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18 febbraio 2013 - 8 Adar
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Adolfo
Locci, rabbino capo
di Padova
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"E
questi sono gli abiti che dovranno fare: un pettorale, un dorsale un
manto…" (Esodo 28:4). Nel Talmud ('Arakhin 16a) si narra che "gli
indumenti del Kohen Gadol portano espiazione...Il me'il (manto) espia
la colpa della lashon hara' (maldicenza); il Signore disse che ci sarà
un cosa che con il suono (baqol; il manto era munito da campanelli),
espierà il prodotto della voce (ma'asè haqol)". Rabbì Israel Meir Kagan
(1838-1933) sottolinea che la veste, di colore azzurro, è simile al
mare, come il mare somiglia al cielo e il cielo è simile al Trono della
Gloria. Monito questo, che ci deve far tener presente che la lashon
harà' arriva fino al Trono della Gloria e "chi indossa" un manto
celeste, a maggior ragione, deve ricordare e contemplare "dove" le
parole salgono e fare molta attenzione a pronunciarle...
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Anna
Foa,
storica
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Tra le molte parole che sono
state dette sul pontificato di Benedetto XVI dopo la suua abdicazione,
mi piace citare quelle di David Rosen a proposito del dialogo da lui
portato avanti con il mondo ebraico: "Si sarebbe potuto pensare che la
svolta impressa da Wojtila ai rapporti tra cristiani ed ebrei fosse
legata alla sua storia personale in Polonia. Invece Benedetto XVI ha
confermato che il dialogo con gli ebrei è la via ordinaria della
Chiesa".
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Torino - Giuseppe e Giuseppina Togliatto nel libro dei Giusti |
Conferita
con solenne cerimonia l'onorificenza di Giusto tra le Nazioni alla
memoria di Giuseppe e Giuseppina Togliatto. Il riconoscimento, massimo
tributo di memoria a quanti si prodigarono per mettere in salvo
perseguitati ebrei durante il nazifascismo, è stato consegnato questa
mattina a Lanzo Torinese, davanti a un pubblico folto e commosso,
dall'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon ai discendenti dei Giusti
Assunta, Giovanna e Rosina Togliatto. Presenti il ministro Elsa
Fornero, il sindaco del capoluogo piemontese Piero Fassino, il
presidente della Corte d'appello Mario Barbuto, il procuratore generale
Gian Carlo Caselli e il vicepresidente del Consiglio Superiore della
Magistratura Michele Vietti, nipote dei coniugi Togliatto. Al suo
fianco numerosi esponenti della magistratura, autorità militari e
sindaci della regione a partire dal primo cittadino di Lanzo Torinese
Ernestina Assalto. Per le Comunità ebraiche il vicepresidente UCEI
Giulio Disegni, il consigliere UCEI Claudia De Benedetti, il presidente
della Comunità ebraica torinese Beppe Segre e il vicepresidente Emanuel
Segre Amar. Presentata da Marussia Cytron Treves, ebrea di origine
polacca che ebbe la vita salva – e con lei quella dei genitori – grazie
all'eroismo dei due Giusti, la domanda di riconoscimento, pervenuta
negli scorsi mesi, è stata accolta in tempi rapidi dall'apposita
commissione dello Yad Vashem. Prima della cerimonia, negli uffici
di piazzetta Primo Levi, vertice tra l'ambasciatore Gilon, Disegni, De
Benedetti e una delegazione del Consiglio comunitario. Al centro del
colloquio la situazione politica a Gerusalemme in vista della
formazione del nuovo governo, la fitta rete di relazioni tra Israele e
realtà della Diaspora, i futuri orizzonti di interscambio culturale e
imprenditoriale con la città di Torino.
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DafDaf - Tante pagine
per sfogliare il futuro
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Si
inaugura domani alle 17.30 al Museo ebraico di Bologna la mostra
'DafDaf, l'ebraismo illustrato per piccoli e grandi lettori'
organizzata dalla redazione del mensile Daf Daf dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con le prestigiose
rassegne internazionali dedicate all'illustrazione, al fumetto e
all'arte BilBolBul e Children Book Fair. All'incontro inaugurale (la
mostra sarà visitabile fino al prossimo 25 marzo) interverranno il
presidente della Fondazione Museo ebraico di Bologna Emilio Campos, il
direttore del Museo ebraico Franco Bonilauri e la curatrice della
mostra Ada Treves. Giovedì 21 febbraio incontro su 'Comics & Jews:
illustrazione, fumetto e cultura ebraica', sempre al Museo ebraico, con
interventi, oltre a Bonilauri e Treves, del giornalista Guido Vitale,
direttore di Pagine Ebraiche e DafDaf, e dei disegnatori Giorgio
Albertini, matita che i lettori del giornale dell'ebraismo italiano
Pagine Ebraiche conoscono anche grazie agli straordinari disegni che
ogni mese accompagnano le pagine delle interviste, e Vittorio Giardino,
grande amico di DafDaf e protagonista quest'anno a BilBolBul con
un'attesissima mostra personale. Alle tematiche della letteratura per
l'infanzia è dedicato il dossier Leggere per crescere che la redazione
di Pagine Ebraiche nel numero di marzo in distribuzione propone per il
terzo anno consecutivo ai suoi lettori. Tra i vari contributi
un'intervista a Giardino in cui il noto disegnatore bolognese, padre di
alcuni eroi ebrei che hanno attraversato la storia del Novecento
europeo, sfoglia con noi i libri della sua infanzia da Rudyard Kipling
a Mickey Mouse.
All’inizio
della storia di Pagine Ebraiche, DafDaf non esisteva. La scommessa di
un giornale nazionale che raccontasse la vita e gli interessi degli
ebrei italiani anche a un vasto pubblico di non ebrei era già
abbastanza complessa. La redazione si stava formando, e l’idea di
creare dal nulla quello che sarebbe diventato il giornale ebraico dei
bambini restava un sogno, un progetto a cui lavorare in un lontano e
vago futuro. Pochi mesi dopo, invece, nasceva il mensile dedicato alle
nuove generazioni. Una scelta importante, perché impegnarsi in un
giornale dedicato all'infanzia significa affermare che l'ebraismo
italiano non ha solo una vicenda bimillenaria da raccontare, ma anche
fiducia in un futuro da costruire. Daf in ebraico vuol dire pagina,
DafDaf può significare di pagina in pagina, oppure sfogliar pagine,
nome scelto per racchiudere il significato e l’emozione delle pagine da
leggere. E la scelta editoriale è stata di prevedere una larga
diffusione destinata a tutti gli italiani che guardano con interesse al
mondo ebraico, per essere un giornale da vivere e non un oggetto da
sfogliare distrattamente e dimenticare. Per poter lavorare serenamente,
sentendosi appoggiati e sostenuti in un percorso non facile, la
redazione, che da sola non avrebbe potuto farcela, ha chiamato a
raccolta un Comitato scientifico formidabile. Comitato scientifico che
è importantissimo nella vita del giornale: ne fanno parte il direttore
del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca, il presidente dell’Assemblea
rabbinica italiana rav Elia Richetti, il direttore delle scuola
ebraiche di Roma rav Benedetto Carucci Viterbi, il coordinatore del
Centro pedagogico UCEI Odelia Liberanome, la preside delle Scuole
ebraiche di Torino Sonia Brunetti, l’editore Orietta Fatucci,
l’archeologo, scrittore e illustratore Giorgio Albertini, la
pedagogista Nedelia Tedeschi, anima del mitico Giornale per noi
pubblicato negli anni ‘70 e ‘80, le docenti Dora Fiandra, Moria
Maknouz, Daniela Misan, Alisa Luzzatto, Chiara Segre e Stefania
Terracina. Già per realizzare il numero zero si è puntato sul
coinvolgimento di tantissime persone, e i primi ad accettare la sfida
sono stati tre disegnatori formidabili che ancora oggi, a distanza di
due anni e mezzo, sostengono e accompagnano DafDaf: Paolo Bacilieri ha
firmato la testata del giornale e in seguito ne ha fatte delle versioni
dedicate a occasioni speciali, Enea Riboldi, già amatissimo vignettista
per Pagine Ebraiche, ha fatto la copertina inventandosi la mascotte di
Daf- Daf, quel bambino con la kippah noto in redazione come Davidino,
mentre Giorgio Albertini oltre ai ritratti per la gerenza ha disegnato
giochi per i più piccoli. Sono stati numerosi gli incontri in cui
DafDaf è stato pensato e progettato. E visto che i progetti assumono
valore solo quando riescono a prendere corpo è bello ora ricordare, a
distanza di quasi 500 pagine, le almeno 15 differenti versioni
grafiche, realizzate, poi scartate, poi riprogettate da capo per
arrivare al numero zero di un giornale che poi nei mesi sicuramente un
poco si è trasformato, ma che – per lo meno è questo è l’augurio della
redazione – non ha mai perso di vista il progetto originale: offrire ai
bambini pagine divertenti e capaci di insegnare qualcosa. Proprio per
questo intento di diventare anche uno strumento al servizio di
insegnanti e formatori il rapporto con le scuole ebraiche italiane è
stato stretto fin da subito, scegliendo di inserire nel comitato
scientifico quattro insegnanti, una per ogni scuola ebraica, che
tengano vivo il rapporto fra il giornale e la realtà in cui vuole e
deve essere radicato. Definire come collaborare con le scuole è stata
una delle sfide più difficili, su cui ancora si sta lavorando molto: da
un primo momento in cui le pagine di DafDaf sono state una sorta di
vetrina delle attività svolte in classe si è passati a una serie di
incontri con gli insegnanti e con i bambini per cercare di definire
quale possa essere davvero il ruolo di DafDaf, per arrivare all’invio
del giornale in formato digitale, cosa che permette – anche grazie al
fatto che in tutte le scuole ebraiche italiane le aule sono attrezzate
con le Lim, le lavagne interattive multimediali – di avere subito a
disposizione il numero di DafDaf appena chiuso, senza doversi
preoccupare di chi ha già ricevuto il giornale, chi no, chi l’ha
dimenticato, chi l’ha perso, chi l’ha buttato… Perché arrivare a un
contatto diretto con i lettori non è cosa semplice. Attraverso quiz,
testate da colorare e concorsi ogni stagione del giornale ha trovato un
sistema per avviare un dialogo diretto con coloro a cui è destinato.
Ricordando comunque che la scheda Io sono, in cui i bambini si
raccontano in poche parole, è una delle prime cose che vengono lette,
guardate e commentate. Oltre al rapporto con i lettori, l’altra
direttrice su cui si è concentrata la redazione è stato il cercare
contatti con i festival in cui si lavora per la lettura e per i libri
per bambini. È stato così un grande onore che la Bologna Children’s
Book Fair, la più importante fiera internazionale professionale
dedicata alla letteratura per i ragazzi, abbia deciso di sostenere
subito DafDaf che nel marzo 2011, a pochi mesi dalla sua prima uscita,
è stato presentato a un pubblico composto da addetti ai lavori,
editori, giornalisti e agenti letterari, esponenti della realtà
bolognese e molti docenti, ma anche autori e disegnatori. Nel 2012 la
scelta è stata di offrire al pubblico della Bologna Children’s Book
Fair una tavola rotonda su Cultura ebraica e società plurale e nel 2013
la collaborazione si è allargata: DafDaf è protagonistadi una mostra
organizzata con il Museo ebraico di Bologna, dedicata ai suoi
illustratori, che rientra nel programma di Bilbolbul, il festival
internazionale del fumetto, mentre l’incontro di chiusura della mostra,
con Antonio Faeti, è organizzato ancora una volta insieme alla Bologna
Children’s Book Fair. DafDaf sta crescendo e con lui la voglia della
redazione di portarlo in giro, avviando diverse collaborazioni. Le idee
non mancano, i progetti già avviati neppure…
Pagine Ebraiche, marzo 2013
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La Toscana ebraica alla Borsa del turismo |
Itinerari
ebraici: la loro capacità di combinare la visita di luoghi e monumenti
con l’incontro con persone, storie, ma anche sapori, nella miglior
versione del turismo esperienziale. L’idea di proporli come nuovo polo
di attrazione turistica ha spinto la Regione Toscana a organizzarne una
presentazione alla Borsa internazionale del turismo (Bit), che ha
chiuso i battenti ieri a Milano. A prendere parte all’incontro (nella
foto) è stata la presidente della Comunità ebraica di Firenze Sara
Cividalli, che ha presentato le ricchezze che la regione ha da offrire,
e non soltanto nel suo capoluogo. “Penso che portare i visitatori nella
nostra sinagoga, e allo stesso tempo condividere con loro i ricordi,
dai nostri giochi da bambini nel matroneo, alle mani piene di fango e
catrame per salvare i libri durante l’alluvione, rappresenti un grande
valore aggiunto, perché diventa un modo per entrare in contatto con un
luogo vivo, fatto non solo di passato ma anche di presente, e di
futuro”. Cividalli ha illustrato i possibili itinerari, coadiuvata
da Giuseppe Burschtein, che ha realizzato la presentazione
multimediale: le possibili località da coinvolgere, gli spunti di
riflessione da proporre, dall’incontro fra le culture alla memoria,
l’offerta enogastronomica. Tanti i progetti in cantiere già nel
prossimo futuro, tra cui un incontro con gli operatori turistici in
programma nel capoluogo toscano il 6 marzo e la partecipazione della
Comunità all’iniziativa della “Notte blu di Firenze – 27 ore dedicate
all’Europa” in programma il prossimo 11 e 12 maggio. “Il mio auspicio è
arrivare a una rete di itinerari ebraici su tutta Italia, sotto l’egida
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane” il commento a margine
dell’iniziativa del presidente Cividalli. Nel pomeriggio, nella Sala
Jarach della sinagoga centrale di Milano, concerto “Tradizioni in
cammino: musiche dalla Toscana ebraica” a cura di Enrico Fink,
musicista e assessore alla Cultura della Comunità di Firenze, cui hanno
preso parte anche Arlo Bigazzi, Marna Fumarola, Mino Cavallo e
Giampiero Bigazzi. A portare il Saluto della Comunità milanese il
vicepresidente Daniele Cohen.
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Qui Livorno - Unità e dimensione dello studio |
Cosa
unisce una comunità e quale rapporto ha con gli individui? Questa la
grande domanda che la Comunità ebraica di Livorno e il Dipartimento
Educazione e Cultura dell’Ucei hanno posto al centro di una riflessione
domenicale suscitando un vivace dibattito che ha visto la
partecipazione di molti iscritti. La discussione, che ha visto
protagonisti anche il rabbino capo di Livorno Yair Didi, il consigliere
con delega alla cultura della Comunità ebraica Guido Servi e – in veste
di moderatore – il consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Daniele Bedarida, è stata stimolata da due relazioni sul tema.
Rav Scialom Bahbout, rabbino capo della Comunità ebraica di Napoli,
prendendo spunto dal pensiero di rav Joseph Soloveitchik, ha introdotto
la nozione di “Edà”: questo termine indica l’idea non metafisica di
“comunità” che riesce a fare propria e a condividere una missione
comune; tale missione distingue e dona a ogni edà la sua propria
specificità e quando viene a mancare, la comunità perde la propria
“scelta” e specificità, cadendo - o tornando - in una condizione
“coercitiva” e di isolamento. La professoressa Donatella Di Cesare ha
invece affrontato la questione della tensione tra comunità e
individualità, mostrando come questo conflitto, sorto nella modernità,
induca a vivere in modo altalenante la comunità o come limite o come
chance. Oggi, in un mondo globalizzato dove lo Stato Nazione è in crisi
e assistiamo a una notevole dispersione identitaria e a uno spiccato
individualismo, la comunità può essere la risposta più umana ed
efficace per ritrovare una sana via di mezzo tra collettivismo e
individualismo, come ci insegnano Martin Buber e altri filosofi del
‘900: la comunità si basa infatti sul dialogo, ovvero sulla relazione
con l’altro, il riconoscimento del “tu” e sull’ascolto. Particolarmente
interessante è stata una delle conclusioni che rav Bahbout ha delineato
proprio insieme al pubblico, per cui la dimensione dello studio
(individuale e di gruppo) rimane quella condizione che salvaguarda
l’unità di una comunità: citando le parole del padre di rav Adin
Steinsaltz, un ebreo può essere un eretico, ma non un ignorante. E
questa è una delle più grandi responsabilità che appartengono al tempo
stesso a una comunità e alle singole persone che la compongono.
Ilana Bahbout, coordinatore Dipartimento educazione e cultura
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Ruggero De Pas (1942 - 2013)
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È
scomparso a Parigi all'età di 70 anni Ruggero De Pas. Livornese di
nascita, emigrato in Francia 19enne per inseguire un sogno, De Pas era
stato a lungo corrispondente della Radio Svizzera, giornalista alla
radio France Inter e presidente dell'Ape, l'associazione della Stampa
Estera. Nel 2009, per aver creato il centro di accoglienza per la
stampa estera con sede prima alla Maison de la Radio e poi al Grand
Palais, era stato insignito della massima onorificenza francese, la
Legion d'Onore. “Ruggero è stato un uomo profondamente legato alla
famiglia, una persona sempre presente nei momenti difficili che abbiamo
affrontato e superato tutti assieme” ricorda la sorella Jenny,
insegnante in pensione. I funerali si svolgeranno domani pomeriggio
alle 14.30 al cimitero ebraico di Livorno.
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In cornice - Il Nabucco di
Daniele Abbado |
Basare
la scenografia di un “Nabucco” su continui richiami alla Shoah, rischia
di finire in un flop. È già accaduto. Ma Daniele Abbado, regista
dell’edizione ora in scena a La Scala, si è mosso con intelligenza,
senza utilizzare simboli abusati o troppo evidenti, ma basandosi su
elementi più profondi e in parte nuovi. Il pubblico ha applaudito a
lungo Abbado e credo che il suo messaggio rimarrà più inciso nella
mente degli spettatori, proprio perché Abbado li ha lentamente attirati
dalla sua rete. Ad esempio, non ha vestito i personaggi con pigiami a
righe o con uniformi naziste, ma piuttosto con vestiti della media
borghesia mitteleuropea degli anni ’30. Niente di troppo appariscente,
ma nei momenti topici ecco apparire i bambini vestiti con pantaloncini
corti e con baschi di colore scuro. Non hanno alzato le braccia come
nella celebre foto dal ghetto di Varsavia, ma il parallelo era
evidentissimo. Mi ha poi colpito il modo in cui Abbado ha ricreato le
colonne del Tempio di Gerusalemme: senza cercare alcuna ricostruzione
storica, ha optato per dei parallelepipedi scuri, lisce, simili ai
blocchi di granito senza nome del Museo della Shoah di
Berlino
pensato da Libeskind e del Memoriale degli ebrei assassinati d’Europa
creato da Eisenmann sempre nella capitale tedesca. Così, quando il
Tempio viene distrutto, è come se fosse la memoria cadesse e rischiasse
di scomparire, salvo poi ritornare in parte in piedi. Non so chi abbia
colto questa sfumatura: è però importante notare che grazie alle opere
di grandi architetti come Libeskind ed Eisenmann, il patrimonio dei
simboli associati alla Shoah si stia espandendo, colpendo prima gente
come Abbado e poi altri. È dimostrazione evidente che l’arte è
fondamentale per mantenere vivo e rinnovare il ricordo della tragedia
che abbiamo subito dai nazisti.
Daniele
Liberanome, critico d'arte
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Tea for Two - Il primo
appuntamento
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Era
uno di quei giorni di scuola in cui infilavo una tuta sformata per
educazione fisica e mi preparavo spiritualmente al terrore di essere
interrogata in latino o greco. Una di quelle giornate in un mese
imprecisato del quadrimestre nelle quali il tempo è incerto e promette
pioggia. E sai che non sfuggirai a quel banco imbrattato di disegni e
di aoristi scritti in fretta e furia prima di un compito da qualche
collega dell'Inferno scolastico. Durante una lezione nella quale
sonnecchiavo pigramente senza dare nell'occhio, entrano delle persone e
ci vendono dei libri per scopi benefici. Metto una 'x' a casaccio su
dei titoli che mi suonavano bene. Qualche giorno dopo arriva
impacchettata la mia ordinazione. Comincio a sfogliare Racconti
italiani contemporanei e trovo una storia che mi ispira immediatamente.
Lui e io di Natalia Ginzburg. Descrive una coppia assortita in maniera
davvero particolare: "Lui ha sempre caldo; io sempre freddo (...) Lui
sa parlare bene alcune lingue; io non ne parlo bene nessuna (...) Lui
ama il teatro, la pittura e la musica: sopratutto la musica. Io non
capisco niente di musica, m'importa molto poco della pittura, e
m'annoio a teatro. Amo e capisco una sola cosa al mondo, ed è la
poesia." Non capisco bene il perché ma vengo immediatamente rapita da
questa unione di anime tanto diverse che camminano insieme. Lui, un
tuttologo come ne ho incontrati a iosa. Lui va nei cinema d'essai
mentre fuori piove solo per vedere la comparsa di un attore che
apprezza, lei lo segue perché vuole vedere come finisce il film. Lui
enciclopedico, lei lirica. E più di tutto amo la conclusione del
racconto, quando lei ricorda a lui la loro prima uscita: "Se gli
ricordo quell'antica nostra passeggiata per via Nazionale, dice di
ricordare, ma io so che mente e non ricorda nulla; e io a volte mi
chiedo se eravamo noi, quelle due persone, quasi vent'anni fa per via
Nazionale; due persone che hanno conversato così gentilmente,
urbanamente, nel sole che tramontava; che hanno parlato forse un po' di
tutto, e di nulla; due amabili conversatori, due giovani intellettuali
a passeggio; così giovani, così educati, così distratti, così disposti
a dare, l'uno dell'altra, un giudizio distrattamente benevolo; così
disposti a congedarsi l'uno dall'altra per sempre, quel tramonto, a
quell'angolo della strada." Allora giro a vuoto per via Nazionale e
ripenso al loro primo appuntamento.
Rachel
Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
Qui Bruxelles - Ministri UE a confronto su Hezbollah
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Leggi
la rassegna |
È
in corso la riunione dei 27 ministri dell'Unione Europea a Bruxelles
per il consueto appuntamento mensile di confronto sui temi e sulle
sfide comuni. Tra i punti all'ordine del giorno la decisione se
inserire o meno Hezbollah, movimento estremista libanese che avrebbe
una diretta responsabilità nell'agguato mortale contro cittadini
israeliani perpetrato la scorsa estate in Bulgaria, nella lista delle
organizzazioni terroristiche internazionali.
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Torna il terrore a Baghdad.
Otto le autobombe esplose, alcune decine i morti (Corriere).
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono
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