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20 dicembre 2012 - 7 Tevet 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 

La Parashà si apre su uno scenario di suspence, quasi da romanzo giallo. Binyamìn, il più giovane dei fratelli, è falsamente incriminato di aver rubato la coppa del viceré d’Egitto e rischia di rimanere lì in prigione o in schiavitù. Yehudà, che di fronte al padre si era reso garante del suo ritorno sano e salvo assumendosene la responsabilità in questa vita e nel mondo a venire, perora la sua causa con consumata arte ed accenti toccanti: “Ki ekh e‘elè el avì weha-nà‘ar enénnu ittì...?”, “come posso risalire da mio padre se il giovane non è con me?”. I Maestri del chassidismo insegnano che questa perorazione deve essere anche la riflessione di ogni Ebreo: come si può salire, elevarsi verso il Padre di tutti, se i giovani non sono con noi, se la generazione successiva non segue la via tracciata da noi, se – in altri termini – noi non riusciamo a coinvolgere nel nostro legame con l’Ebraismo le nuove generazioni? Astrarmi da tutto, pensare solo alla mia ascesi personale, sarebbe un egoismo imperdonabile; anziché elevarmi, “we-chatà’thi le-Avì kol ha-yamìm”, “sarei colpevole nei confronti di mio Padre – di Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ – tutti i giorni” di questa vita e di quella futura. Creare una continuità è una necessità assoluta, se si vuole rimanere se stessi, come è detto nei Pirqè Avòth: “Ud-là’ mosìf, yesìf”, “chi non progredisce, perisce”. Se non vogliamo retrocedere, se vogliamo salire, avvicinarci, elevarci, dobbiamo essere pronti ad agire come Yehudà per difendere Binyamìn. Spiegano infatti i Maestri che dalle sue parole si ricava che egli era pronto a tre cose: “le-doròn, le-piyùs ul-milchamà”, “a donare, ad ingraziare ed a combattere”. Anche noi dobbiamo essere pronti a donare, a mettere a disposizione il nostro tempo ed il nostro impegno; ad ingraziare, invogliare ognuno e specialmente i giovani a studiare, a riappropriarsi di un patrimonio culturale magnifico ed immenso, rendendoglielo gradevole e stimolante; a combattere con ogni nostra forza l’affermarsi di falsi valori per promuovere la preminenza della Torà e delle sue vie in ogni nostra azione.


Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola

La stagione elettorale è appena iniziata, e i cittadini in Israele – fra questi gli Italkím – e in Italia – fra questi i cittadini ebrei e nuovamente gli italiani in Israele – saranno presto chiamati, separatamente, a scelte non semplici. Uno dei grandi dilemmi è il conflitto che a volte esiste fra il bene comune del paese in cui si vive e il bene particolare del gruppo di cui si fa parte. Questo dilemma non solo esiste come costante di tutte le consultazioni elettorali ma si profila con aumentata acutezza in vista delle elezioni, rispettivamente, in gennaio e in febbraio. Una piccola minoranza non è solitamente in grado di determinare i risultati del voto, ma i suoi membri hanno il diritto e il dovere di far ascoltare le loro voci, senza falsi silenzi, false paure e false unanimità. Ed è quello che certamente ci aspettiamo dovrà avvenire su questa pagina.
davar
L'incontro fra i leader ebraici e il presidente Mario Monti
Esigenza di chiarezza e clima di rinnovato impegno
Grande cordialità e amicizia, un clima di rinnovato impegno, l'esigenza di chiarire alcuni punti caldi all'origine di una vivace dialettica interna al mondo ebraico e non solo. L'incontro svoltosi a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Mario Monti e una delegazione dei vertici dell'ebraismo italiano condotta dal Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e alla presenza, tra gli altri, dell'onorevole Alessandro Ruben, ha permesso di trovare risposte alle numerose questioni sollevate. Temi di politica estera innanzitutto, con le perplessità di molti ebrei italiani legate all'appoggio dato dal governo al riconoscimento dell'Autorità nazionale palestinese come Stato osservatore alle Nazioni Unite. “L’Italia è sempre stato considerato un paese amico di Israele. Oggi, da altri paesi – commentava a caldo il presidente dell'Unione – sono in molti a chiederci un chiarimento sull’eventuale evoluzione della politica estera del governo. Da Monti abbiamo ottenuto importanti rassicurazioni”.
Una lettura condivisa dal vicepresidente UCEI Roberto Jarach. “L'incontro – spiega – è stato caratterizzato da massima apertura e cordialità. Il presidente del Consiglio ci ha confermato la vicinanza del governo allo Stato di Israele e ha ribadito come la decisione presa all'Onu non rappresenti in alcun modo un cambiamento di rotta nella difesa dei diritti e nel cammino verso la pace”. Ad aprire il confronto il sentimento di disagio espresso da Monti per il testo apparso negli scorsi giorni su Yedioth Ahronot a firma del giornalista Menachem Gantz, corrispondente a Roma del quotidiano popolare israeliano, che con parole perentorie aveva denunciato un presunto 'tradimento italiano'. “Abbiamo spiegato che nessuno si è mai espresso con queste parole – puntualizza Jarach – e che l'utilizzo del termine 'tradimento' è attribuibile a una scelta esclusiva della redazione”.
Giulio Disegni, anch'egli vicepresidente UCEI, ha registrato un forte atteggiamento di attenzione da parte di Monti nei confronti delle istanze e delle preoccupazioni che gli sono state sottoposte. Tra gli argomenti di primaria importanza toccati nel corso della conversazione, sottolinea, la tutela delle Comunità ebraiche da venti d'odio che tornano pericolosamente ad affacciarsi anche su riflesso delle vicende internazionali. “Mi è parso – racconta Disegni – che il premier abbia ben presenti i nostri timori ma che sulla questione del voto all'Onu abbia dovuto confrontarsi con una situazione europea che a suo dire non poteva non andare in quella direzione”.
Tra i concetti più significativi espressi in questo senso, racconta l'assessore al Bilancio dell'Unione Noemi Di Segni, un riferimento all'idea di sicurezza non soltanto dal punto di vista “fisico” ma anche “culturale”. La sfida quindi di promuovere conoscenza e diffondere valori inalienabili per la formazione di società sempre più aperte, libere e inclusive. “È un'esigenza che ci ha visti pienamente convergere con il pensiero del presidente Monti”, conferma l'assessore.
Presente all'incontro anche il presidente della Comunità ebraica di Roma e consigliere UCEI Riccardo Pacifici. “Al presidente Monti – spiega in una nota – abbiamo espresso il nostro profondo rammarico per il voto all'Onu. Un voto che avrebbe potuto essere interpretato come un mutamento di posizione dell'Italia verso Israele e per molti versi incomprensibile”. L'allarme, incalza Pacifici, “riguarda anzitutto il processo di pace per il quale noi tutti auspichiamo uno sviluppo e dunque una ripresa dei negoziati”. Ma sussiste anche il timore, dice ancora il leader degli ebrei romani, “che venga meno l’impegno a garantire il diritto d'Israele a vivere entro quei confini garantiti dalla comunità internazionale” e a rischio pare infine la sicurezza degli ebrei italiani “già nel passato bersaglio di azioni terroristiche". In un comunicato diffuso nel pomeriggio di ieri la presidenza del Consiglio ha rimarcato come la protezione della Comunità ebraica sia una responsabilità “irrinunciabile” dello Stato.

Daniela Gross

Qui Torino - L'assemblea rigetta il bilancio preventivo
e approva mozione che appoggia l'opera del rav Birnbaum
Vivace e partecipata assemblea degli iscritti, ieri sera a Torino, con all'ordine del giorno l'esame del bilancio preventivo e l'esame della situazione generale. Il voto consultivo espresso dall'assemblea ha portato al rigetto della relazione e del bilancio preventivo 2013 presentato dal presidente Beppe Segre e all'approvazione a larga maggioranza di una mozione che appoggiando il lavoro svolto dall'attuale rabbino capo Elyahu Birnbaum ne chiede, in forme che restano da definire, la prosecuzione sulla linea tracciata ed entra in un'area viva del dibattito sul rapporto fra rabbinato e comunità che trascende la realtà locale.
Il voto negativo riguardo al bilancio appare in linea con il voto espresso in Consiglio precedentemente dalla minoranza di opposizione ed è stato motivato fra l'altro con la mancanza di una previsione specifica per quanto riguarda due significativi capitoli di spesa: la ristrutturazione della Casa di Riposo e la manutenzione straordinaria di numerosi immobili.
I temi erano stati trattati anche nella relazione introduttiva del presidente. "Abbiamo avuto - ha esordito Segre - recentemente qui a Torino una troupe della televisione israeliana per girare un servizio sulla nostra Comunità ed effettivamente ci siamo resi conto di vivere in una Comunità vivacissima, ricca di attività e di impegni. Alla vigilia del 2013 - ho proseguito, i temi strategici da affrontare sono le criticità finanziarie, la Casadi riposo e la questione del rabbino capo".
Riguardo alla delicata situazione dell'Ufficio rabbinico il presidente ha informato che "il contratto a tempo determinato con l’attuale rabbino capo rav Elyahu Birnbaum scade al 30 giugno. Già in alcune riunioni di Consiglio si è affermato che la Comunità Ebraica di Torino ha la necessità di un rabbino capo a tempo pieno, residente a Torino, di cultura e tradizione italiana, che spicchi per cultura, calore umano, capacità di coinvolgimento dei giovani, e preferibilmente già con esperienza di rabbino capo. Nei primissimi mesi dell’anno - ha annunciato - saranno effettuati colloqui e valutazioni, nell’obiettivo di avere il nuovo Rabbino in cattedra a partire dai prossimi moadim".
I proponenti della mozione approvata riguardo alla situazione dell'Ufficio rabbinico considerano fra l'altro rilevanti i risultati conseguiti sotto la guida del rav Birnbaum in termini di maggiore rispondenza dell’istituzione comunitaria alle aspettative di tanti suoi iscritti; vivacità e calore della vita comunitaria; maggior coinvolgimento degli ebrei torinesi nelle diverse articolazioni della vita comunitaria; allargamento della base comunitaria anche grazie all’avvicinamento di ebrei “lontani”; dialogo con gli iscritti e attenzione nei confronti dei problemi personali loro e delle loro famiglie; incremento dell’offerta socio-culturale ed educativa promossa dall’Ufficio rabbinico con iniziative diversificate rivolte ad una pluralità di utenti; studio collettivo di problematiche alachiche legate all’attualità; attenzione nei confronti della scuola e dell’educazione ebraica degli alunni; valorizzazione del ruolo delle donne e partecipazione attiva della rabanit alla vita comunitaria; valorizzazione di eventi famigliari come momenti di vita collettiva; creazione di percorsi per gli aspiranti al ghiur; attenzione nei confronti della società circostante e alle relazioni con le sue componenti; politiche volte all’incremento dell’offerta di cibi e prodotti casher, anche con beneficio economico per la comunità".
La stessa mozione approvata chiede al Consiglio di adottare soluzioni "che consentano da un lato di creare le premesse per la ricomposizione del tessuto comunitario e dall’altro di consolidare i rilevanti risultati conseguiti", di prendere se necessario in considerazione la possibilità di una proroga del mandato a rav Birnbaum e di considerare la possibilità di proseguire, anche sotto diversa forma, la collaborazione con rav.
Riguardo alla situazione di bilancio, il presidente aveva nella relazione segnalato che ai tradizionali deficit di esercizio per i servizi più importanti (Casa di Riposo e Scuola), si aggiungono i maggiori oneri per IMU, il sostanziale azzeramento dei contributi dalla pubblica amministrazione, la necessità di effettuare pesanti interventi di manutenzione straordinaria su immobili vecchi, la crisi economica generale che aumenta il numero delle persone che richiedono l’aiuto dell’assistenza e deprime il gettito da contributi e l’affitto dagli inquilini: l’insieme di tutti questi elementi rende la situazione di bilancio estremamente critica.
L’obiettivo strategico da perseguire nei prossimi anni - ha detto Segre - sarà quello di contenere il deficit per garantire il futuro di questa Comunità.
La Casa di Riposo comunitaria, infine, si legge nella relazione del presidente, dovrà in tempi brevi procedere a una ristrutturazione per tener conto delle variazione degli standard strutturali deliberata a fine luglio dalla Giunta regionale. "Bisognerà - ha spiegato Segre - nel corso del 2013 avviare i lavori, reperendo i mezzi finanziari necessari e definendo i contratti di concessione con l’Ente individuato per la gestione del servizio".

Qui Roma - Una ricetta contro la crisi
Il lavoro, i temi della formazione e della crescita, l'importanza di agire con risolutezza sulle leve che muovono il sistema paese. Argomenti di stringente attualità che l'associazione di cultura ebraica Hans Jonas ha voluto toccare con una tavola rotonda svoltasi ieri sera a Roma alla Fondazione Basso. Occasione dell'incontro, moderato dalla giornalista Myrta Merlino, la presentazione dell'ultimo scritto di Saul Meghnagi, Il sapere che serve (ed. Donzelli). “Questa serata nasce ispirandosi ai valori che da sempre animano l'associazione, primo tra tutti quello di essere cerniera tra mondo ebraico e società civile”, ha ricordato in apertura Tobia Zevi, presidente di Hans Jonas. Ne Il sapere che serve Meghnagi passa in rassegna lo stato dell'arte e indica alcune possibili vie d'uscita per uscire dal pantano della crisi. Una riflessione densa, frutto di una lunga esperienza sindacale e ricca di spunti sia teorici che pratici. Al cuore la centralità ineludibile della formazione come motore del progresso economico e sociale. Numerose le sfide da vincere, come ha ricordato tra gli altri Sebastiano Maffettone, preside della facoltà di Scienze Politiche della Luiss. "Questo libro – ha sottolineato – ha il grande merito di trattare con semplicità argomenti difficili e articolati. La formazione è infatti tema di grande complessità. C'è la formazione giuridica, quella economica e ancora il rispetto dei diritti. In questo senso la cultura è da intendersi come cemento di suddette realtà". Da Guglielmo Epifani, presidente della Fondazione Bruno Trentin ed ex segretario della Cgil, un grido d'allarme: “La condizione sociale è durissima e il 2013 non sarà un anno migliore di quello che l'ha preceduto. A destare particolare preoccupazione è l'estensione temporale della crisi e non soltanto la sua acutezza. L'impegno deve essere di tutti – ha affermato – perché uscirne non sarà facile”.

pilpul
Dare per ricevere - Riflessioni su una goccia
Nell’ultimo consiglio UCEI (16.12.12) è stata approvata la ripartizione di un extra gettito dell'Otto per mille relativo all’anno 2011. Vorrei darvi il quadro completo delle regole all’interno delle quali è maturata la proposta formulata dalla Commissione bilancio e Otto per mille, e presentata al Consiglio, per favorire una più consapevole valutazione della decisione adottata. Il gettito finale dell'Otto per mille per l’anno 2011 è stato superiore a quanto previsto in sede di preventivo e ammonta a 4 milioni, 723 mila e 157 euro. Nel rispetto dei criteri stabiliti dal VI congresso UCEI (dicembre 2010) circa la ripartizione percentuale del gettito tra UCEI – Comunità -– altre istituzioni, è stato destinato il 5% dell’importo menzionato (al netto delle spese per la comunicazione esterna) al finanziamento di progetti presentati, nel 2011, da 37 diverse istituzioni. La ripartizione precisa delle somme a favore dei vari enti concorrenti, i cui progetti rispondevano ai criteri stabiliti dall’allora Commissione organizzazione e finanza, è consultabile sul sito www.ucei.it/ottopermille
Il maggior gettito disponibile è risultato pari a 41 mila e 623 euro. La ripartizione di questa somma, per ragioni connesse alle regole di rendicontazione, da presentare entro gennaio 2013 al ministero dell'Economia e delle finanze, poteva interessare solo gli enti che avevano già presentato nel 2011 progetti ammissibili, tenendo presenti precedenti assegnazioni. La Commissione bilancio e Otto per mille, espressasi favorevolmente rispetto all’assegnazione di una somma anche a un ente non ebraico, ha presentato due proposte di ripartizione dei residui per consentire al Consiglio di maturare una posizione, eventualmente anche diversa dalla propria. Una delle due proposte prevedeva l’assegnazione delle somme a tre enti ebraici (per la precisione Deputazione Ebraica di Roma, Casa di Riposo di Firenze e l’associazione Shorashim di Milano). L’altra prevedeva l’aggiunta di una quarta istituzione, l’associazione Diaconia Onlus dedicata al recupero di ragazzi tossicodipendenti. Con la decisione sulla ripartizione assunta dal Consiglio a maggioranza l’assegnazione finale risulta la seguente: Deputazione Ebraica di Roma 32 mila euro (su 40 mila richiesti, pari all’80%), Casa di riposo di Firenze 24 mila euro (su 40 mila richiesti, pari al 60%), associazione Shorashim 17 mila euro (su 20 mila richiesti, pari all’85%) e Diaconia 10 mila euro (su 40 mila richiesti, pari al 25%). Il totale dei fondi distribuiti agli enti è pari a 177 mila e 500 euro. Alla luce di questo quadro finanziario-normativo ci siamo chiesti: l’ebraismo italiano, che riceve l'Otto per mille da oltre 70mila persone, di cui circa il 90% (se non più) di religione non ebraica, può dedicare una goccia pari allo 0,002 di quello che riceve a favore di una istituzione non ebraica? Può dedicare una goccia ad altri che non hanno beneficiato di fondi da altri? Può dedicare una goccia a un ente che si occupa di problematiche oggi non gestite da alcuna altra istituzione ebraica, ma di cui non è immune? Può rinunciare a una goccia per favorire “altri” facenti parte di un tessuto socio-economico-politico nel quale vive e con il quale interagisce?
Ve lo chiedo nel massimo rispetto delle diversità di opinioni, ma anche nel massimo rispetto della maggioranza che in Consiglio si è alla fine espressa a favore.
Inviterei gli esperti di comunicazione a darne la più ampia risonanza e visibilità e nella speranza che una goccia possa non perdersi nel mare ma essere apprezzata per i valori ebraici che l’hanno comunque ispirata.
Chiudo con l’invito a tutti gli enti interessati e loro esponenti a presentare i progetti per l’anno 2013, in scadenza il 28 febbraio 2013, avvalendosi della nuova modulistica presente nel sito ucei/ottopermille.

Noemi Di Segni, assessore al Bilancio UCEI
Dispute e generazioni
Intervistato sul libro che ha scritto con sua figlia Fania (Jews and Words, Yale University Press), Amos Oz dice tra l'altro: «La nostra cultura è fatta di dispute, disaccordi, discussione... Per migliaia di anni, noi ebrei non abbiamo avuto altro che libri. Non abbiamo avuto terre, non abbiamo avuto luoghi santi né bellissime architetture, non abbiamo avuto eroi. Abbiamo avuto libri, abbiamo avuto testi, e quei testi erano la discussione continua intorno al tavolo della famiglia. Essi sono diventati parte della vita familiare e sono passati da una generazione a un’altra – non modificati, non modificabili, però reinterpretati da ogni generazione e letti di nuovo da ogni generazione». Ciò che oggi ci manca, forse, è quella famiglia. Tutto sta, ovviamente, a intendersi su cosa pensiamo quando diciamo famiglia (parentale, amical-relazionale, comunitaria). Insomma, per ragionare all'anglosassone, jewry o judaism?

Stefano Jesurum, giornalista

Marco Pannella
Non ne avevamo bisogno, ma il fatto che servisse l’ennesimo sacrificio di un uomo come Marco Pannella per ricordarci il dramma delle carceri in Italia, spiega bene il degrado del nostro paese. Forse siamo proprio noi ebrei italiani a dover apprezzare più di altri il coraggio di questo grande leader. Noi che sappiamo cos’è l’indifferenza e a cosa porta l’ignavia. Noi che sappiamo che il silenzio è complicità perché l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Si potrà dire: sì, ma questa volta è diverso, anche se in realtà non lo è. Certo l’antisemitismo è tutta un’altra cosa, ma il principio con cui si sviluppa è lo stesso. È quel coscienzioso silenzio di chi non si interessa perché il diritto leso non è il suo; di chi pensa che i diritti dei più deboli o di chi ha sbagliato forse valgono meno, incuranti che la mancanza dello Stato di diritto è una minaccia per tutti noi. Per questo quella di Pannella è la battaglia di tutti, nessuno escluso. Perché la storia di questo gigante della politica italiana ci ricorda continuamente come l’impegno politico e sociale non sia solo la difesa dell’interesse personale, ma la tutela dei diritti di tutti noi. Perché anche la libertà di tanti a danno di pochi non è giustizia, ma un sopruso.

Daniel Funaro, studente

notizieflash   rassegna stampa
Qui Milano - Fede ebraica,
un dono o una ricerca?
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Le parole di tre rabbini in sala e quelle di un quarto presente attraverso i suoi scritti per discutere di Emunah, la fede ebraica.

 

Ricorda la sua esperienza di giovane ebreo della diaspora che combatté per la nascita e la difesa di Israele nel 1948 il giornalista Arrigo Levi, già direttore della Stampa e consulente della Presidenza della Repubblica, in un intervento che occupa lo spazio centrale della pagina delle opinioni sul Corriere della Sera.









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