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17 dicembre 2012 - 4 Tevet
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Adolfo
Locci, rabbino capo
di Padova
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“… e il faraone raccontò (ai suoi saggi) il suo sogno e loro non poterono interpretarlo” (Genesi 41, 8) La
Torà ci dice che Giuseppe interpretò i sogni al Faraone i cui servitori
non "poterono spiegarglieli". Tuttavia è possibile che la spiegazione
fosse conosciuta anche dai saggi di corte. La differenza tra gli altri
saggi e “l’ebreo Giuseppe” sta nel fatto che egli non ebbe timore di
una possibile punizione del Faraone perché portatore di cattive
notizie. Giuseppe si presenta con la fierezza e il coraggio di colui
che confida e si affida totalmente al Signore e alla Sua Torà. E’ per
questo che il Faraone si rende conto di essere davanti ad una persona
speciale.
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Anna
Foa,
storica
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Today is the
day", dicono i cartelli nelle mani dei manifestanti americani: oggi è
il giorno di imporre leggi più severe che limitino la possibilità di
qualunque cittadino americano di comprare un'arma da guerra e, se ne
sente il bisogno o il desiderio, di usarla. Ieri queste armi sono state
di nuovo usate contro ventisette vittime innocenti, venti delle quali
bambini . E intanto i signori delle armi, invece di fare anche solo un
minimo di autocritica, sostengono che se le maestre dell'asilo fossero
state armate, avrebbero potuto difendere se stesse e i bambini a loro
affidati e chiedono di abolire anche le limitazioni esistenti sulle
armi nelle scuole. Ve lo immaginate, un conflitto a fuoco in
un'aula dell'asilo? La maestra con la pistola al cinturone, e perché
no, forse anche i bambini, magari a partire dai sei anni? Stiamo
toccando l'assurdo. E se è vero che a sparare sono gli uomini, e non le
armi, è anche vero che se non hai in mano un fucile a ripetizione ma
solo un temperino i guasti che puoi fare sono infinitamente minori.
Sarà infine il giorno, dopo tanti morti e tanto sangue, di vedere una
società avanzata e civile come quella americana rinunciare alla libertà
di tenere in mano un'arma e di usarla?
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Sostegno a Israele, bilancio e prospettive strategiche hanno contrassegnato i lavori del Consiglio UCEI |
Lunga
seduta ieri a Roma fino al tardo pomeriggio per il Consiglio
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Quasi tutti i 52
Consiglieri del parlamentino dell'ebraismo italiano erano presenti ai
lavori e hanno approvato con quattro astensioni e nessun voto contrario
il Bilancio preventivo 2013. All'ordine del giorno, tra i vari
punti, la messa a fuoco del lavoro svolto dalle Commissioni incaricate
di lavorare in stretto accordo con i membri di Giunta e la
presentazione del progetto strategico “Network e piattaforma
informatica”. Ad aprire l'incontro, l'esposizione, da parte del
presidente Renzo Gattegna, di un documento di analisi e di programma
politico per la massina istanza dell'ebraismo italiano, anche alla luce
dei drammatici fatti che hanno contrassegnato le relazioni
internazionali nelle scorse settimane, della necessità di costruire le
migliori relazioni con le istituzioni a quella di tutelare lo Stato di
Israele dalle minacce provenienti dalle forze contrarie ala pace e al
progresso, di vigilare sulle inquietudini e i rigurgiti di intolleranza
che attraversano la società italiana. Articolato
in quattro aree (prospettive, memoria della Shoah e lotta al
pregiudizio antiebraico, vicinanza allo Stato di Israele,
partecipazione alla vita politica nazionale), il documento – che di
seguito riportiamo integralmente – ha suscitato un ampio dibattito e
raccolto numerosi consensi. Alcuni consiglieri, che avevano
inizialmente sostenuto la necessità di un'azione più intensa rispetto
alla crisi di Gaza e in occasione del voto di riconoscimento
dell'Autorità nazionale palestinese come Stato osservatore alle Nazioni
Unite, hanno infine presentato una mozione in questo senso firmata da
Elvira Di Cave e Barbara Pontecorvo, che è stata discussa, ma infine
ritirata dalle stesse proponenti perché ritenuta non più necessaria
sulla base degli elementi emersi nel corso del dibattito.
L'analisi del Presidente rivolta al Consiglio dell'Unione
Prima
di illustrare le azioni svolte nel corso delle ultime settimane e in
particolare quelle successive all'ultima riunione di Consiglio del 28
ottobre scorso, desidero precisare alcune questioni di principio e
alcune mie personali opinioni che vorrei sottoporre alla vostra
attenzione per discuterne liberamente insieme.
PROSPETTIVE I
mezzi offerti dal progresso scientifico e mediatico hanno fortemente
incrementato la velocità di spostamento delle persone e di trasmissione
delle idee e delle informazioni. La distanza fisica ha perso importanza
e gli effetti nel mondo ebraico sono stati di rompere definitivamente
l'isolamento che in passato aveva contribuito ad accentuare le
differenze tra ebrei di origini e di tradizioni diverse. Soprattutto si
è attenuata la distanza e la differenza tra Israele e Diaspora ed è in
costante aumento sia il numero di ebrei, residenti nei vari paesi del
mondo, che si collegano e trascorrono periodi sempre più lunghi e
frequenti in Israele e di israeliani che stabiliscono contatti di
studio e di lavoro con altri paesi e con le Comunità ebraiche locali.
Piu che a migrazioni vissute come eventi tragici e drammatici si
assiste quindi a fenomeni di mobilità giovanile spesso collegati a
finalità culturali o professionali, stimolati anche dall'alto livello
delle scuole, delle università e degli istituti di ricerca scientifica
israeliani che hanno conquistato in tutto il mondo fama di eccellenza.
Le
linee guida e le strategie che tutte le Comunità ebraiche, comprese le
nostre Comunità italiane, hanno adottato e dovrebbero continuare a
perseguire si potrebbero così sintetizzare:
- Rompere qualsiasi forma di isolamento sia rispetto ad altre Comunità che rispetto alle società di cui facciamo parte. - Rifiutare di emarginare e di essere emarginati senza per questo accettare compromessi sui nostri principi e i nostri valori. -
Abbattere barriere di separazione di qualsiasi genere convinti che,
dopo aver aperto i cancelli dei ghetti, dobbiamo rifiutare di
rinchiuderci volontariamente in spazi chiusi di tipo culturale, sociale
o psicologico. - Respingere timori, paure o diffidenze non perché
i pericoli siano improvvisamente scomparsi ma perché qualsiasi
strategia basata sulla paura sarebbe solo un incentivo a colpirci,
umiliarci e perseguitarci di nuovo. - Intrattenere le migliori
relazioni possibili con le istituzioni nazionali che garantiscono il
pieno godimento dei diritti fondamentali e rispettarne i legittimi
rappresentanti che, nei paesi democratici, accettano e spesso invitano
gli ebrei a partecipare alla vita politica, culturale e sociale della
nazione. - Non perdere questa occasione, forse irripetibile, di
forte tutela e collaborazione da parte degli Stati democratici e laici,
per tentare di infliggere una sconfitta decisiva a tutti i pregiudizi e
a tutti gli avversari vecchi e nuovi che spesso operano all'interno di
Stati teocratici e fondamentalisti. - Mantenere il nostro
tradizionale rifiuto di qualsiasi forma di idolatria, non solo in senso
religioso ma anche culturale e comportamentale e continuare a difendere
la laicità degli Stati, intesa come libertà di opinione e di parola
contro qualsiasi forma di discriminazione. - Approfondire ed
elevare sempre di più la nostra cultura e la conoscenza della nostra
identità, della nostra storia e delle nostre tradizioni. Presupposto
questo necessario per poter affrontare in maniera dignitosa e adeguata
qualsiasi forma di confronto.
MEMORIA DELLA SHOAH E ANTIEBRAISMO Non
siamo mai stati e non vogliamo essere considerati il popolo della
Shoah. La Shoah ci ha colpito in maniera disumana, ma essere relegati
al ruolo di sopravvissuti e proiettare costantemente l'immagine delle
vittime sarebbe una falsità oltre che un danno irreparabile per le
nostre prospettive future. Per lo stesso motivo non dovremmo commettere
l'errore di ingigantire ed enfatizzare gli episodi di antiebraismo che
siamo ancora costretti a subire. La nostra strategia deve essere
attentamente studiata usando gli strumenti di osservazione, di
monitoraggio, di controllo e di contrasto di cui ci siamo dotati al
fine di mettere in atto reazioni calibrate in maniera razionale e non
emotiva. L'obiettivo rimane quello di abbattere i pregiudizi e le
discriminazioni e di far capire ai nostri avversari che non è più
possibile, per nessuno, perseguitarci impunemente.
ISRAELE La
creazione dello Stato di Israele è stata per gli ebrei il più grande
evento degli ultimi duemila anni e i suoi effeti positivi si estendono
a tutti gli aspetti della nostra vita e in tutti i paesi del mondo. Si
è concretamente realizzata una speranza e un'aspettativa epocale
unificante e ricca di prospettive per un futuro totalmente diverso dal
passato. Ma anche in questo campo sarebbe importante mantenere aperto
un vivace dialogo perché l'orgoglio, l'ammirazione e l'amore verso
Israele non determini una dannosa demotivazione nella condizione degli
ebrei che, vivendo nella Diaspora, si possano sentire o vengano
considerati israeliani irrealizzati. L'Aliyah deve essere una libera
scelta praticabile per tutti e chi rimane nella Diaspora deve
continuare a poter svolgere un'importante funzione in campo ebraico.
LA POLITICA Alcuni
anni fa abbiamo affrontato il tema della diretta partecipazione degli
ebrei alla vita politica del paese e ci siamo trovati d'accordo che
l'impegno politico è qualcosa di importante e di nobile che può e deve
essere svolto da chi lo desidera e dimostra di avere le attitudini e le
capacità. Ci siamo anche trovati d'accordo nel ribadire alcuni principi
e in particolare che le istituzioni ebraiche non possano intrattenere
alcun tipo di contiguità e di collateralità con alcun partito e che
debbano rapportarsi sempre con le istituzioni. A questo punto, per
concludere, vorrei sottoporre alla vostra attenzione il comportamento
tenuto dall'Unione per svolgere un'azione di sostegno a Israele
nell'ultimo mese, prima nel corso del recente conflitto militare con la
Striscia di Gaza e poi, in occasione dell'ultima sessione
dell'assemblea dell'Onu che ha votato per l'accettazione dell'Anp come
Stato osservatore. Nel primo caso è stato svolto soprattutto un
lavoro di informazione per non lasciar passare in seconda linea il
fatto evidente che Israele, prima di reagire militarmente, aveva subito
un prolungato attacco missilistico che si era protratto per diversi
mesi. Nel secondo caso, oltre a un lavoro di informazione,
l'Unione ha tentato fino all'ultimo di far presente ai responsabili
della politica estera italiana che le Comunità ebraiche vedevano con
preoccupazione il fatto che l'Italia potesse esprimere un voto
favorevole senza ottenere alcun tipo di garanzia di rinuncia al
terrorismo e di salvaguardia della sicurezza di Israele. La documentazione relativa all'attività svolta costituisce parte integrante del presente documento. Gli
interventi dei responsabili e gli articoli dei redattori hanno tenuto
conto della fondamentale esigenza di essere fedeli alla realtà,
corretti, attendibili e affidabili. Ritengo che per fornire un
valido contributo a sostegno delle ragioni dello Stato di Israele
dobbiamo cercare di essere autorevoli per conservare forza di
persuasione ed evitare di essere considerati dei semplici propagandisti
e non delle persone che seriamente svolgono un lavoro dedicato
all'informazione.
Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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Qui Roma - Torna in luce la figura di Attilio Ascarelli, il medico che documentò il martirio delle Ardeatine |
È
commossa Rosetta Stame, oggi presidente dell'Anfim, l'associazione dei
familiari dei martiri caduti per la libertà, quando si tratta di
ricordare l'opera di Attilio Ascarelli, l'uomo che le
ha restituito il padre. La sua testimonianza anticipa di pochi
minuti quella di Grazia Sonnino, anch'ella rimasta orfana di padre dopo
la strage alle Fosse Ardeatine. L'occasione è la presentazione,
questa mattina nella sala del Consiglio della Comunità ebraica di Roma,
riservata in anteprima alla stampa, del volume in onore di Attilio
Ascarelli, il medico legale che dall'estate all'autunno del 1944
diresse i lavori di esumazione e di identificazione dei 335 corpi del
massacro delle Fosse Ardeatine. In qualità di direttore della
Commissione medico legale Ascarelli, di cui ricorre in questi giorni il
50esimo anniversario della scomparsa, raccolse la documentazione
prodotta e vi aggiunse in un secondo tempo carte prodotte negli anni
successivi, che tutti assieme andranno a costituire i documenti del
Fondo Fosse Ardeatine, materiale preziosissimo donato nel 1967 dalla
figlia Silvana all'Istituto di Medicina Legale dell'Università di
Macerata dove sono tuttora custoditi. È grazie a questo materiale che è
stato possibile giungere alla pubblicazione del volume I martiri
Ardeatini. Carte inedite 1944-1945 di Martino Contu, Mariano Cingolani
e Cecilia Tasca (Amed edizioni). “Quando ci sono situazioni
sociali come quelle che stiamo vivendo in questi giorni è importante
rispolverare la storia e farla conoscere ai giovani. È necessario – ha
affermato il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici –
spiegare come l'indifferenza portò a realizzare la logica criminale
dell'ideologia nazista”. Assieme a Pacifici, tra il pubblico, il
sottosegretario del Ministero degli Interni Carlo De Stefano. A
moderare gli interventi di Aladino Lombardi, segretario Anfim, di
Rosetta Stame e degli storici Amedeo Osti Guerrazzi e Lauro Rossi,
l'artista Georges De Canino con il coordinamento del direttore del
Dipartimento Cultura della Comunità Claudio Procaccia. Lucilla Efrati
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Qui Roma - "Redazione aperta... anche di sera"! |
Un'occasione
per parlare di strategie dell'informazione, chiedere, conoscere,
capire. Questo, nelle intenzioni delle organizzatrici, le Consigliere
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane appartenenti alla
componente Binah, l'incontro “Redazione aperta...anche di sera!”, cui
sono invitati, fra gli altri, anche i giornalisti del Portale
dell'ebraismo italiano. L'incontro è in programma domani sera al Centro
Bibliografico Ucei a partire dalle 19.30 ed è stato annunciato sui
canali dei social network proprio dalle Consigliere proponenti che ne
vogliono fare un'occasione pubblica di riflessione e di confronto. "Si
tratta - ha detto nella riunione di redazione di questa mattina il
coordinatore Informazione e Cultura dell'Unione Guido Vitale che dirige
la redazione - di un'occasione utile per incontrare i lettori e i
leader ebraici italiani che vorranno partecipare. Un dialogo da
costruire serenamente sui problemi reali e le opzioni concrete, lontano
dai protagonismi. Ma soprattutto di un avvenimento coerente con la
politica di porte aperte da sempre praticata in redazione, una
consuetudine che ha consentito di unire oltre 120 collaboratori
volontari, conquistare nuove amicizie, imparare dai propri errori,
correggere il tiro là dove necessario. Il lavoro dei giornalisti, prima
ancora che affermare se stessi, deve essere quello di ascoltare i
lettori e le esigenze che esprimono, condividere con loro le difficoltà
e le soddisfazioni di chi è impegnato sul fronte dell'informazione
professionale, difendere l'onore e la credibilità delle testate per cui
lavorano".
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In cornice - Hanukkah e il nostro tempo
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A
Hannukkah si celebra la nuova inaugurazione del Tempio che era stato
profanato dai Seleucidi. In quegli anni, il Tempio non era
quell'edificio enorme e sfarzoso che poi costrui' Erode. Trovo un forte
parallelismo fra le intenzioni di Erode e quelle dei costruttori delle
grandi sinagoghe di fine Ottocento in Italia: ambedue hanno snaturato
il senso dei nostri luoghi di culto per creare qualcosa di diverso e di
poco ebraico a uso dei non-ebrei. Ma I Seleucidi e gli ellenizzanti non
arrivarono a quel livello: volevano sconsacrare quel che esisteva, non
rileggere e riformare l'ebraismo. Erano davvero assimilati.
Daniele
Liberanome, critico d'arte
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Tea for two - Tante facce di un'unica realtà |
Sono
italiana per puro caso, ebrea da generazioni e studio letteratura
italiana per scelta. Tra le vertigini di Dante che come una mammoletta
sviene a destra e a manca ("Caddi come corpo morto cade"), Ariosto che
se la ride, Pirandello che si sposa e scrive Amori senza amore, Tozzi
che si deprime e Tasso tipica vittima delle nevrosi da Controriforma,
penso a quanto ci assomigliamo. Gli ebrei da sempre identificati come
il popolo del libro, gli italiani che, pur con un altissimo tasso di
analfabetismo, ancor prima di avere uno stato avevano una storia
letteraria. Noi, ebrei italiani, abbiamo caratteristiche raddoppiate.
Ci scontriamo continuamente, un po' per idealismo, un po' per noia:
questo ci rende molto ebrei e anche molto italiani. Ma lo possiamo fare
solo tra di noi, alla critica esterna rispondiamo in blocco e
difendiamo a spada tratta anche quello con cui ci accapigliavamo poco
prima. Un atteggiamento molto ebraico e molto italiano. Credo sia una
solidarietà data dalla consapevolezza di averne passate tante insieme,
di avere un paese giovane eppure una storia millenaria. L'Italia è
stata fatta e disfatta, per anni ancella di paesi stranieri,
Cenerentola dell'Europa. Eppure sfornava talenti che avevano un grande
sogno comune: vederla unita. Fiumi di inchiostro, intellettuali
fumantini e giovani idealisti. L'ebraismo errando ai quattro angoli
della terra ha dato risultati molto simili: cosa se non fiumi di
inchiostro, intellettuali fumantini e giovani idealisti? Allora, mentre
assisto alle scaramucce tipiche dell'ebraismo italiano che di solito mi
amareggiano assai, non posso fare a meno di sorridere bonariamente.
Perché lo so che in fondo, come direbbe il Re Leone, siamo un'unica
realtà.
Rachel
Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
Milano - Il diritto di voto alle donne
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la rassegna |
Si
terrà questa sera alle 20 nel nuovo Centro diurno della Residenza
Arzaga la lezione del Rav Alberto Somekh, sul tema "Il diritto di voto
alle donne" dedicata alla memoria di Eliana Adler Segre. L'evento è
organizzato dal gruppo Kesher.
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Densa agenda di incontri istituzionali per il leader dell'Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen oggi a Roma.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
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