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25 marzo 2013 - 14 Nisan
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Adolfo Locci, rabbino capo
di Padova
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'"Questa
è la notte predestinata dall'Eterno per farli uscire dalla terra
d'Egitto; questa è la notte in onore dell'Eterno, di protezione per
tutti i figli d'Israele" (Esodo 12:42). Il cabalista e medico padovano
Moshè David Valle (1696-1777) spiega che il Signore aspira
costantemente al tempo in cui opererà il bene e che ciò che di male può
verificarsi prima, non è altro che preparazione al fine della venuta
del bene. Come un medico che dà al malato un'amara medicina per mezzo
della quale sarà eliminata la causa della malattia e ristabilita la
salute. Ecco dunque il significato di questo versetto, che esprime
attesa e protezione, non solo per la generazione che visse quel
momento, ma bekhol dor vador, per tutte le generazioni. Il Signore
aspetta con noi questa notte, momento propizio per ridestare il
Chesed-amore divino, per restaurare le nostre anime e liberarle dalla
schiavitù delle influenze negative della materia e, nell'attesa, ci
protegge affinché possiamo raggiungere il nostro tikkun, la nostra
restaurazione. Auguro a tutti che le fatiche dell'eliminazione del
"chametz" (inteso come simbolo di violenza e arroganza) e la gioia del
cibarsi del "lechem 'oni" (pane dell'afflizione inteso come simbolo
dell'acquisizione della qualità dell'umiltà), ci aiuti a restaurare
quanto meno quel rapporto dialogico tra fratelli senza il quale,
nessuna liberazione definitiva sarà mai possibile. Pesach kasher
wesameach!
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Anna Foa,
storica
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24
marzo 1944, 69 anni fa, l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Dopo il 16
ottobre, il secondo grande trauma dell'occupazione nazista a Roma. 335
vittime, fra loro 75 ebrei. Tutti uomini, presi fra quanti furono
rastrellati immediatamente dopo l'attentato di via Rasella e fra quanti
si trovavano già a Regina Coeli o nelle varie carceri fasciste e
naziste. Dal tardo pomeriggio del 23 marzo fino alla mattina del 24, le
bande di irregolari fascisti, con l'aiuto dei delatori, arrestano nella
zona del vecchio ghetto e in quelle adiacente un'altra decina di ebrei,
finora scampati alla cattura, che vengono portati a Regina Coeli e poi
alle Fosse Ardeatine, nello spazio di poche ore. Tra loro, il pugile
Lazzaro Anticoli di 26 anni, detto Bucefalo, arrestato verso le dieci
del mattino del 24 in via Arenula grazie alla segnalazione della spia
Celeste Di Porto, Pacifico Di Segni di 21 anni e suo cugino
Alberto Funaro di 24 anni, arrestati in casa in via Caetani la sera del
23, Gabriele Sonnino di 40 anni, arrestato presso casa sua in via della
Reginella, ed altri. Quasi un rastrellamento, operato da italiani,
nessuno dei quali ha avuto nei processi svoltisi nel dopoguerra più di
una lieve condanna. Anche questo dobbiamo ricordare.
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Qui Bologna - Una responsabilità per piccoli e grandi lettori
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Appuntamento
ieri pomeriggio al Museo ebraico di Bologna per l’ultimo incontro organizzato in
occasione della mostra “DafDaf, l’ebraismo illustrato per piccoli e
grandi lettori”, che ha teso un ideale ponte fra BilBolBul - il grande
festival internazionale del fumetto e dell’illustrazione del cui
programma la mostra è parte - e la Bologna Children’s Book Fair, la più
importante fiera dedicata alla letteratura per l’infanzia,
entrambe partner dell’iniziativa.
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Pesach - Gattegna: "Un augurio di serenità, libertà e pace"
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Cari amici, desidero inviare a tutti voi un augurio non formale, ma autentico e sincero, di serenità, di libertà e di pace.
Estendo lo stesso augurio a tutto il popolo ebraico e a tutti coloro
che si prodigano per la conquista del rispetto e della dignità di ogni
essere umano.
Tengo a ricordare a me stesso e a voi tutti che in questo mondo, sempre
più piccolo e interconnesso, i nostri destini e le nostre sorti saranno
sempre più, inevitabilmente, intrecciati e condivisi.
Un affettuoso Pesach kasher vesameach.
Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni ha ricevuto
da papa Francesco il seguente messaggio: "L’Onnipotente, che ha
liberato il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto per guidarlo alla
Terra Promessa, continui a liberarvi da ogni male e ad accompagnarvi
con la sua benedizione. Vi chiedo di pregare per me, mentre io assicuro
la mia preghiera per voi, confidando di poter approfondire i legami di
stima e di amicizia reciproca".
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Pesach - Il buio e la luce
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Una
riflessione del rav Alberto Moshe Somekh sulla mitzvah della Bediqat
Chametz, la ricerca dello chametz, che nelle famiglie ebraiche ha
caratterizzato queste ultime ore di attesa per l'inizio di Pesach.
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Qui Siena - Al cardinale Ravasi il premio Italiani per Israele
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Terza
edizione del premio Italiani per Israele. Il riconoscimento è andato al
cardinale Gianfranco Ravasi, noto biblista ed esperto di esegesi
ebraica.
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L'edicola di
Varsavia. E la nostra
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Un’immagine,
scattata dal grande fotografo Roman Vishniac, forse più di ogni altra
simboleggia la condizione degli ebrei di Varsavia alla vigilia della
Shoah. Con i nazisti sulla soglia e il ghetto che serrava le sue porte
mortali, una festosa edicola sbandiera tutti i 27 giornali quotidiani
che gli ebrei di quella città continuavano imperterriti a mandare in
stampa. Ventisette quotidiani. Per non contare i periodici. Una
straordinaria dimostrazione di creatività, una bella prova di
pluralismo.
Qualche volta provo a contarli, come fossero pecorelle, subito prima di
prendere sonno. Ci sarà stato quello religioso e quello laico, ci sarà
stato quello colto e quello popolare, ci sarà stato quello sionista e
quello antisionista, quello in polacco e quello in yiddish. Ma c’è
sempre qualcosa che sfugge, non riesco ad arrivare a ventisette e il
sonno mi coglie prima di ultimare la conta. Da allora molte cose sono
accadute, anche se gli ebrei non hanno perso il gusto di polemizzare,
talvolta a sproposito, talvolta un tantino sopra le righe, di
dividersi. Ma dopo la Shoah, la nascita dello Stato di Israele e la
conquista dei pieni diritti, della piena dignità in seno alle società
democratiche, qualche lezione l’abbiamo imparata.
Oggi possiamo dire che nel mondo progredito non esiste luogo dove non
ci si sia dotati di un giornale ebraico professionalmente credibile,
leggibile per la società esterna che guarda con interesse ai temi
ebraici, scritto dai suoi redattori, bilanciato fra contenuti
informativi di conoscenza e approfondimento e libera espressione di
opinioni qualificate. Un giornale ebraico che sia la casa di tutti e
dove le stesse regolare valgano per tutti. Che guardi oltre il modello
dei fogli parrocchiali. Che sappia rendere la gioia della propria
identità e non solo un cupo senso di pessimismo e di oppressione.
Esiste, ovviamente in grandi comunità come quella britannica. Ma anche
in Germania, in Argentina, in Olanda, in Svizzera, in Austria, in
Croazia. Anche l’Italia, dove spesso, anche nell’epoca della
globalizzazione, si parla dei problemi schivando il confronto con la
realtà esterna, si è infine faticosamente adeguata in tempi recenti. E
non solo con la nascita di mezzi di informazione nati proprio attorno a
questa volontà di apertura e di crescita. Ma anche per l’evoluzione dei
mezzi comunitari, che sono molto cambiati, da quando esiste Pagine
Ebraiche.
Il progresso è sotto gli occhi di tutti, la crescita professionale
innegabile. E per di più voci un tempo rigorosamente condannate al
silenzio si vedono offrire un piedistallo per esprimersi senza freni a
ruota libera. Un passo avanti importante, che come tutti i progressi
porta con sé qualche prezzo da sopportare. Come l’entusiasmo dei
neofiti del pluralismo, convinti che l’Italia ebraica, più che di uno
spazio per ragionare, senta il bisogno di pifferai magici.
g.v
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In cornice - Pesach nei quadri di Tadema
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Nella
sera di Pesach bisogna sentirsi proprio come se fossimo appena usciti
dall'Egitto; ciò potrebbe anche significare che bisogna immergersi
in quella realtà. Per questo, niente di meglio che ammirare uno
dei quadri che il pittore olandese-inglese Alma Tadema ha dedicato alla
storia di Pesach. Da vero virtuoso, ma anche profondo conoscitore dei
testi, ci ha lasciato dei quadri che molti apprezzeranno. Ricchi di
colore, pieni di fiori (ecco la matrice olandese), precisi fin nei
dettagli. "La morte del primogenito del Faraone", che si trova al
Rijksmuseum di Amsterdam riesce anche ad emozionare per le sue tinte
stranamente scure, per l'alternanza fra visi affronti a sguardi
impietriti, per la posizione del figlio del Faraone che ricorda la
prima Pietà di Michelangelo. Peccato non abbia mai decorato una
Haggadah.
Daniele Liberanome, critico d'arte
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Tea for Two -
Laureande disperate (prima parte)
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Un
anno fa aprivo pigramente il Corriere della Sera e leggevo un
esilarante articolo di Alessandro Piperno sull'Anonimo Triestino o
meglio, Giorgio Voghera, scrittore del caso letterario del 1961: Il
Segreto. Libro oramai praticamente introvabile. Qualche mese più tardi,
il direttore di questa testata mosso da quella che impropriamente
chiamo 'ciccitudine' (atto di bontà immotivato), mi regala Il Segreto.
Poche ore dopo assisto a una conferenza di Claudio Magris nella quale
cita distrattamente Giorgio Voghera. Il libro è nella mia borsa. Come
direbbe Dante: "Scolorocci". Mesi di errabonde visite all'università mi
conducono nello studio del relatore della mia tesi, un professore di
quelli che si incontrano poche volte nel proprio percorso formativo.
Dopo avergli proposto un argomento un tantino complesso (una strana
poltiglia che suonava come "Il conflitto tra identità italiana ed
ebraica in alcuni scrittori del Novecento") - me tapina -, mi propone
di dedicarmi a uno scrittore triestino poco conosciuto dal grande
pubblico: Giorgio Voghera. A quel punto mi arrendo al destino, Giorgio
Voghera sia. Seguono mesi che nei film monterebbero a rallentatore con
il sottofondo di Time after time, come nel dipanarsi di una storia
d’amore. Leggo Quaderno di Israele, il primo libro firmato senza
pseudonimo e ne sono totalmente stregata. Vorrei piangere perché parla
di ebraismo italiano e ne ha capito quasi tutto e non ha paura di
mostrarne vizi e virtù. Per quanto Montale lo definisca un egolatra,
Voghera non guarda il proprio ombelico; è libero e la sua libertà
libera anche me. Racconta della sua Trieste, dei suoi amici; gente come
Roberto Bazlen, Umberto Saba e Virgilio Giotti per intenderci. Uno che
alle volte è stato compagno di banco di Leo Castelli, prima che
diventasse il gallerista più cool di New York e dava ripetizioni a
Linuccia Saba tirandole le orecchie. Trasloco qualche giorno al Centro
di Cultura Ebraica e mi imbatto in un saggio di Alberto Cavaglion che
riassume in cinque pagine il lavoro letterario di Voghera ed apre mille
porte nelle quali mi vorrei fiondare. Sono completamente preda degli
eventi, una febbre d’amore da soap opera in fascia pomeridiana. Fare
delle ricerche è devastante e appagante allo stesso tempo. Divento
distratta, nervosa, adrenalinica e assonnata (il potere confortante
dell’allitterazione). Bevo succhi di frutta alla Biblioteca Nazionale e
litigo con i microfilm alla ricerca di articoli di giornale. Devo
essere seria, eppure delle volte vorrei semplicemente vedere serie tv
in pigiama e non pensare a lei, la Tesi. Che incombe. Ansia. Pecco di
Ybris e penso a Micol Finzi Contini che scrive la sua su Emily
Dickinson. Ma la patina di magia che ha ricoperto l’intero periodo è
destinata a colpire ancora.
-To be continued…-
*Niente paura, non durerà più di due puntate, come nelle miniserie Rai.
Rachel
Silvera, studentessa - twitter@RachelSilvera2
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
Pesach - Gli auguri di Prandelli
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la rassegna |
“Hag Sameach a tutta la Comunità”. Questo
il messaggio che Cesare Prandelli, allenatore della nazionale di
calcio, ha voluto rivolgere alle Comunità ebraiche italiane alla
vigilia di Pesach.
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A Sant’Anna di Stazzema un abbraccio sotto la pioggia e qualche momento di raccoglimento (Corriere della sera,
tra gli altri) segnano la cerimonia per il 69° anniversario
dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Gesti di pochi secondi ma che
compiuti insieme dai due presidenti italiano e tedesco hanno una
portata storica.
continua>>
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