“Ricordiamo il genocidio di Rom e Sinti
e fermiamo le parole d’odio"

"Si ricorda in queste ore il Porrajmos, il massacro di centinaia di migliaia di Rom e Sinti nei campi di sterminio nazisti. Oltre alla doverosa memoria di chi fu barbaramente ucciso, si tratta di una vicenda che ha ancora molto da insegnarci”, afferma in una nota la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, sottolineando l'importanza di celebrare la memoria delle vittime Rom e Sinti assassinate dai nazisti. Il 2 agosto è stato scelto come giorno del ricordo: in questa data, nel 1944, ad Auschwitz-Birkenau veniva liquidato lo Zigeunerlager, il settore del campo riservato all’internamento di rom e sinti, e fu solo una delle fasi della tragedia che prende il nome di Porrajmos, il grande divoramento. “Questa ferita aperta e che mai potrà rimarginarsi nella coscienza d'Europa parla anche al nostro presente. - afferma la Presidente UCEI - È un monito, terribile ma anche ineludibile, sulle conseguenze cui possono portare le parole di odio che per secoli hanno attraversato il continente, ottenendo in quegli anni un terreno ancor più fertile per passare dalla teoria ai fatti. Sta a noi non soltanto vigilare perché ciò non riaccada, ma anche intervenire con la massima fermezza davanti a nuovi segnali di pericolo che si ripresentano in modo sempre più allarmante anche per l'irresponsabilità di chi, ai più alti livelli istituzionali, continua a soffiare sul fuoco di orrendi pregiudizi”.

Rispetto al Porrajmos, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva ricordato recentemente come “Questa tragedia appartiene a pieno titolo alla comune storia europea e costituisce appello ulteriore alla responsabilità per superare pregiudizi, arbitrarie generalizzazioni e diffidenze residue che alimentano discriminazioni, xenofobie, ostilità”. E proprio sul tema di fomentare odio contro Rom e Sinti in queste ore stanno intervenendo diversi commentatori, chiedendo al Quirinale di censurare le parole del ministro degli Interni Matteo Salvini. Il leader della Lega in un tweet, rispondendo a delle minacce, ha scritto: “Ma vi pare normale che ci sia una zingara di un campo rom abusivo a Milano, una zingaraccia che va a dire 'Salvini dovrebbe avere un proiettile'? Preparati che arriva la ruspa, amica mia. Proiettile..., tu preparati che ad accogliere la ruspa, cara la mia zingara, poi vediamo". “Questo è sicuramente un lessico razzista. - sostiene in un editoriale su Open il direttore di La 7 Enrico Mentana - Scriverlo, dopo aver meditato l’effetto che avrebbe fatto, è una aperta provocazione, un 'vedere l’effetto che fa' sui sostenitori in visibilio e sugli altri, avversari rosiconi e guardiani delle 'vecchie' istituzioni. Per questo sarebbe bello chiedere al garante della nostra Costituzione, quella Costituzione su cui ha giurato davanti a lui un anno fa il Ministro dell’Interno Salvini, se sia accettabile un atteggiamento di questo tipo, che sfregia il lessico civile, e immette l’odio nel dibattito pubblico, indicando un nemico comune”.

“Proprio il presidente Mattarella ogni fine gennaio riceve al Quirinale esponenti delle comunità ebraiche, sinti e rom nel Giorno della memoria: - aggiunge Mentana - ed è buona memoria ricordare e tramandare che ogni persecuzione cominciò in questo modo, accusando di un episodio singole persone – a torto o a ragione – e apostrofandole non per nome ma per etnia, per di più deformata dal dispregiativo. Le parole sono importanti, soprattutto quando a scriverle è un leader molto seguito. Ci sono limiti che non si possono varcare, quando si ha un ruolo e si parla in pubblico”. Del peso delle parole parla anche la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, che nel ricordare il genocidio di Rom e Sinti, la definisce “una pagina importante e drammatica della nostra storia che avrebbe dovuto insegnarci l’importanza delle parole e degli effetti che queste producono”.

Già un anno fa, attraverso queste pagine, il direttore del Cdec Gadi Luzzatto Voghera aveva lanciato una proposta concreta per aprire un percorso serio di sensibilizzazione verso la tragedia di Rom e Sinti: “Un primo passo, necessario da anni, ma oggi forse persino urgente, sarebbe quello di avanzare una proposta per emendare la Legge 211/2000 che istituisce il Giorno della Memoria inserendo nei modi che si riterranno più opportuni il riferimento diretto al Porrajmos, lo sterminio dei Rom e Sinti in Europa. - sottolineava Luzzatto Voghera, intervenuto do - Si è trattato a tutti gli effetti di uno sterminio su base razzista, come già negli anni ’70 aveva messo in rilievo Miriam Novitch, la fondatrice del primo museo sulla Shoah nel kibbutz di Loḥamei ha-Getta’ot. Non c’è ragione (se non un indegno occhieggiare ai sentimenti razzisti della pancia dell’italiano medio) per cui la legge sulla memoria dello sterminio non contenga un riferimento a quel contesto”.

Daniel Reichel @dreichelmoked

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Promesse ponderate
"Un uomo che pronunci una promessa di voto - neder - al Signore.." (Bemidbar 30; 3).
Il Kelì Yakkar (Rabbì Shlomò Efraim Lintshitz 1550 - 1619) spiega nel suo commento che vi sono due tipi di promesse di voto che l'uomo può fare: il primo è ben ponderato, il secondo a causa di un momento di ira.
Egli spiega che le promesse di voto espresse in un particolare momento, come quello di rabbia, non possono essere considerate "promesse al Signore", ma soltanto un qualcosa che esce dalla bocca di chi le fa a causa della sua condizione momentanea.
Il neder infatti, spiega il maestro, non è altri che l'auto proibizione di un qualcosa che ad altri è permesso. 
Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
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Ebrei, razzismo e l’invenzione di un critico
Il noto critico musicale Paolo Isotta tiene fra l’altro una rubrica periodica su Il Fatto Quotidiano. In questa veste ha dedicato un articolo per sbeffeggiare la scelta di una cantante lirica statunitense che si sarebbe rifiutata di truccare il suo volto di scuro per immergersi nei panni della principessa etiope Aida, nell’omonima opera di Giuseppe Verdi in scena in questi giorni all’Arena di Verona. Nel suo fervore contro il politically correct (che va tanto di moda in certi ambienti intellettuali che ricordano i futuristi degli anni ’20) Isotta utilizza a più riprese il termine “negra”, “negri”. Già questo uso spregiudicato della lingua risulta più che fastidioso in un paese che su quell’aggettivo (che prevede una forma di disprezzo) ha costruito una politica discriminatoria dalle conseguenze nefaste.
Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC
Diventare letteratura
Quanto è lunga la strada che porta una persona della nostra Comunità – una delle tante che si sfiorano senza avere occasione di conoscerle personalmente (se non una volta in una gita in montagna), ma con cui si hanno parenti e amici in comune, e quindi si presume (a torto) che prima o poi questa occasione capiterà – a diventare uno scrittore letto e tradotto in tutto il mondo? Quali tappe ha avuto quella strada? Fino a che punto negli anni ’70 e ’80 ci rendevamo conto di quanto lontano sarebbe giunta? Infinite volte mi sono posta questa domanda, in particolare in questi giorni di centenario, ma non saprei dare una risposta univoca. 
Anna Segre
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Solo equivoci senza importanza
Nelle ultime settimane mi ero un po’ imposto di stare mentalmente più lontano dalla situazione politica globale, tanto da comprare di meno i quotidiani e smettere di “seguire” su Facebook alcune pagine più d’informazione. Il tutto per non inheremarmi continuamente come si direbbe in bagitto. Perché leggere delle morti dei migranti in mare, del clima d’odio in Italia, delle aggressioni antisemite in Europa o negli Stati Uniti, o dei vari disastri ambientali legati al clima, senza poter muovere un muscolo? Mentre anzi i principali leader politici sembrano pensare a tutt’altro, se non a peggiorare i fenomeni che ho elencato, buttando benzina sul fuoco – per esempio numerose testate, tra cui il NYT, sostengono che dall’insediamento di Jair Bolsonaro la deforestazione della foresta amazzonica è aumentata vertiginosamente -. Meglio allora dedicarsi (finché ci saranno) alle letture o al mare sulle scogliere della costa toscana, a tutto ciò che insomma può distogliere un po’ dalla realtà.
Francesco Moises Bassano
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