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 22 febbraio 2013 - 12 Adar 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
rav arbib
Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano
 

La parashà di Zakhòr prescrive di ricordare ciò che ci ha fatto Amalèk. Questo ricordo è una delle 613 mitzvòt della Torah ma che cosa dobbiamo ricordare? Ovviamente l'attacco di Amalèk, il tentativo di distruzione del popolo ebraico e i vari tentativi di distruzione che si sono susseguiti nella storia. I Chakhamìm però sottolineano anche la situazione del popolo ebraico alla vigilia di quell'attacco. Divisioni interne e il momento di crisi nel rapporto con Dio (gli ebrei si chiedono se Dio è in mezzo a loro). Da questo punto di vista il ricordo diventa un invito a un auto-esame. C'è però un aspetto che spesso si dimentica. Lo spiego attraverso una cosa che mi è capitato di sentire nel Giorno della memoria. In un'intervista, una sopravvissuta italiana alla Shoah disse che il numero tatuato sul braccio rappresentava per lei, fra le altre cose, il segno di una vittoria, il simbolo della sconfitta del tentativo di soluzione finale. È questo un ulteriore elemento del ricordo. Amalèk viene sconfitto, il tentativo di distruzione del popolo ebraico fallisce. La parashà di Zakhòr precede la festa più allegra dell'anno ebraico, la festa di Purìm.

 Gadi
Luzzatto Voghera,
storico



gadi luzzatto voghera
Il Jewish Chronicle riporta una notizia che trovo nel medesimo tempo curiosa e carica di suggestioni. La pioggia di meteoriti che ha interessato gli Urali la scorsa settimana ha colpito durante la preghiera di shachrit anche una sinagoga a Chelyabinsk. Prima una luce intensa ha illuminato il cielo, e in seguito un meteorite è entrato da un finestrone e ha seriamente danneggiato il beth hakenesset. Quando, nel 2013, un evento del genere capita “quasi” annunciato dagli esperti e dai media, noi ci limitiamo a sorriderne e a correre ai ripari. Al più dobbiamo contare i danni e riparare le finestre. Ma cosa mai potevano pensare i fedeli di epoche passate che si vedevano colpiti da un evento così incomprensibile nel bel mezzo di una devota preghiera mattutina? Quali speculazioni mistiche poteva suscitare un simile, inspiegabile avvenimento? Il ricercatore storico dovrebbe riuscire a immedesimarsi meglio con chi nel passato viveva queste situazioni, e assegnare il giusto peso ad avvenimenti che oggi noi giudichiamo forse con troppa leggerezza.
 
davar
Assemblea rabbinica: Voci false e infondate
rischiano di avvelenare i rapporti in Italia
"Voci false e assolutamente prive di fondamento sulla presunta inadeguatezza di alcuni componenti del Tribunale rabbinico che fa riferimento a rav Laras. Un fatto molto grave, soprattutto perché originato da una comunicazione che, a quanto ci risulta, sarebbe partita dall'Italia”. Così il presidente dell'Assemblea rabbinica italiana rav Elia Richetti sulla lettera privata inviata lo scorso 13 febbraio dal rabbino capo sefardita di Israele rav Shlomo Amar allo stesso rav Richetti e al segretario dell'Ari rav Giuseppe Momigliano oltre che, per conoscenza, ai rabbini capo di Roma e Milano rav Riccardo Di Segni e rav Alfonso Arbib, in merito alle diverse competenze e autonomie dei Beth Din italiani. “Il rabbino capo d'Israele rav Shlomo Amar – si legge – ha deciso, nella sua funzione di presidente del tribunale rabbinico superiore e responsabile dei tribunali rabbinici per le conversioni, che la Rabbanut Rashit continuerà a riconoscere gli atti di Beth Din (conversioni, divorzi, verifiche di ebraicità) firmati dal rabbino Di Segni e dal rabbino Arbib, rabbini capo rispettivamente di Roma e Milano. Per tutto ciò che riguarda gli atti di tribunale rabbinico e le verifiche di ebraicità prodotti da altri tribunali rabbinici in Italia, la Rabbanut Rashit si riserva il diritto di verificare ogni caso distintamente e solo dopo verifica deciderà se confermarlo, secondo i risultati della verifica". Un documento di estrema delicatezza divenuto in queste ore di dominio pubblico dopo la pubblicazione sul sito della Comunità ebraica di Roma (proprio stamane il rabbino capo rav Riccardo Di Segni e' intanto apparso al fianco del presidente della Comunità per illustrare la nuova politica dell'informazione comunitaria). La decisione ha turbato il leader dell'Ari. “Avrebbero dovuto chiedermi il permesso prima di procedere all'eventuale diffusione del testo di rav Amar visto che era indirizzato al sottoscritto. Perfino su Facebook è circolato”, commenta con amarezza. La replica dell'Ari, oltre a un messaggio personalmente inviato da rav Richetti a rav Amar nella giornata di ieri, è stata affidata a una lettera congiunta che reca in calce numerose firme di rabbini italiani. “In risposta alla lettera del 3 Adar (13 febbraio, ndr) – è scritto – vi comunichiamo che tutti noi sottoscritti, Rabbini Capo delle Comunità d’Italia e membri del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia presieduto dall’Ecc.mo Rav Giuseppe Laras Shlita, apprezziamo l’attività importante e dedita del Presidente del Tribunale Rabbinico Rav Giuseppe Laras Shlita. A D.o piacendo, continueremo ad avvalerci dell’aiuto del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia per il futuro, e ad appoggiarci ad esso come avveniva in passato, e continueremo a riconoscere senza alcun dubbio qualunque documento emesso da tale Tribunale Rabbinico, come ha sempre fatto anche il Rabbinato Centrale d’Israele”. Firmatari del testo rav Richetti, presidente dell'Ari e rabbino di riferimento della Comunità di Merano; rav Alberto Sermoneta, vicepresidente dell'Ari e rabbino capo di Bologna; rav Giuseppe Momigliano, segretario dell'Ari e rabbino capo di Genova; rav Adolfo Locci, consigliere dell'Ari e rabbino capo di Padova; rav Eliahu Birnbaum, rabbino capo di Torino; rav David Sciunnach, rabbino capo di Parma; rav Ghili Benyamin, rabbino capo di Venezia; rav Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara; rav Yosef Levi, rabbino capo di Firenze; rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli e rav Roberto Della Rocca, membro del Tribunale Rabbinico. Prime reazioni di preoccupazione e incredulità nel mondo ebraico. “Siamo iscritti all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e, con tutto il rispetto anche per chiunque altro – sottolinea tra gli altri Gadi Polacco, gia' consigliere dell'Unione delle Comunita' Ebraiche Italiane – è da questa che dobbiamo ricevere risposta visto che in essa è anche compreso il rabbinato. Occorre appunto che ciò avvenga presto e che si realizzi bene, salvo dare un ulteriore colpo al già traballante impianto dell'ebraismo italiano”.


Purim - Il ritorno di Pagine Ebbraiche
Purim è ormai alle porte e in occasione della lieta circostanza la redazione è tornata ad occuparsi di witz, ironia e di alcuni aspetti peculiari dell'umorismo ebraico con il consueto appuntamento, giunto alla terza edizione, del dossier Pagine Ebbraiche. Tre pagine speciali, tra serio e faceto, tra realtà e paradosso, che sono elemento centrale del numero di marzo del giornale dell'ebraismo italiano in distribuzione. Cos'è Pagine Ebraiche, si chiedera qualcuno? "Pagine Ebbraiche - si legge nel piè di pagina - è il giornale più incredibile dell’universo: vi potete leggere solo notizie vere e solo notizie serie, ma per farlo dovrete scovarlo. Compare solo quando non lo volete e per pochi istanti, di norma nel frigorifero, durante la stagione di Purim. Ma unicamente se avrete prestato la giusta attenzione alle porte di casa e avrete letto al contrario tutti gli ingredienti del dentifricio Marvis classic strong mint saltando su una sola gamba".

Qui Bologna - DafDaf, Vittorio Giardino e La quinta verità
Dopo alcuni giorni in cui Bologna si è man mano riempita di gente grazie al programma di “Aspettando Bilbolbul” finalmente è arrivata la grande giornata di apertura del programma ufficiale, con gli eventi principali del grande festival internazionale del fumetto.
Nonostante il tempo, che sicuramente non invogliava a passeggiare per la città nonostante l’abbondanza dei portici, mai amati come in questa fredda giornata di pioggia mista a neve, sono state numerosissime le persone accorse: in mattinata la premiazione di due concorsi – Un fuoco dentro e Noi e gli altri – e all’inizio del pomeriggio uno dei due eventi clou di tutto il festival: l’incontro con Vittorio Giardino, finalmente protagonista di una grande mostra nella sua città. La grande aula universitaria era già piena prima dell’inizio, e al suo arrivo il protagonista – un inedito Vittorio Giardino in giacca e cravatta – è stato accolto con un grande applauso e subito messo davanti a un fuoco di fila di domande da Emilio Varrà, uno dei fondatori di Hamelin, l’associazione culturale artefice, tra altre cose, di Bilbolbul.
E la prima confessione dell’autore è quella di non essersi in realtà reso conto di quanto grande fosse il rischio, quando ha deciso di abbandonare la professione sicura (Giardino ha lavorato per una decina d’anni come ingegnere elettronico) per dedicarsi interamente ai fumetti: “E’ stata una totale follia, non avevo idea delle probabilità che avevo contro”. Ma lavorare di giorno e disegnare di sera non era una scelta sostenibile, fare fumetti è una cosa impegnativa, seria, e non bastano i ritagli di tempo. Sicuramente non possono bastare a un 
autore come Giardino (nell'immagine a fianco), che ha proseguito spiegando come il suo modo di raccontare disegnando sia una scelta precisa: parole e disegni non solo devono convivere, ma sono simbiotici, al punto che i disegni da soli, o le parole da sole, non hanno – e non devono avere – la capacità di far comprendere una storia. Perché tutto è importante, i minimi dettagli delle tavole sono studiati, con quella che lui stesso definisce “l’ossessione Giardino”. Dopo un appassionato racconto di quali siano i suoi riferimenti, che spaziano dai grandi autori greci – in primis Omero, la cui antiretorica lo ha portato a ragionare sulla necessità di raccontare le cose onestamente, senza farsi trascinare in convenzioni letterarie che possano sfociare in luoghi comuni – a Carl Barks, inventore di Paperone e autore e disegnatore delle più belle storie della saga dei paperi, il grande autore bolognese rallenta il ritmo e sembra abbassare il tono, quasi a cercare una verità ancora più profonda. Le sue parole si accompagnano a uno sguardo differente, in cui il guizzo ironico sempre presente sembra messo da parte: “La storia, nei miei fumetti è protagonista rispetto ai personaggi. Le avventure che racconto sono sempre storicamente molto determinate, si svolgono in periodi storici complessi, di transizione. Per questo il qui e ora è determinante, e non è un caso che molti dei miei protagonisti siano ebrei, perché gli ebrei erano, in quei contesti storici, straordinariamente sotto pressione.” E in una delle divagazioni che si è concesso durante le oltre due ore in cui si è generosamente raccontato, Giardino ha anche messo in guardia i tantissimi ragazzi presenti dalla tentazione di individuare in una persona o in un personaggio storico il male assoluto: “Si tratta di un sistema semplice per liquidare le cose difficili o scomode, meglio analizzare, capire le ragioni in lotta. Se voglio combattere un nemico devo capire bene chi è”
E la cura dei dettagli è protagonista di una bellissima carrellata di immagini, mostrate sul grande schermo dell’aula universitaria, in cui il racconto di come abbia cercato riferimenti iconografici precisi è anche diventato l’occasione per ragionare sull’importanze della precisione, su come a volte uno decida di “fare sul serio”, per il semplice piacere di andare a fondo delle cose, non perché sia necessario ma per una personale valutazione di cose sia giusto e rispettoso dei lettori, altro tasto su cui Giardino è evidentemente molto sensibile.
Una sensibilità a tutto campo, mostrata anche nella sua volontà e curiosità di incontrare le persone, di dedicare loro tempo per parlarsi, e ascoltare, molto evidente quando nonostante il programma fittissimo della giornata, si è preso il tempo di partecipare all’inaugurazione della mostra di DafDaf, che dopo l’incontro dei giorni scorsi apriva ufficialmente le porte proprio nella giornata di apertura di Bilbolbul, con un incontro dedicato al rapporto fra illustrazione, fumetto e cultura ebraica, intitolato Comics & Jews, come il dossier che ogni anno la redazione di Pagine Ebraiche dedica a questo mondo.
Dopo una visita guidata alla mostra degli illustratori di DafDaf il pubblico presente è stato introdotto dal professor Franco Bonilauri, direttore del Museo Ebraico di Bologna che ospita la mostra, al tema dell’incontro, su cui si sono confrontati, oltre Vittorio Giardino, il direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale, il disegnatore e Giorgio Albertini, illustratore e docente di Storia del fumetto e Ada Treves, responsabile di DafDaf e curatrice della mostra. Soffermarsi sulla storia della stampa ebraica in Italia è stato così anche un modo per ragionare su come anche esperienze piccole, come quella di un giornale ebraico per i bambini destinato a un pubblico minuscolo nei numeri, possano essere una grande lezione di coesistenza, di integrazione senza dispersione; anche attraverso il modo in cui vengono recepite, accettate e garantite le minoranze si misura la democrazia di un paese. E il rapporto fra i disegnatori noti che hanno regalato le loro opere a DafDaf e i giovanissimi che ogni mese permettono di fare un giornale sempre più ricco promette di stringersi ancora di più, e camminando insieme verso l’inaugurazione della grande mostra dedicata all’opera di Vittorio Giardino non sono mancate le idee, grazie anche all’attenzione con cui il grande disegnatore, autore anche della copertina dell’ultimo numero di DafDaf, ha voluto conoscere e ascoltare le storie di Katia Ranalli e Sonia Biscella, autrici di numerose illustrazioni per il giornale ebraico dei bambini.
Al Museo archeologico di Bologna la folla era quella delle grandi occasioni, in attesa di aprire – seppure nel modo informale che contraddistingue le inaugurazioni di Bilbolbul – La quinta verità, mostra che l’autore pur evidentemente commosso ha commentato dicendo, in un lampo ironico “A me è andata meglio di altri: poteva capitare come a miei illustri colleghi, come Magnus. Almeno io sono ancora vivo. Sono molto contento”.
E alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni locali – oltre all’assessore alla cultura Alberto Ronchi anche il sindaco di Bologna, i rappresentanti di Provincia e Regione non hanno voluto mancare l’occasione – finalmente le porte delle sale sono state aperte e la grande folla convenuta ha potuto vedere le 250 tavole scelte per la mostra: i curatori hanno voluto inserire le produzioni più drammatiche, il noir di Sam Pezzo, o quelle legate alla grande storia, il nazismo, lo stalinismo o la guerra civile spagnola. Sono stati esclusi i fumetti più leggeri, a cui pure l’autore è molto legato. Non mancano anche gli inediti e una sezione a cui Vittorio Giardino tiene molto: i manifesti realizzati per sostenere campagne o iniziative locali. Sono esposte anche le tantissime edizioni straniere, più di 150, che mostrano come l’autore sia apprezzatissimo anche all’estero. Mentre invece, purtroppo, le edizioni italiane sono ormai difficili, se non impossibili da trovare. Ma il terzo e ultimo volume delle avventure di Jonas Fink sta nascendo, giorno dopo giorno, e chissà che in concomitanza con la conclusione della sua avventura non si decida di ripubblicare almeno qualcuna delle avventure di Maximilien David Fridman, quel Max Fridman alter ego del suo autore.

Verso le urne - "Perché scegliamo la politica"
Idee e prospettive differenti, storie politiche più o meno consolidate, biografie che tracciano un quadro estremamente complesso e diversificato. Ad accomunare i candidati alle prossime elezioni regionali che presentiamo in queste pagine è però la medesima proiezione dell’identità nell'impegno pubblico. Grazie al loro contributo proviamo a fare una prima ricognizione della nuova geografia politica dell'Italia che uscirà dal voto del 24 e 25 febbraio. Ospiti di questo spazio i candidati alla Regione Lombardia Benjamin Khafi (Movimento Lombardia Civica per Gabriele Albertini), Maximilian Mairov (Maroni Presidente) e Daniele Nahum (Patto Civico con Ambrosoli Presidente) e la candidata alla Regione Lazio Claudia Fellus (Lista Zingaretti).

Qui Milano - L’integrazione, la sicurezza e il futuro

L’impegno per i giovani. È questo un tratto che avvicina i tre esponenti della Comunità ebraica di Milano candidati alle prossime elezioni regionali: Benjamin Khafi di Movimento Lombardia Civica per Gabriele Albertini, Maximilian Mairov per Maroni Presidente, Daniele Nahum per Patto Civico con Ambrosoli Presidente (nelle immagini rispettivamente: in alto, al centro e in basso). Dirigente di una società immobiliare, nato a Tel Aviv, una laurea in scienze politiche e un passato come attivista nell’associazionismo giovanile ebraico, Kafhi – 37 anni – spiega il suo impegno per istanze che lui, per la Comunità ebraica, ritiene importanti: “Assicurare che vengano mantenuti i finanziamenti pubblici alle scuole private e lavorare per una società in cui la sicurezza venga prima dell’integrazione”. Sul fronte dei giovani, allo scopo di rimediare alla grave disoccupazione, Khafi suggerisce invece l’impiego dei fondi europei per incentivare la formazione nei settori professionali in cui mancano lavoratori, e agevolazioni fiscali per gli under 35. “Il sostegno all’imprenditoria giovanile è un punto fondamentale del nostro programma – spiega Mairov, 32 anni, avvocato - Puntiamo a istituire un fondo di ammortamento e ad agevolare l’accesso al credito. Da questo punto di vista, mi impegno personalmente a mettere a disposizione la mia esperienza giuridica nella redazione di leggi chiare ed efficaci”. Un ulteriore intento che l’avvocato si propone è quello di lavorare per ottimizzare l’utilizzo delle risorse del sistema sanitario lombardo attraverso la promozione di un sistema di telemedicina già diffuso in Israele e negli Stati Uniti. “Se eletto, il mio primo atto sarà proporre una mozione per la riduzione dello stipendio dei consiglieri del 70 per cento” spiega Nahum, 30 anni, già alla guida dell’Unione giovani ebrei d’Italia e vicepresidente della Comunità ebraica, operatore dell’Associazione Eclettica&Media. Fra i progetti di Nahum l’istituzione di un tavolo tecnico che raccolga i rappresentanti delle comunità etniche e religiose sul territorio lombardo (“che diventerebbe un punto di riferimento per loro quanto per le istituzioni”) e un registro delle coppie di fatto che consenta di esercitare determinati diritti, come quelli in campo sanitario. Infine proposte a favore degli stagisti e delle start up, con l’idea di creare un incubatore sul modello di Tel Aviv.

Qui Roma - Dalla sanità alla lotta contro i razzismi

“Ho sempre cercato di mettermi dalla parte del cittadino e così intendo fare presentandomi a questa sfida per me assolutamente nuova”. Claudia Fellus Pirani, 54 anni, è candidata alla Regione Lazio nella lista civica che sostiene Nicola Zingaretti. Estremamente articolato il suo programma: cultura, territorio, politiche per l'integrazione. E soprattutto sanità, suo settore di riferimento professionale. Per una Regione Lazio, spiega, “al fianco dei più deboli”. “La situazione drammatica in cui si trova la nostra Sanità necessita di una scelta strategica chiara per fare sì che si adottino i provvedimenti giusti e non solo tagli lineari. Per questo – sostiene Fellus – partire dai cittadini, dalla loro esperienza e dalle loro valutazioni può essere utile strumento per capire priorità e bisogni. È arrivato il momento d’invertire la tendenza, mettendo al primo posto i pazienti e adottando alcune linee di lavoro che rendano operative le scelte già compiute sulla carta, ma mai attuate”. Grande attenzione anche ai temi del razzismo e dell'antisemitismo. “La gravissima crisi economica che stiamo attraversando, l'ingresso nella scena politica di partiti che si richiamano a ideologie estremiste - spiega Fellus - non possono e non devono lasciarci indifferenti”. “Ritengo - conclude - che si tratti di un fenomeno sottovalutato anche per via dell'abuso che negli anni è stato fatto dei termini 'fascismo' e 'nazismo'. Oggi purtroppo il pericole è reale”.

Qui Milano - L’ambasciatore Gilon incontra la Comunità
L’ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon ha incontrato i vertici dell’ebraismo milanese in una cena riservata organizzata dal presidente della Comunità ebraica Walker Meghnagi. Presenti tra gli altri il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach e numerosi consiglieri UCEI, oltre a diversi esponenti del Consiglio della Comunità e a molti rabbanìm milanesi, tra cui il rabbino capo Alfonso Arbib. L’attuale situazione in Medioriente, e in particolare la crescente instabilità che caratterizza la regione, ma anche i rapporti fra Israele e l’Italia sempre ottimi, al centro dell’intervento dell’ambasciatore Gilon, che è stato accolto dal saluto di Meghnagi e di rav Arbib, in una serata introdotta dal consigliere della Comunità Simone Mortara.

Qui Milano - Nuovo cinema israeliano
Torna anche quest’anno la rassegna dedicata al Nuovo Cinema Israeliano organizzata dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea in collaborazione con Fondazione Cineteca di Milano e il Pitigliani Kolno'a Festival, è curata da Nanette Hayon e Paola Mortara, con la direzione artistica di Dan Muggia e Ariela Piattelli. Una quindicina le pellicole proposte tra la sera di sabato 23 febbraio e la giornata del 28, a partire dai più recenti film che hanno riscosso il successo della critica internazionale, Footnote di Josef Ceddr, candidato all’Oscar come miglior film straniero nel 2012, e La sposa promessa di Rama Burshtein, rivelazione dell’ultimo Festival del Cinema di Venezia. “Il cinema israeliano continua a suscitare interesse, ad essere apprezzato quasi in tutto il mondo – scrivono Muggia e Piattelli nella presentazione - Un successo conquistato con l'alta qualità delle opere, ma anche attraverso la varietà dei soggetti affrontati. L'unico tema che ricorre in varie forme, in alcuni dei film presentati, è il mondo religioso”. A prendere spunto dai film proposti anche una serie diincontri in parallelo: dalla lezione dello stesso Muggia sui talenti emergenti del cinema israeliano domenica 24 febbraio alle 11, all’incontro con il regista e consigliere comunale Ruggero Gabbai sul confronto fra Milano e Tel Aviv lunedì 25 alle 17, poi ancora la presentazione de Il Mediterraneo degli altri. Le rivolte arabe tra sviluppo e democrazia (Università Bocconi Editore, 2012) di Rony Hamaui, docente di Economia all’Università Cattolica, in un colloquio tra l’autore e il presidente del Cdec e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Sacerdoti. Tra i titoli in programma anche God’s Neighbors di Meni Yaesh, Life in Stills di Tamar Tal, The Exchange di Eran Kolirin e Restoration di Yossi Madmoni. “In queste giornate porteremo a Milano film e documentari che altrimenti non arriverebbero in alcun modo - spiega Nanette Hayon – Oggi il Cdec rappresenta un punto di riferimento non più, come originariamente, solo per lo studio della Shoah, ma anche per raccontare la cultura ebaica a 360 gradi, compresa dunque Israele. Siamo orgogliosi di offrire alla città di Milano un prodotto originale e di grande qualità, con un occhio anche ai giovani, grazie alle realizzazioni degli allievi del Dipartimento di Cinema dell’Università di Tel Aviv.

Per scaricare il programma completo clicca qui

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked


Qui Roma - La Comunità investe sulla comunicazione
Novità e investimenti sul fronte della comunicazione da parte della Comunità ebraica di Roma. Tra le iniziative annunciate questo pomeriggio dal presidente della Comunità Riccardo Pacifici e dal rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni il restyling del giornale comunitario Shalom, la sinergia con il notiziario Yarchon della Comunità ebraica triestina, la nascita di un notiziario settimanale online Shalom7 in cui ogni venerdì sono riassunte le notizie dei giorni precedenti e la nomina del nuovo portavoce della Comunità (incarico che in passato era stato esercitato dallo stesso Pacifici),  il giornalista Fabio Perugia.Pacifici, riferendo di un colloquio con il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi, ha anche preannunciato una futura collaborazione tra Il giornale comunitario romano e il Bollettino della Comunità ebraica di Milano.
Ai colleghi di Roma, di Milano e di Trieste impegnati in questi progetti, i migliori auguri di buon lavoro da parte della redazione del Portale dell'ebraismo italiano.

pilpul
Ci riguarda
Anna SegreSe qualcuno aprisse la Meghillat Ester sapendo che è un libro del Tanakh ma senza avere nessuna idea del contenuto, probabilmente all’inizio penserebbe di aver preso in mano il testo sbagliato. Non siamo in Eretz Israel, non si parla di ebrei, si racconta la storia di un imperatore persiano, per di più soffermandosi sulle sue vicende matrimoniali. Cosa ce ne importa di quei banchetti descritti così dettagliatamente, di un consiglio di stato convocato solo per discutere su come il re debba reagire a uno sgarbo della moglie, o delle procedure poco edificanti con cui viene scelta la moglie successiva? (È vero che le interpretazioni midrashiche coinvolgono gli ebrei fin da subito, ma esse si affiancano alla lettura lineare del testo, non la annullano: il midrash pare scritto per chi conosce già la storia, mentre la Meghillà, con la struttura complessa e ricca di colpi di scena, sembra fatta apposta per coinvolgere chi legge per la prima volta, o, per meglio dire, per far provare ogni anno al lettore la curiosità e l’ansia di chi legge per la prima volta). Solo nel corso del secondo capitolo compaiono finalmente Mordechai ed Ester, ma ancora fino al successivo un lettore del tutto all’oscuro della vicenda non avrebbe nessun indizio che lo porti a supporre che i loro fatti personali possano riguardare il popolo ebraico nel suo complesso.
A ben vedere anche questo potrebbe essere un insegnamento nascosto in un testo in cui il nascondimento è uno dei temi fondamentali: quando gli ebrei vivono come minoranza in una società non ebraica a volte può sembrare che i fatti che li circondano non li riguardino, o che li riguardino solo come persone singole; poi capita che un’identità identità ebraica trascurata o taciuta diventi improvvisamente determinante. È un pensiero che forse ci accompagnerà mentre ci recheremo a votare proprio il giorno di Purim o di Purim Shushan.
Vale la pena ricordare che la vicenda non si conclude con le sorti rovesciate, né con lo scampato pericolo per gli ebrei, e neppure con l’istituzione della nuova festa; l’ultima cosa che accade è che il re (presumibilmente su consiglio di Mordechai) impone una nuova tassa. Un finale davvero prosaico per una vicenda così ricca di pathos, ma forse è il finale adatto per ricordarci che anche dopo il lieto fine la vita continua con i suoi problemi quotidiani ed è impossibile affermare con certezza che un dato tema non ci riguarda.

Anna Segre, insegnante

L'etica del dubbio
Il film svedese Il sospetto fa davvero pensare. Non è solo una drammatica riflessione sul potere distruttivo della “diceria”, ma uno stimolo ad affrontare un paradosso etico: se credi all’accusa, puoi distruggere un innocente; se non credi, ne puoi distruggerne un altro. Questo film mi ha fatto pensare alle storiche calunnie sugli ebrei e sui bambini cristiani. Nel film lo spettatore sa chi sono i “buoni” e chi i “cattivi”, ma nella vita non si hanno certezze: e chi non sa può forse restare immune dall’effetto della diceria? Tendo a pensare che l’unico modo per resistere al pericolo di credere senza sapere sia lottare contro l’atto stesso di credere, cercando di educarsi all’etica non violenta e umile del dubbio.
Da un provocatorio, celebre, spudorato, geniale, malinconico, umoristico cantore dell’ebraismo russo contemporaneo:

La mia vita dalla culla al bastone
ho ingoiato con spirito e nerbo,
ma a nessuno son stato padrone,
neanche a Dio ho fatto da servo.
(Igor’ Guberman, Versi da Gerusalemme)

Laura Salmon, slavista

notizie flash   rassegna stampa
Calcio - Leo Messi
in campo per la pace
  Leggi la rassegna

L'estate israeliana si tinge di blaugrana. Con Messi e altri nomi illustri in campo, il Barcellona sarà infatti protagonista di una partita amichevole per la pace, il prossimo 31 luglio allo stadio Ramat Gan, contro una squadra mista formata da calciatori israeliani e palestinesi. L'annuncio è stato dato congiuntamente dal presidente del club iberico Sandro Rosell e dal Capo di Stato Shimon Peres. “Il calcio – ha affermato Peres – è un linguaggio universale che deve servire ad avvicinare la gente. Il Barcellona, per la sensibilità dimostrata nel voler creare e rafforzare ponti di dialogo in Medio Oriente, ne è un esempio tangibile".
 

La Cassazione ha stabilito che contro l’ex SS Erich Priebke si dovrà svolgere il processo civile per il risarcimento dei danni, come richiesto dai familiari delle vittime della Strage delle Fosse Ardeatine (Nazione Carlino Giorno).




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