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14 maggio 2013 - 5 Sivan 5773
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
linea

Roberto
Della Rocca,
rabbino

Moshè nel corso del suo magistero rabbinico ha preso solo tre decisioni di sua completa iniziativa e senza consultarsi con l’Eterno che, tuttavia, le ha legittimate. Ha rotto le Tavole di fronte al peccato del vitello d’oro, si è separato sessualmente da sua moglie e ha aggiunto un terzo e ulteriore giorno di preparazione al Dono della Torah ai soli due giorni indicati dall’Eterno. Nella parashà di domattina infatti, prima della lettura solenne dei Dieci Comandamenti, troviamo che l’Eterno dice a Moshè: “…recati dal popolo e purificalo oggi e domani…”(Shemòt, 19; 10). Eppure quando Moshè riferisce al popolo comanda loro: “ ...preparatevi per tre giorni...” (Shemòt,19; 15). Moshè, il nostro primo Rabbino, anche in quel primitivo stadio della stipulazione del Patto, ha voluto insegnarci che senza l’interpretazione dei Maestri, e senza una adeguata preparazione, non ci può essere una accettazione della Torah. Moshè ha dato dimostrazione della sua leadership aggiungendo un giorno a sua discrezione, anche se ciò significa ritardare di un giorno intero il Dono della Torah, insegnando in tal modo a tutte le generazioni future quale grande responsabiità sia quella dei rabbini di prendere decisioni e quella di ogni ebreo di accettare la loro autorità.
 
Dario
 Calimani,
 anglista




Ci si imbatte di frequente in maestri che insegnano con la parola. Solo raramente in Maestri che insegnano con l'esempio.

davar
Informazione - Messa a fuoco sul futuro
La prima novità la potete vedere già oggi con il lancio di un notiziario quotidiano diverso, nella grafica e nella localizzazione dei singoli articoli, rispetto a come eravate abituati a conoscerlo. Dopo cinque anni di vita della redazione, festeggiati a Torino con l'apertura dei lavori della due giorni di incontri denominata The Jewish State of the Net, cambia anche il nome della testata: non più l'Unione informa, che resterà comunque nella forma di notiziario più "istituzionale", ma Pagine Ebraiche 24 che ad esso si affianca a testimoniare l'appuntamento costante con l'informazione ebraica nazionale di cui il mensile cartaceo, realizzato dagli stessi giornalisti incaricati di sviluppare le testate sul web e gli altri periodici in rotativa Italia Ebraica e Daf Daf, è tra le realizzazioni più significative. Ad annunciare il varo di Pagine Ebraiche 24 nel corso della sessione di lavoro conclusasi in serata al ristorante Alef per un brindisi aperto ad amici e lettori, è il coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura Guido Vitale. “La redazione ha compiuto in questo breve lasso di tempo progressi enormi, creando nuovi servizi e testate giornalistiche prestigiose. La principale sfida di questo gruppo di lavoro – ha affermato – è quello di rafforzare una fascia di proteziozione attorno all'ebraismo italiano, di esprimere la gioia della nostra identità e di conquistare nuovi amici, senza i quali il futuro di una minoranza sarebbe fragile e incerto. Abbiamo gettato delle basi solide, sulla base di queste premesse resta un intero orizzonte ancora da conquistare".
La modernizzazione del notiziario quotidiano rientra in un quadro di decisioni strategiche volte ad incrementare l'offerta e l'efficacia dei media di cui l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è editore. Da alcune settimane risulta ad esempio fortemente potenziata la capacità di monitoraggio su quanto si muove nel mondo dell'informazione a tutti i livelli con specifico interesse per la minoranza ebraica e per tutte le persone che si riconoscono nei valori da essa tutelati e testimoniati. Nel flusso quotidiano della rassegna stampa, flusso in cui entrano ogni anno oltre 100mila schede, sono infatti continuamente pubblicati articoli tratti dal web: grandi quotidiani, principali contenitori dove si fa opinione e forum tristemente al centro di manifestazioni di odio e di intolleranza con l'obiettivo di poterne immediatamente valutare l'effetto sia per chi si occupa di raccontarli da un punto di vista giornalistico sia per chi è chiamato ad assumere decisioni politiche. E ancora, per tutti gli utenti che scelgono di avvalersi del servizio registrandosi gratuitamente sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it, la possibilità di scaricare file audio e video in presa diretta dall'informazione che corre tra televisione e radio e di accedere alla nuova sezione dedicata alla stampa regionale del Lazio che si aggiunge a quella lombarda cui da sempre si avvale nel suo prezioso lavoro l'Osservatorio Articolo 3 contro le discriminazioni di Mantova. Sul fronte della carta stampata da segnalare infine l'allargamento del giornale di cronache comunitarie Italia Ebraica alle realtà di Roma e Milano. Tra le altre iniziative annunciate da Vitale la prossima realizzazione di un notiziario in lingua inglese e l'allestimento di una newsletter speciale a chiusura di settimana.

a.s - twitter @asmulevichmoked

Informazione - The Jewish State of the Net
Il mondo on-line è una realtà in continua evoluzione. Confrontarsi con i social network, con i nuovi canali di comunicazione web, le sue potenzialità e i suoi pericoli è una sfida che l’ebraismo italiano sta cercando di raccogliere nelle sue diverse declinazioni. Con l’idea di aprire uno spazio di dibattito su queste tematiche 2.0 si è aperto a Torino The Jewish State of the Net: una due giorni di confronto con esperti del mondo della comunicazione web, ospiti legati all’informazione ebraica on-line e all’universo social. Una cornice, inoltre, per festeggiare i cinque anni dalla nascita del Portale dell’ebraismo italiano e mettere a fuoco i progetti per il futuro della piattaforma dell’informazione.
Ad aprire la tavola rotonda, i saluti del presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre. Si è poi entrati nel vivo analizzando le complessità della gestione dei gruppi Facebook nella realtà ebraica. A portare la propria esperienza, dopo l’introduzione della giornalista Rossella Tercatin, Loredana Spagnoletto di Binah cui è affidata l’amministrazione del gruppo Facebook del movimento tutto al femminile che ha partecipato alle ultime elezioni UCEI . “Un gruppo che è uno spazio di dibattito – spiega – attraverso cui è possibile veicolare ai vertici malumori o aspettative della base”. Post e commenti, dunque, come megafono delle istanze degli iscritti alla comunità con confronti anche aspri su diverse tematiche. “Noi cerchiamo di non censurare nessuno ma le regole sono necessarie. Abbiamo cercato di moderare i toni dei commenti e, dopo un inizio molto focoso, le persone hanno in generale capito la necessità di prendersi la responsabilità di quanto scrivono e limitare la polemica”.
Una delle problematiche delle discussioni nei gruppi, anche in ambito ebraico, è la questione della trasparenza: l’esistenza di fake, di profili finti, spesso i primi ad accendere gli animi con duri attacchi a singoli o istituzioni, mascherandosi dietro identità fittizie. Non solo, l’esistenza di fake è un tema sensibile sul fronte dell’accessibilità a dati privati di persone iscritte a determinati gruppi. Un tema delicato in ambito ebraico, con la preoccupazione rispetto alla gestione dei dati sensibili e la loro accessibilità all’esterno. “Per l’Ugei – spiega Gady Piazza, studente di Informatica – abbiamo scelto di lasciare il nostro gruppo su Facebook privato ma non invisibile in modo da permettere alle persone interessate di avere comunque un modo per contattarci”.
I social network, dunque, sono uno strumento per creare una community virtuale, un modo per mettere in connessione le persone e dare e condividere informazioni in un tempo molto rapido ma che necessitano di regole e confini in continua evoluzione. Un accenno sul primo palcoscenico del mondo dei social, gli Stati Uniti, lo offre Simone Somekh, blogger e studente liceale con un’esperienza oltreoceano alle spalle, che sottolinea il grande impatto che sta avendo Twitter e sulle prospettive che sta aprendo in Italia dell’universo dei cinguettii. Le nuove tecnologie hanno dato la possibilità alla minoranza ebraica di trovare uno strumento prezioso per raccontarsi. Un esempio, legato alla Comunità di Milano, è Mosaico. Ne ha parlato ai presenti una delle collaboratrici del giornale, Laura Brazzo. A chiudere la prima sessione, Alberto Giusti, intervenuto in veste di esperto di web marketing, che traccia una panoramica sulle diverse possibilità di monetizzare attraverso internet. Iniziative che si allacciano al mondo dell’informazione ebraica con la possibilità di utilizzare la pubblicità per finanziare “una causa forte”. Prospettive, che secondo Giusti, possono aprire un fronte nuovo sulla raccolta dell’Otto per mille.

Daniel Reichel

Mela
Vivere con un eu.
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Qui Napoli - Diritti degli animali e consumo consapevole
Dopo Firenze, una nuova presentazione a Napoli dell'ultimo volume della Rassegna Mensile di Israel sul tema "Gli animali e la sofferenza. La questione della shechità e i diritti dei viventi".
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Qui Venezia - La sfida dell'educazione
Quali sono le problematiche relative alla famiglia ebraica? Come educare le nuove generazioni? Quale dovrebbe essere il rapporto tra genitori e figli? Domande cui si è cercato una risposta in occasione di uno shabbaton che ha animato la Comunità ebraica di Venezia negli scorsi giorni.
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pilpul
Omer - La festa della libertà
Oggi si conclude il conteggio di 49 giorni iniziato il secondo giorno di Pesach. Per la precisione, abbiamo contato sia i giorni che le settimane. Ad esempio, l’altro ieri abbiamo contato “oggi sono 48 giorni che sono 6 settimane e 6 giorni” e ieri sera abbiamo detto “oggi sono 49 giorni che sono 7 settimane complete”. A questo proposito, nel Talmud (Menachot 66a), è riportata l’opinione di Ameimar che “contava i giorni ma non le settimane, in ricordo del Santuario”. Rashì spiega che secondo Ameimar, visto che il precetto di contare i giorni dell’Omer è legato al Santuario di Gerusalemme, distrutto dai Romani quasi 2000 anni fa, non c’è bisogno di eseguire la mitzvà in modo completo e basta contare solo i giorni. Rav Soloveitchik, di cui abbiamo recentemente ricordato il ventennale dalla scomparsa, uno dei più illustri esponenti della scuola analitica dello studio del Talmud (la scuola di Brisk), si chiede: “Ma cosa gli costa ad Ameimar ricordare pure le settimane? Che fatica sarebbe aggiungere tre-quattro parole?”. E conclude che forse c’è un’altra motivazione dietro l’opinione di Ameimar. Le sue parole non vanno intese come se dicesse che “non c’è bisogno di contare le settimane”, bensì che “non si devono affatto contare le settimane”. E perché? Proprio per ricordare la distruzione del Tempio, così come facciamo in tante altre occasioni: per esempio, quando rompiamo il bicchiere sotto la chuppah (baldacchino nuziale), recitando il verso dei Salmi che dice “Se ti dimenticherò, o Gerusalemme, che si paralizzi la mia destra”. La nostra osservanza dei precetti, in assenza del Santuario, è incompleta e questo fatto va sempre tenuto presente. Nella parashah (brano biblico) letta un paio di sabati fa, si parla di un altro conteggio, quello dei cicli di sette anni che si concludono con il Giubileo: “E conterai sette settennati, sette anni per sette volte, e saranno sette settennati, 49 anni… e santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la libertà nel paese per tutti i residenti, sarà il Giubileo per voi e ognuno tornerà al proprio possesso e alla propria famiglia” (Levitico 25:8-10). In ebraico libertà si dice “deròr”, dalla radice dur, abitare, perché ognuno può abitare dove vuole e non è sottoposto a vincoli di nessuno. Stasera, festeggiando Shavuot, la festa delle settimane, che cade nel cinquantesimo giorno dopo Pesach, ricorderemo il Dono del Decalogo al popolo d’Israele e a tutta l’umanità. È interessante notare che anche le Tavole della Legge sono legate al concetto di libertà. Come dicono i Pirkè Avòt (6:42), non leggere “charùt”, inciso, al cap. 32:16 dell’Esodo, bensì leggi “cherùt”, libertà: non è libero se non colui che si occupa di Torah. Non c’è libertà se non nella Legge.

Gianfranco Di Segni – Collegio Rabbinico Italiano

Israele che cambia
Due notizie interessanti giungono da Israele. La prima è che le “femministe” del Muro del Pianto sembrano aver vinto la loro battaglia egalitaria, o almeno il suo primo round, quella per il diritto a pregare davanti al Kotel secondo i rituali che l’ebraismo ortodosso riserva agli uomini. La seconda è che il neoministro delle Finanze, Yair Lapid, fresco vincitore “morale” delle elezioni politiche, ha predisposto un taglio da 800 milioni di dollari al budget delle forze armate, suscitando la prevedibile protesta dei vertici militari. Più sorprendente, però, è la reazione della classe media che ha largamente sostenuto Lapid solo due mesi fa: insoddisfazione e delusione per una sforbiciata giudicata troppo morbida. Per chi conosce il ruolo fondamentale dell’esercito nella società israeliana, un atteggiamento davvero impressionante, che mostra il piglio con cui intere categorie sono decise a rompere con il passato, con gli ortodossi, con i miti fondativi (tra cui Tzahal), e interessate viceversa alla crescente sperequazione sociale e alla crisi economica di alcuni settori. Senza indulgere in sentimenti facili – soddisfazione per i “liberal” e riprovazione per i religiosi e i nazionalisti – mi pare utile rilevare quanto questi due episodi confermino la disgregazione culturale e identitaria cui lo Stato d’Israele rischia di correre incontro. Il sionismo ha da subito avuto varie anime (religiosa, nazionalista, socialista, di sopravvivenza) ma l’elemento di novità e la minaccia esterna riuscivano a tenere insieme le contraddizioni. Se la novità sfuma nel tempo e la minaccia si incancrenisce senza speranza fino a cronicizzarsi, ecco che questi legami tendono a dissolversi. Che cosa tiene unita la società israeliana, che cosa lega gli israeliani, questa è la grande domanda per il sionismo nel XXI secolo.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas  twitter @tobiazevi

Storie - Mauthausen e la escalera della morte
E’ stato celebrato nei giorni scorsi il 68° anniversario della liberazione del lager di Mauthausen, con la partecipazione di una folta delegazione italiana, guidata dall’Aned. La liberazione del campo avvenne il 5 maggio 1945, quando le prime camionette americane entrarono nel cortile di Mauthausen e del sottocampo di Gusen (e il giorno dopo del sottocampo di Ebensee), suscitando la gioia dei deportati sopravvissuti. A Mauthausen, tra l’agosto del 1938 e il maggio del 1945, vennero deportati circa 200 mila uomini, donne, anziani e bambini provenienti da più di quaranta nazioni: oppositori politici, persone perseguitate per motivi religiosi, omosessuali, ebrei, zingari, prigionieri di guerra e anche detenuti comuni. (...)

Mario Avagliano
twitter @Marioavagliano

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notizie flash   rassegna stampa
Qui Londra - Una mostra
per ricordare Amy Winehouse
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‘Amy Winehouse: a family portrait‘ è il titolo della mostra  che sarà inaugurata il 3 luglio al Jewish Museum di Camden a Londra, dove  resterà aperta fino al 15 settembre, per ricordare la celebre star.  Sarà possibile vedere oltre a scatti personali anche la sua prima chitarra, la collezione di dischi e tanto altro compreso uno dei suoi Grammy Awards. Tutto è stato possibile grazie a suo fratello Alex Winehouse e sua moglie Riva. " Amy era molto orgogliosa delle sue radici ebraiche e londinesi. Pur non essendo religiosi, tenevamo molto alle tradizioni". Ha dichiarato.
 

Esce oggi in libreria il testo inedito di Yosef Haim Yerushalmi Servitori di re e non servitori di servitori (Giuntina) che sarà presentato giovedì pomeriggio al Salone del Libro da Paolo Mieli e David Bidussa. Sul Corriere una densa anticipazione del direttore di Rcs libri.
















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