LA VISITA ALLA COMUNITÀ EBRAICA DEL CAPO DI STATO TEDESCO
Il Presidente Steinmeier in sinagoga a Napoli
"Gesto significativo per guardare al futuro"
“Grazie per averci accolto e averci raccontato di voi e di quei giorni terribili”. È il ringraziamento alla Comunità ebraica di Napoli da parte del Presidente della Repubblica Federale di Germania Frank-Walter Steinmeier. In visita ufficiale nella città partenopea, il Capo di Stato tedesco, dopo aver visitato il Goethe-Institut, ha chiesto espressamente di poter vedere la sinagoga e portare un saluto alla Comunità ebraica napoletana (che si trova nello stesso edificio del Goethe). Un quarto d'ora il tempo previsto per la visita nella fitta agenda del Presidente Steinmeier - che in queste ore rivedrà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, già incontrato a Roma -, diventato mezz'ora: una dimostrazione, sottolineano dalla Comunità, di attenzione e sensibilità. Ad accogliere il Presidente tedesco, il vicepresidente della Comunità ebraica di Napoli Pier Luigi Campagnano e il rabbino Ariel Finzi, che ha raccontato brevemente la storia e la vita quotidiana della realtà ebraica partenopea. “Siamo contenti che nonostante gli impegni abbia voluto trovare tempo per la nostra piccola grande comunità di Napoli”, ha sottolineato Finzi. Con attenzione Steinmeier ha ascoltato le parole di Tullio Foà e Gabriella Sacerdote Fontana, le cui vite furono segnate dalla persecuzione nazifascista.
“Presidente le devo fare una confessione: ci è voluto un po' di tempo per me per sentire nuovamente parlare tedesco, mi provocava un sentimento difficile”, le parole di Foà, classe 1933, che ha ricordato i giorni dell'occupazione nazista e di come le deportazioni degli ebrei a Napoli sarebbero dovute partire sabato 25 settembre 1943. “Tutto era pronto. Il comandante Kohl aveva stilato l’elenco degli ebrei da rastrellare. Era stato perfino scelto, pensiero gentile, la musica che avrebbe accompagnato il viaggio degli ebrei. Il brano era 'La lacrimosa' dalla messa di requiem in re maggiore di Mozart. L’operazione si chiamava 'Samstagsschlag', ossia 'il colpo a sorpresa del sabato'”. Napoli fu scelta, ha spiegato Foà a Steinmeier, perché si credeva fosse una città “remissiva, abituata a prostrarsi davanti ai dominatori di turno”. “Fu uno sbaglio che nella storia di Napoli si è fatto spesso: quello di sottovalutare l’orgoglio dei napoletani. Così, l’operazione a sorpresa del sabato divenne una sorpresa per i nazisti: grazie a partigiani e scugnizzi i tedeschi sono scappati dalla città, con le 'Quattro Giornate”.
Dopo le parole di Foà, a portare brevemente la propria testimonianza, Gabriella Sacerdote Fontana, nata a Napoli nel 1941 da una famiglia costretta a fuggire le persecuzioni antiebraiche. In lei vivo il ricordo dell'occupazione nazista e della cacciata dalla città dei tedeschi.
“Grazie per averci parlato di queste giornate e di quei momenti terribili – ha dichiarato Steinmeier - Nel corso degli anni ho partecipato a molte cerimonie di commemorazione in Italia, dalla Risiera San Saba, a Civitella fino a Fivizzano, dove sono stato poche settimane fa. È molto importante ricordare le atrocità del passato per costruire il presente e il futuro e per trarne conseguenze”. Le generazioni di oggi, ha sottolineato il Presidente, hanno la responsabilità politica di fare in modo che questo non accada mai più. Parole che riecheggiano quelle pronunciate a Fivizzano, teatro di uno degli eccidi nazisti in Italia. “Vorrei dire a voi tutti, ai superstiti, alle vittime e ai loro discendenti: noi tedeschi sappiamo quale responsabilità ricade su di noi per questi crimini. - il discorso pronunciato dal Presidente tedesco poche settimane fa, al fianco del Capo dello Stato Mattarella - È una responsabilità che non ha fine. Signore e Signori, Voi, le vittime e i loro discendenti, avete diritto alla commemorazione e alla memoria. Avete diritto che anche da noi in Germania si sappia cosa avete dovuto subire. Voi tutti associate gli eventi di allora a sofferenza e dolore infiniti. Questa sofferenza, questo dolore continua a vivere nella memoria collettiva. Continua a vivere soprattutto nelle vostre famiglie”.
“Il tempo aiuta a lenire ma nulla passa del tutto”, ha commentato Foà al termine dell'incontro con Steinmeier mentre Sacerdote ha sottolineato l'importanza delle parole del Presidente tedesco e di chi vuole fare i conti con la propria storia. “Per noi a lungo era persino difficile avere cose di marca tedesca in casa – ha spiegato Sacerdote – È importante che la Germania abbia fatto i conti con il proprio passato”. Per il vicepresidente Campagnano la visita in sinagoga di Steinmeier è “un gesto significativo e non scontato. Un modo per guardare avanti senza dimenticare ciò che è stato”.
La passione politica è una pulsione positiva. Da quando – dopo le rivoluzioni borghesi di metà Ottocento – gli individui hanno avuto la possibilità di esprimere il proprio parere sulla gestione della cosa pubblica, si è andato sviluppando un dibattito che per quanto rude non può che essere visto in maniera positiva. Le visioni relative agli strumenti più adatti per rendere efficace il governo sono diversificate, ma se ci si mantiene su livelli di rispetto reciproco la discussione diviene il necessario supporto a ogni forma di democrazia. Il tardivo e disomogeneo riconoscimento di equiparazione giuridica alle minoranze ebraiche in Europa ha avuto fra le tante conseguenze il crescere di una passione travolgente per la politica come strumento di affermazione piena del diritto di cittadinanza. In effetti gli ebrei discutono tantissimo di politica e – come si è ben visto alle ultime elezioni in Israele – sono in costante disaccordo fra loro.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC Leggi
L'origine della nostra storia
"E avverrà, quando avrete attraversato il fiume Giordano, erigerete delle grosse pietre, le intonacherete con la calce e scriverete le parole di questa Torah...". Così nella nostra parashà Mosè comanda di segnare l'ingresso nella terra di Israele, costruendo un Memoriale.
Moltissime sono le interpretazioni rabbiniche riguardo cosa dovesse essere scritto realmente su questo Memoriale: alcuni sostengono tutta la Torah, altri soltanto il libro di Devarim, altri ancora solo le parti profetiche, i Dieci Comandamenti e così via.
Quale era il motivo e lo scopo di questo Memoriale?
Un lombardo arrogante e prepotente, che se la prende soprattutto con i deboli (fino al punto di entrare in urto con chi nella Chiesa li difende) e non ama essere contrariato, che ha tra i suoi seguaci anche persone decisamente violente, per il quale le leggi scritte sembrano non aver valore, se non nella misura in cui possono essergli utili, e, oltre a tutto questo, pare sia anche un po’ antisemita. Ma le cose non andranno sempre secondo i suoi piani, e gli alleati su cui contava, dopo molte vicende tormentate e molti dubbi, finiranno per collaborare con i suoi avversari.
Sto parlando, naturalmente, di Don Rodrigo, uno dei personaggi più famosi della letteratura italiana.
Quale governo si concretizzerà a seguito delle recenti elezioni in Israele ancora non è ben chiaro. Benjamin Netanyahu esce da queste in qualche modo sconfitto, ma nonostante la vittoria per due seggi, Binyamin Gantz sembra non avere i numeri per governare senza il Likud, sempre che non si voglia pensare a un’improbabile coalizione che includa il partito di Avigdor Lieberman e la Lista Araba Unita, o forse ancora meno possibilmente, con i partiti religiosi. Ciò nonostante, alla luce dei risultati ancora non del tutto definitivi, si può ben notare il successo delle liste arabe di nuovo riunite, la medesima ridistribuzione di voti all’interno della destra nazionalista/religiosa che in sostanza non ha guadagnato ulteriori consensi rispetto ad aprile, ed un timido risveglio delle forze progressiste di sinistra – Meretz e Labour – che pur divise in due liste diverse hanno ottenuto un seggio in più. Oltre ad un rinnovato Lieberman descritto da più parti come “l’ago della bilancia”, i partiti haredi, e Shas in particolare, sono in costante crescita.