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1 marzo 2013 - 19 Adar 5773
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Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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Il commiato
del papa ha di nuovo puntato i riflettori sul mondo ebraico. E’ stato
chiesto a vari rabbini di valutare questo pontificato e non poteva
passare sotto silenzio l’ultimo episodio, piuttosto rilevante, in cui
alla fine di dicembre Benedetto XVI aveva pubblicamente citato,
lodandole, le argomentazioni del rabbino capo di Francia, Gilles
Bernheim, che era intervenuto nel dibattito francese
sull’omoparentalità. Qualcuno ha visto in questo episodio la
realizzazione di uno scenario inconsueto e solo da qualcuno bene
atteso, quello della convergenza delle religioni su obiettivi di comune
interesse nella vita pubblica, che questa volta riguardava un tema
particolarmente controverso. Ma le interpretazioni possono essere
differenti. Personalmente ho sottolineato che la convergenza
sistematica non è possibile, dato che non la pensiamo allo stesso modo
su tanti temi, quindi bisogna vedere di che si tratta. Il rabbino
Bernheim, direttamente coinvolto, è andato oltre. Alla domanda se “Le
religioni devono prendere parte assieme ai dibattiti della società?” ha
risposto: “No. Perché le religioni non sono travasabili le une nelle
altre. E non lo diventano di più nella costituzione di fronti unitari.
Riguardo al matrimonio fra persone dello stesso sesso e
l'omoparentalità, ogni religione ha contribuito al dibattito con i
propri argomenti, i propri punti di riferimento e la propria
sensibilità. …la scelta di Benedetto XVI … ritengo anche che
costituisca, in questa fase delle nostra relazioni, un'eccezione.
Alcuni avrebbero amato l'idea di una coalizione di religioni e alcuni
avrebbero così potuto utilizzare o ridicolizzare tale coalizione come
un blocco reazionario, per sua natura opposto ad ogni cambiamento. Ma
la realtà è plurale, più fine e più sottile.” Quindi secondo rav
Bernheim (che forse ha trovato un modo diplomatico per nascondere
l’imbarazzo di parlare e di trovare alleati in una questione che lacera
le coscienze), le religioni devono intervenire nei dibattiti della
società, ma non insieme. Ho in mente la foto storica che ritrae Abraham
Joshua Heschel che marcia insieme a Martin Luther King e altri leaders
politici e religiosi, nella battaglia per i diritti civili dei neri.
Heschel era un grande saggio, non ortodosso, ma in quel momento la
maggioranza degli ebrei si sentiva da lui rappresentata. Certo non si
può paragonare quella battaglia ad altre dei nostri giorni. Ma davvero
non è possibile costituire “fronti unitari”? E non è ancora risolta una
domanda preliminare: possono e devono le religioni intervenire nelle
scelte politiche? Molti dei politici che conosciamo la risposta, cinica
e non di principio, ce l’hanno: dipende da quello che dite. Ma noi
che diciamo?
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Gadi
Luzzatto Voghera,
storico
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Da qualche anno sono chiamato a partecipare a
un’iniziativa di dialogo interreligioso. Un cristiano, un ebreo e un
musulmano devono commentare dalla loro prospettiva un brano della
Bibbia, che è incluso nella liturgia cattolica delle domeniche
precedenti la pasqua. L’idea è quella di porsi all’ascolto dell’altro,
e a me pare una buona occasione per conoscere e per farsi conoscere. Il
problema tuttavia si pone sulla questione della rappresentanza. Sia io,
come ebreo, sia gli altri dialoganti, non rappresentiamo in realtà
nulla sul piano formale e gerarchico. Nel nostro mondo ebraico la
gerarchia semplicemente non c’è (ne è un buon esempio il dibattito
degli ultimi giorni fra i rabbini italiani e israeliani), per cui io mi
trovo nella condizione di “rappresentare” solo nel senso di “mettere in
scena” una delle possibili interpretazioni che di quel passo biblico si
potrebbero tentare nella prospettiva della tradizione ebraica. E’ una
prova di metodo, utile forse più a me che a chi mi ascolta. E’ comunque
un’ottima occasione, che colgo volentieri, per mettermi nella
prospettiva dello studio, caricato comunque della responsabilità tutta
ebraica di studiare almeno un pochino ogni giorno.
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Rav Elia Richetti (Assemblea rabbinica italiana): "Azioni inconsulte delegittimano il rabbinato italiano" |
Il Presidente dell'Assemblea rabbinica italiana Rav Elia Richetti ha emesso la seguente nota:
In
relazione alla nota promulgata recentemente dai Rabbini Arbib e Di
Segni, la Presidenza dell'Assemblea Rabbinica, esprime un certo stupore
per alcune affermazioni in essa contenute e, nella fattispecie, tiene a
precisare alcune questioni:
I. il Beth Din di Rav Laras è
sempre stato riconosciuto dal Rabbinato di Israele -e questo da
decenni-, ben prima della neo-istituzione (peraltro senza il
riconoscimento ufficiale da parte dell'Assemblea Rabbinica Italiana di
cui anche loro sono membri) di un Tribunale Rabbinico di Milano,
presieduto da Rav Alfonso Arbib; II. sino ad oggi tutti i
documenti e gli atti redatti e effettuati dal Tribunale Rabbinico del
Centro Nord Italia sono stati riconosciuti in Israele e ovunque altrove
e, in particolare, nella lettera firmata da Oded Wiener non c'è scritto
da nessuna parte, e in alcun modo si può evincere, che non lo siano più
o che non lo saranno in futuro; III. circa i motivi per cui il
Sig. Wiener abbia trasmesso questa lettera, stiamo attendendo perspicui
chiarimenti, dato che -anche a seguito di una telefonata tra me e lui
intercorsa- è risultato che alla Rabbanut israeliana sarebbero state
trasmesse voci false ed erronee sulla composizione del Beth Din; IV.
è erroneo quanto Rav Arbib e Rav Di Segni asseriscono circa l'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane: non corrisponde, infatti, al vero che
l'UCEI richiedesse dall'ARI e dai singoli Rabbinati una
regolamentazione comune, bensì si proponeva espressamente l'istituzione
di un unico Beth Din nazionale, con specifica competenza in materia di
conversioni, cosa caldeggiata -ci sembra di ricordare- proprio dai
Rabbini Arbib e Di Segni. E' inoltre inesatto che ci sia stato un solo
incontro a livello di commissione: oltre ad esso, infatti, vi è stata
una giornata di studio sui problemi attinenti i Tribunali Rabbinici e
due riunioni di Rabbini Capi, alle quali entrambi non hanno partecipato; V.
è offensivo e improvvido quanto Rav Arbib e Rav Di Segni asseriscono
circa la volontà (a detta loro) dell'ARI di occultare agli ebrei e alle
Comunità documenti di sorta: considerate la delicatezza del caso,
l'autorità istituzionale che è nostro dovere e competenza esercitare e
il rispetto dovuto alle persone in causa, si attendevano -e si
attendono tuttora- chiarimenti e sviluppi sufficienti da Israele e
dagli organi preposti. La cautela e la ponderatezza erano e sono
necessarie, come purtroppo largamente testimoniano i ben poco
edificanti sviluppi che la cosa ha avuto tramite i siti web. Inoltre,
la lettera NON era indirizzata né a Rav Di Segni né a Rav Arbib come
primi destinatari, e l'educazione, la collaborazione, il buon senso e,
non da ultimo, la halakhah avrebbero dovuto suggerire loro di fare
almeno una telefonata prima di agire di propria iniziativa; VI.
questa Assemblea è ben disponibile a confronto e collaborazione, anche
perché, evidentemente, il suo stesso esistere presuppone esattamente
questo; purché, tuttavia, -ed è un requisito fondamentale e necessario-
non vi siano scorrettezze o infondate delegittimazioni; VII. per
quanto, infine, riguarda la persona di Rav Giuseppe Laras, speriamo che
Rav Arbib e Rav Di Segni abbiano compreso sufficientemente che
qualsiasi tentativo -cosa a dire poco inaudita- di attacco o di
critica, tra le altre cose negative, va a delegittimare loro stessi e
tutti i Rabbini italiani, dato che -allo stato attuale- quasi tutti i
Rabbini italiani operanti in Italia o sono stati laureati Rabbini da
lui o hanno ricevuto il titolo grazie al suo diretto interessamento e
sprone, ivi inclusi –solo a titolo esemplificativo- i Rabbini Somekh e
Arbib.
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Informazione - Il
giornalismo ebraico tra etica e storia |
Che cos’è la verità? O ancor
più precisamente, cosa la menzogna? Il rabbino capo di Milano Alfonso
Arbib ha scelto di porre queste domande al centro della riflessione che
ha aperto la seconda sessione di lavoro del seminario Legge ebraica e
informazione, organizzato dal Collegio rabbinico e dalla redazione del
portale dell’ebraismo Moked.it al Centro Bibliografico dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha visto la partecipazione anche
del rav Gianfranco Di Segni (il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni
e il rav Alberto Somekh i protagonisti del primo incontro
dell’iniziativa).
“Il midrash racconta che quando D-o decise di creare l’uomo, si
consultò con gli angeli. Alcuni erano favorevoli, come l’angelo che
rappresentava la Benevolenza e quello che rappresentava l’Amore, altri
contrari. Fra questi c’era l’angelo del Shalom, la Pace, e quello che
dell’Emet, la Verità” ha spiegato il rav Arbib, aprendo il suo
intervento dedicato a Esigenze dell’informazione e requisiti del
carattere: la risposta ebraica per un impegno professionale sulle vie
del Mussar. Tanti i tipi di menzogna (sheker) citati nella Torah, a
partire dal Comandamento che proibisce la falsa testimonianza, fino al
verso “Allontanati dal tutto ciò che è menzogna ” che si legge nella
parashah di Mishpatim (Bereshit 23, 7): non soltanto la bugia
consapevole e premeditata, ma anche quella inconsapevole, derivante per
esempio da un ascolto superficiale del prossimo che compromette la
verità del racconto quando ci si trova chiamati a riferirlo, oppure da
un’influenza dei desideri profondi, che porta l’uomo a piegare
inconsciamente la verità.
La tradizione dei rabbini
giornalisti nella storia ebraica d’Italia è stata invece al centro del
contributo di rav Gianfranco Di Segni. A partire da un excursus delle
riviste ebraiche prodotte da metà Ottocento in poi, rav Di Segni ha
spiegato come in Italia sia stato per decenni naturale che fossero i
rabbini a produrre la riflessione su carta stampata, partendo da
L’educatore israelita diretto da rav Giuseppe Levi e rav Esdra
Pontremoli (che diventerà poi il Vessillo israelita sotto la guida di
rav Flaminio Servi), per passare al Corriere israelitico, che fu tra
l’altro diretto da quel rav Dante Lattes che ha rappresentato il più
importante rabbino giornalista del Novecento. Non soltanto direttori di
periodici che arrivavano, tramite abbonamento, alle famiglie ebraiche
in tutta Italia: i rabbini furono anche animatori, attraverso articoli
e interventi sulle proprie riviste o su quelle di altri, di accesi
dibattiti a proposito di questioni halakhiche di vario genere, compreso
il proprio ruolo in seno alle Comunità ebraiche, la formazione
necessaria per accedere alla semichah, l’opportunità o meno di
scegliere per le stesse Comunità rabbini di scuola non italiana.
Discussioni illustrate dal rav Di Segni in un approfondimento
pubblicato sul numero della Rassegna Mensile d’Israel uscito in
occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia, che raccontano come tante
questioni al centro del dibattito dell’ebraismo italiano di oggi siano
più antiche di quanto si possa pensare.
Rossella
Tercatin twitter @rtercatinmoked
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Israele - Si
allungano i tempi per il nuovo governo
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Si
allungano i tempi per la formazione del governo israeliano. Il premier
uscente Benjamin Netanyahu, che ha ricevuto l’incarico di costituire il
nuovo esecutivo dal presidente Shimon Peres, sarebbe pronto ad
avvalersi del prolungamento del mandato concesso dalla legge (14 giorni
allo scadere dei 28 dal conferimento, avvenuto la sera di sabato 2
febbraio 2013). Il leader di Likud-Beytenu prosegue i negoziati
con i potenziali partner, ma i nodi non sembrano destinati a
sbrogliarsi facilmente. L’unico partito che fino a questo momento ha
accettato formalmente un accordo con Netanyahu è Hatnua di Tzipi Livni
(sei deputati), in cambio di due poltrone ministeriali, tra cui quella
di ministro della Giustizia per Livni stessa, con acclusa la nomina a
unica responsabile per il rilancio dei negoziati con i palestinesi. Ma
anche su questo risultato si profilano delle incertezze, considerando
che secondo il quotidiano Maariv sia Yesh Atid (19 seggi) che Habayit
Hayehudì (12 seggi) durante i negoziati di coalizione avrebbero
espresso riserve sull’incarico conferito a Livni a proposito del
processo di pace, e sarebbero pronti a inserire una modifica
dell’accordo con Hatnua tra le condizioni per il loro ingresso nel
governo. Che si prospetta comunque tutt’altro che scontato. Il partito
centrista rimane fermo nel rigettare la possibilità di sedere
nell’esecutivo insieme ai partiti haredim (Shas, 11 seggi e United
Torah Judaism, 7 seggi), e nel mantenere al centro delle sue priorità
l’arruolamento dei giovani studenti delle scuole rabbiniche. Netanyahu,
che preme per focalizzarsi maggiormente sui problemi legati alla
politica estera e alla sicurezza nazionale, stava esplorando la
possibilità di lasciare fuori dal governo Yesh Atid ma di far entrare
l’estrema destra di Habayit Hayehudì, che tuttavia fin dall’inizio dei
negoziati aveva fatto fronte comune con il partito di Lapid,
soprattutto in base alla comune volontà di ridimensionare il peso
politico dell’ebraismo haredi. Invito rispedito al mittente:
nell’incontro a poche ore dall’inizio dello Shabbat il capo negoziatore
del Likud David Shimron ha annunciato che anche Habayit Hayehudi non
entrerà in un governo con i haredim, come riportato dal Times of Israel. Netanyahu
ha dunque altri 15 giorni per trovare una maggioranza, prima che Peres
verifichi se esistono le condizioni per affidare l’incarico a qualcun
altro, oppure convochi nuove elezioni. E c’è già chi traccia
parallelismi tra la situazione di ingovernabilità in Israele e in
Italia. Il magazine online statunitense Tablet ha pubblicato un
articolo in cui spiega perché Beppe Grillo è il Yair Lapid italiano.
rt
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Qui Trieste - Studenti
e Testimoni a confronto |
Giovani e Testimoni
della Shoah. Ricordi, riflessioni, strazianti interrogativi ma
anche parole di futuro alla vigilia del Viaggio della Memoria che nei
prossimi giorni porterà 172 studenti delle scuole superiori del Friuli
Venezia Giulia a Cracovia e Auschwitz-Birkenau. L'incontro, organizzato
dalla Comunità ebraica triestina in collaborazione con l’Area
educazione del Comune e con il Treno della Memoria per trasmettere agli
studenti il significato di una Memoria "lontana dai rituali
istituzionali e dai luoghi comuni", si è svolto in sinagoga con la
partecipazione di due Testimoni, Diamantina Vivante Salonichio e Lucia
Eliezer Del Cielo, intervistate per l'occasione dalla giornalista
Daniela Gross. Ad intervenire, tra gli altri, anche il presidente della
Comunità ebraica Alessandro Salonichio e il vicepresidente e
consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Mauro Tabor.
La partenza del Viaggio è prevista per il 6 marzo con una cerimonia di
saluto dalla Risiera di San Sabba. Dalla provincia di Trieste
partiranno 51 ragazzi delle quinte classi e tre professori dagli
istituti Volta, Galilei, Petrarca, Carducci/Dante, Deledda, Galvani, Da
Vinci/De Sandrinelli, Oberdan, Slomsek e Ziga Zois. Per la provincia di
Udine parteciperanno circa 30 studenti del Marinoni e degli istituti
superiori di Latisana e San Daniele.
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Qui Padova - La mistica
ebraica, tra ricezione e intuizione
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Aprirsi alla città,
stimolare il confronto, raccontare e condividere i valori di una
tradizione plurimillenaria. Questo l'obiettivo del ciclo di incontri
sulla mistica ebraica, tra ricezione e intuizione, organizzato dalla
Comunità ebraica di Padova. Un programma denso di appuntamenti,
apertosi a inizio febbraio con la presentazione del volume 'La Mistica
Ebraica' di rav Giuseppe Laras – a dialogare con lui lo storico Gadi
Luzzatto Voghera – e proseguito nelle scorse nelle sale comunitarie con
una lezione di Miryam Silvera su Don Isaac Abravanel, pensatore
portoghese vissuto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento. “Dopo il
successo ottenuto lo scorso anno con gli appuntamenti dedicati a Donne
ed ebraismo – spiega Gianni Parenzo, vicepresidente della Comunità
ebraica e referente della commissione cultura – abbiamo ritenuto di
rinnovare, con un'offerta ampia e articolata, la formula del ciclo di
incontri. Un'iniziativa che gode di un consenso crescente e che integra
un'offerta già molto forte sul fronte dei dialogo ebraico-cristiano con
le lezioni del nostro rabbino capo e di altri Maestri”. Prossimo
appuntamento giovedì 14 marzo con l'intervento di Gabriele Mancuso che,
sempre in Comunità, parlerà di Shabbetay Donnolo e del suo commento al
Sefer Yetzirà, il Libro della Creazione. Tra gli ospiti che porteranno
un contributo di qui a inizio giugno la studiosa di Qabalah Daniela
Abravanel e i rabbanim rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova, e
Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e Cultura
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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Università - Preparare la sfida del
futuro
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Far conoscere agli
studenti liceali e dell'università le diverse opportunità di studio
offerte da Israele. È la sfida che si propone Prepara il futuro,
iniziativa che si svolgerà nelle scuole ebraiche di Milano e Roma sotto
l'egida dell'Agenzia ebraica per Israele. Numerose le realtà coinvolte:
dall'Università ebraica di Gerusalemme al Technion, dalla Tel Aviv
University all'Idc di Herzliya. Due i programmi specifici del fondo
Masa per l'Italia: Vatel (studi alberghieri) e Garin Tzabar. Primo
appuntamento domenica 3 marzo a Milano nell'Aula Magna di via Sally
Mayer. L'incontro si aprirà con un'introduzione sulle modalità di
accesso alle università israeliane e si focalizzerà in particolare
sull'offerta del Technion e sull'Università ebraica di Gerusalemme.
Seguiranno colloqui personali negli stand e distribuzione di materiale
informativo. Lunedì 4 la macchina organizzativa si sposterà a Roma.
Incontri con i referenti a partire dalle 12.
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Qui Gerusalemme - Una
maratona da record
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Quasi 20mila gli
atleti da tutto il mondo che hanno preso parte alla terza edizione
della Maratona di Gerusalemme. Numeri da record, agonismo ma anche
l'emozione di correre nei luoghi che hanno fatto la storia
dell'umanità. Primo al traguardo, per gli uomini, l'etiope Abraham
Kabeto Ketla con il tempo di 2 ore, 16 minuti e 29 secondi. Ad
aggiudicarsi la gara femminile la sua connazionale Mihiret Anamo
Anotonios. “Parafrasando il titolo di un celebre libro di David
Grossman, Qualcuno con cui correre, la cui trama si intreccia tra le
strade e i paesaggi di Gerusalemme, posso senz'altro affermare che
questa è una città 'con cui correre'. Come podista che da anni ama
avventurarsi in questi luoghi con viste mozzafiato, siti storici,
differenti culture a contatto – la riflessione di Nir Barkat,
sindaco-runner di Gerusalemme – mi rendo conto che gli elementi appena
elencati contribuiscono a creare lo sfondo ideale per una corsa di
valore”.
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Qui Roma - Israele nel
racconto dei suoi intellettuali |
Tre
generazioni di narratori e poeti ebrei. La storia, le complessità, le
diverse anime di un Paese – Israele – raccontato attraverso lo sguardo
attento di alcune delle sue migliori espressioni intellettuali. Questo
il percorso delineato al Centro Bibliografico dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane in occasione di 'Appena ieri. La letteratura
ebraica nelle generazioni', terzo appuntamento del ciclo di incontri
Quale identità ebraica-Generazioni a confronto a cura di Sira Fatucci e
Ilana Bahbout. Ospiti Stas Gawronski, autore e conduttore di Cultbook,
e rav Benedetto Carucci Viterbi, preside delle scuole ebraiche di Roma.
Letture in ebraico di Alumà Mieli. Molti gli autori cui si è fatto
riferimento: da Aharon Appelfeld a Nathan Englander, da Abraham
Yehoshua a Ronny Someck. Tra i vari temi presi in esame l'emozionante
epopea della nascita di un moderno Stato ebraico e la sua quotidiana
lotta per l'esistenza, il rapporto dei sopravvissuti con l'orrore della
Shoah, conflitti sociali e culturali, il servizio militare, la vita di
tutti i giorni nei suoi aspetti gioiosi ma anche in quelli meno lieti.
Una realtà plurale e sfaccettata descritta in modo magistralmente da
Someck nella sua Poesia patriottica, testo di cui è stata data lettura
sia in italiano che in ebraico. “Io sono un iracheno-pigiama, mia
moglie è rumena e nostra figlia è il ladro di Baghdad. Mia madre -
scrive Someck - continua a far bollire il Tigri e l'Eufrate, mia
sorella ha imparato a cucinare il pirouschky dalla madre russa di suo
marito. Il nostro amico, marocco-coltello, infilza una forchetta di
acciaio inglese in un pesce nato sulle coste della Norveglia. Siamo
tutti muratori licenziati, fatti scendere dalle impalcature della torre
che ci piacque edificare in Babele”.
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I protocolli dei savi
anziani di Moked
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Ora che elezioni sono
passate forse vale la pena di riflettere su alcuni fenomeni bizzarri
all’interno dell’ebraismo italiano. Verrebbe la tentazione di pensare
che questa volta noi ebrei siamo stati particolarmente attivi e
litigiosi se non fosse che semplicemente è impossibile il confronto con
le precedenti elezioni politiche, quando non esistevano Pagine
ebraiche, l’Unione informa e Moked, non c’erano i social network e
l’abitudine a navigare in Internet era meno diffusa. Comunque sia, mi
pare che il giornale e la newsletter dell’UCEI abbiano svolto in queste
ultime settimane un lavoro utile ed equilibrato, presentando tutti i
candidati ebrei alle elezioni politiche e regionali a qualunque
formazione politica appartenessero. Oltre a ciò, i collaboratori fissi
hanno espresso, come era logico aspettarsi, le proprie opinioni,
ciascuno nell’ambito consueto della propria rubrica settimanale. Invece
apriti cielo! È capitato per caso che per due o tre giorni di seguito
siano usciti pezzi che esprimevano opinioni simili e subito qualcuno ha
immaginato dietro a tutto questo una regia occulta (ma la storia
ebraica non dovrebbe averci ampiamente insegnato a diffidare delle
teorie del complotto?), sollevando polemiche che sono rimbalzate
addirittura fino al Jerusalem Post.
A un certo punto ho appreso con sorpresa di essere anch’io parte di
questo supposto piano diabolico, a quanto pare volto a contrastare la
candidatura alla Camera di Sharon Nizza. Peccato che il mio pezzo incriminato non
nominasse affatto Sharon Nizza, se non per citare una cosa detta da lei
(cioè che non concordava con le parole pronunciate il 27 gennaio da
Berlusconi ma contava di fargli cambiare idea); confesso che mentre lo
scrivevo sapevo poco o nulla di Sharon Nizza, tant’è che ricordavo la
frase ma non chi l’avesse pronunciata. Ho scoperto invece che il mio
non era il solito pezzetto antiberlusconiano che pensavo di aver
scritto, ma celava tra le righe (del resto a Purim siamo abituati a
ragionare su nascondimenti e rivelazioni) un attacco alla candidata
italo-israeliana. Incuriosita ho cercato di scoprire qualcosa di più
sui miei supposti compagni di complotto. Oltre ai testi usciti su
l’Unione informa, si parlava molto della lettera di un gruppo di
italiani residenti in Israele; quando finalmente l’ho letta ho scoperto
che neppure la lettera conteneva un attacco contro Sharon Nizza, anzi,
esortava gli italiani residenti in Israele a fare attenzione perché
credendo di votare la Nizza avrebbero corso il rischio di votare
un’altra persona (scusate, se qualcuno vi dice di fare attenzione
perché l’anello che state comprando non è d’oro ma di latta, lo
interpretate come un attacco contro l’oro?)
Nell’ambito dell’ebraismo italiano non ci sono abbastanza temi su cui
abbiamo opinioni radicalmente diverse? Tra le cose che gli ebrei
italiani hanno detto e scritto c’è così poco materiale su cui discutere
da aver bisogno di tirare in ballo cose che non sono mai state né dette
né scritte?
Anna
Segre, insegnante
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Il legame sottile con il
paradosso
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Dai Racconti dei Chassidim:
“Fu chiesto a Rabbi Menhaem Mendel di Worki che cosa costituisce un
vero ebreo. Egli disse: “A noi convengono tre cose: inginocchiarsi in
piedi, gridare in silenzio, danzare immobili”. C’è un legame sottile
tra il paradosso e l’ivri, colui che sta “al di là”, non solo del
Giordano…
Laura
Salmon, slavista
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notizie
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rassegna
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Storie di salvatori e salvati
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la rassegna |
Alle
porte di Firenze inizia
un’altra cittadina, Scandicci, in piena espansione e fiera delle sue
molteplici attività in campo culturale. Nella sede dell’ associazione
culturale Arco, affollatissima, si è svolta una delle ultime iniziative
promosse per il Giorno della Memoria che, come ha ben detto in apertura
Fausto Merlotti, presidente del Consiglio comunale, non può e non deve
essere limitata a poche ore (...)
Lionella
Viterbo
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All’indomani dell’addio di Benedetto XVI al Vaticano, riflessioni e
notizie legate alla scelta dell’ormai papa emerito e del processo per
eleggerne il successore dominano i giornali di oggi.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
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