questa era un’occasione diversa dalle altre: non si trattava, come per esempio nel caso della Giornata Europea della Cultura ebraica, di far capire cos’è l’ebraismo a un pubblico ignorante o distratto; stavolta si trattava di mostrarsi a un pubblico competente, al cui giudizio si tiene particolarmente, come quando in vista dell’esame di maturità si prepara il documento con cui presentare una classe ai commissari esterni. Cosa è stato poi mostrato? Tante cose: la scuola, la casa di riposo, i giovani; giustamente è stato dato un certo rilievo alla storia, alla letteratura (Primo Levi), ai partigiani ebrei. Naturalmente non tutto ha trovato posto nella mezz’oretta di trasmissione. Non è emersa la vita culturale dei diversi gruppi comunitari e forse potremmo rammaricarci che si sia data l’impressione di una Comunità troppo poco intellettuale, ma in compenso possiamo tirare un sospiro di sollievo che non sia stata filmata un’assemblea comunitaria, magari una di quelle belle accese, che come reality show avrebbe trovato senz’altro un suo pubblico. Nel complesso è stata un’esperienza divertente. Sarà interessante nei prossimi giorni scoprire che impressione gli israeliani hanno avuto di noi.

Anna Segre, insegnante

notizieflash   rassegna stampa
Napolitano: "La pace fra Israele
e Palestina non resti un'utopia"
  Leggi la rassegna

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento al Quirinale in occasione della presentazione degli auguri del Corpo diplomatico ha dichiarato "L'Italia crede che la pace tra Israele e Palestina non debba rimanere nel regno delle utopie non realizzate. Lo crede nell'interesse di Israele e della Palestina, ma anche nel proprio interesse nazionale, e in quello dell'area mediterranea e dell'intera Europa esposte inevitabilmente alla minaccia dell'instabilità e fragilità che il conflitto israelo-palestinese alimenta nel Medio Oriente". 



 

È stata approvata, come riporta l’edizione romana de La Repubblica, la delibera per la realizzazione del Museo della Shoah, e anche se il voto al comune di Roma non è stato unanime, sono stati sbloccati i fondi che permetteranno di far partire il progetto, fino ad ora fermo.



L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.