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12 marzo 2013 - 1 Nissan
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Sabato scorso ho avuto la
gioia di portare a termine il trattato talmudico di Shabàt seguendo il
ritmo del “daf yomi'”, la pagina del giorno, secondo quel sistema di
studio del Talmùd ideato nel 1927 dal rabbino Meir
Shapiro. Questi riunì alcuni studiosi del Talmùd attorno alla
stessa pagina in
modo che ognuno potesse finire tutto il Talmùd, con le sue 2711 pagine,
in sette anni. Non ho potuto fare a meno di ricordare quando negli anni
‘70 partecipavo al syiùm (cerimonia di conclusione di uno
studio di un trattato talmudico) della vigilia di Pesakh, e al
compianto rabbino Alfredo Ravenna z.l il cui studio, completato assieme
agli intervenuti nel Bet HaKeneset di Roma, ci autorizzava a
interrompere anticipatamente il digiuno dei primogeniti. Allora gli
studiosi del Talmùd in Italia erano veramente pochissimi e anche in
quell’occasione, quella lingua, quel modo di ragionare e di
argomentare ci sembravano un mondo lontano e
inaccessibile. Oggi, a 40 anni di distanza, possiamo vedere con
soddisfazione molte persone e in particolare, giovani che si avvicinano
allo studio del Talmùd. Si capisce sempre di più quanto
questo studio è centrale e fondante per la nostra crescita
religiosa e intellettuale. Di questo dobbiamo essere grati ai nostri
Maestri ma anche a tutti coloro che, con grandi sforzi personali, ci
forniscono, attraverso gli strumenti moderni della comunicazione,
materiali per facilitare questo studio e farci sentire meno soli in
questo viaggio affascinante quanto impegnativo e denso di sorprese. Ai
programmi di studio del Talmùd in lingua italiana proposti dai siti
“chavruta” e “torah.it”, si è aggiunto, in questi
ultimi mesi, un progetto di Avraham Tenenbaum, un Talmìd Chacham italo
americano, che tutti i giorni da New York ci spiega
magistralmente il daf yomì in italiano con un assaggio testuale del
nostro Moisè Levy.
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Dario
Calimani,
anglista
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Chissà se non farebbe bene anche a noi, di tanto in tanto, un bel
conclave!
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Qui Milano - Israele protagonista nel
laboratorio dell'Expo
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Israele protagonista a
Milano nel laboratorio dell'Expo con la firma nella
sede dello storico Piccolo Teatro Grassi, del contratto ufficiale per
il
padiglione dello Stato ebraico. Ad apporre la firma sul
documento l'amministratore delegato Giuseppe Sala, il
commissario generale Roberto Formigoni e il commissario generale del
padiglione Israele Elazar Cohen. Presente tra gli altri assieme
all'ambasciatore d'Israele in Italia Naor Gilon, il presidente
dell'Assemblea rabbinica italiana rav Elia Richetti, che ha tenuto una
lezione sulla cultura dell'alimentazione nell’etica e nella
Legge ebraica.
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Qui Roma - Daniel Libeskind mette in mostra il
suo lavoro |
Daniel Libeskind a
Roma per aprire la mostra dei suoi disegni e dei suoi progetti
all'Ermanno Tedeschi Gallery. Esposti oltre cinquanta
originali risalenti a otto diversi progetti architettonici che spaziano
dal Museo ebraico di Berlino al nuovo volto di Ground
Zero.
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Qui Milano - Israele, la politica e
la sinistra |
Il rapporto fra Israele, la
politica e la sinistra è un tema che da decenni fa discutere
il mondo ebraico anche in Italia. Un nuovo confronto ha avuto luogo
nella Comunità di Milano dando voce al direttore di RCS Libri
Paolo Mieli, alla giornalista e parlamentare uscente Fiamma Nirenstein
e al giornalista Stefano Jesurum. La serata è stata organizzata dal rav
Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento educazione e cultura
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di Kesher.
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Melamed - Un premio dalla Bologna Children’s
Book Fair
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Edizioni EL è tra le cinque
case editrici selezionate come migliore editore per ragazzi d'Europa.
Un prestigioso riconoscimento arrivato ieri a Orietta Fatucci, editore
Edizioni EL, da tempo amica della redazione del Portale dell’ebraismo
italiano e membro del Comitato Scientifico di DafDaf.
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Informazione - Il giornale comunitario
romano lancia accuse
sulla base del proprio modo di intendere il pluralismo
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Il giornale comunitario
romano mette sul banco degli imputati il demografo Sergio Della
Pergola, la storica Anna Foa e la docente Anna Segre, impartisce lezioni di pluralismo e si schiera nel
dibattito politico accusando l'Ucei e componenti dello stesso Consiglio
della Comunità ebraica di Roma.
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Luoghi di confronto |
Questo pomeriggio si apre
ufficialmente il Conclave che eleggerà il prossimo papa. Si almanacca
sui favoriti, si indugia su rituali antichissimi e affascinanti, si
scorgono le tensioni e i conflitti evolutivi in seno alla Chiesa
cattolica. Il pendolo oscilla continuamente tra i calcoli – tutti
terreni – relativi ai voti e agli schieramenti, e le preoccupazioni
spirituali per il riflusso della fede in Occidente. La dimensione
universale della Chiesa si riflette nelle provenienze geografiche dei
suoi cardinali. Nell’ebraismo non esiste un centro spirituale, perché
ogni comunità è autonoma e ha pari dignità. L’assetto demografico
dell’ebraismo internazionale induce tuttavia le comunità a gravitare
sempre più attorno a Usa e Israele, mentre gli altri, anche dall’alto
di tradizioni ricchissime, rischiano di scoprirsi sempre più
periferici. Ripensando al Conclave, la differenza sostanziale è che non
esiste tra gli ebrei un luogo di confronto riconosciuto. Certo, ci sono
le istituzioni ebraiche internazionali e gli ebrei rimangono quei
“cittadini del mondo” che sono sempre stati; proprio però nell’epoca in
cui viaggiare è semplice ed economico, la polarizzazione crescente tra
comunità grandi (Usa e Israele) e le altre impedisce un vero confronto
multilaterale e una dimensione veramente policentrica: i leader ebrei
volano in Israele o negli Usa per “capire come funziona”, e poi
riproducono in patria come possono e come sanno. Anche i benefattori
sono generalmente nordamericani o israeliani (anche se il flusso di
denaro è anche dalla Diaspora verso Israele), e ovviamente condizionano
gli aiuti con la loro visione. In questo quadro, che cosa può fare
l’ebraismo italiano? Oltre ad aumentare i propri legami internazionali
in genere, potrebbe guardare con più attenzione ad altre realtà, come
per esempio le comunità latino-americane. I numeri sono per noi
comunque inarrivabili (dunque interessanti), e i punti in comune sono
più di quelli che ci immaginiamo.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
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Storie - Shoah da
riscrivere? |
È da riscrivere, o quanto
meno da sottoporre a revisione, la storia dell’universo
concentrazionario messo in piedi dai nazisti e dai loro alleati durante
la Seconda guerra mondiale? Le cifre dei siti utilizzati per
perseguitare e uccidere gli ebrei potrebbero essere notevolmente più
alte di quanto finora stimato, addirittura più del doppio. È quanto
emerge da un nuovo studio realizzato dall'Holocaust Memorial Museum di
Washington, di cui ha dato notizia il quotidiano inglese Independent.
La ricerca, chiamata “the Encyclopedia of Camps and Ghettos”, è ancora
in corso e sarà terminata e pubblicata solo nel 2025, ma i ricercatori
hanno già catalogato i campi di lavoro forzato, di prigionia e di
sterminio (e i ghetti) creati dal regime di Hitler e dai Paesi
satellite, arrivando a identificare oltre 42.500 siti, rispetto agli
oltre 20mila in precedenza conosciuti.
I ricercatori dell'Holocaust Memorial Museum stimano che siano state
tra 15 e 20 milioni le persone che vennero uccise o imprigionate nei
centri allestiti dai nazisti o dai governi alleati nei Paesi occupati,
dalla Francia alla Romania, compresa l’Italia.
«I risultati della nostra ricerca sono scioccanti - ha dichiarato
all'Independent Geoffrey Megargee, direttore dello studio - abbiamo
messo insieme i numeri che nessuno aveva registrato finora, anche
quelli riguardanti il sistema dei campi che erano stati studiati
finora, e molti di questi non risultavano. C'è una tendenza a vedere
l'Olocausto solo come Auschwitz e forse qualche altro posto, mentre è
importante capire che il sistema era molto grande e complesso, che
molte più persone ne erano a conoscenza e vi hanno preso parte, che
rivestiva un ruolo centrale nel sistema di potere nazista e inoltre che
diversi Paesi avevano una propria rete di campi». I punti interrogativi
sono però molti. Si tratterà di capire i criteri di catalogazione
adottati dall'Holocaust Memorial Museum e le categorie di
prigionieri e perseguitati inclusi nel database. Insomma, la ricerca
continua.
Mario
Avagliano twitter
@Marioavagliano
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
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Firenze - Carciofi e witz
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la rassegna |
Gastronomia di qualità,
storielle e racconti saporiti, un pizzico di humor. Sono gli
ingredienti dell'evento “Carciofata ebraica” che si svolgerà questa
sera al Teatro del Sale di Firenze. Ospiti, insieme al noto chef Fabio
Picchi, l'antropologo Ugo Caffaz, l'editore Daniel Vogelmann e
l'artista e assessore alla cultura della Comunità ebraica Enrico Fink.
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Un rapporto Onu getta luce
su una delle foto simbolo del dolore palestinese durante l’operazione
israeliana Pilastro di difesa lo scorso novembre, quella che ritraeva
un collaboratore della BBC nella Striscia di Gaza con in braccio il
corpo del proprio bambino: a provocare la morte del piccolo non il
fuoco israeliano, ma un razzo sparato da Hamas e caduto prima di
raggiungere Israele.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
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indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
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