Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui      4 Ottobre 2019 - 5 Tishri 5780
DOMENICA L'INAUGURAZIONE A MILANO

"Giusti, una lezione per i nostri giovani.
Al Monte Stella un tempio civile"

“Avendo conosciuto gli ingiusti, tanti, ho sempre trovato straordinario il coraggio dei giusti. Non si tratta solo di un titolo: giusto è chi ha fatto una scelta eroica. Per questo, dopo Yad Vashem, sono molto contenta che ci sia un luogo anche nella mia Milano che li onori”. Il luogo di cui parla a Pagine Ebraiche la senatrice Liliana Segre è il Giardino dei Giusti del Monte Stella, una realtà nata nel 2003 che domenica vedrà l'inizio di un nuovo capitolo. “Dopo cinque anni di lavori e di battaglie, abbiamo completato il progetto del Giardino dei Giusti. - spiega Gabriele Nissim, il presidente di Gariwo, l'associazione motore di tutta l'iniziativa - Siamo partiti da lontano: nel 2003 abbiamo iniziato piantando alcuni alberi e ispirandoci allo Yad Vashem di Gerusalemme, abbiamo creato l'Associazione di cui fanno parte il Comune di Milano e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, progressivamente siamo cresciuti, abbiamo inaugurato altri giardini, siamo andati in Europa e abbiamo ottenuto dal Parlamento Ue il riconoscimento della Giornata europea dei Giusti, poi quello del Parlamento Italiano. Abbiamo costruito qualcosa dal valore storico, con un impatto politico e culturale concreto, rendendo universale il concetto profondamente ebraico dei giusti”. Un concetto, spiega Nissim, che ha alla base l'idea richiamata da Liliana Segre di responsabilità della scelta: “Ricordare un giusto significa parlare anche degli indifferenti. Chi ha fatto è andato sempre contro la maggioranza silenziosa, contro le leggi ingiuste, ha agito sempre come minoranza, mettendo in discussione la zona grigia rimasta indifferente ai soprusi e alle discriminazioni. Per questo i giusti portano un messaggio di responsabilità ai nostri giovani. Ci fanno capire che ognuno può sempre essere arbitro del proprio destino, scegliendo di fare il bene”. Il bene è una scelta, ribadisce il presidente di Gariwo, e lo raccontano i giusti che il Giardino sul Monte Stella onora. Un luogo già di per sé simbolico: il Monte è infatti una collinetta artificiale formata con i cumuli delle macerie dei bombardamenti che stravolsero Milano durante la Seconda guerra mondiale. Un progetto ideato dall'architetto Piero Bottoni, che lo dedicò alla moglie Elsa Stella, da cui la collina prende il nome.

I lavori di riqualificazione dell'area legati al Giardino hanno avuto una vita travagliata, con incomprensioni con alcuni gruppi di quartiere che sostenevano che il progetto stravolgesse le idee di Bottoni per il luogo. “Abbiamo combattuto per cinque anni, abbiamo subito il blocco dei lavori, abbiamo fatto ricorso al Tar e abbiamo avuto ragione. Dal ministero dei Beni Culturali ci hanno fermato per poi dire che il progetto andava benissimo. Insomma è stata lunga ma ce l'abbiamo fatta con tenacia e determinazione”, aggiunge Nissim.
Per il vicepresidente UCEI Giorgio Mortara, “l'inaugurazione di domenica (con iniziative a partire dalla mattina e con la Testimonianza di Liliana Segre) è un riconoscimento al lavoro svolto in questi anni da Gariwo, dall'Associazione del Giardino dei Giusti, dall'architetto Stefano Valabrega. Sono state superate le difficoltà con alcuni gruppi del quartiere che vedranno con i loro occhi l'importanza del progetto. È un luogo per la città e per i suoi cittadini dal grande valore morale”. Gli fanno eco le parole dell'assessore all'Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran: “L'inaugurazione del Giardino dei Giusti completato è il coronamento di un lungo percorso svolto nelle istituzioni a supporto di una delle migliori idee che in questi anni ci son state sottoposte, merito di Gariwo e Gabriele Nissim. - afferma Maran -  La cosa più bella è che è il nuovo inizio di un luogo che parla alle giovani generazioni. Che lo fa cercando di non perdere la memoria di storie, uomini, donne e sacrifici. E di raccontarle al futuro. Perché nessuna lezione è utile se non ci serve per le scelte che prenderemo domani”. Un'analisi che coincide con l'idea di Nissim che il Giardino sia un “tempio civico per Milano, un luogo di educazione alla responsabilità con spazi costruiti  per favorire il confronto tra diverse culture, religioni, tradizioni. Non è un caso se abbiamo chiesto a rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, di partecipare così come verrà l'arcivescovo di Milano Mario Delpini, la pastora della Chiesa Valdese Daniela Di Carlo e ancora i rappresentanti del mondo islamico italiano e molti altri. Vogliamo che sia uno spazio per tutti”. 
“Il Giardino - spiegano da Gariwo - è stato strutturato in modo tale che chi passeggia tra i cippi e gli alberi possa essere spinto a riflettere su come replicare le Storie dei Giusti nella vita di tutti i giorni. 
Per questo motivo sono stati predisposti due ambienti diversi: uno è lo 'Spazio del Dialogo', una piazzetta molto raccolta in cui riflettere da soli o in piccoli gruppi; l’altro è un ampio anfiteatro circondato dagli alberi, dove i giovani si possono confrontare collettivamente sul concetto di responsabilità e su come applicarlo nella vita di tutti i giorni”. Ai giovani si rivolge il pensiero del Presidente del Consiglio Comunale Lamberto Bertolé: “Il Giardino è un luogo straordinario della città che consente di confrontarci con chi di fronte alla chiamata della storia ha scelto di mettere a rischio la propria vita per salvare chi era in pericolo. L'auspicio è che i giovani capiscano che anche loro possono far parte del cambiamento ma serve il coraggio della scelta”. 
Domenica sarà presentata anche l'audio guida, presente sull’app izi.travel, con un tour completo attraverso le storie dei più di 60 Giusti onorati al Monte Stella o scegliendo le figure e le tematiche che più interessano. A cui continueranno ad aggiungersene di nuove, promette Nissim che spiega di avere ancora tanti progetti in cantiere: “sulla scia della Carta delle responsabilità che abbiamo presentato lo scorso anno, stiamo lavorando ad altre Carte: una sui valori nello sport, uno sul contrasto all'odio sui social network, una sul tema di grande attualità del cambiamento climatico”. L'appuntamento di domenica dunque, a cui hanno aderito diverse autorità e personaggi del mondo della cultura come l’attore Claudio Bisio e gli scrittori Antonio Scurati (Premio Strega 2019) e Gaia Manzini, è uno dei tanti capitoli di una storia che guarda al futuro nel segno dei giusti. “Il nostro obiettivo – conclude Nissim - è quello di insegnare ai nostri giovani a prevenire il male prima che accada. Primo Levi ha sempre detto che il male non avviene in un'isola separata ma nasce e si espande nella quotidianità. Si tratta di scegliere di fermarlo”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

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ROSH HASHANAH 5780

Un anno per la dolcezza

Auguri di serenità e armonia per il nuovo anno 5780, che possano “moltiplicarsi i nostri meriti come i chicchi della melagrana”. Un augurio in particolare alle nostre figlie alle quali trasmettiamo i valori della tradizione ebraica, sono loro che hanno quella marcia in più e l’entusiasmo trascinante per costruire un futuro migliore.  Un pensiero speciale per i nostri figli maschi: luce nel cuore di noi madri.

Susanna Sciaky, presidente nazionale Adei Wizo

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ROSH HASHANAH 5780

Un anno per lo studio

Shanah tovah. Auguro a tutti di avere un anno buono e pieno di significato, in cui tutti possano realizzarsi, secondo le proprie aspettative e potenzialità. Un pensiero affettuoso va a coloro che non hanno modo di passare i mo’adim in casa con i propri cari.

Rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino

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ROSH HASHANAH 5780

Un anno per la tolleranza

Auguro a tutte le Comunità ebraiche italiane un dolce e sereno 5780, ricco di soddisfazioni e di partecipazione attiva da parte di tutti i correligionari. Il mio impegno per alimentare un sempre più numeroso pubblico che partecipa alle nostre attività culturali e cultuali, le attività di una piccola Comunità, è e sarà quello di sempre.

Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità ebraica di Vercelli

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ROSH HASHANAH 5780

Un anno per la felicità

Un altro anno passato in fretta, con i soliti alti e bassi. Con governi che cambiano troppo in fretta. Invece noi cultura e tradizione che vince su tutto. Auguro a tutti noi un anno che ci porti soprattutto felicita e soddisfazione ovunque sia.

Celu Laufer, presidente Comunità ebraica di Verona

Simboli sui muri
Il filosofo Yeshayahu Leibowitz affermava polemicamente che una bandiera non è altro che uno straccio appeso a un bastone. Intendeva in questo modo indicare al lettore la distanza fra un oggetto presentato come simbolo caricato di significati identitari di varia natura e il suo effettivo valore in termini assoluti. Intendeva anche – con ogni evidenza – far presente l’idea che non è per nulla importante affiggere al muro simboli e oggetti indicandoli come esempi sulle cui orme conformarsi, mentre è di certo essenziale riempire di contenuti e di valori condivisi i percorsi culturali e pedagogici che costituiscono la sostanza dell’attività che si svolge in un’aula scolastica o in un tribunale o in un altro luogo pubblico. Non sembra siano in gioco né la laicità né la religiosità di una certa simbologia.
 
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC
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Vulnerabilità umana
"Vajelekh Moshè - E andò Moshè". I nostri Maestri si chiedono dove andò Moshè. Ad essi risponde Ibn 'Ezrà, famoso esegeta spagnolo (Tudela 1089 - 1167) spiegando che Moshè andò di tribù in tribù,  congedarsi da loro, dicendo che di lì a poco sarebbe morto e che Giosuè, li avrebbe condotti alla conquista del Paese.
Possibile che un Maestro così come Moshè, che aveva parlato direttamente con D-o dovesse andare da ogni membro del popolo per salutarlo? 
 
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
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Appendere o apprendere?
Come sempre ogni dichiarazione in favore della laicità delle istituzioni e quindi dell’inopportunità dell’esposizione di simboli religiosi nelle scuole pubbliche scatena infinite polemiche; e come sempre io mi ritrovo a domandarmi come mai coloro che si sgolano per difendere i simboli cristiani sui muri delle classi poi non sembrino preoccuparsi minimamente di quanto cristianesimo (valori, cultura, letteratura, arte) si insegni effettivamente tra quei muri. Perché, per esempio, al liceo classico si trattano tanti autori pagani e si tralasciano sempre quelli cristiani? Va bene - mi si dirà - la cosa è paradossale ma non ci riguarda. Eh no, a mio parere invece ci riguarda eccome. 
Anna Segre, insegnante
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Chi deve rispondere all'odio
Con un tweet il premier Giuseppe Conte ha rivolto ai connazionali di fede ebraica un “sincero augurio di Shanà Tovà”. Un augurio ripetuto anche dal giornalista Enrico Mentana e Roberto Saviano sulle proprie pagine Facebook. Purtroppo, a seguire molti utenti hanno commentato i suddetti post esibendo senza vergogna il proprio odio e la propria ignoranza. “Se sono ebrei non sono nostri connazionali”, “pensi piuttosto agli italiani”, “si inizia così poi si arriva a non poter più dire buon natale ma solo buone feste”, o l’ormai celebre “parlaci di Bibbiano” (?). Altri invece hanno tirato fuori come di consueto il conflitto israelo-palestinese, scrivendo frasi tipo “in Israele staranno festeggiando bombardando Gaza”. 
Francesco Moises Bassano
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