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18 aprile 2013 - 8 Iyar 5773
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ucei
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 

È scritto “Ish immò we-avìw tirà’u we-eth shabbethothày tishmòru”, “ognuno rispetti sua madre e suo padre ed osservate i Miei Sabati”. I commentatori sono concordi nel vedere fra i due termini (genitori e Shabbàth) un elemento di antitesi: i genitori vanno onorati, rispettati, ma l’osservanza dello Shabbàth ha la precedenza, se i genitori vogliono impormi di non osservare lo Shabbàth ho il dovere di disobbedire. In realtà non è detto che i due termini possano essere visti solo in chiave antitetica. Genitori e Shabbàth sono due santuari. I genitori sono il Tempio della società. Ogni nucleo sociale parte dalla famiglia, ed in ogni società rettamente intesa è l’anziano, col suo bagaglio di vita vissuta, di riflessioni, di preoccupazioni, di attivo interessamento al benessere materiale e spirituale delle nuove generazioni, che merita onore e rispetto. La società sana è quella che tiene in conto, che rispetta ed onora l’anziano. Lo Shabbàth è il Tempio del mondo: è quel giorno fuori dal tempo dedicato ad osservare ed ammirare ciò che ci circonda, a considerare il lavoro svolto da ognuno, il progresso compiuto dal mondo intero e calcolarne la validità in termini di effettiva conquista, rivedere il nostro rapporto con la società e con la natura e ristabilirlo in termini di fratellanza e parità. Il rapporto di ognuno di noi con la società, l’ambiente, la natura circostante, il mondo intero ha bisogno di questo respiro, di questo spazio extratemporale che è lo Shabbàth. Pertanto genitori e Shabbàth sono i due primi pilastri, i due punti focali di un’esistenza consacrata all’armonia universale. Per questo vengono insieme, di pari passo, a fornirci gli strumenti verso la Kedushà.


Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
A 65 anni si va in pensione, o per lo meno un tempo ci si andava. L'altroieri Israele ha compiuto  65 anni e non solo non va in pensione ma, anzi, giorno dopo giorno costruisce il suo futuro. Superati gli otto milioni, la sua popolazione raggiunge un paese ben impiantato come la Svizzera. Non più, ma anche non meno della Svizzera, Israele è una realtà stabile e irreversibile. Farebbero bene a convincersene coloro – e sono molti anche in Italia, soprattutto mediocri nemici ma anche qualche buon amico – che ancora oggi non riescono a digerire l'esistenza d'Israele, o nutrono qualche dubbio in proposito, o fanno finta che Israele non esista. Nel 1948, insieme ad Israele, sono divenuti indipendenti altri quattro paesi – Corea del Sud, Corea del Nord, Myanmar (Birmania) e Sri Lanka (Ceylon) – tutti come Israele inizialmente poveri, reduci da tragiche guerre e dure esperienze di occupazione coloniale, e lacerati da conflitti politici, etnici, o religiosi. Sessantacinque anni dopo, nella graduatoria mondiale ONU dello sviluppo umano, Israele sta al 17esimo posto. La Corea del Sud è al 15esimo, Sri Lanka al 97esimo, Myanmar al 149esimo, la Corea del Nord è inclassificabile, paese nucleare, affamato e malato. La Svizzera è all'11esimo posto, l'Italia al 24esimo. Israele piazza tre università fra le migliori 200 del mondo, la Svizzera sette, la Corea del Sud quattro, l'Italia nessuna. Con la Svizzera al vertice, e la Corea del Sud al secondo posto, Israele compete fra i primi dieci paesi al mondo per numero di brevetti in relazione agli abitanti. Ma molto più degli indicatori economici e sociali conta il fatto che Israele da 65 anni offre un'opportunità ideale sempre disponibile per chi la desideri. E continuerà a offrirla, con l'apporto attivo di coloro che la vorranno.

davar
Oscurato il sito dell'odio
Una nuova vittoria contro chi fomenta odio attraverso la rete. Il sito neonazista Holywar, già assurto ai disonori della cronaca per numerosi attacchi a sfondo razzista e per la pubblicazione di vere e proprie liste dell'odio, è stato oscurato. L'operazione della polizia postale di Bolzano, attivata grazie a una denuncia presentata lo scorso anno dal presidente della Comunità ebraica di Merano e consigliere UCEI Elisabetta Innerhofer, arriva dopo una serie di perquisizioni su tutto il territorio nazionale: Ferrara, Roma, Velletri, alcune località del napoletano e del leccese. Nel pomeriggio l'incontro con questore e vicequestore. In attesa di ulteriori comunicazioni Innerhofer, più volte minacciata al pari di altri esponenti della Comunità meranese, si dice “molto soddisfatta”.

Qui Ferrara - Un libro per amico
Dibattiti, presentazioni letterarie, convegni, proiezioni cinematografiche, laboratori per i più giovani: torna l'appuntamento con la Festa del libro ebraico in Italia. L'inaugurazione mercoledì 24 aprile con l'apertura della mostra Testa e Cuore dedicata alla storia degli ebrei italiani tra XVI e XX secolo attraverso i libri, gli oggetti, la variegata documentazione che il collezionista Gianfranco Moscati ha deciso di donare alla Fondazione Meis.
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Yom HaAzmaut - "Aspettiamo Francesco a Gerusalemme"
Proseguono le celebrazioni di Yom HaAzmaut. In occasione del 65esimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele grande festa al Pitigliani organizzata dalla rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede. Tra il pubblico esponenti della realtà istituzionale vaticana, l'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon, vari leader ebraici tra cui il presidente UCEI Renzo Gattegna e il rabbino capo rav Riccardo Di Segni. Un 'lehaim' – il classico brindisi ebraico – anche per il direttore dell'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. Nel suo intervento, dedicato ai tanti “miracoli” di Israele (prosperità economica, ricerca scientifica, efficienti politiche di integrazione), l'ambasciatore Zion Evrony ha espresso l'auspicio di poter presto accompagnare papa Francesco a Gerusalemme. “Il presidente Peres e il sottoscritto hanno già formulato l'invito. Ci auguriamo – ha detto Evrony – che questa visita possa avvenire al più presto”.
 
Qui Torino - Quali ricette per la pace
Grande interesse a Torino per la presentazione della sezione italiana del Centro Peres per la Pace Onlus. Molteplici le finalità alla base di questa iniziativa cui non hanno fatto mancare il proprio sostegno i principali attori istituzionali sensibili sul fronte della solidarietà e dell'impegno sociale. 
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Qui Milano - Gino Neppi e l'impegno civile
A Milano un convegno organizzato da Ame e Fondazione Cdec in ricordo di Gino Neppi, medico che durante il nazifascismo fu protagonista di numerose iniziative di assistenza e solidarietà. L'appuntamento alle 18 a Palazzo Marino.
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pilpul
Setirot - I nostri interlocutori
Comunque la si pensi, le dimissioni dell'ormai ex premier dell’Autorità nazionale palestinese Salam Fayyad sono senza dubbio un segnale con cui Israele e gli amici diasporici di Israele devono fare i conti. Eppure l'argomento pare interessare ben poco, anzi quasi niente. Questo ha a che fare – credo – con il sostanziale e diffuso disinteresse verso ciò che “noiosamente” chiamiamo processo di pace. Ma davvero è indifferente che a detenere il potere al di là dei confini israeliani siano gli islamo-fascisti di Hamas, i pur non sempre coerenti Mahmūd Abbās & C. o personaggi tipo l'ex funzionario della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale? Non credo proprio. Anche perché con tutti, prima o poi, si dovrà trattare. Sempre che a una pace si voglia arrivare.

Stefano Jesurum, giornalista

Time out - Una prospettiva ebraica
Cercare una prospettiva ebraica ai grandi dilemmi della società rappresenta un auspicio condiviso da tutti. D’altronde, che si viva in Israele o nella Diaspora, pensare di estraniarsi dal resto del mondo in una società globalizzata appare quantomeno assurdo. Il problema nasce però, su come la visione ebraica possa essere affermata e condivisa con gli altri popoli. Esprimere la complessità dell’ebraismo sui grandi temi della civiltà può sembrare estremamente difficile, ed in parte lo è, ma il rischio che spesso corre l’ebraismo è in realtà l’esatto opposto ed è legato alla globalizzazione stessa. La realtà in cui viviamo oltre a permetterci di comunicare in forma sempre più diretta, ha però come difetto quello di limare le differenze anche quando questi simboleggiano una particolarità positiva o degna di considerazione. È il caso delle religioni per esempio, che relegate al mero spazio individuale, vengono chiamate in causa solo per trovare sostegno sui grandi temi e con tratti talmente universalistici da negarne ogni forma particolarista. Ciò, ovviamente, avviene anche nell’ebraismo, e spesso sono proprio gli ebrei ad accontentarsi di un’enunciazione valoriale dei principi ebraici che rischia di essere addirittura banale. Così quasi ci appaghiamo nel dire che l’ebraismo è per la pace nel mondo, per i diritti dei più deboli e contro le sofferenze degli animali. Principi talmente condivisibili da non avere nulla di specificatamente ebraico poiché appunto universalistici. Ciò renderà ebraico un principio sarà invece la modalità con cui vorremmo che questo fosse raggiunto, in modo da delineare un confine fra la visione ebraica e quella degli altri popoli. Perché, se dobbiamo dirla tutta, spesso appare che sia proprio a noi ebrei che manchi la volontà d’affermare la nostra identità nella società senza il timore di sentirsi a disagio. E, quasi per paradosso, sebbene si rivendichi spesso il valore della diversità nella società, si finisce per negare a noi stessi quella distinzione valoriale e di comportamento derivata dalle nostre leggi che, oltre avere eguale dignità, ci dovrebbe rendere orgogliosi della nostra visione ebraica senza la necessità di perderci in enunciazioni vaghe solo per il gusto di sentirci un po’ più uguali agli altri.

Daniel Funaro

notizie flash   rassegna stampa
Livorno - Palasport intitolato a Modì   Leggi la rassegna

Il palasport di Livorno prenderà presto il nome di Amedeo Modigliani, indimenticato pittore ebreo a cavallo tra Otto e Novecento. A decretarlo i lettori del Tirreno in un sondaggio online che ha visto Modigliani affermarsi con buon margine su Antonio Gramsci.
 

Dieci anni di reclusione per riduzione e mantenimento in servitù. Questa la pena inflitta dalla corte d’assise del tribunale penale di Roma a Loredana Muzzi e Massimo Lignelli, colpevoli di aver lungamente approfittato dei problemi psichici delle loro vittime, una donna e suo figlio – presi successivamente in cura dalla Deputazione ebraica di assistenza. I coniugi Lignelli, racconta il Messaggero, li avevano infatti costretti a vivere in condizioni abitative e igieniche precarie, si erano impossessati delle loro pensioni di invalidità e li avevano convinti a chiedere l’elemosina tra le vie della capitale



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