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4 aprile 2013 - 24 Nisan
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Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
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Nel
giorno dell’inaugurazione del Mishkàn, Moshè – ricordando le regole
relative ai sacrifici della giornata – dopo aver annunciato che in quel
giorno ci sarà una manifestazione della Presenza Divina percepibile,
ammonisce dicendo “Questa cosa che il Signore ha comandato la dovete
fare, e la gloria del Signore Si manifesterà a voi”. Questa ammonizione
può sembrare un po’ oscura. Il Midràsh interpreta le parole di Moshè
come segue “Questa tendenza al male toglietela dal vostro cuore e siate
tutti con un'unica venerazione;... come Egli è unico nel Suo mondo,
così sia il vostro servizio unico al Suo cospetto”. Sembra che la
spiegazione sia più oscura del testo da spiegare: di che tendenza al
male si parla? Perché Moshè insiste su ciò che Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ ha
comandato, ossia sulle regole dei sacrifici? Il libro “Qòmetz
Ha-Minchà” spiega che quando il popolo ha sentito che in quel giorno si
sarebbe manifestata la presenza divina, ognuno si è messo a fare del
suo meglio per accoglierla degnamente, quasi che la propria azione
fosse quella che avrebbe potuto “invogliare” la Shekhinà a
manifestarsi. Un simile atteggiamento, molto comune anche nelle vicende
umane (pensiamo a quante cose prepariamo in casa se è previsto un
ospite particolarmente importante), è però frutto di una tendenza
negativa: D.o non Si manifesta perché Tizio è stato più bravo di Caio,
ma perché ognuno compie diligentemente ciò che deve fare. È questo ciò
che dice Moshè: se voi fate ciò che vi è stato comandato, ed eliminate
di mezzo a voi la tendenza a mettervi in mostra, allora la vostra
azione è completa ed unitaria, e quindi adatta a Chi è Uno in Sé. Lo
“Shem Mi-Shemu’èl” individua un altra “tendenza al male”: godere della
presenza della Shekhinà può far pensare di aver raggiunto un livello
particolarmente elevato; ma quanto più uno è elevato, tanto più deve
fare attenzione a non sbagliare, perché più si è in alto, più grave è
la portata delle colpe anche minime. Dopo l’inaugurazione del Mishkàn
era inevitabile che gli Ebrei pensassero di aver meritato la presenza
della Shekhinà grazie al loro livello; Moshè li mette in guardia:
questo “yétzer ha-rà‘”, questa superbia, è da eliminare dal nostro
cuore proprio se vogliamo meritare di essere ad un livello più alto! Se
osserviamo le due spiegazioni portate fin qua, ci rendiamo conto che in
fondo non differiscono fra di loro se non nel modo di azione che Moshè
contesta; ma in ambo i casi il peccato è unico: la superbia. Essa può
rivestirsi di zelo preventivo, come indica il “Qòmetz Ha-Minchà”,
oppure fingere di essere una deduzione da ciò che sperimentiamo; ma in
ogni caso è perniciosa, ed allontana da noi il contatto con Ha-Qadòsh
barùkh Hu’.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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La
notizia che il gas scorre liberamente verso Israele dalla piattaforma
sopra la perforazione Tamar, 150 km. al largo del porto di Haifa, è
fonte di giustificata soddisfazione. Gli scopritori del giacimento
parlano di un misto di fortuna e di professionalità che li ha aiutati a
rendere concrete le speranze che si erano accumulate dopo tanti decenni
di frustrazioni. Perché tutti i paesi in Medio Oriente dovrebbero avere
risorse energetiche e Israele no? Ma è bene tenersi alla larga
dall'euforia. Già si parla di esportare gas, ma sarebbe bene
innanzitutto usare la risorsa per i propri usi domestici e soprattutto
cercare di ridurre drasticamente i costi energetici che penalizzano
l'economia. I guadagni arriveranno solamente a partire dal 2018, dopo
che gli investitori avranno ricuperato due volte e mezzo le proprie
spese. Per questo, e anche a causa della necessità di ripianare
urgentemente lo spettacolare deficit accumulato dalla Compagnia
elettrica (che è la società dove i salari sono i più alti in Israele),
il prezzo dell'elettricità non calerà nel prossimo futuro. E poi il
contribuente vuole sapere quale aliquota dei profitti andrà allo stato
e quale andrà al settore privato. La nuova grande risorsa naturale
contribuirà a far diminuire la sperequazione dei redditi, o a farla
aumentare?
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Rav J. D. Soloveitchik e il conteggio dell’Omer |
Al
ricordo di Rav Soloveitchik è dedicato un convegno organizzato dal
Collegio Rabbinico Italiano e dall’Assemblea Rabbinica Italiana, in
collaborazione con l’Istituto Eretz Hemdah di Gerusalemme, che si
svolgerà a Roma la settimana prossima, il 9 e 10 aprile, 14esimo e
15esimo giorno dell’Omer.
Rav Soloveitchik, di cui
ricorre il ventesimo anno dalla scomparsa fra una decina di giorni, è
stato uno dei più importanti e influenti rabbini del Novecento. In
America era chiamato il Rav per antonomasia. In una delle numerose
riflessioni che egli dedica al conteggio dell’Omer, ossia i giorni che
passano dalla festa di Pesach a quella di Shavuot, il Rav parte dalla
spiegazione che il Maimonide riporta per questa mitzvà nella Guida dei
Perplessi (III:43). Noi – dice il Rambam – contiamo i giorni che ci
separano da Shavuot, il giorno in cui fu donata la Torah e fu
promulgato il Decalogo, per rimarcare l’aspettativa e il desiderio con
cui ci avviciniamo a quel momento, così come si fa nei riguardi
dell’arrivo di una persona amata. Un po’ come quando, in italiano,
diciamo “non vedo l’ora”. Solo che, continua Rav Soloveitchik
rifacendosi a una domanda posta dal Sefer HaChinnukh (un testo
medioevale sulla spiegazione delle mitzvot), in questo caso dovremmo
contare i giorni che mancano al Dono della Torah, non quelli già
trascorsi! La risposta che normalmente si dà è che se si contassero i
giorni che mancano (ben quarantanove), ci scoraggeremmo. Meglio quindi
iniziare da uno. E una volta iniziato il conteggio in questo modo, lo
si continua così anche quando si supera la metà del percorso e ci si
avvicina alla fine. Ma Rav Soloveitchik aggiunge un’altra spiegazione,
basandosi questa volta sul Ran (Rabbenu Nissim Girondi, del XIV
secolo). Visto che il nostro contare ricorda quello che fecero gli
ebrei usciti dall’Egitto più di 3000 anni fa, e dato che loro non
sapevano affatto in che giorno esatto avrebbero ricevuto la Torah sul
Monte Sinai, loro – e noi di conseguenza – non potevano far altro che
contare dal numero più piccolo al più grande. E solo a rivelazione
avvenuta si poté dire che i giorni che separavano i due eventi erano 49.
Gianfranco Di Segni, Collegio Rabbinico Italiano
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Melamed - Un cartone per le libertà civili
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Quando
un governo approva una modifica costituzionale che riduce le libertà
civili dei propri cittadini è bene che la notizia venga resa nota a
tutti, anche ai bambini. Per lo meno questo pensano a Kika, il
Kinderkanal tedesco che ha messo in onda recentemente un cartone
animato sull’Ungheria. Leggi
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Progetti - Pavoncello: “Le sfide che ci fanno crescere” |
Non soltanto il progetto che in occasione del prossimo Yom HaShoah, domenica 7 aprile, porterà l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
a donare migliaia di volumi: sul numero di Pagine Ebraiche attualmente
in distribuzione, l'assessore UCEI al Culto Semi Pavoncello fa il punto
sulle tante questioni in agenda in questa stagione, dai tribunali
rabbinici ai convegni di studio e alla kasherut. Leggi
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Qui Parma - Il sindaco 5 Stelle parteciperà a Yom HaShoah
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Federico
Pizzarotti, sindaco del Movimento Cinque Stelle, parteciperà alla
celebrazione di Yom HaShoah organizzata dalla Comunità ebraica di Parma
domenica 7 aprile. “Il sindaco tiene a riaffermare la sua vicinanza
alla nostra Comunità” ha sottolineato il presidente Giorgio Yehuda
Giavarini (nell’immagine la commemorazione del patriota garibaldino
Eugenio Ravà, con il sindaco Pizzarotti insieme, tra gli altri, a
Giavarini e al rabbino David Sciunnach).
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Yom HaAtzmaut - Attesi in migliaia alla Wembley Arena
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Location
d’eccezione per un evento eccezionale. Così si celebreranno a Londra i
65 anni dalla nascita dello Stato d’Israele, il prossimo 16 aprile. Per
Yom HaAtzmaut quest’anno la Federazione Sionista ha organizzato un
concerto alla favolosa Wembley Arena, con i grandi talenti della musica
israeliana: Ishtar e il gruppo Alabina, Ivri Lider, Alexandra Burke,
Spelbound, Chico & The Gypsies, Mark Mayer. Pubblico previsto? Ben
12 mila persone, per quello che si prospetta un appuntamento da non
perdere, tanto che a sponsorizzarlo sono tutte le principali
associazioni ebraiche del Regno Unito.
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Setirot - Vicolo degli azzimi |
Una
signora sensibile e in gamba – di quel genere di individui che per
comodità o pigrizia intellettuale chiamiamo “ebrei lontani” – un bel
giorno di qualche anno fa sente l'imperativo intimo di approfondire le
proprie origini. Sarà perché è una italiana di sinistra o per chissà
quale altra bizzarria, fatto sta che quel suo zio Claudio unitosi dopo
l'8 settembre 1943 ai partigiani jugoslavi e morto da combattente del
Plotone ebraico le fa, come si dice, scattare la scintilla. Ma siccome
Vera Paggi è una brava giornalista, la sua personale “inchiesta” non
può che condurla lontano, in una affascinante ragnatela di parentele,
affetti, storie. Così, ciò che avrebbe dovuto essere un libriccino a
circolazione esclusivamente familiare, magari il regalo da spedire a
cugini e nipoti e sorelle e fratelli per un anniversario, è diventato
un libro vero, acuto, curioso, a modo suo importante. Si intitola
Vicolo degli azzimi – Dal ghetto di Pitigliano al miracolo economico,
lo ha pubblicato PanozzoEditore. Buona lettura.
Stefano
Jesurum, giornalista
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Time out - Comunicare significa far partecipare |
Quando
si ricoprono incarichi di rappresentanza in ambito ebraico dovrebbe
esistere per tutti una linea che per quanto sottile dovrebbe tracciare
un solco tra trasparenza e responsabilità. Un ebraismo sano non può
avere nulla da nascondere; non siamo una comunità massonica, né tanto
meno un gruppo segreto con fini poco chiari, ma non c’è bisogno di
essere troppo intelligenti per capire che non tutto può essere
comunicato all’esterno. E non certo perché esistano argomenti tabù, ma
perché la scelta di confondere la comunicazione interna con quella
esterna oltre ad essere poco produttiva è decisamente pericolosa.
Distinguere non significa nascondere, ma scegliere in base alle
conseguenze che una notizia può generare all’esterno. Comunicare
significa far partecipare: questo dovrebbero tenere a mente i nostri
eletti. E allora, se davvero ci tengono a renderci partecipi della vita
comunitaria, la si smetta di litigare sui giornali e si ritorni a
parlare un po’ con la gente, magari non solo a ridosso delle elezioni.
Ripeto, non si tratta né di auspicare una certa forma di omertà, né di
criticare la legittimità di alcune rivendicazioni, ma solo di
desiderare che una piccola dose di buon senso ogni tanto venga
applicata. In fondo, tanto per rimanere in tema, non siamo i grillini e
non avendo promesso le streaming delle nostre beghe comunitarie a
nessuno non credo che qualcuno si offenderà.
Daniel
Funaro
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notizie flash |
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rassegna
stampa |
Qui Firenze – Il censimento 1841 presentato all’Archivio di Stato |
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Leggi
la rassegna |
Verrà
presentato oggi all’Archivio di Stato di Firenze (ore 16) il volume di
Lionella Viterbo “Le Comunità ebraiche di Siena e Pitigliano nel
censimento del 1841 e il loro rapporto con quella fiorentina”. A
intervenire saranno la direttrice dell'Archivio, Carla Zarrilli, il
presidente della Comunità ebraica, Sara Cividalli, e Simone Sartini,
funzionario dell’Archivio.
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Le
vicende del Consiglio della Comunità ebraica di Roma riportate da molti
giornali. Tra gli altri, sul Corriere della Sera, Paolo Brogi
ricostruisce il dibattito seguito all’intervista rilasciata dal
presidente Riccardo Pacifici al giornale israeliano Haaretz, ricordando
la posizione del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono
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