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4 gennaio 2013 - 22 Tevet 5773
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Ephraim Mirvis, nuovo rabbino capo del Commonwealth 


Fra ebrei ortodossi ed ebrei riformati esistono ancora differenze profonde, ma vi sono molte aree in cui stiamo lavorando assieme con rispetto reciproco e sulla base di un grande senso di unità.

Gadi
Luzzatto Voghera,
storico



gadi luzzatto voghera
E’ uscito in queste settimane il decimo e ultimo volume (ma sono in programmazione altri nove volumi aggiuntivi) della Posen Library of Jewish Culture and Civilization. Si tratta dell’ultimo tentativo in ordine di tempo di raccogliere in un’opera complessiva e unitaria la storia della civiltà ebraica e della sua produzione culturale. Per definizione questo tipo di lavoro mette in risalto la pluralità di visioni che hanno contraddistinto la storia dell’ebraismo a ogni latitudine e in ogni tempo. In questo caso l’opera nasce sulla base di un progetto preciso, ideato dal magnate berlinese Felix Posen che ha voluto riempire quello che gli sembrava un vuoto da colmare ricorrendo al contributo di studiosi ed esperti provenienti in pari misura da Israele e dalla diaspora, e suddivisi equamente per genere. Ne emerge una visione complessa che pone al centro l’idea che sta alla base del lavoro della Posen Foundation: la ricerca delle fonti di un ebraismo secolarizzato e non legato unicamente a una visione di tipo religioso. Naturalmente una visione problematica, che trova tuttavia riscontro in una serie di manifestazioni storiche concrete, fra le quali non ultima è la creazione dello Stato d’Israele nella sua dinamica storica e culturale. Uno strumento quindi che sembra piuttosto rilevante per chi si accinga a sondare le molteplici forme espressive su cui si fonda la millenaria esperienza della civiltà ebraica.
davar
Qui Gerusalemme - Il rav Riccardo Di Segni
incontra gli studenti italiani della Yeshivat haKotel



Incontro speciale a Gerusalemme con il rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, che si è lungamente intrattenuto con gli studenti italiani, a larga maggioranza romani, che studiano alla Yeshivat haKotel. Il rav ha tenuto una lezione di halakhah e medicina.

Emanuel Sheffer 1924-2012
“Il genio della sua generazione”. Le parole con cui Haaretz ha salutato Emanuel Sheffer, 88 anni, scomparso nelle ultime ore del 2012, testimoniano l'immenso debito di gratitudine di Israele verso uno dei suoi 'padri' sportivi. Il vecchio leone delle battaglie calcistiche ruggenti, l'unico in grado di traghettare la compagine nazionale verso la coppa più ambita. Messico 1970, il mondiale di Italia-Germania 4 a 3 e del volo irrispettoso della legge di gravità di Pelè nella finalissima, ma anche il mondiale del controverso caso Carosio – il telecronista della Rai rispedito in patria a seguito del polverone apertosi con l'imputazione di alcune offese razziste che avrebbe rivolto, ma c'è chi sostiene l'infondatezza della questione, al guardalinee etiope. Sheffer sedeva in panchina quel giorno. La partita incriminata era Italia-Israele, ultimo match del girone eliminatorio dopo gli impegni che avevano visto protagonisti gli Azzurri contro Svezia e Uruguay.
In quella circostanza gli uomini allenati da Sheffer furono in grado di bloccare sullo zero a zero i futuri vicecampioni, secondi solo allo strapotere dell'orchestra carioca. Quelle ore di celebrità hanno più volte fatto capolino sui media israeliani. Sono stati in molti, tra gli artefici dell'impresa e anche tra coloro che – sempre guidati da Sheffer – raggiunsero i quarti di finale del Torneo Olimpico del 1968, a voler omaggiare il loro antico maestro. “Il più grande allenatore di Israele, la sua influenza sul gioco e lo sviluppo del calcio nel nostro paese è stata decisiva”, ha affermato il presidente della Federcalcio Avi Luzon.
La biografia di Sheffer, prima della ribalta, racconta di una passione e di una tenacia fuori dal comune. Polacco d'origine, sopravvissuto alla Shoah, aveva iniziato con pochi spiccioli in tasca. Il suo primo lavoro, una volta fatta l'aliyah, era stato quello di 'maschera' al cinema. L'ingresso nel mondo del calcio risale a metà degli anni Cinquanta. Prima come allenatore di club – Hapoel Haifa e Hapoel Kfar Saba – quindi come coach della squadra giovanile con i colori della Stella di Davide. Nel 1968 la chiamata in nazionale maggiore, che guiderà in due differenti periodi: dal 1968 al 1970 e nel biennio 1978-1979. Lavoro, lavoro, lavoro – il suo motto. Lo ha ricordato, tra le lacrime, Itzhak Shum, ex calciatore e già allenatore di Beitar Gerusalemme, Hapoel Tel Aviv e Maccabi Haifa. “Sheffer – ha affermato – è stato un autentico innovatore e un mostro di professionalità. Tre sessioni di allenamento al giorno, un carico notevole che molti giocatori moderni non sarebbero in grado di sopportare. Ci mancherà moltissimo”.

Adam Smulevich - twitter @asmulevichmoked

pilpul
Il lavoro in più
Anna SegreVerso la fine della parashà di Shemot che leggeremo domani c’è un episodio che ho sempre trovato straordinariamente attuale: in seguito alla richiesta di lasciar partire il popolo d’Israele, la prima reazione del faraone è di non fornire più la paglia per fabbricare i mattoni pretendendo al contempo lo stesso quantitativo di prima. È un modo per mettere in cattiva luce Mosè presso gli ebrei, ed è il sistema che è stato usato per tutta la storia contro ogni leader rivoluzionario. Oltre a questo, è anche interessante come l’episodio viene narrato, descrivendo nel dettaglio la catena di ordini, lamentele, spiegazioni e trattative che vedono coinvolti il popolo, gli ispettori egiziani e i sorveglianti ebrei, e poi questi ultimi di fronte allo stesso faraone: in alcuni punti sembra quasi di leggere i resoconti di oggi degli incontri tra sindacati, imprenditori e governo. Nel caso specifico le condizioni dei lavoratori non peggiorano per un aumento ufficiale dell’orario o per una diminuzione dello stipendio, ma perché allo stesso lavoro nelle stesse condizioni di prima si aggiungono incombenze nuove, presentate come se fosse ovvio che spettano al lavoratore stesso e contemporaneamente trattate come se non esistessero (nel senso che non sono conteggiate nell’orario e non comportano alcun tipo di compenso). È una situazione che molti lavoratori di oggi vivono spesso sulla propria pelle. Agli insegnanti, per esempio, spettano tutta una serie di compiti nuovi (organizzare attività di recupero, certificare le competenze, reperire e organizzare il materiale per prove scritte complesse come saggi, articoli, ecc.) che non esistevano al tempo in cui andavamo a scuola; eppure i professori di una volta erano considerati figure autorevoli, quelli di oggi sono visti come fannulloni. “Voi siete oziosi” dichiara appunto il faraone agli ebrei. Mi sembra quasi di sentire il faraone stesso, o i suoi ispettori, esaltare la maggiore efficienza raggiunta con il nuovo sistema che permette di tagliare i costi di produzione e biasimare il conservatorismo dei lavoratori che, ancorati a logiche superate, non accettano di buon grado di procurarsi da sé la paglia.
Chiedo scusa per i paragoni fuori luogo: sono deliri generati da una serata trascorsa fino a notte inoltrata (unico orario in cui il programma funziona a una velocità accettabile) a mettere voti sul registro elettronico.

Anna Segre, insegnante

notizieflash   rassegna stampa
Trani - Rinnovo della concessione della sinagoga Scolanova
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La giunta comunale tranese, all’unanimità, ha approvato il rinnovo per altri quattro anni della concessione della sinagoga Scolanova alla comunità ebraica, purché resti destinata esclusivamente a luogo di preghiera e centro di culto ebraico. Il provvedimento perfeziona un atto d’indirizzo che, approvato a sua volta dall’esecutivo uscente, nel mese di novembre 2011, disponeva una proroga di cinque anni della concessione in corso. 


 

Pagina su Le Monde interamente dedicata a Francesco Lotoro, tra i protagonisti del risveglio ebraico meridionale e autore di una vastissima raccolta sulla musica concentrazionaria che è il baricentro di questo lungo e interessante articolo intitolato “Le Juif de Barletta”.



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