Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui    4 Dicembre 2022 - 10 Kislev 5783
IL VIAGGIO DEL PRESIDENTE ISRAELIANO NEI PAESI GOLFO PERSICO

Dal Bahrein agli Emirati Arabi Uniti
la missione di pace di Herzog

“Gli accordi di Abraham hanno dato il via a una storica cooperazione regionale e ringrazio il Ministro della Difesa del Bahrein Abdullatif bin Rashid Al Zayani per l'accoglienza e la partecipazione al Forum del Negev. Invito altri Stati della nostra regione ad unirsi a questo partenariato, rafforzando il Medio Oriente”. Atterrato in queste ore a Manama, Isaac Herzog è diventato il primo Presidente d'Israele a visitare ufficialmente il Bahrein. Una missione, come ha sottolineato lui stesso, possibile grazie alla firma nel 2020 degli Accordi di Abramo che hanno normalizzato i rapporti tra Gerusalemme e alcuni paesi arabi. Prima di partire per il viaggio che lo porterà anche negli Emirati Arabi Uniti, Herzog ha voluto definirlo come un'occasione per portare “un messaggio di pace nella regione”. Non sono però mancati i motivi di preoccupazione: la visita infatti si svolge con un intenso cordone di sicurezza, raccontano i media israeliani, a seguito delle proteste avvenute in Bahrein negli scorsi giorni proprio in relazione all'arrivo di Herzog. Secondo Gerusalemme, a fomentare queste manifestazioni sia il fronte filo-iraniano presente nel piccolo Regno del Golfo persico. Dal vertice in ogni caso i segnali sono stati di grande distensione. Il re Hamad bin Isa Al Khalifa ha infatti accolto Herzog nel suo palazzo, dopo aver ascoltato entrambi gli inni nazionali.

IL VOLUME DEDICATO A SUKKOT 

Talmud tradotto in italiano,
nelle librerie un nuovo trattato

Il progetto di traduzione del Talmud festeggia un nuovo traguardo: la pubblicazione di Sukkà (Capanna), l’ottavo trattato ad andare in stampa dall’inizio di questo impegno congiunto che vede al lavoro istituzioni ebraiche, scientifiche e dello Stato italiano. Curato dal rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e presidente del Progetto Talmud, il trattato si incentra su ritualità e consuetudini di Sukkot. La terza, viene evidenziato, “delle tre feste di pellegrinaggio prescritte dalla Torà, dove è ripetutamente citata e ripresa in altri libri biblici”. Un trattato per molti aspetti tecnico, ma che ha anche “un grande respiro storico con ricordi di vita vissuta al cuore dell’antica pratica religiosa ebraica”.
Sukkot, sottolinea in un suo testo introduttivo il rav, si colloca in un momento particolare del calendario anticipando l’arrivo dell’attesa stagione delle piogge e chiudendo il ciclo agricolo annuale. Un appuntamento che nel suo simbolismo “comprende un legame con la terra e l’agricoltura”, ma anche “un richiamo storico generico al periodo della permanenza nel deserto”. È quindi, per molti aspetti evocati dal simbolo stesso della capanna, “il momento in cui si riflette sulla debolezza e sulla precarietà dell’esistenza”. Quasi paradossalmente però è anche occasione “di gioire e far festa, confidando nella protezione divina”.

CASALE MONFERRATO E LA TARGA PER GLI AVVOCATI EBREI

"Nel cuore della città, il ricordo delle leggi razziste:
un monito per tutti i cittadini"

L’apposizione di una targa commemorativa a ricordo di chi fu escluso, di punto in bianco, dal mondo del lavoro, dalle professioni, dalla vita civile, costituisce sempre l’occasione per una riflessione su un tratto tragico della storia del nostro Paese, che riguarda l’identità della comunità nazionale e la missione delle nostre istituzioni repubblicane. Se poi l’occasione è l’apposizione di una targa non in un luogo chiuso o all’interno di un palazzo, ma nella pubblica via di una città, o ancor più nella via principale, come accaduto il 30 novembre a Casale Monferrato, allora la riflessione si fa in qualche modo più profonda.
Non è certo quella di Casale la prima targa che ricorda gli avvocati ebrei esclusi, dalla sera alla mattina, il 29 giugno 1939, dalla professione, perché ormai molti sono i Tribunali italiani che, solo da pochi anni, accolgono nelle loro aule, luoghi emblematici ove si professa la giustizia, i nomi di chi fu ingiustamente escluso dal proprio lavoro, e così Milano, Roma, Genova, Torino, Padova, Vercelli, Firenze, Livorno, Ancona, Verona ricordano i tanti giuristi ebrei esclusi. Lo stesso accade in molti Atenei italiani per i docenti ebrei esclusi nel ’38 dall’insegnamento. 
Ma a Casale la scelta è stata diversa e quanto mai significativa: siccome in quella città il Tribunale una decina di anni fa è stato soppresso, la Città e l’Ordine degli Avvocati di Vercelli hanno deciso che la targa andava collocata nel bel mezzo della strada principale, via Roma, vicino all’ingresso dell’antica Corte d’Appello.

Giulio Disegni, vicepresidente UCEI

L'INIZIATIVA DEDICATA AL COMPOSITORE CECO DEPORTATO A THERESIENSTADT 

Rudolf Kende e la congettura di Riemann

Quello raggiunto con il Jihočeské Muzeum di České Budějovice – città della Repubblica Ceca capoluogo dell’omonimo distretto – è uno dei più importanti traguardi nell’ambito della ricerca musicale concentrazionaria; il Museo boemo e la Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria di Barletta hanno raggiunto un accordo di collaborazione circa la produzione musicale del compositore ebreo ceco Rudolf Kende (nell'immagine), nato nel 1910 a České Budějovice. 
Tetraplegico e costretto a muoversi in carrozzella, Rudolf Kende – all’anagrafe Rudolf Kohn – fu deportato a Theresienstadt con i genitori; questi ultimi furono trasferiti a Birkenau e uccisi nel 1944. 
Nonostante la tendenza dell’autorità occupante tedesca all’eliminazione fisica di persone affette da disabilità, Kende fu aiutato e messo in salvo a Theresienstadt; impossibilitato a usare mani e piedi, i suoi manoscritti musicali furono stesi da allievi e amici. 
A Theresienstadt, Kende insegnò musica e nel 1943 compose Návrat, due canzoni per soprano, baritono e pianoforte su testo di Moritz Hartmann tradotto in ceco da Karel Hartmann; inoltre scrisse Bejvávalo e Hory, Doly per coro maschile (su testo proprio), un quartetto d’archi (incompleto) e altro. 

Francesco Lotoro

LA CERIMONIA IN MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE DEL 5 DICEMBRE 1943

Venezia ebraica, il ricordo dei nomi

Il 5 dicembre del 1943 si svolgeva a Venezia la prima di varie retate che portarono 246 ebrei alla deportazione in campo di sterminio. Nomi oggi ricordati uno per uno nel corso di una cerimonia tenutasi nella Scola Levantina, dove alcuni giovani della Comunità hanno affiancato in questo compito il nuovo rabbino capo della città rav Alberto Sermoneta. A seguire si è poi tenuta un’occasione di raccoglimento davanti alla lapide commemorativa posta in Campo del Ghetto Nuovo. Gli arresti e le deportazioni avvennero soprattutto tra i primi giorni di dicembre del 1943 e l’estate del 1944. Ma proseguirono fino ai primi mesi dell’anno successivo. Particolarmente doloroso, ricorda la Comunità ebraica, “fu l’arresto dei 21 ospiti della Casa di Ricovero Israelitica il 17 agosto 1944: tra loro anche il vecchio rabbino Adolfo Ottolenghi, che volle seguire la sorte dei propri correligionari”.

I PROGETTI DI SCAMBIO 

Israele-Italia, la collaborazione
nel segno dell'accademia

Continua il lavoro per costruire e rafforzare la collaborazione in ambito universitario tra Italia e Israele. Di recente ad esempio il ministero degli Affari esteri israeliano ha aperto un bando per otto borse di studio per studenti italiani che vogliano approfondire il loro percorso attraverso un periodo di studi in un'istituzione accademica israeliana. Da Haifa a Tel Aviv diverse sono le università coinvolte, alcune delle quali si presenteranno anche ai giovani italiani con un doppio incontro organizzato alla scuola ebraica di Roma (5 dicembre) e Milano (6 dicembre). A incontrare i ragazzi saranno rappresentanti dell'Università di Tel Aviv, della Reichman, dell'Università Ebraica, del Technion di Haifa, della Bar Ilan e della Ben Gurion che presenteranno le proprie offerte didattiche nel corso di due open day.

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