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26 febbraio 2013 - 16 Adar 5773
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alef/tav
linea

Roberto
Della Rocca,
rabbino

Alcuni giorni fa su queste pagine Anna Segre, a proposito della Meghillah di Ester, metteva in evidenza il contrasto tra "un finale davvero prosaico per una vicenda così ricca di pathos...". In effetti la Meghillàt Ester si conclude con un capitolo di soli tre versi apparentemente insignificanti. La storia si sarebbe potuta felicemente concludere con il nono capitolo con l'istituzione dei festeggiamenti del Purìm per lo sventato genocidio, ma invece  il testo continua con un capitolo di soli tre versi che evidenziano, tra le righe, come dopo la tragedia, vi è la  tentazione di ritornare alla “normalità”. È un capitolo triste e di un’attualità drammatica. Pochi versi che descrivono il fallimento di una generazione che ha la possibilità di salire verso Eretz Israèl ma che sceglie di rimanere nella diaspora sollecitandoci quel drammatico interrogativo che molti di noi continuano a porre ai propri genitori, ai propri nonni, a se stessi : “ come avete fatto a rimanere in un paese che vi ha cacciato dalle vostre scuole e dove ancora a 70 anni di distanza c’è chi minimizza  o addirittura si ispira a quel periodo?". La Meghillah si conclude in modo per nulla prosaico ma con la constatazione di chi continua a scegliere un comodo soggiorno nelle nostre rispettive  “Babilonia”, eleggendo magari qualche ebreo in parlamento come fu per Mordekhai, tutto in maniera assolutamente ebraica, con  scuole ed accademie dove si studia Torah, punti vendita kashèr, mikwaòt e movimenti giovanili. Mai come quest’anno nel giorno di Purim Shushàn la fine della Meghillah mi ha lasciato l’ inquietante interrogativo: quanto potrà durare tutto questo?

Dario
 Calimani,
 anglista



Finalmente le elezioni son passate: ci rimettiamo gli occhiali da vista e si torna a guardare la vita come essa realmente è. E possiamo tornare a ragionare su certe cose delicatine. La candidatura di una cittadina italo-israeliana alla competizione elettorale italiana, ha costretto a qualche riflessione, fra le quali quelle già sollevate da Sergio Della Pergola e da Anna Foa. Aggiungiamone qualcuna che possa servirci per l'equilibrio delle nostre rispettive posizioni. Ci lamentiamo spesso e giustamente della confusione che spesso si ingenera, in menti che possono anche essere in buona fede, fra il nostro essere ebrei e il nostro essere italiani; fra il nostro essere ebrei e il nostro non essere necessariamente israeliani. Fra il nostro essere ebrei italiani e il nostro essere sempre vicini a Israele, anche se con i debiti distinguo. Questa confusione, lo sappiamo per vita vissuta, è spesso strumentalizzata per alimentare la convinzione che l’ebreo sia una quinta colonna all’interno dello stato, un cittadino inaffidabile, pronto a tifare per una squadra di calcio israeliana piuttosto che per una italiana – perché è questa, qui da noi, la misura del peggiore ‘tradimento’. È antisemitismo d’accatto, ma fa male lo stesso. Ci sarà da sorprendersi allora se qualcuno si creerà l’idea che un ebreo israeliano che si fa eleggere al parlamento italiano è una quinta colonna all’interno dello stato, i cui soli argomenti di discussione saranno Israele e l’antisemitismo? Il problema, si potrà dire, riguarda tutti gli inutili rappresentanti degli italiani all’estero. Giusto. Ed è per questo che ogni tanto a noi toccherebbe essere un po’ più reali del re, con un goccino di sensibilità etica in più. Un’etica, poi, che non si confondesse con l’etica-a-corrente-alternata del sistema berlusconiano. Noi non ci vergogniamo di sostenere Israele, ma con spirito e coscienza sempre ostinatamente etici.

davar
Elezioni - Emanuele Fiano e Yoram Gutgeld in Parlamento
“Credo non sia stata apprezzata la nostra decisione di sostenere il governo Monti. Una decisione che abbiamo verosimilmente pagato con il travaso di una parte dell'elettorato che ha scelto Grillo”. Così Emanuele Fiano, appena confermato per la terza legislatura consecutiva nelle file del Partito Democratico, analizza per i nostri elettori gli esiti del voto. “Al primo posto, tra gli obiettivi da perseguire, ritengo debba esserci la governabilità del paese. Un elemento – prosegue l'onorevole, responsabile sicurezza del Pd e già presidente della Comunità ebraica di Milano – che non possiamo in alcun modo mettere a rischio anche perché i mercati speculativi percepiscono, come stiamo vedendo in queste ore, i momenti di incertezza politica”. Plausibile pertanto un confronto con il Movimento Cinque Stelle su alcuni temi forti dove le convergenze, sottolinea Fiano, non sono da escludere: “Per il bene del paese è giusto che si provi ad aprire un dialogo con i grillini. Sta già accadendo in Sicilia d'altro canto”. Uno scenario che si augura anche il collega di partito, l'italo-israeliano Yoram Gutgeld, dirigente di Mc Kinsey e collaboratore di Matteo Renzi nella campagna per le primarie, che grazie all'ottima posizione in lista in Abruzzo fa per la prima volta il suo ingresso a Montecitorio. “Il mio auspicio è che possiamo trovare un accordo con Grillo su alcuni punti specifici. Un'opzione – commenta – senz'altro preferibile rispetto alle altre due possibilità: un'alleanza con il centrodestra o nuove elezioni”. Primo sabra a diventare parlamentare della Repubblica italiana, Gutgeld – tra gli organizzatori del grande evento milanese Unexpected Israel – si dice emozionato per l'opportunità concessagli. “Mi avvicino a quest'esperienza con entusiasmo e con la speranza concreta di poter dare una mano sul versante economico e nei rapporti tra Italia e Israele. Oggi – ci spiega – inizia un nuovo capitolo della mia vita”.  Estremamente complesso e diversificato l'impegno dei numerosi iscritti alle Comunità ebraiche italiane presentatisi alla prova del voto. Parlamento sfiorato da Giorgio Sacerdoti, consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, quinto nome nella lista di sostegno a Mario Monti nel collegio Lombardia 1 per la Camera. Nella sua circoscrizione tre i candidati che sono stati accreditati alla formazione centrista. Sempre alla Camera quorum del 4% non superato per il gruppo Fare per fermare il declino che tra gli altri schierava in posizioni significative Alberto Saravalle (numero due in Lombardia 1) e Vito Kahlun (al nono posto per Lazio 1). Il risultato deludente dei Moderati in rivoluzione di Giuseppe Samorì che fanno parte della coalizione di centrodestra esclude da Montecitorio Renato Spizzichino, quarta scelta nel collegio Lazio 1. Non sarà parlamentare neppure Sharon Nizza, esponente della comunità degli Italkim (gli italiani di Israele), candidatasi con il Popolo delle Libertà per Africa-Asia-Oceania. A vincere la competizione in quella grande circoscrizione in modo abbastanza netto è il centrosinistra, che si aggiudica l'unico seggio in palio. Per quanto riguarda Palazzo Madama niente da fare per Cesare Lampronti, nono in lista con il Pdl nel Lazio, e per il deputato uscente Alessandro Ruben, quarta opzione con Monti in Puglia. Nel Lazio il centrodestra porta infatti a casa sei seggi. In Puglia i centristi appena uno.

Adam Smulevich - twitter @asmulevichmoked

Come è cambiato il voto degli Italkim
Sono numerosi gli orizzonti e i progetti che questa tornata elettorale ha mandato definitivamente in archivio. Fra questi susciterà nei prossimi giorni certo l'attenzione degli analisti l'esito elettorale espresso dal piccolo ma significativo seggio elettorale dove hanno votato gli Italkim, gli italiani di Israele. Si tratta di numeri piccoli, ma importanti per raccogliere alcuni indizi su come cambiano gli orientamenti degli ebrei che fanno riferimento all'identità della prima comunità della Diaspora. E si tratta di numeri significativi perché per la prima volta, come è noto, gli Italkim hanno espresso una propria candidata alla Camera, la giovane Sharon Nizza, che si è presentata nelle liste del Pdl. L'unico seggio disponibile in quella circoscrizione estera (Asia, Africa, Oceania e Antartide) è stato conquistato dal Pd e l'avventura elettorale di Sharon non ha avuto successo. Un fenomeno determinato molto più dalla difficoltà o dall'incapacità di condurre una campagna elettorale in un quadrante geopolitico tanto complesso che dalle divisioni che da sempre caratterizzano il mondo ebraico italiano. Ma al di là dell'elezione mancata, prendendo visione dei primi dati che affluiscono dal ministero degli Interni, è possibile vedere che anche restringendo l'orizzonte ai soli elettori italiani che hanno votato in Israele, la candidatura non ha fatto l'unanimità e l'orientamento politico degli Italkim, nel 2008 massicciamente favorevole al Pdl, è sensibilmente mutato. Dal 73,27 per cento di quattro anni fa, il Pdl si è assestato su un 55,96 per cento, dato di tutto rispetto e ben superiore alla media nazionale, ma molto diverso dal precedente. Il Pd per contro è rimasto sostanzialmente stabile crescendo da un modesto 19,96 al 21,24. Forte affermazione, invece, con il debutto della lista Monti, che ha raccolto il 19,03 per cento dei consensi. Anche la candidatura di una persona conosciuta e stimata non si è dimostrata in grado di arrestare un processo di mutazione significativo nell'opinione degli italiani che vivono in Israele. Un dato che nei prossimi giorni, lontano dai clamori della campagna elettorale, varrà la pena di prendere in esame.

gv

Qui Trieste - Purim con Pagine Ebraiche
I bambini di quinta elementare della scuola ebraica di Trieste hanno utilizzato Pagine Ebraiche in un modo particolare dando ai burattini che stavano costruendo per raccontare la Meghillat Ester i volti di Claudio Magris (Achashverosh), Rita Levi Montalcini (Vashti) e altri personaggi comparsi recentemente sul giornale. Piccolo spunto di riflessione: su tre numeri sfogliati, non abbiamo trovato un solo disegno adatto a dare volto alla regina Ester e siamo dovuti ricorrere a una comune rivista di moda! Il titolo di reginetta di bellezza è stato assegnato per alzata di mano a una bellezza non ebraica. Speriamo soprattutto che l'Achashverosh triestino non si offenda per l'enorme bocca che i ragazzi hanno incollato sulla sua per renderlo più cattivo. D'altronde... è Purim!

Miriam Camerini


Qui Torino - La Meghillat Ester si colora di rosa
E' passata quasi inosservata una grande novità: domenica scorsa, giorno di Purim, a Torino, in casa della famiglia Finzi, di fronte ad alcune decine di donne un po' incuriosite, la giovane Micol Finzi ha letto la Meghillat Ester. La lettura è stata perfetta, la voce ferma e decisa, la dizione chiara e convincente, l'intonazione giusta e coinvolgente. Non un'esitazione, un'insicurezza. Il padre Ariel, noto maskil  della Comunità di Torino, che pure è quello che l'ha aiutata con passione e rigore halachico a questa impresa, si era ritirato, in quanto uomo, fino a fine lettura. Applausi a non finire e ben giustificati. Potrebbe sembrare un piccolo avvenimento ma, parafrasando le parole del primo astronauta che mise piede sulla Luna, un grande passo avanti per l'ebraismo femminile.

Nedelia Tedeschi

pilpul
I conti fra rabbini
Ho finalmente letto “I fratelli Ashkenazi”, lo straordinario libro di Israel J. Singer che da anni mi ripromettevo di affrontare. Ne emerge un affresco sorprendente dell’ebraismo polacco dell’Ottocento, quello di una comunità enorme, operosa e piena di contraddizioni. Per una coincidenza temporale negli stessi giorni ho assistito alla diatriba tra i rabbini italiani, seguita alla comunicazione del Rabbinato centrale israeliano sui Battè Din. Una polemica di poco successiva al congresso dei giovani ebrei, concluso con l’obiettivo di ridiscutere a breve le modalità di ammissione agli eventi Ugei: chi può essere considerato ebreo, in altre parole, e quindi partecipare alle iniziative dei giovani? Come spesso accade, gli eventi accelerano e superano i progetti razionali. Pressioni esterne e interne spingono tutto l’ebraismo italiano a interrogarsi sul suo futuro, in particolare sulle modalità di conversione, sull’accoglienza dei figli di matrimonio misto con padre ebreo e sulle persone che si avvicinano per ragioni personali e di fede. Rav Riccardo Di Segni e Rav Alfonso Arbib rivendicano la pubblicazione della lettera del Rabbinato israeliano, che di fatto pone una riserva sul Bet Din del Centro-nord Italia, presieduto da Rav Giuseppe Laras. Penso che abbiano ragione a una condizione. Questa discussione non può risolversi in un regolamento di conti tra rabbini – come può apparire in questo momento – ma deve essere l’occasione per un confronto diretto e sincero su come garantire una continuità all’ebraismo italiano. Non c’è alcuna ragione per tenere questo dibattito, per certi aspetti doloroso, sotto traccia, e anzi le istituzioni ebraiche devono farsene promotrici tra le generazioni. Non possiamo accontentarci delle risposte burocratiche: sarà anche vero che il Rabbino Capo d’Israele non è un papa ma solo un’autorità statale con cui occorre necessariamente fare i conti. Tuttavia non possiamo accettare con passività le indicazioni che ci vengono da Israele. Per un motivo molto semplice: neanche il più autorevole dei rabbini può conoscere le mille contraddizioni del nostro ebraismo. Basta rileggere i “Fratelli Ashkenazi” per cogliere il grande fascino della complessità e dell’evoluzione che l’ebraismo, a contatto col mondo esterno, ha conosciuto in qualunque epoca e in qualunque luogo.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas  twitter @tobiazevi

Storie - La Rosa Bianca che si oppose a Hitler
Spesso dimentichiamo che anche in Germania ci fu chi si oppose ad Hitler, al nazismo e alla persecuzione degli ebrei. Settant’anni fa, il 22 febbraio 1943, tre esponenti del movimento di resistenza della Rosa Bianca, (Sophie e Hans Scholl e Christoph Probst) furono processati e giustiziati dai nazisti. Il 10 marzo Rai Storia trasmetterà lo sceneggiato di Alberto Negrin (il regista della fiction su Giorgio Perlasca) sulla storia di quei giovani studenti tedeschi di ispirazione cristiana che tentarono di opporsi al regime hitleriano. Uno sceneggiato prodotto nel 1971 e scritto da Dante Guradamagna e Aldo Falivena consultando direttamente i diari allora inediti di Hans e Sophie Scholl e che vede tra i protagonisti un giovane Gabriele Lavia.
Ecco un brano del loro secondo volantino di denuncia:
«Non vogliamo scrivere, in questo foglio, della questione ebraica, né pronunciare discorsi in difesa. No, solo come esempio vogliamo ricordare brevemente il dato di fatto che, dalla occupazione della Polonia, trecentomila ebrei sono stati assassinati in quel Paese nel più bestiale dei modi. Qui noi vediamo il più orrendo delitto contro la dignità umana, un delitto che non ha confronti in tutta la storia dell'umanità. Anche gli ebrei sono uomini, qualunque sia la posizione che si vuole assumere sulla questione ebraica; e tutto questo è stato perpetrato contro degli uomini. […]
Perché il popolo tedesco è così inerte dinanzi a questi crimini, tanto orrendi e disumani? Quasi nessuno ci riflette. Il fatto viene accettato come tale e consegnato ad acta. E di nuovo il popolo tedesco cade nel suo ottuso e stupido sonno e dà a questi criminali fascisti il coraggio e l'occasione per continuare ad uccidere, ed essi lo fanno. È questo il segno che i tedeschi sono abbrutiti nei loro più intimi sentimenti umani? Che nessuna corda vibra in essi di fronte a simili azioni? Che sono ormai affondati in un sonno mortale dal quale nessun risveglio sarà più possibile, mai, giammai? Sembra così e così certamente è se i tedeschi non usciranno finalmente da questo torpore, se non protesteranno, dovunque e ogni volta che potranno, contro questa cricca di criminali, se non parteciperanno al dolore di queste centinaia di migliaia di vittime. E dovranno provare non solo compassione per questo dolore, no, ma molto di più: corresponsabilità.
Infatti, anche solo con il loro inerte atteggiamento essi danno a questi uomini oscuri la possibilità di agire così; essi sopportano questo "governo" che ha assunto su di sé una colpa infinita, certo, ma, soprattutto, essi stessi sono responsabili del fatto che tale governo ha potuto avere origine! Ogni uomo vuole dirsi estraneo a questo tipo di corresponsabilità, ognuno lo fa e poi ricade nel sonno con la coscienza più serena e migliore. Ma egli non potrà dirsi estraneo: ciascuno è colpevole, colpevole, colpevole!»
Credo che sia giusto ricordarli.
 
Mario Avagliano
twitter @Marioavagliano

notizie flash   rassegna stampa
Israele - Bar Rafaeli in uno spot   Leggi la rassegna

Il giornale filo-governativo Israel ha-Yom informa che la top model Bar Refaeli è stata "reclutata" dal ministero degli esteri israeliano per partecipare a un filmato "umoristico" di due minuti, da divulgarsi sul web. Lo spot sarà centrato sulle invenzioni israeliane più diffuse nel mondo, dall'agricoltura alla cibernetica. La Refaeli, precisa il giornale, non ha chiesto in questa occasione alcun compenso.



 

“Benedetto XVI sulla scia di Wojtyla”. Così, in un'intervista rilasciata al Messaggero, il rabbino David Rosen dell'American Jewish Committee sulle dimissioni del pontefice e sul rapporto intessuto in questi anni dalla Chiesa con Israele e con il mondo ebraico.
















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