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29 marzo 2013 - 18 Nisan 5773
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Paolo Sciunnach, insegnante


 

Il Seder di Pesach è una vera e propria lezione per i propri figli. La festa di Pesach ci ricorda il grande evento agli albori della nostra storia: la liberazione del nostro popolo dal giogo egizio, perché gli ebrei potessero ricevere la Torà da uomini liberi. La memoria e l’immaginazione ci fanno partecipare agli avvenimenti del passato e attraverso questa partecipazione si ridestano e rivivono in noi le emozioni e i sentimenti provati da chi ne fu coinvolto. L’essere umano, infatti, è limitato dal tempo e dallo spazio solo fisicamente; la mente non conosce queste barriere. E quando nell’uomo lo spirito predomina sulla materia, egli ha il potere di partecipare alle vicende del passato, sente più intensamente il loro messaggio e ne trae ispirazione. I nostri Maestri commentano il versetto: E questi giorni siano ricordati e celebrati (Meghillà di Ester 9, 28) nel senso che con il ricordo entrano in azione, tramite l’evocazione (Ramà in Tiqqùn Shovevìm, ciatao nel Lev Davìd, 29), gli stessi influssi divini che produssero allora quegli eventi miracolosi. Ogni anno quando, in occasione di questa festività si ricordano quegli avvenimenti, si crea un’altra volta intorno a noi la medesima atmosfera straordinaria, satura di emozione, in cui essi si svolsero all’origine, ed è come se i fatti stessero accadendo proprio in quel momento. È questa una delle ragioni per cui gli ebrei di ogni generazione devono ricordare la liberazione dall’Egitto in quello stesso giorno (Haggadà). Ciascun giorno l’ebreo deve portare a termine e cercare di vivere spiritualmente un esodo e una liberazione dall’Egitto che è dentro di lui: dalle lusinghe del mondo materiale, dagli ostacoli e dalle limitazioni che il suo corpo e le sue passioni impongono al suo spirito. Vediamo quindi che lo storico evento della Liberazione dall’Egitto si ripropone nel campo spirituale, con l’affrancarsi dell’anima divina dalla sua prigione corporea. È questa l’esperienza spirituale che dobbiamo compiere ogni giorno della nostra vita, poiché l’asservimento dell’uomo ai suoi desideri e alle sue passioni rappresenta il più penoso, il più pesante giogo. Quando l’ebreo raggiunge questa libertà interiore, che può essere conquistata solo con una vita fedele alla Torà e ai suoi precetti, egli è in pace con se stesso e il suo animo è pervaso da un sentimento di serena armonia e di appagamento, che prelude alla libertà e alla pace che si diffonderanno nel mondo con la venuta del Messia, presto nei nostri giorni.


Andrea Yaakov Lattes,
Università
Bar Ilan
 


Il Midrash Tehillim al salmo 114 (Betzet Israel mi-mitzraym) si pone il quesito fondamentale: per quale merito gli ebrei sono stati redenti dall"Egitto? La risposta è: per quattro motivi, perché non hanno cambiato i loro nomi, non hanno cambiato la loro lingua, non hanno rivelato le loro usanze ad altri, e si sono trattenuti da perversioni sessuali. Il senso di questo detto è che anche in Egitto, ossia all'interno di un ambiente differente e magari ostile, gli ebrei sono riusciti a mantenere una propria peculiarità, hanno mantenuto proprie usanze e la propria lingua. Da anni mi chiedo: quanti di noi oggi sarebbero in grado di essere redenti dall'Egitto?

davar
Da Sofia a Parigi nuova luce sulle trame del terrore
In Bulgaria e Francia si arricchiscono di nuovi elementi le indagini sugli attentati di Burgas, Tolosa e Montauban. A Roma, l'8 aprile, sentenza di primo grado per il processo Stormfront. Ieri le richieste di condanna del pm Tescaroli.
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Qui Newark - Philip Roth, gli 80 anni di un grande scrittore
Philip Roth ha compiuto 80 anni il 19 marzo 2013 e in questa occasione una grande festa è stata organizzata a Newark, dove è nato, dalla Philip Roth Society e dalla città scenario di tanti suoi romanzi. Dopo un convegno internazionale, a cura della Philip Roth Society, in cui si sono confrontati alcuni dei maggiori studiosi dello scrittore, il giorno successivo si sono svolte le celebrazioni per il compleanno, iniziate con l’inaugurazione di una mostra dedicata a Roth, esposta presso la Newark Library (luogo di ambientazione di parte del romanzo breve “Goodbye, Columbus”), e concluse da una serata di discorsi e festeggiamenti presso il Newark Museum, cui ha partecipato lo stesso Roth, che ha tenuto una lunga prolusione ed è stato poi circondato dall’affetto di colleghi scrittori e studiosi invitati all’evento. Le torte erano a forma di libri, i molti libri di questo prolifico autore. Tra gli ospiti si sono notati tra gli altri gli scrittori Jonathan Safran Foer, Nicole Krauss, Nathan Englander, Paul Auster, Jonathan Letham, John De Lillo, e la giornalista Livia Manera. Roth è apparso brillante e assai simpatico, e la festa è stata un momento di incontro e felicità per tutti i partecipanti. Molti auguri giungano al grande scrittore anche dalle pagine di questo notiziario dell'ebraismo italiano!

Elèna Mortara, Università di Roma Tor Vergata

Philip Roth: la scrittura, compagna di una vita
Va in onda questa sera sul canale statunitense PBS Philip Roth: Unmasked, documentario in cui il grande autore americano racconta il suo rapporto con la scrittura. Coautrice dell'opera, realizzata dopo dieci giorni a stretto contatto con Roth, la giornalista italiana Livia Manera
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Qui Torino - La libertà in una tazzina
Il tentativo di crowdfunding portato avanti dal Museo di Palazzo Madama a Torino è riuscito: ora è possibile l’acquisto di un servizio da tè, caffè e cioccolata appartenuti a quel Roberto Taparelli D’Azeglio che tanto si spese per le Regie Patenti che nel 1848 resero diritti civili e politici a ebrei e valdesi.
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Rav Di Segni al papa: “Comprendiamo reciprocamente
senso della differenza e valore della fratellanza”
“Proprio in questi giorni in cui le preghiere di rito risentono del peso di una storia di incomprensione l’augurio è che il Santo Benedetto ci renda capaci di comprendere reciprocamente il senso della differenza e il valore della fratellanza”. Lo scrive il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni in un messaggio di auguri per la Pasqua inviato a papa Francesco.
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pilpul
Senza farina
Ogni anno qualche giorno prima di Pesach nella mia famiglia arriva il pomeriggio dei biscotti. Lavandini rigorosamente chiusi (e divieto assoluto di toccarli), tavoli accuratamente ripuliti e asciugati, neanche una goccia d’acqua in giro. Si ripassano le dosi della ricetta di famiglia trasmessa di generazione in generazione. Pronti, via: impastare, riempire una teglia di mucchietti di forma più o meno tonda (i miei sono i più tristemente irregolari), infornare, sfornare, pronta subito un’altra teglia; ogni biscotto nasce in pochissimi minuti; una fretta che fa parte del gioco e delle tradizioni famigliari ma in effetti non sarebbe necessaria visto che i biscotti sono fatti solo con l’olio e non hanno mai visto una goccia d’acqua, di vino o di succo nemmeno da lontano; chissà se la fretta è uno scrupolo oppure deriva da un tempo in cui il vino e il succo si mettevano davvero. Ormai da qualche anno, però, anche la mancanza di acqua è diventata uno scrupolo superfluo perché i biscotti non sono più fatti con la farina (non più disponibile) ma con la matzà pesta. La ricetta famigliare ha subito qualche aggiustamento nelle dosi e dopo qualche esperimento sono nati dei biscotti dal gusto non troppo diverso da quelli fatti con la vera farina. Che ne sarà però delle nostre tradizioni di attenzione? Continueremo a osservarle in ricordo dei tempi in cui si usava la farina? Oppure con il passare degli anni smetteremo a poco a poco di osservarle ma continueremo a ricordare di quando le osservavamo? Finirà come con la salatura casalinga della carne, che fino a non troppi anni fa era un’abitudine regolare e oggi appare come un’usanza antica? Quante regole che noi abbiamo imparato con la pratica in famiglia saranno conosciute dai bambini ebrei del futuro solo attraverso i libri? Le autorità rabbiniche che prendono decisioni a tremila chilometri di distanza sono consapevoli del fatto che a volte per avvicinare le persone alla cultura ebraica le inducono a cancellare o dimenticare tradizioni ebraiche tramandate per secoli?

Anna Segre, insegnante

Le parole, la tua patria
“Fa’ che la tua patria siano le parole, Itsik. Falle diventare il tuo amore. Ti giuro che se lo farai, non sarai mai senza una casa e non sarai mai disperato”.
(da Ballata per la figlia del macellaio di Peter Manseau, figlio di una monaca smonacata e di un prete spretato).

Laura Salmon, slavista

notizie flash   rassegna stampa
Tel Aviv - Salerno, andata e ritorno
  Leggi la rassegna

Nel mese di aprile 21 teenager israeliani di Tel Aviv faranno visita ai loro coetanei del liceo artistico Sabatini Menna di Salerno grazie a un programma speciale dell'associazione Intercultura. Ragazzi e insegnanti frequenteranno la scuola e potranno conoscere la realtà e la cultura campana ospiti dalle famiglie degli studenti e in alcune famiglie di volontari. Gli studenti del Menna saranno a loro volta ospitati in Israele il prossimo ottobre.

 

Pene che variano dai 4 anni e 10 mesi ai 4 anni e un mese di reclusione. È la richiesta avanzata dal pm Luca Tescaroli nei confronti dei quattro imputati del processo Stormfront. Nella sua requisitoria, come riporta Marco Pasqua sul Messaggero, il pm ha evidenziato che gli imputati “rappresentano lo zoccolo duro di un temibile gruppo criminale, il cui retroterra culturale si è posto alla base dei tragici eventi che hanno recentemente segnato l’Europa”.
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