se non
visualizzi correttamente questo messaggio, fai click
qui
|
5 aprile 2013 - 25 Nisan
5773 |
|
 |
|
|
|
 |
Alfonso Arbib,
rabbino capo
di Milano
|
Dal
secondo giorno di Pèsach fino a Shavu'òt si contano i giorni. Secondo
un'interpretazione più diffusa contiamo i giorni che separano l'uscita
dall'Egitto dal Mattàn Torà. Qualcuno però obietta che se così fosse
dovremmo fare un conto alla rovescia, dovremmo cioè contare i giorni
che ci separano da Shavu'òt. Noi invece contiamo progressivamente
giorno per giorno. Una possibile interpretazione di questo conteggio è
quella per cui noi ci prepariamo al futuro, al Mattàn Torà vivendo e
valorizzando il presente. Proiettarsi nel futuro senza vivere il
presente rischia di essere velleitari. In un appunto di Rav Eliahu
Dessler è stato trovato questo pensiero. Il passato è solo ricordi, il
futuro immaginazione. Bisogna vivere il presente e sono tutte prove da
superare.
|
|
Gadi
Luzzatto Voghera, storico
|
|
L’idea
troppo spesso propagandata per cui in guerra, e in genere quando si
veste una divisa, l’eroismo sia sinonimo di azione brillante svolta per
il bene, mi è sempre sembrata una grave stortura. Con queste premesse,
demolire la figura di Gilad Shalit sulla base della sua testimonianza e
del suo comportamento non efficiente sul piano militare in occasione
della sua cattura (com’è stato fatto da Ben Caspit sul Jerusalem Post) mi sembra un
esercizio giornalistico ingeneroso, con cui si sminuiscono sia la
vicenda tragica di un ragazzino rimasto prigioniero per cinque anni,
sia la morte altrettanto tragica dei suoi compagni di tank. Chi veste
la divisa di Zahal entra in un mondo a parte, che lo trasforma come
essere umano e lo conduce a compiere azioni quasi sempre “in
automatico”. Per questi ragazzi e queste ragazze che diventano
prestissimo adulti penso ci voglia prima di tutto rispetto, e penso che
nessuno possa giudicare del maggiore o minore eroismo nel loro
comportamento in situazioni estreme (cosa che lo stesso Caspit ammette,
da ex comandante di tank). Traggo da un bel racconto autobiografico di Gabriele Levy alcuni brevissimi
esempi di quel che accade a questi ragazzi quando entrano in servizio.
Ne esce rafforzata una sensazione forte che spinge a lavorare con
serietà a una prospettiva di pace stabile nella regione. “Ad un certo
punto, mentre ancora sono in abiti civili, una bellissima soldatessa mi
chiede, sorridendo: ‘Chi vuoi che sia avvisato per primo nel caso tu
dovessi morire?’.” “I nostri comandanti cominciano a gridare ordini,
per lo più incompresi, dato che siamo quasi tutti nuovi immigrati.
Mentre cerchiamo di abituarci alle grezze e rozze divise che ci
accompagneranno per questi due lunghi anni, già le orecchie sentono lo
stridore delle urla del sergente.” “Sul bordo superiore dello scarpone
c’è una fessura nel cuoio. Lì bisogna inserire la propria piastrina di
riconoscimento: una targhetta di metallo con inciso in altorilievo il
nome ed il numero di matricola del soldato. Servirà nel caso si
trovasse solo il piede, per riconoscere il morto a cui esso
appartiene.” “Mercoledì notte ci siamo fatti una marcia di sette
chilometri con le barelle sulle spalle, sulle quali c’era il ‘ferito’:
tutto il percorso era su un terreno sabbioso. Poi ben quattro ore di
sonno, seguite da esercitazioni a fuoco vivo tutto il giorno, e quindi
partenza verso sera, di corsa, verso la Base 80. Venti chilometri
attraversando una cittadina, girando attorno ad un lago e poi il resto
in mezzo agli agrumeti. Sempre di corsa.” “Piango molto e dopo il
pianto mi sento meglio, più leggero.”
“Per poter fare di un uomo un soldato, è necessario prima distruggerlo
psicologicamente, per poi inculcargli quelle quattro fondamentali
regole di comportamento in battaglia: buttati a terra, riparati, punta
e rispondi al fuoco. Per distruggerci psicologicamente usano una
tecnica molto semplice: ci tolgono il sonno. Prima o poi si crolla. E
sulle ceneri di quel disastro si costruisce il soldato-robot. Così è
stato per tutti.” “Alcuni minuti dopo il sorgere del sole, ho sentito
degli spari e visto schegge di proiettili che hanno colpito le pietre
attorno a me. Come da copione, ben imparato al corso addestramento
reclute, mi sono ritrovato per terra prima ancora di capire cosa stava
succedendo, ho cercato un riparo dietro cui nascondermi e iniziato a
rispondere al fuoco. In pochi istanti ho capito a cosa erano serviti i
lunghi mesi di addestramento. Eravamo diventati dei soldati-robot ed
agivamo tutti in maniera automatica e sincronizzata. Lo scopo primario
era salvare la propria vita e possibilmente anche quella dei propri
compagni. Nessuno era lì per fare l’eroe.”
|
|
|
Israele - Shimon Peres: "Presto a Roma con
il
nuovo papa" |
Il
presidente israeliano Shimon Peres sarà a Roma il prossimo 30 aprile.
In programma una visita in Vaticano al nuovo Pontefice. Papa Francesco
ha già incontrato l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Zion
Evrony, che lo ha ufficialmente invitato a recarsi in Israele.
|
Yom HaShoah - Con gli eroi del Ghetto di
Varsavia |
Il
rabbino capo del Commovwealth Rav Lord rav Jonathan Sacks ha
pronunciato questa mattina di fronte ai microfoni della BBC le seguenti
parole in occasione del settantesimo anniversario della Rivolta del
Ghetto di Varsavia e di Yom HaShoah:
Questa domenica
sarà Yom HaShoah, il giorno in cui nelle comunità ebraiche ricordiamo
l’Olocausto. Quest’anno la data coincide con il settantesimo
anniversario di uno dei momenti più terribili di quella lunga notte
oscura: la Rivolta del Ghetto di Varsavia. Alcuni dei peggiori piani di
sterminio di massa portati avanti dai nazisti sono stati programmati
apposta in occasione di festività ebraiche, in modo da eliminare non
solo chi fosse non solo gli esseri umani ebrei, ma anche la fede
ebraica. Così l’eliminazione del ghetto e di tutti i suoi abitanti è
stata pianificata per Pesach, nel 1943, nel tentativo di provare, nel
giorno della festa che inneggia alla libertà, che il Dio della libertà
non è una realtà. In qualche modo gli ebrei chiusi nel ghetto lo
vennero a sapere e nonostante fossero indeboliti dalla fame e dalle
malattie e avessero solo pochissime armi decisero di impegnarsi in un
atto collettivo di sfida. Sapevano che una volta circondati
dall’esercito tedesco non avrebbero avuto alcuna possibilità di
vittoria, ma resistettero per un mese, e la lotta continuò in maniera
sporadica per ulteriori tre settimane.
Fu un punto di svolta nella
storia ebraica: grandi rabbini, nel ghetto, appoggiavano la rivolta.
Nel passato gli ebrei erano stati perseguitati da chi voleva si
convertissero ed erano disposti ad andare incontro alla morte da
martiri piuttosto che tradire la propria fede. Ma i nazisti non
volevano che si convertissero, li volevano distruggere.
Così,
dissero i rabbini, dobbiamo sfidarli rifiutando di morire, lottando per
il diritto a vivere. Sapevano che sarebbero morti comunque quasi tutti,
ma volevano fare un atto di protesta in nome della vita, e lo portarono
avanti con immenso coraggio.
Dopo la Shoah gli ebrei e buona parte
del mondo giurarono “Mai più”. Tuttavia negli ultimi anni
l’antisemitismo è tornato in Europa, dalla Grecia a sud fino alla
Norvegia, al nord, dalla Francia, a ovest, fino alla Russia a est.
Nulla di simile a quello che è stato in passato, ma abbastanza perché
gli ebrei si preoccupino di cosa potrebbe riservare il futuro.
Gli
ebrei furono odiati perché erano una minoranza e perché erano diversi.
Ma siamo tutti diversi e ogni gruppo potrebbe un giorno trovarsi ad
essere minoranza. Gli ebrei non furono i soli a soffrire sotto Hitler.
Questo
è il motivo per cui dobbiamo imparare a combattere insieme contro
l’odio. E' il minimo che dobbiamo agli eroi del Ghetto di Varsavia.
(nell'immagine:
il Rav Sacks con il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna sfoglia un recente numero del giornale
dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche)
|
Yom HaShoah - L’Italia ebraica apre il libro
della Memoria |
L’Italia ebraica celebra Yom
HaShoah. Manifestazioni per la giornata, che quest’anno cade domenica 7
aprile, in programma in numerose Comunità, mentre l’Unione delle
Comunità Ebraiche lancia l’iniziativa di un libro in dono per non
dimenticare. “Con l’augurio che questi testi possano essere di
ispirazione per le generazioni future”, l’auspicio dell’assessore UCEI
al culto Settimio Pavoncello.
Leggi
|
Scuola - Profumo e Gattegna: "Presidio contro i razzismi" |
Il
ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Francesco
Profumo e il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
Renzo Gattegna, hanno dichiarato congiuntamente:
“Ancora
una volta, dalle tristi vicende della cronaca, la scuola italiana
emerge – nei fatti – come un fondamentale presidio per la democrazia,
l’uguaglianza e il progresso culturale e sociale del Paese. La reazione
ferma degli studenti e della preside dell’istituto Caravillani di Roma,
di fronte alle frasi antisemite pronunciate da una professoressa
all’indirizzo di una studentessa ebrea, sono infatti la concreta
dimostrazione di quanto entrambi sosteniamo con forza in ogni
occasione: l’antisemitismo e il negazionismo non si combattono soltanto
il 27 gennaio di ogni anno, in occasione delle celebrazioni del Giorno
della Memoria, ma tutti i giorni. Cioè ogni qual volta assistiamo a una
gesto o ascoltiamo una frase che feriscono, offendono o discriminano.
La capacità di reazione dimostrata dai compagni di classe della
ragazza, e dalla preside dell’istituto, sono dunque l’ennesima
dimostrazione che l’Italia è un Paese sano, capace di reagire, e la
scuola ne incarna la parte migliore. Lo dimostra ogni volta che le sue
aule o i suoi muri sono feriti dai segni dell’antisemitismo, o
dell’intolleranza in generale. Per entrambi è impossibile dimenticare i
segni di partecipazione e condivisione che ogni anno leggiamo negli
occhi degli studenti e dei professori che accompagniamo ad Auschwitz
per il Viaggio della Memoria. Sentimenti autentici e profondi che ci
lasciano ben sperare per il futuro della nostra società".
|
Israele - La tensione
viaggia sul web |
Negli
scorsi giorni in Israele, a rompere la situazione di relativa stabilità
degli ultimi mesi, sono stati sparati da Gaza diversi razzi. Nel
frattempo lo Stato ebraico si prepara a respingere una minaccia di
diverso genere. La sera di domenica 7 aprile, in coincidenza con le
celebrazioni per Yom HaShoah, organizzazioni internazionali di hacker
hanno previsto di lanciare un attacco cibernetico di massa ai sistemi
informatici israeliani e gli esperti sono al lavoro per proteggere siti
e network (nell’immagine una realizzazione degli studenti
della
Habezefer School of Art, che insieme all’agenzia pubblicitaria McCann
Digital Israel, hanno lanciato negli scorsi mesi un progetti per
ridisegnare le pagine installate dai pirati del web)
Leggi
|
Ugei - Dimissioni del Consiglio e
congresso straordinario |
Il Consiglio esecutivo 2013
dell’Unione giovani ebrei d’Italia ha presentato nelle scorse ore le
dimissioni ufficiali e la convocazione di un Congresso straordinario
per il finesettimana tra il 17 e il 19 maggio allo scopo di eleggere i
nuovi vertici dell’organizzazione.
La decisione segue mesi di polemiche e tensioni, che hanno trovato sui
social network una forte cassa di risonanza: alle dimissioni
(presentate sul finire del 2012 e poi rientrate), del genovese Moshe
Polacco, avevano fatto seguito quelle di Benedetto Sacerdoti di Padova
e di Alessandra Ortona di Milano. Ora la decisione dell’intero
Consiglio (il presidente Susanna Calimani, veneziana residente a
Torino, Fiammetta Rimini e Gady Piazza di Milano, Sara Astrologo,
Giorgia Campagnano e Raffaele Naim di Roma, quest’ultimo con la scelta
di presentare una lettera di motivazione seprata da quella degli altri).
(nell’immagine la prima riunione del Consiglio, svoltasi a Milano il 25
novembre 2012)
|
Qui
Roma - Pacifici
ribadisce la smentita a Haaretz
|
Il presidente della Comunità
ebraica di Roma Riccardo Pacifici, rispondendo a una nota critica dei
consiglieri del gruppo Hazak, è intervenuto con una nota
in cui tra l’altro conferma ancora una volta l’intenzione di smentire
le sue dichiarazioni al quotidiano israeliano Haaretz.
Leggi
|
Qui
Firenze - Gli animali e la sofferenza
|
"Gli animali e la
sofferenza. La questione della Shechità e i
diritti dei viventi” è il tema del nuovo volume della Rassegna mensile
di israel che sarà presentato domenica a Firenze. Nel testo dei
curatori del volume, Laura
Quercioli Mincer e Tobia Zevi, pubblicato sul numero di aprile di
Pagine Ebraiche, si sottolinea come si tratti di una questione etica
imprescindibile, che non può essere elusa per semplice indifferenza.
Leggi
|
Qui
Milano - L’ultimo saluto ad Amedeo Mortara |
Grande partecipazione della
Comunità ebraica milanese e dell’ebraismo italiano tutto ai funerali di
Amedeo Mortara, protagonista della rinascita ebraica nel dopoguerra,
scomparso all’età di 91 anni durante l’ultimo giorno di Pesach.
Leggi
|
 |
 |
|
Che fare? |
Lunedì scorso a Torino Rav
De Wolff nella sua derashà del settimo giorno di Pesach ha raccontato
che secondo un midrash quando i figli di Israele si sono trovati
intrappolati tra il Mar Rosso e gli egiziani che li inseguivano si sono
divisi in quattro gruppi con opinioni differenti sul da farsi: alcuni
proponevano di arrendersi, alcuni di combattere, alcuni di pregare e
altri di buttarsi nel mare. Discutendone in famiglia ci siamo resi
conto che nessuno di noi avrebbe saputo dire facilmente quale soluzione
avrebbe proposto se fosse stato là. Ne abbiamo tirata fuori una quinta,
cercare di trattare con gli egiziani, ma in effetti era già stata
ampiamente tentata senza risultati. Qualcuno ha pensato che si sarebbe
potuto cercare di parlare direttamente con l’esercito e non sempre solo
con il faraone, però se i sudditi egiziani avevano sopportato dieci
piaghe pur di non contraddire il proprio re sarebbe stato improbabile
sperare che lo avrebbero contraddetto i suoi cavalieri scelti. Abbiamo
anche provato a immaginare (con scarsi risultati) quale soluzione
avrebbero proposto varie personalità o mezzi di informazione
dell’ebraismo italiano di oggi.
È curioso notare che la soluzione che in quel contesto si è poi
rivelata corretta era quella apparentemente più illogica, che faceva
perno su una fede cieca e non razionale (infatti nella discussione di
famiglia è anche emersa l’ipotesi di buttarsi sì nel mare ma con un
salvagente…). Un’altra soluzione apparentemente inaccettabile
(arrendersi) si è però rivelata la più corretta in un diverso contesto
storico: ci è sempre stato insegnato, infatti, che la sopravvivenza del
popolo ebraico dopo la caduta del secondo Tempio è stata assicurata
dalla scelta di Rabbì Yochanan Ben Zakai di uscire di nascosto da
Gerusalemme assediata e presentarsi a Vespasiano, che gli consentirà di
aprire la scuola di Yavne, piuttosto che dalla disperata rivolta di
Masada. Mentre per il Ghetto di Varsavia la scelta giusta (anche se
fortemente minoritaria) probabilmente è stata quella di combattere.
Facile immaginarsi i toni sopra le righe che saranno corsi in ciascuna
di queste situazioni e le accuse che saranno state lanciate
reciprocamente (fondamentalisti, guerrafondai, traditori, odiatori di
sé, ecc.); il fatto è che a posteriori è facile giudicare dai
risultati, ma sul momento le cose non sono mai altrettanto chiare.
Forse è bene, se non rispettare sempre le opinioni altrui (perché
quando si deve agire in fretta questo non è sempre possibile), almeno
imparare a riconoscere la buona fede di chi le ha espresse, che
probabilmente ha a cuore come noi il futuro del popolo ebraico.
Anna
Segre, insegnante
|
|
notizie flash |
|
rassegna
stampa |
Qui Milano - Notiziario comunitario segnala Lev Chadash |
|
Leggi
la rassegna |
Il notiziario ufficiale
della Comunità ebraica di Milano diffuso stamane segnala per
la prima volta una manifestazione organizzata dalla sinagoga riformata
milanese Lev Chadash: la celebrazione di Yom HaShoah a Meina (cittadina
sul Lago Maggiore in cui nel settembre 1943 furono assassinati 16 ebrei
italiani provenienti dalla Grecia). Molti lettori hanno notato in
questo gesto un ulteriore segno di attenzione nei confronti della
articolata vita ebraica che caratterizza la città.
|
|
Al
liceo artistico Caravillani un brutto episodio, raccontato oggi da La Repubblica sia sulle pagine
nazionali che sulla cronaca di Roma sembra essere stato bene assorbito
dalla scuola (...)
continua>>
|
|
|
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono
rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI -
Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo
aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione
informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale
di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
|
|
|