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 19 dicembre 2012 - 6 Tevet 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


“Essi gli parlarono dicendo: Yosèf è ancora vivo e governa tutta la terra d’Egitto. Il suo cuore rimase indifferente poichè non poteva prestare loro fede” (Bereshìt 45, 26)  Disse Rabbì Shimon: questa è la punizione che spetta ai bugiardi. Poiché quand’anche dalle loro labbra esca la verità essi non vengono ascoltati. E così abbiamo imparato dai figli di Yakòv che mentirono a loro padre  dicendo che il fanciullo “Yosèf” era stato sbranato da una bestia feroce e gli avevano portato le vesti sporche di sangue. (32, 37) All’inizio Yakòv gli credette come riportato nel capitolo 37  versi 31- 33. Però dopo quando tornarono dall’Egitto e gli dissero che Yosèf era ancora vivo e regnava su tutto l’Egitto Yakòv non gli credette. Com’è scrtto: “il suo cuore rimase indifferente poichè non poteva prestare loro fede”.

 Davide 
Assael,
ricercatore



Davide Assael

La settimana scorsa, il Partito Popolare Europeo, in modo neanche troppo velato, ha minacciato di cacciare Silvio Berlusconi dalle proprie fila per le sue posizioni populiste ed euroscettiche, che metterebbero a rischio il processo di riforme inaugurato da Mario Monti. Al di là di ciò che ciascuno pensa di Berlusconi, una domanda sorge spontanea: scusate, e Viktor Orban? Possibile che nessuno abbia considerato Orban come una minaccia al processo di integrazione europeo? Possibile che nessuno lo abbia messo spalle al muro dicendogli, o abolisci le tue leggi liberticide o sei fuori dal club? Forse, è perché la caduta dell’Italia avrebbe ripercussioni sulle economie degli altri Paesi molto più di quanto avverrebbe con il fallimento dell’Ungheria? Come si dice, perché le banche tedesche e francesi sono stracolme di titoli italiani? Davvero poco lungimirante questa classe politica europea, che pare voler servire sul piatto ai populisti gli argomenti per la loro campagna elettorale. Strano anche l’euroscetticismo italiano, che non chiede la cacciata di Orban, avvallando l’idea dei due pesi e due misure.

davar
La tutela delle istituzioni ebraiche e la politica estera
Il presidente UCEI Gattegna a colloquio con Mario Monti
Il ruolo dell’ebraismo italiano, gli scenari mediorientali e la sicurezza d’Israele. Questi i temi al centro dell’incontro con il presidente del Consiglio Mario Monti che oggi ha ricevuto a palazzo Chigi il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, i vicepresidenti dell’UCEI Giulio Disegni e Roberto Jarach, l’assessore Noemi Di Segni e il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Con loro anche l’onorevole Alessandro Ruben.
In un lungo colloquio sono state affrontate alcune delle principali questioni sollevate, nel mondo ebraico, dal recente voto all’assemblea dell’Onu che ha visto l’Italia approvare il ricononoscimento della Palestina quale “stato osservatore”.
“L’Italia è sempre stata considerata un Paese amico di Israele. Oggi ci troviamo a ricevere da altre realtà ebraiche richieste di chiarimento sulla posizione attuale in merito e sull’eventuale evoluzione della politica estera”. Così il presidente Renzo Gattegna, che nell’incontro con Mario Monti ha ribadito l’apprezzamento per “l’impegno sempre dimostrato nella costruzione di una pace giusta e duratura fra i popoli del Mediterraneo”.
E’ stata inoltre espressa l’esigenza di tutelare le istituzioni ebraiche. Oggi, ha ricordato infatti la delegazione, si registrano in Europa atteggiamenti ed episodi di ostilità che suscitano una viva preoccupazione.
Il presidente Monti ha chiarito il significato del voto favorevole espresso dall’Italia all’Onu dopo un’iniziale scelta di astensione. La decisione, frutto della volontà di non indebolire il ruolo politico dell’Europa, ha spiegato, vuole rappresentare un segnale positivo nella speranza che la travagliata situazione dell’area mediorientale possa avviarsi quanto prima a una pace che salvaguardi appieno la sicurezza di Israele.

Daniela Gross


Qui Milano - Approvato il bilancio preventivo 2013
Il Consiglio della Comunità ebraica di Milano ha approvato all’unanimità il bilancio preventivo per l’anno 2013, dopo una seduta protrattasi fino a tarda notte. Un bilancio che presenta elementi di criticità legati a una perdita strutturale importante, perdita determinata da alcuni servizi che la Comunità gestisce (e in particolare, tra gli altri, dalla scuola) e che si inserisce nel quadro di crisi economica generale.
In sala anche il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach.
Alla discussione del bilancio è stata dedicata l’intera riunione, dopo la votazione di delibere riguardanti le trattative con istituzioni bancarie per un affidamento, il nuovo sistema informatico che permetterà all’UCEI e alle singole Comunità di avere sempre i propri dati finanziari e anagrafici aggiornati e in parte online, e infine il processo in corso per la complessa definizione dello status giuridico della Comunità per quanto riguarda la propria posizione fiscale e il suo riconoscimento come ente no profit.
L’assessore alle Finanze Raffaele Besso ha innanzitutto esposto quale sia la situazione generale, facendo riferimento anche al bilancio del 2012, che ha mostrato una perdita legata alle spese maggiori del previsto per scuola, servizi religiosi e servizi generali. L’assessore ha poi messo in evidenza la necessità per il prossimo anno di alcuni interventi strutturali in Consiglio mirati a ricercare la sinergia per migliorare quantitativamente e qualitativamente i servizi: portare in Consiglio un aggiornamento trimestrale sul bilancio, centralizzare gli acquisti, ma soprattutto la presentazione più regolare di progetti da sottoporre a fondazioni ed enti con l’obiettivo di ottenere da essi maggiori fondi straordinari.
È stata poi esaminata singolarmente la situazione specifica di ogni assessorato. Rami Galante, assessore al Culto, ha parlato di un miglioramento dei servizi riguardanti la kasherut. L’assessore alla Scuola Daniele Schwarz ha invece descritto, per quanto riguarda la fine di quest’anno una situazione statica, il cui principale fattore negativo per il bilancio preventivo è che il numero di iscritti previsti per l’anno prossimo non è in aumento. Schwarz ha inoltre ricordato il progetto di migliorare la qualità dell’insegnamento attraverso il potenziamento dell’ebraico e dell’inglese e di stabilire un criterio meritocratico all’interno del sistema scolastico. Daniele Cohen, assessore alla Cultura, ha ceduto immediatamente la parola in quanto quello da lui gestito è l’unico settore non in perdita. Claudio Gabbai, assessore ai Servizi sociali e alla Casa di riposo ha invece definito il momento attuale molto difficile, in relazione alla perdita di alcune donazioni, spiegando che per questo sarà necessario un contenimento dei costi. Ha poi preso la parola Joseph Menda, assessore ai Giovani e alla Comunicazione. Per quanto riguarda i giovani ha esposto il progetto di massima centralizzazione dell’organizzazione delle strutture a essi dedicati, in particolare intorno alla figura di Silvia Sabbadini, e alcune altre nuove iniziative. Per quanto riguarda la comunicazione, a fronte di una notevole perdita, Menda ha parlato della necessità di alcuni tagli e soprattutto di una nuova concezione delle testate comunitarie, a partire dal nome ma anche dai contenuti, fino alla revisione della regolamentazione delle tariffe pubblicitarie. Gad Lazarov ha infine preso la parola in merito ai tributi, che non subiranno sostanziali variazioni rispetto all’anno scorso.
Guido Osimo a questo proposito ha aggiornato gli altri membri del consiglio sull’avanzamento dell’iniziativa da lui condotta di contattare tutti coloro che avevano ritirato la propria iscrizione alla Comunità per tentare un loro riavvicinamento, prevedendo ancora circa due mesi prima della sua conclusione.
Prima del voto, spazio ad alcune osservazioni e dichiarazioni da parte dei membri del Consiglio, fra cui la dichiarazione di Simone Mortara della necessità di porsi obiettivi molto precisi e di una maggiore progettualità e l’auspicio di Stefano Jesurum di un maggiore confronto all’interno del Consiglio, finora poco incoraggiato per favorire quel processo di riappacificazione sotto il segno del quale è nata questa amministrazione, ma necessario perché i problemi si manifestino.
Prima della votazione finale, il presidente Walker Meghnagi, dopo i ringraziamenti al Consiglio per il lavoro svolto, ha portato qualche elemento di ottimismo a fronte della difficile situazione economica menzionando le rassicurazioni offerte dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici a proposito di ulteriori disponibilità e ricordando inoltre che il bilancio comunitario non riporta il patrimonio a disposizione della Fondazione Scuola.

Francesca Matalon – twitter @MatalonF


Informazione - Domande dirette, risposte concrete
su strategie e prospettive dell'ebraismo italiano
Domande dirette, risposte concrete, problemi complessi, prospettive appassionanti, interlocutori reali. Una serata per capire, a contatto con la redazione, le strategie e i valori che i giornalisti delle testate edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sono chiamati a immettere quotidianamente nel proprio lavoro. “Redazione aperta...anche di notte!”, l'iniziativa organizzata al Centro Bibliografico UCEI dalle consigliere della lista Binah, tra le anime del nuovo Consiglio dell'Unione, ha permesso di affrontare numerosi punti cardine delle politiche dell'informazione ebraica in Italia. Un'occasione di incontro, nata sulla scia della vivace dialettica che su questi temi ha preso piede nel mondo dei social newtork, che ha offerto al pubblico un'ampia prospettiva sul lavoro della redazione, riunita a Roma in queste ore per alcune importanti appuntamenti di impegno collettivo tra cui la chiusura e la successiva entrata in rotativa dei tre periodici cartacei Pagine Ebraiche, Italia Ebraica e il giornale per bambini Daf Daf.
Ad illustrare le linee guida del mandato ricevuto dai vertici dell'Unione il giornalista Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura. Sono stati poi i singoli redattori, un gruppo di lavoro giovane e geograficamente fluido – da
Torino a Firenze, da Milano a Trieste – a spiegare alcune specificità del lavoro svolto. Cartaceo, web, social network: l'orizzonte di riferimento della redazione, in continua estensione e con stimoli sempre nuovi, è stato toccato da diverse angolature. Sia sul fronte dell'impegno pressante del quotidiano, con la rassegna stampa per i leader ebraici al mattino, con l'allestimento dei notiziari Bokertov e l'Unione informa e con l'arricchimento di contenuti del portale www.moked.it – ad oggi casa comune per oltre 50 siti autonomi (circa 200mila i visitatori unici annui). Sia su quello più dilatato che la assorbe nella realizzazione delle testate a cadenza mensile. Nel corso dell'incontro fari puntati anche sulla costruzione in corso d'opera della community di amici dell'ebraismo italiano, tra gli obiettivi prioritari sul fronte della comunicazione individuati dal presidente Gattegna, presente ieri in sala assieme a vari consiglieri, e sulle sinergie sviluppate, con notevole gratificazione in entrambi i sensi, con alcune tra le maggiori iniziative del panorama culturale italiano. Salone del libro di Torino, Festivaletteratura di Mantova, Bologna Children's Book Fair, Lucca Comics, Pordenonelegge e molto altro ancora. Eventi in cui il giornale dell'ebraismo italiano è distribuito in migliaia di copie e dove, ha sottolineato Vitale, si raccoglie gran parte di quel mondo che in Italia dona o potenzialmente è in grado di donare il proprio Otto per Mille all'UCEI.
Ne è emerso un dibattito di grande interesse. Al cuore degli interventi la necessità di fare chiarezza sulle linee editoriali e sul fronte delle risorse che sono investite complessivamente sul pacchetto informazione. L'assessore al bilancio UCEI Noemi Di Segni e Vitale, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, hanno illustrato in maniera molto articolata dati di bilancio, dinamiche degli investimenti, costi sostenuti dall'Unione, ma anche dalle Comunità locali, per sviluppare una strategia dell'informazione, offrendo alcuni primi spunti comparativi e chiavi di lettura per orientarsi fra i numeri al di là delle chiacchiere superficiali che talvolta si registrano. “I problemi dell'informazione – ha ribadito Vitale – sono complessi e richiedono a chi voglia comprenderli disponibilità al confronto diretto e volontà di conoscenza. Per questo motivo la redazione lavora e ha sempre lavorato a porte aperte, ricevendo tutti coloro che desiderano realmente conoscere la realtà dei fatti e formarsi in tutta autonomia una propria opinione”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

Melamed - Fermarsi per ascoltare
In seguito ad una lettera aperta del maestro Franco Lorenzoni, ben noto a chi si occupa di scuola ed educazione, sono in corso grandi discussioni, ironicamente soprattutto on line, sul suo appello per liberare almeno a scuola i bambini fino agli otto anni da quello che chiama “diluvio tecnologico”. Un appello che contrasta con la direzione che stanno prendendo le scuole in Italia, e di cui le scuole ebraiche sono capofila. Pur non avendo nulla contro la tecnologia, che riconosce come utile e necessaria, l’accento di Lorenzoni è sulla necessità dei bambini di fare cose concrete, non virtuali. Dalla capacità di costruire alla possibilità di sporcarsi, dalla voglia di giocare alla necessità di incontri nel mondo realte, tutto il suo appello può essere sintetizzato nell’idea che il mondo non po’ essere contenuto in uno schermo. Una interessante risposta è arrivata dal sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, sempre sotto forma di lettera aperta sulle pagine di Repubblica, che pur dichiarandosi d’accordo con i principi che hanno portato alla provocazione di Lorenzoni ha sottolineato l’utilità di una alfabetizzazione anche informatica, e ha ribadito l’importanza di un dibattito pubblico sulla visione che abbiamo della scuola e del suo ruolo nel XXI secolo. E la necessità che ci sia una discussione nazionale che senza chiusure preconcette né ottimismo acritico sappia individuare il ruolo che le nuove tecnologie per la didattica possono acquisire nelle diverse fasi evolutive.
Nell’ottica educativa indicata da Franco Lorenzoni e appoggiata, sia pure con degli importanti distinguo, anche da Marco Rossi Doria e da molti studiosi di rilievo, fra cui anche Clotilde Pontecorvo, (professore di Psicologia dell'Educazione della Sapienza a Roma) è bello allora salutare la nascita di Piccola radio, il percorso sonoro che Radio3 dedica alla lettura per l’infanzia e che si può ascoltare in streaming su radiorai, la homepage della radio. Si tratta di un buon esempio di come la tecnologia possa essere utilizzata in mille diversi modi: è grande in questo caso il lavoro fatto per portare ai bambini la magia di una fiaba e le scelte vanno da quelle note e tradizionali fino alle narrazioni di culture lontane. Belli anche i consigli di lettura, raccontati da bibliotecari specializzati in editoria per ragazzi, che uniti al materiale proveniente dall’archivio rai rendono l’offerta di Piccola Radio una bella novità e sicuramente una valida alternativa al temuto abuso di schermi, di tutti i generi. Sarà bello anche per gli adulti riascoltare Gianni Rodari, che con l’aiuto dei suoi bambini inventa una storia in Tante storie per giocare, o le Fiabe d'autore di Luigi Capuana lette da Milena Vukotic, Vittorio De Sica che racconta Pollicino, Il soldatino di piombo, Il gigante egoista e tante altre favole della tradizione. E poi il teatro, con le voci di Marco Baliani in Frollo o il Pinocchio di Carmelo Bene, e ricette di cucina, filastrocche, itinerari di viaggio e canzoni scelte con cura, per piccoli ascoltatori. Perché anche in questo senso è importante, e ora ancor più bello, potersi fermare ad ascoltare.

Ada Treves -  twitter@atrevesmoked

Marco Pannella - La vicinanza degli ebrei italiani
Grande preoccupazione nel mondo ebraico per le condizioni di salute di Marco Pannella. “Caro Marco, le tue battaglie sono una straordinaria fonte di ispirazione per chi ha a cuore la democrazia e il rispetto dei diritti civili. Per questo accogliamo con ansia crescente le ultime notizie sul tuo stato di salute. Ti siamo vicini con l'affetto e la gratitudine di sempre”, afferma il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
“Desidero esprimere un pensiero preoccupato per l'aggravamento delle condizioni di salute del leader dei Radicali sulla base dei valori che ci uniscono e la stima nei confronti dell'uomo Marco Pannella con il quale – scrive in una nota il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni – gli ebrei romani hanno condiviso più di una battaglia di civiltà al fine di migliorare la società italiana".
Solidarietà anche dal presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici. “Credo – ha commentato uscendo dall'ospedale dove è ricoverato – che la sua sia una battaglia di civiltà, la migliore risposta contro l’antipolitica. Pannella è un grande amico di Israele e un maestro di politica al quale riconosco una grande onestà intellettuale”.

pilpul
 L'Unione, le questioni di linea e le questioni di politica
Il Consiglio dell’UCEI è stato eletto dagli iscritti alle comunità ebraiche con alcune funzioni precise, descritte puntualmente nello statuto emendato nell’ultimo congresso del 2010 all’art. 38. In quell’articolo sono puntigliosamente elencati gli ambiti di intervento di cui l’UCEI si deve fare carico. Fra questi, non viene mai in nessun luogo nominata la necessità di condurre una “linea programmatica” relativa a un “indirizzo politico”, così come viene richiamata in maniera pressante dalla nota pubblicata il 18 dicembre dalle consigliere Di Cave e Pontecorvo. E non potrebbe essere altrimenti: l’UCEI rappresenta sul piano amministrativo e organizzativo le comunità ebraiche, non è in alcun modo un organo politico e non esiste – né potrebbe esistere – una linea politica univoca degli ebrei italiani. Gli ebrei iscritti alle comunità in Italia sono cittadini italiani e hanno diverse convinzioni politiche sia per quanto riguarda la realtà italiana, sia per le quel che riguarda Israele e il conflitto Israelo-Palestinese. Questa pluralità di opinioni trova giustamente spazio sugli organi di informazione gestiti dall’UCEI, che adempie in questo modo alla sua funzione di organismo rappresentativo unitario, al cui interno viene garantita libertà di espressione. L’idea stessa che l’UCEI debba assumere un indirizzo politico programmatico (su Israele o sulla realtà italiana) violerebbe lo Statuto e trasformerebbe l’UCEI stessa in una sorta di partito politico a cui gli ebrei italiani si troverebbero iscritti d’ufficio senza aver espresso alcuna espressione di adesione volontaria. Le parole espresse dal Presidente Gattegna sono sembrate in questo contesto decisamente equilibrate, relazionando su una linea di intervento tenuta dalla Presidenza e dalla Giunta in questi ultimi tempi particolarmente ricchi di contrasti che non può che essere giudicata come equilibrata e in linea con il dettato dello statuto. Fare qualcosa di diverso, come viene proposto dalla nota Di Cave/Pontecorvo, significa attaccare direttamente l’UCEI come forma di rappresentanza unitaria. Significa voler imporre agli ebrei italiani una linea politica data su Israele e/o sulla realtà italiana. La cosa, oltre ad essere inaccettabile, è anche palesemente non attuabile. Nel panorama politico italiano è sotto gli occhi di tutti la grande articolazione di posizioni. Al suo interno ci sono molti cittadini italiani ebrei che si impegnano negli organismi elettivi, ma ovviamente lo fanno da cittadini e non da rappresentanti della comunità ebraica. E per quanto riguarda la situazione mediorientale e Israel, quale mai potrebbe essere l’indirizzo politico programmatico espresso dall’UCEI? Adesione alle azioni proposte dal governo in carica? Adozione delle opzioni dell’opposizione? Anche in Israele è noto che le posizioni politiche sono articolate, su tutto. Come potrebbe mai l’UCEI esprimere una sua linea politica? La risposta è ancora nell’art. 38 al comma 2.l, per il quale l’UCEI promuove “rapporti e contatti con Israele e con la diaspora e con ogni altro ente e organizzazione ebraica; rappresenta[re] l'ebraismo italiano in quelli a carattere internazionale”. Come direbbe Hillel: tutto il resto è commento, và e studia. 

Gadi Luzzatto Voghera, storico


Ticketless - Il Golem delle risaie
Le luci si sono appena spente, ma la Hanukkah di Vercelli si vede tutto l’anno. Ogni volta che il treno si ferma alla stazione. Ho scattato la foto qui a fianco due giorni fa, in una gelida mattina, ma la perfetta struttura cilindrica dà il meglio di se stessa la sera, specie quando c’è nebbia e dalla limitrofe risaie un Golem sembra levarsi ad accendere i lumi, servendosi del cilindro maggiore che funge da shammash. Il primo a farmi notare la stranezza fu un anziano Rebbe di Berlino, Kurt Arndt, molti lo ricorderanno. Amava il Talmud quanto la musica classica. Girava sempre con una radiolina attaccata all’orecchio, come i giovani di oggi con le cuffie. Ho imparato molto da lui e mi fa piacere ricordarlo qui. Com’è noto il Golem, sia quello originale sia quello delle risaie, non fa che ripetere la domanda di Giobbe: “Perché prospera l’empio?”. Nei giorni della crisi di Gaza qualcuno ha disegnato sul muro del cimitero di Vercelli una gigantesca svastica; la cosa mi ha molto ferito: in quel cimitero riposano i miei nonni, a Vercelli credo di avere imparato a camminare. In questa settimana di Hanukkah, ritornando la sera in treno, sono stato vittima un’illusione ottica. Mi è sembrato che fra le nebbie invernali, con la sua radiolina attaccata all’orecchio, ad accendere i lumi e a combattere l’empio, dal cielo scendesse Rav Kurt Arndt.

Alberto Cavaglion

L'editto di tolleranza
Francesco LucreziGrande risonanza mediatica, com’è noto, ha avuto la recente inaugurazione delle celebrazioni per il 17° centenario del cd. Editto di Milano, del 313, da sempre definito, nei libri di storia, come Editto di Tolleranza. Mai definizione può dirsi maggiormente errata, se è vero che proprio da quel momento l’impero romano, ormai saldamente ristrutturato su basi totalitarie e orientaleggianti, inizia un massiccio e irreversibile processo di risignificazione ideologica, basato su una giustificazione teocratica del potere, e su una sua nuova rappresentazione in chiave assolutistica, monarchica e teocratica, secondo una geometrica concezione piramidale della società, dello stato e dell’universo, al cui vertice spicca, in cielo, un solo Dio e, sulla terra, come suo fedele e inflessibile servitore, un solo sovrano. È allora che nasce il concetto, tanto caro all’attuale pontificato di Roma, dell’unica verità, fuori della quale nulla può esserci, se non errore. Errore nei confronti del quale stato e Chiesa potranno assumere una molteplicità di atteggiamenti: dalla più severa e feroce repressione (verso, per esempio, le cd. ‘eresie’, ossia le interpretazioni del nuovo verbo uscite soccombenti dall’aspro scontro dottrinario ecclesiastico) alla commiserazione e al disprezzo (verso tutte le forme di pensiero dell’antico mondo classico che rifiutassero di confluire nel nuovo sistema, restando ancorate ai simboli degli dèi “falsi e bugiardi”), fino a quell’atteggiamento tutto particolare (fatto di odio, anatema, emarginazione, persecuzione, e anche, talvolta, di misericordiosa sopportazione) riservato a quel popolo cieco e ostinato che, pur meritevole di avere atteso e ricevuto il figlio di Dio, non ne aveva voluto ascoltare la parola, tanto da osare metterlo a morte. Tutto questo comincia con l’Editto di Costantino, che segna un radicale capovolgimento dell’atteggiamento dei padri della Chiesa nei confronto della libertà di religione. Se, fino a quel momento, i cristiani perseguitati si erano difesi in nome della libertà di coscienza, osservando l’assurdità di una fede religiosa estorta con la violenza (come disse Tertulliano, “non est religionis cogere religionem”, in nome della religione non si può coartare la religione), la svolta costantiniana fu salutata da quello che Arnaldo Momigliano definì “un grido stridente di odio implacabile”, il feroce libretto di Lattanzio intitolato “De mortibus persecutorum”, che indicava al mondo l’unico destino da riservare a tutti i ‘persecutori’ del passato: la morte.
Questo, e non altro, fu l’Editto di Milano, che le attuali rievocazioni, non accontentandosi di presentare con la falsa, falsissima etichetta della “tolleranza”, arrivano, addirittura, a esaltare come “l’inizio della moderna libertà di pensiero”, “la pietra miliare della società pluriconfessionale”, “il primo manifesto della laicità dello stato” e via farneticando. E sia. Mai come oggi, d’altronde, il significato della parola ‘laicità’ appare quanto meno controverso, se il Cardinale Angelo Scola, nell’inaugurare solennemente le celebrazioni, ha testualmente affermato che l’unico significato virtuoso della laicità è quello di permettere di accedere al supremo valore della fede. In questo senso, effettivamente, quello di Costantino fu un atto di laicità. Personalmente, preferisco vedere il valore della laicità rappresentato nelle nobili parole con cui il pagano Simmaco, alla fine del IV secolo, cercò di difendere la libertà di pensiero dall’inesorabile intransigenza del primate di Milano, Ambrogio: non si può abbracciare un mistero così grande, come quello della vita, attraverso un’unica strada (III Relatio, 3.8). Come spiega uno dei massimi interpreti del pensiero antico, Feice Costabile, è qui, nel “morente pensiero pagano”, e non certo in Costantino, che affonda le sue radici la “moderna concezione della libertà di coscienza”. Contro di essa, ieri come oggi, l’atteggiamento di tutti coloro che preferiscono appellarsi alla celebre proposizione di Luca (14.23), nella parabola del banchetto, brandita come una clava: “compelle eos intrare”, costringi la gente a entrare nella mia casa.

Francesco Lucrezi, storico

notizie flash   rassegna stampa
Google e i Rotoli del Mar Morto   Leggi la rassegna

Grazie a una piattaforma sviluppata dal colosso del web Google e dall'Israel Antiquities Authority migliaia di frammenti dei Rotoli del Mar Morto la più antica copia del testo biblico mai ritrovata, sono oggi accessibili online da chiunque e in ogni angolo del mondo. Dopo due anni di lavori, infatti, è stato presentato alla stampa un nuovo sito web (www.deadseascrolls.org.il) dove sono raccolte 5mila immagini di elevata qualità che mostrano frammenti di quei testi, conservatisi miracolosamente grazie alla estrema siccità del clima in quella regione.


 

Lunga intervista, su Repubblica, alla coautrice di “I pochi eletti” Maristella Botticini.



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