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 1 marzo 2013 - 19 Adar 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
Riccardo Di Segni
Riccardo
Di Segni,
rabbino capo di Roma


Il commiato del papa ha di nuovo puntato i riflettori sul mondo ebraico. E’ stato chiesto a vari rabbini di valutare questo pontificato e non poteva passare sotto silenzio l’ultimo episodio, piuttosto rilevante, in cui alla fine di dicembre Benedetto XVI aveva pubblicamente citato, lodandole, le argomentazioni del rabbino capo di Francia, Gilles Bernheim, che era intervenuto nel dibattito francese sull’omoparentalità. Qualcuno ha visto in questo episodio la realizzazione di uno scenario inconsueto e solo da qualcuno bene atteso, quello della convergenza delle religioni su obiettivi di comune interesse nella vita pubblica, che questa volta riguardava un tema particolarmente controverso. Ma le interpretazioni possono essere differenti. Personalmente ho sottolineato che la convergenza sistematica non è possibile, dato che non la pensiamo allo stesso modo su tanti temi, quindi bisogna vedere di che si tratta. Il rabbino Bernheim, direttamente coinvolto, è andato oltre. Alla domanda se “Le religioni devono prendere parte assieme ai dibattiti della società?” ha risposto: “No. Perché le religioni non sono travasabili le une nelle altre. E non lo diventano di più nella costituzione di fronti unitari. Riguardo al matrimonio fra persone dello stesso sesso e l'omoparentalità, ogni religione ha contribuito al dibattito con i propri argomenti, i propri punti di riferimento e la propria sensibilità. …la scelta di Benedetto XVI … ritengo anche che costituisca, in questa fase delle nostra relazioni, un'eccezione. Alcuni avrebbero amato l'idea di una coalizione di religioni e alcuni avrebbero così potuto utilizzare o ridicolizzare tale coalizione come un blocco reazionario, per sua natura opposto ad ogni cambiamento. Ma la realtà è plurale, più fine e più sottile.” Quindi secondo rav Bernheim (che forse ha trovato un modo diplomatico per nascondere l’imbarazzo di parlare e di trovare alleati in una questione che lacera le coscienze), le religioni devono intervenire nei dibattiti della società, ma non insieme. Ho in mente la foto storica che ritrae Abraham Joshua Heschel che marcia insieme a Martin Luther King e altri leaders politici e religiosi, nella battaglia per i diritti civili dei neri. Heschel era un grande saggio, non ortodosso, ma in quel momento la maggioranza degli ebrei si sentiva da lui rappresentata. Certo non si può paragonare quella battaglia ad altre dei nostri giorni. Ma davvero non è possibile costituire “fronti unitari”? E non è ancora risolta una domanda preliminare: possono e devono le religioni intervenire nelle scelte politiche? Molti dei politici che conosciamo la risposta, cinica e non di principio, ce l’hanno: dipende da quello che dite. Ma noi che diciamo?

 Gadi
Luzzatto Voghera,
storico



gadi luzzatto voghera
Da qualche anno sono chiamato a partecipare a un’iniziativa di dialogo interreligioso. Un cristiano, un ebreo e un musulmano devono commentare dalla loro prospettiva un brano della Bibbia, che è incluso nella liturgia cattolica delle domeniche precedenti la pasqua. L’idea è quella di porsi all’ascolto dell’altro, e a me pare una buona occasione per conoscere e per farsi conoscere. Il problema tuttavia si pone sulla questione della rappresentanza. Sia io, come ebreo, sia gli altri dialoganti, non rappresentiamo in realtà nulla sul piano formale e gerarchico. Nel nostro mondo ebraico la gerarchia semplicemente non c’è (ne è un buon esempio il dibattito degli ultimi giorni fra i rabbini italiani e israeliani), per cui io mi trovo nella condizione di “rappresentare” solo nel senso di “mettere in scena” una delle possibili interpretazioni che di quel passo biblico si potrebbero tentare nella prospettiva della tradizione ebraica. E’ una prova di metodo, utile forse più a me che a chi mi ascolta. E’ comunque un’ottima occasione, che colgo volentieri, per mettermi nella prospettiva dello studio, caricato comunque della responsabilità tutta ebraica di studiare almeno un pochino ogni giorno.
 
davar
Rav Elia Richetti (Assemblea rabbinica italiana):
"Azioni inconsulte delegittimano il rabbinato italiano"
Il Presidente dell'Assemblea rabbinica italiana Rav Elia Richetti ha emesso la seguente nota:

In relazione alla nota promulgata recentemente dai Rabbini Arbib e Di Segni, la Presidenza dell'Assemblea Rabbinica, esprime un certo stupore per alcune affermazioni in essa contenute e, nella fattispecie, tiene a precisare alcune questioni:

I. il Beth Din di Rav Laras è sempre stato riconosciuto dal Rabbinato di Israele -e questo da decenni-, ben prima della neo-istituzione (peraltro senza il riconoscimento ufficiale da parte dell'Assemblea Rabbinica Italiana di cui anche loro sono membri) di un Tribunale Rabbinico di Milano, presieduto da Rav Alfonso Arbib;
II. sino ad oggi tutti i documenti e gli atti redatti e effettuati dal Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia sono stati riconosciuti in Israele e ovunque altrove e, in particolare, nella lettera firmata da Oded Wiener non c'è scritto da nessuna parte, e in alcun modo si può evincere, che non lo siano più o che non lo saranno in futuro;
III. circa i motivi per cui il Sig. Wiener abbia trasmesso questa lettera, stiamo attendendo perspicui chiarimenti, dato che -anche a seguito di una telefonata tra me e lui intercorsa- è risultato che alla Rabbanut israeliana sarebbero state trasmesse voci false ed erronee sulla composizione del Beth Din;
IV. è erroneo quanto Rav Arbib e Rav Di Segni asseriscono circa l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: non corrisponde, infatti, al vero che l'UCEI richiedesse dall'ARI e dai singoli Rabbinati una regolamentazione comune, bensì si proponeva espressamente l'istituzione di un unico Beth Din nazionale, con specifica competenza in materia di conversioni, cosa caldeggiata -ci sembra di ricordare- proprio dai Rabbini Arbib e Di Segni. E' inoltre inesatto che ci sia stato un solo incontro a livello di commissione: oltre ad esso, infatti, vi è stata una giornata di studio sui problemi attinenti i Tribunali Rabbinici e due riunioni di Rabbini Capi, alle quali entrambi non hanno partecipato;
V. è offensivo e improvvido quanto Rav Arbib e Rav Di Segni asseriscono circa la volontà (a detta loro) dell'ARI di occultare agli ebrei e alle Comunità documenti di sorta: considerate la delicatezza del caso, l'autorità istituzionale che è nostro dovere e competenza esercitare e il rispetto dovuto alle persone in causa, si attendevano -e si attendono tuttora- chiarimenti e sviluppi sufficienti da Israele e dagli organi preposti. La cautela e la ponderatezza erano e sono necessarie, come purtroppo largamente testimoniano i ben poco edificanti sviluppi che la cosa ha avuto tramite i siti web. Inoltre, la lettera NON era indirizzata né a Rav Di Segni né a Rav Arbib come primi destinatari, e l'educazione, la collaborazione, il buon senso e, non da ultimo, la halakhah avrebbero dovuto suggerire loro di fare almeno una telefonata prima di agire di propria iniziativa;
VI. questa Assemblea è ben disponibile a confronto e collaborazione, anche perché, evidentemente, il suo stesso esistere presuppone esattamente questo; purché, tuttavia, -ed è un requisito fondamentale e necessario- non vi siano scorrettezze o infondate delegittimazioni;
VII. per quanto, infine, riguarda la persona di Rav Giuseppe Laras, speriamo che Rav Arbib e Rav Di Segni abbiano compreso sufficientemente che qualsiasi tentativo -cosa a dire poco inaudita- di attacco o di critica, tra le altre cose negative, va a delegittimare loro stessi e tutti i Rabbini italiani, dato che -allo stato attuale- quasi tutti i Rabbini italiani operanti in Italia o sono stati laureati Rabbini da lui o hanno ricevuto il titolo grazie al suo diretto interessamento e sprone, ivi inclusi –solo a titolo esemplificativo- i Rabbini Somekh e Arbib.


Informazione - Il giornalismo ebraico tra etica e storia
Che cos’è la verità? O ancor più precisamente, cosa la menzogna? Il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib ha scelto di porre queste domande al centro della riflessione che ha aperto la seconda sessione di lavoro del seminario Legge ebraica e informazione, organizzato dal Collegio rabbinico e dalla redazione del portale dell’ebraismo Moked.it al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha visto la partecipazione anche del rav Gianfranco Di Segni (il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il rav Alberto Somekh i protagonisti del primo incontro dell’iniziativa).
“Il midrash racconta che quando D-o decise di creare l’uomo, si consultò con gli angeli. Alcuni erano favorevoli, come l’angelo che rappresentava la Benevolenza e quello che rappresentava l’Amore, altri contrari. Fra questi c’era l’angelo del Shalom, la Pace, e quello che dell’Emet, la Verità” ha spiegato il rav Arbib, aprendo il suo intervento dedicato a Esigenze dell’informazione e requisiti del carattere: la risposta ebraica per un impegno professionale sulle vie del Mussar. Tanti i tipi di menzogna (sheker) citati nella Torah, a partire dal Comandamento che proibisce la falsa testimonianza, fino al verso “Allontanati dal tutto ciò che è menzogna ” che si legge nella parashah di Mishpatim (Bereshit 23, 7): non soltanto la bugia consapevole e premeditata, ma anche quella inconsapevole, derivante per esempio da un ascolto superficiale del prossimo che compromette la verità del racconto quando ci si trova chiamati a riferirlo, oppure da un’influenza dei desideri profondi, che porta l’uomo a piegare inconsciamente la verità.
La tradizione dei rabbini giornalisti nella storia ebraica d’Italia è stata invece al centro del contributo di rav Gianfranco Di Segni. A partire da un excursus delle riviste ebraiche prodotte da metà Ottocento in poi, rav Di Segni ha spiegato come in Italia sia stato per decenni naturale che fossero i rabbini a produrre la riflessione su carta stampata, partendo da L’educatore israelita diretto da rav Giuseppe Levi e rav Esdra Pontremoli (che diventerà poi il Vessillo israelita sotto la guida di rav Flaminio Servi), per passare al Corriere israelitico, che fu tra l’altro diretto da quel rav Dante Lattes che ha rappresentato il più importante rabbino giornalista del Novecento. Non soltanto direttori di periodici che arrivavano, tramite abbonamento, alle famiglie ebraiche in tutta Italia: i rabbini furono anche animatori, attraverso articoli e interventi sulle proprie riviste o su quelle di altri, di accesi dibattiti a proposito di questioni halakhiche di vario genere, compreso il proprio ruolo in seno alle Comunità ebraiche, la formazione necessaria per accedere alla semichah, l’opportunità o meno di scegliere per le stesse Comunità rabbini di scuola non italiana. Discussioni illustrate dal rav Di Segni in un approfondimento pubblicato sul numero della Rassegna Mensile d’Israel uscito in occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia, che raccontano come tante questioni al centro del dibattito dell’ebraismo italiano di oggi siano più antiche di quanto si possa pensare.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

Israele - Si allungano i tempi per il nuovo governo
Si allungano i tempi per la formazione del governo israeliano. Il premier uscente Benjamin Netanyahu, che ha ricevuto l’incarico di costituire il nuovo esecutivo dal presidente Shimon Peres, sarebbe pronto ad avvalersi del prolungamento del mandato concesso dalla legge (14 giorni allo scadere dei 28 dal conferimento, avvenuto la sera di sabato 2 febbraio 2013).
Il leader di Likud-Beytenu prosegue i negoziati con i potenziali partner, ma i nodi non sembrano destinati a sbrogliarsi facilmente. L’unico partito che fino a questo momento ha accettato formalmente un accordo con Netanyahu è Hatnua di Tzipi Livni (sei deputati), in cambio di due poltrone ministeriali, tra cui quella di ministro della Giustizia per Livni stessa, con acclusa la nomina a unica responsabile per il rilancio dei negoziati con i palestinesi. Ma anche su questo risultato si profilano delle incertezze, considerando che secondo il quotidiano Maariv sia Yesh Atid (19 seggi) che Habayit Hayehudì (12 seggi) durante i negoziati di coalizione avrebbero espresso riserve sull’incarico conferito a Livni a proposito del processo di pace, e sarebbero pronti a inserire una modifica dell’accordo con Hatnua tra le condizioni per il loro ingresso nel governo. Che si prospetta comunque tutt’altro che scontato. Il partito centrista rimane fermo nel rigettare la possibilità di sedere nell’esecutivo insieme ai partiti haredim (Shas, 11 seggi e United Torah Judaism, 7 seggi), e nel mantenere al centro delle sue priorità l’arruolamento dei giovani studenti delle scuole rabbiniche. Netanyahu, che preme per focalizzarsi maggiormente sui problemi legati alla politica estera e alla sicurezza nazionale, stava esplorando la possibilità di lasciare fuori dal governo Yesh Atid ma di far entrare l’estrema destra di Habayit Hayehudì, che tuttavia fin dall’inizio dei negoziati aveva fatto fronte comune con il partito di Lapid, soprattutto in base alla comune volontà di ridimensionare il peso politico dell’ebraismo haredi. Invito rispedito al mittente: nell’incontro a poche ore dall’inizio dello Shabbat il capo negoziatore del Likud David Shimron ha annunciato che anche Habayit Hayehudi non entrerà in un governo con i haredim, come riportato dal Times of Israel.
Netanyahu ha dunque altri 15 giorni per trovare una maggioranza, prima che Peres verifichi se esistono le condizioni per affidare l’incarico a qualcun altro, oppure convochi nuove elezioni. E c’è già chi traccia parallelismi tra la situazione di ingovernabilità in Israele e in Italia. Il magazine online statunitense Tablet ha pubblicato un articolo in cui spiega perché Beppe Grillo è il Yair Lapid italiano.
 
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Qui Trieste - Studenti e Testimoni a confronto
Giovani e Testimoni della Shoah. Ricordi, riflessioni, strazianti interrogativi ma anche parole di futuro alla vigilia del Viaggio della Memoria che nei prossimi giorni porterà 172 studenti delle scuole superiori del Friuli Venezia Giulia a Cracovia e Auschwitz-Birkenau. L'incontro, organizzato dalla Comunità ebraica triestina in collaborazione con l’Area educazione del Comune e con il Treno della Memoria per trasmettere agli studenti il significato di una Memoria "lontana dai rituali istituzionali e dai luoghi comuni", si è svolto in sinagoga con la partecipazione di due Testimoni, Diamantina Vivante Salonichio e Lucia Eliezer Del Cielo, intervistate per l'occasione dalla giornalista Daniela Gross. Ad intervenire, tra gli altri, anche il presidente della Comunità ebraica Alessandro Salonichio e il vicepresidente e consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Mauro Tabor. La partenza del Viaggio è prevista per il 6 marzo con una cerimonia di saluto dalla Risiera di San Sabba. Dalla provincia di Trieste partiranno 51 ragazzi delle quinte classi e tre professori dagli istituti Volta, Galilei, Petrarca, Carducci/Dante, Deledda, Galvani, Da Vinci/De Sandrinelli, Oberdan, Slomsek e Ziga Zois. Per la provincia di Udine parteciperanno circa 30 studenti del Marinoni e degli istituti superiori di Latisana e San Daniele.

Qui Padova - La mistica ebraica, tra ricezione e intuizione
Aprirsi alla città, stimolare il confronto, raccontare e condividere i valori di una tradizione plurimillenaria. Questo l'obiettivo del ciclo di incontri sulla mistica ebraica, tra ricezione e intuizione, organizzato dalla Comunità ebraica di Padova. Un programma denso di appuntamenti, apertosi a inizio febbraio con la presentazione del volume 'La Mistica Ebraica' di rav Giuseppe Laras – a dialogare con lui lo storico Gadi Luzzatto Voghera – e proseguito nelle scorse nelle sale comunitarie con una lezione di Miryam Silvera su Don Isaac Abravanel, pensatore portoghese vissuto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento. “Dopo il successo ottenuto lo scorso anno con gli appuntamenti dedicati a Donne ed ebraismo – spiega Gianni Parenzo, vicepresidente della Comunità ebraica e referente della commissione cultura – abbiamo ritenuto di rinnovare, con un'offerta ampia e articolata, la formula del ciclo di incontri. Un'iniziativa che gode di un consenso crescente e che integra un'offerta già molto forte sul fronte dei dialogo ebraico-cristiano con le lezioni del nostro rabbino capo e di altri Maestri”. Prossimo appuntamento giovedì 14 marzo con l'intervento di Gabriele Mancuso che, sempre in Comunità, parlerà di Shabbetay Donnolo e del suo commento al Sefer Yetzirà, il Libro della Creazione. Tra gli ospiti che porteranno un contributo di qui a inizio giugno la studiosa di Qabalah Daniela Abravanel e i rabbanim rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova, e Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Università - Preparare la sfida del futuro
Far conoscere agli studenti liceali e dell'università le diverse opportunità di studio offerte da Israele. È la sfida che si propone Prepara il futuro, iniziativa che si svolgerà nelle scuole ebraiche di Milano e Roma sotto l'egida dell'Agenzia ebraica per Israele. Numerose le realtà coinvolte: dall'Università ebraica di Gerusalemme al Technion, dalla Tel Aviv University all'Idc di Herzliya. Due i programmi specifici del fondo Masa per l'Italia: Vatel (studi alberghieri) e Garin Tzabar. Primo appuntamento domenica 3 marzo a Milano nell'Aula Magna di via Sally Mayer. L'incontro si aprirà con un'introduzione sulle modalità di accesso alle università israeliane e si focalizzerà in particolare sull'offerta del Technion e sull'Università ebraica di Gerusalemme. Seguiranno colloqui personali negli stand e distribuzione di materiale informativo. Lunedì 4 la macchina organizzativa si sposterà a Roma. Incontri con i referenti a partire dalle 12.

Qui Gerusalemme - Una maratona da record
Quasi 20mila gli atleti da tutto il mondo che hanno preso parte alla terza edizione della Maratona di Gerusalemme. Numeri da record, agonismo ma anche l'emozione di correre nei luoghi che hanno fatto la storia dell'umanità. Primo al traguardo, per gli uomini, l'etiope Abraham Kabeto Ketla con il tempo di 2 ore, 16 minuti e 29 secondi. Ad aggiudicarsi la gara femminile la sua connazionale Mihiret Anamo Anotonios. “Parafrasando il titolo di un celebre libro di David Grossman, Qualcuno con cui correre, la cui trama si intreccia tra le strade e i paesaggi di Gerusalemme, posso senz'altro affermare che questa è una città 'con cui correre'. Come podista che da anni ama avventurarsi in questi luoghi con viste mozzafiato, siti storici, differenti culture a contatto – la riflessione di Nir Barkat, sindaco-runner di Gerusalemme – mi rendo conto che gli elementi appena elencati contribuiscono a creare lo sfondo ideale per una corsa di valore”.

Qui Roma - Israele nel racconto dei suoi intellettuali
Tre generazioni di narratori e poeti ebrei. La storia, le complessità, le diverse anime di un Paese – Israele – raccontato attraverso lo sguardo attento di alcune delle sue migliori espressioni intellettuali. Questo il percorso delineato al Centro Bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in occasione di 'Appena ieri. La letteratura ebraica nelle generazioni', terzo appuntamento del ciclo di incontri Quale identità ebraica-Generazioni a confronto a cura di Sira Fatucci e Ilana Bahbout. Ospiti Stas Gawronski, autore e conduttore di Cultbook, e rav Benedetto Carucci Viterbi, preside delle scuole ebraiche di Roma. Letture in ebraico di Alumà Mieli. Molti gli autori cui si è fatto riferimento: da Aharon Appelfeld a Nathan Englander, da Abraham Yehoshua a Ronny Someck. Tra i vari temi presi in esame l'emozionante epopea della nascita di un moderno Stato ebraico e la sua quotidiana lotta per l'esistenza, il rapporto dei sopravvissuti con l'orrore della Shoah, conflitti sociali e culturali, il servizio militare, la vita di tutti i giorni nei suoi aspetti gioiosi ma anche in quelli meno lieti. Una realtà plurale e sfaccettata descritta in modo magistralmente da Someck nella sua Poesia patriottica, testo di cui è stata data lettura sia in italiano che in ebraico. “Io sono un iracheno-pigiama, mia moglie è rumena e nostra figlia è il ladro di Baghdad. Mia madre - scrive Someck - continua a far bollire il Tigri e l'Eufrate, mia sorella ha imparato a cucinare il pirouschky dalla madre russa di suo marito. Il nostro amico, marocco-coltello, infilza una forchetta di acciaio inglese in un pesce nato sulle coste della Norveglia. Siamo tutti muratori licenziati, fatti scendere dalle impalcature della torre che ci piacque edificare in Babele”.

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I protocolli dei savi anziani di Moked
Anna SegreOra che elezioni sono passate forse vale la pena di riflettere su alcuni fenomeni bizzarri all’interno dell’ebraismo italiano. Verrebbe la tentazione di pensare che questa volta noi ebrei siamo stati particolarmente attivi e litigiosi se non fosse che semplicemente è impossibile il confronto con le precedenti elezioni politiche, quando non esistevano Pagine ebraiche, l’Unione informa e Moked, non c’erano i social network e l’abitudine a navigare in Internet era meno diffusa. Comunque sia, mi pare che il giornale e la newsletter dell’UCEI abbiano svolto in queste ultime settimane un lavoro utile ed equilibrato, presentando tutti i candidati ebrei alle elezioni politiche e regionali a qualunque formazione politica appartenessero. Oltre a ciò, i collaboratori fissi hanno espresso, come era logico aspettarsi, le proprie opinioni, ciascuno nell’ambito consueto della propria rubrica settimanale. Invece apriti cielo! È capitato per caso che per due o tre giorni di seguito siano usciti pezzi che esprimevano opinioni simili e subito qualcuno ha immaginato dietro a tutto questo una regia occulta (ma la storia ebraica non dovrebbe averci ampiamente insegnato a diffidare delle teorie del complotto?), sollevando polemiche che sono rimbalzate addirittura fino al Jerusalem Post.
A un certo punto ho appreso con sorpresa di essere anch’io parte di questo supposto piano diabolico, a quanto pare volto a contrastare la candidatura alla Camera di Sharon Nizza. Peccato che il mio pezzo incriminato non nominasse affatto Sharon Nizza, se non per citare una cosa detta da lei (cioè che non concordava con le parole pronunciate il 27 gennaio da Berlusconi ma contava di fargli cambiare idea); confesso che mentre lo scrivevo sapevo poco o nulla di Sharon Nizza, tant’è che ricordavo la frase ma non chi l’avesse pronunciata. Ho scoperto invece che il mio non era il solito pezzetto antiberlusconiano che pensavo di aver scritto, ma celava tra le righe (del resto a Purim siamo abituati a ragionare su nascondimenti e rivelazioni) un attacco alla candidata italo-israeliana. Incuriosita ho cercato di scoprire qualcosa di più sui miei supposti compagni di complotto. Oltre ai testi usciti su l’Unione informa, si parlava molto della lettera di un gruppo di italiani residenti in Israele; quando finalmente l’ho letta ho scoperto che neppure la lettera conteneva un attacco contro Sharon Nizza, anzi, esortava gli italiani residenti in Israele a fare attenzione perché credendo di votare la Nizza avrebbero corso il rischio di votare un’altra persona (scusate, se qualcuno vi dice di fare attenzione perché l’anello che state comprando non è d’oro ma di latta, lo interpretate come un attacco contro l’oro?)
Nell’ambito dell’ebraismo italiano non ci sono abbastanza temi su cui abbiamo opinioni radicalmente diverse? Tra le cose che gli ebrei italiani hanno detto e scritto c’è così poco materiale su cui discutere da aver bisogno di tirare in ballo cose che non sono mai state né dette né scritte?

Anna Segre, insegnante

Il legame sottile con il paradosso
Dai Racconti dei Chassidim: “Fu chiesto a Rabbi Menhaem Mendel di Worki che cosa costituisce un vero ebreo. Egli disse: “A noi convengono tre cose: inginocchiarsi in piedi, gridare in silenzio, danzare immobili”. C’è un legame sottile tra il paradosso e l’ivri, colui che sta “al di là”, non solo del Giordano…


Laura Salmon, slavista

notizie flash   rassegna stampa
Storie di salvatori e salvati   Leggi la rassegna

Alle porte di Firenze inizia un’altra cittadina, Scandicci, in piena espansione e fiera delle sue molteplici attività in campo culturale. Nella sede dell’ associazione culturale Arco, affollatissima, si è svolta una delle ultime iniziative promosse per il Giorno della Memoria che, come ha ben detto in apertura Fausto Merlotti, presidente del Consiglio comunale, non può e non deve essere limitata a poche ore (...)

Lionella Viterbo

 

All’indomani dell’addio di Benedetto XVI al Vaticano, riflessioni e notizie legate alla scelta dell’ormai papa emerito e del processo per eleggerne il successore dominano i giornali di oggi.




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