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    10 settembre 2009 - 21 Elul 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
Ora di religione. Prima di criticare le richieste di altre confessioni, pensiamo a quale è la nostra sensibilità sulle nostre ore (non un'ora sola...) di religione. Pensiamo per esempio alla Bibbia, che anche se è un grande codice storico e letterale, per noi è prima di tutto un insegnamento di vita inscindibile dalla nostra esistenza. Insegnamento della religione è formazione oltre che informazione. Quello che importa non è tanto l'inserimento della Bibbia come materia nelle scuole, ma chi e come farebbe l'insegnamento. Farlo fare ad estranei che non condividono i nostri principi può essere ogni tanto una sfida provocante, ma certo non è la soluzione. Non mi entusiasmo alle proposte di insegnamenti pluriconfessionali, gestiti da chissà chi e come. Quel poco di ebraismo che già circola nei programmi governativi non è certo un capolavoro didattico che fa ben sperare. Per questo motivo comprendo non l'invasività, ma alcune preoccupazioni della chiesa cattolica, quando vuole gestire per conto proprio la sua ora di religione, e non vedo perché una richiesta didattica accettata dalla stragrande maggioranza degli italiani debba essere ostacolata dagli ebrei. Fermo restando un principio essenziale: che l'ora di religione cattolica debba essere assolutamente volontaria e che non vi sia alcuna conseguenza discriminatoria (crediti, giudizi di scrutinio ecc.) per chi decida di non avvalersene.
E' accaduto in questi giorni di settembre. Il primo settembre (1939) la Germania nazista attaccava la Polonia, il 3 settembre la Gran Bretagna dichiarava guerra alla Germania, il 17 settembre l'Unione Sovietica invadeva il territorio della Polonia. L'8 settembre (1943) l'Italia sconfitta trasmigrava dal campo nazi-fascista a quello dei paesi alleati democratici. L'11 settembre (2001) l'attacco islamico alle torri gemelle, simbolo di New York e della potenza economica globale, e al Pentagono, simbolo della potenza militare americana. Il 20 settembre (1870) le forze militari dello Stato italiano irrompevano a Roma capitale dello Stato pontificio. Ognuno di questi momenti, differenti per intensità, modalità ed esito, rappresenta uno scontro fra diversi sistemi politici, diversi modi di porsi eticamente, diversi concetti del genere umano. In tutti questi casi, difficile negare che lo scontro di civiltà ci sia stato. È abbastanza chiaro che cosa sia avvenuto nell'immediato, molto meno facile stabilire chi abbia vinto a lungo termine. Alcuni dei conflitti del mondo contemporaneo continuano a portare in sé i geni di quelli del passato. E non sappiamo mai se nei giorni intercorsi fra una data di settembre e l'altra si ricamano le trame che porteranno al prossimo inevitabile scontro, oppure a un riconoscimento di principi condivisi di verità, giustizia e libertà. Sergio
Della Pergola, demografo, Università Ebraica di Gerusalemme
Sergio Della Pergola  
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  Negba – Gli ebrei di San Nicandro Garganico,
una fiammella accesa nel buio della storia


San Nicandro“Quella degli ebrei di San Nicandro è la storia di una fiammella che è riuscita a restare accesa, è una vicenda che ci riporta alla storia di Hanukkah e alle sfide poste nei secoli alla sopravvivenza dell'identità ebraica”. Così il rav Roberto Della Rocca ha inquadrato la straordinaria avventura che dagli anni Trenta ai giorni nostri ha visto fiorire l'ebraismo in un piccolo centro del Gargano. Dalla conversione di Donato Manduzio alle sue visioni, dai canti che ancor oggi s'intonano alla vitalità che contraddistingue oggi questa piccola comunità, i diversi aspetti di questa storia così complessa e sfaccettata sono stati ripercorsi in un incontro svoltosi in uno dei luoghi simbolo dell'ebraismo di San Nicandro, la suggestiva Torre Mileto (nell'immagine), torre d'avvistamento edificata a fine Duecento affacciata sull'Adriatico. Proprio qui, oltre sessant'anni fa, le donne di San Nicandro fecero il loro mikvè prima della conversione e del viaggio che doveva portare la quasi totalità del gruppo in Israele.
“Noi dell'Unione delle comunità ebraiche italiane – ha detto il rav Della Rocca – abbiamo voluto iniziare da qui, da questi luoghi così densi di spiritualità, da questi paesaggi così somiglianti alla terra d'Israele, un percorso culturale capace di riannodare un dialogo interrotto cinque secoli dall'espulsione degli ebrei e di parlare dell'ebraismo vivo”. “Donato Manduzio   - ha spiegato Pasquale Troia, docente di didattica multimediale della Bibbia alla Pontificia università Tommaso Angelicum di Roma – ci ha lasciato in eredità la passione con cui ha vissuto la sua esperienza. Non ci si può dunque limitare allo stupore, davanti al suo operato ma bisogna studiarlo in tutti i suoi diversi aspetti al di là di ogni spettacolarizzazione”. Andare al di là dei facili effetti mediatici significa anche confrontarsi con la realtà attuale degli ebrei sannicandresi, come ha ricordato il rav Shalom Bahbout da tempo al loro fianco. “Quello di San Nicandro – dice – è un ebraismo vivo, ricco di entusiasmo. In questi ultimi anni abbiamo assunto un impegno nei confronti di questa comunità. Ora si tratta di procedere lungo questa via perché da questa realtà abbiamo tutti molto da imparare”.

Daniela Gross



Negba – Otranto saluta il giorno con un concerto all'alba

Il trio Nigum Trio ItalyàUn emozionante passaggio dalle tenebre alla luce ha accompagnato il concerto all'alba che si è svolto sul torrione del Castello Aragonese a Otranto. Al sorgere del sole il Nigunim Trio Italyà (nell'immagine) composto da Renato Grilli (voce e testi), Nadia Martina (voce) e Rocco Nigro (fisarmonica) ha eseguito fra gli altri, i brani Abenamar, Die goldene pave, Tango yiddish, Papir, Cuando veo, Bre Sarika, Dia de shabat.
Mentre il disco rosso del sole sorgeva di fronte a un pubblico numeroso, nonostante l'insolita ora del mattino, Grilli, che lavora da molti anni sulla cultura popolare ebraica e sulla Shoah, ha recitato "Un racconto dal Ghetto di Venezia" tratto da Storie del buon Dio di Rainer M. Rilke.

l.e.



Negba  - Otranto, molte voci dal Mediterraneo

MagiarOpinioni a confronto per i tre esperti intervenuti al Castello Aragonese di Otranto alla conferenza Relazioni e intrecci tra le grandi culture del Mediterraneo, un dibattito che ha messo l'uno di fronte all'altro, il professor Alberto Melloni, professore di Storia contemporanea all'Università di Modena-Reggio Emilia, il professor Haim Baharier, matematico, studioso di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico e il dottor Mouelhi Mohsen, vice vicario generale della confraternita dei sufi Jrrahi Halveti in Italia (nell'immagine da sinistra: Alberto Meloni, Victor Magiar, Haim Baharier e Mouelhi Mohsen).
Fra il pubblico seduto in sala, il sindaco Luciano Cariddi e il vicesindaco Francesco Vetruccio.
Il dibattito prende avvio partendo dal presupposto che le relazioni e gli intrecci fra le tre grandi culture del Mediterraneo siano occasione di  conoscenza e di dialogo oltre che una sfida per lo sviluppo culturale  sociale e politico di un paese, relazioni e intrecci che talvolta sfociano nel conflitto. "Sembra un tema di attualità - sostiene il Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Victor Magiar, - ma non lo è. Il Mediterraneo è un mare di incontro e contrariamente a quello che viene scritto non è un mare di conflitti" ha dissentito Magiar che ha ricordato la propria infanzia a Tripoli ed ha espresso nostalgia per il tempo della scuola elementare in una classe in cui si parlavano otto lingue e dove era facile frequentare le case degli amici che avevano religioni diverse, parlavano lingue diverse e ci si divideva il cibo portato dalla propria casa.
"Le religioni sono culture? Le culture sono religioni", si domanda polemicamente il professor Alberto Melloni sostenendo che "sembra un evento con cui ci scontriamo per la prima volta ma non lo è, il fatto è che è cambiato il paesaggio perché sono aumentate le paure" e ricordando attraverso alcuni eventi della storia come dentro le stesse fedi ci siano state grandi esperienze di comprensione e grandi esperienze di antagonismo, le stesse rilevate da Muelhi Mohsen che sostiene che la pluralità si basa su vari elementi "quando ci troviamo di fronte a una persona possiamo analizzarla sotto vari aspetti: sesso, lingua parlata, cultura, nazionalità, religione. E' con la religione che abbiamo problemi, io ho scoperto di essere musulmano in Europa perché a Tunisi, mio paese d'origine, vivevamo in relazione strettissima con una  famiglia ebraica e  una famiglia cristiana senza porci il problema senza fare distinzioni fra noi e loro".
Con l'intervento del professor Haim Baharier l'obiettivo si sposta su alcune sollecitazioni filosofiche e filologiche in particolare sul concetto di popolo che in ebraico si dice 'am' (ain-mem) e che, dal momento che l'ebraico non è vocalizzato, ha la stessa radice di 'im' che significa 'con' e sui concetti di responsabilità, accoglienza, cittadinanza e identità . In particolare la responsabilità nei confronti del testo. "In nome della celebre frase 'amerai il tuo prossimo come te stesso' è stato commesso il peggio", osserva Baharier spiegando che la traduzione letterale della frase ci porta a comprendere che non dobbiamo amare il prossimo come amiamo noi stessi, ma che dobbiamo suscitare l'amore del prossimo, dobbiamo cercare di farci amare. "Io sono costantemente responsabile se il mio prossimo non mi ama, devo guardare dentro di me e domandarmene il motivo".
"In nome di D-o si sono commesse tante ingiustizie anche contro D-o" concorda Mohsen che conclude "Quando parliamo di cedere lo spazio dobbiamo capire cosa significa spazio dobbiamo capire che si può vivere in pace nell'accoglienza"

Lucilla Efrati




Mantova letteratura - Il Festival apre i battenti,
dalla Memoria alle nuove pagine di Israele


Sindaco Mantova“Con il tempo abbiamo costruito un percorso di conoscenza e dialogo. Attraverso la cultura cerchiamo di favorire la maturità civile dei nostri concittadini e di contrastare paura, discriminazioni e conformismo, demoni del nostro tempo. E’ importante dare risalto alle culture e religioni che animano questa città e fra queste sicuramente bisogna ricordare la Comunità ebraica, con cui da tempo collaboriamo attivamente”. Il sindaco di Mantova Fiorenza Brioni (nell'immagine mentre accoglie gli ospiti del Festivaletteratura) risponde con orgoglio alle domande della redazione del Portale dell'ebraismo italiano. Al suo impegno e a quello delle amministrazioni locali della Provincia lombarda, oltre che a quello della gloriosa Comunità ebraica mantovana presieduta da Fabio Norsa, si deve la creazione dell'Osservatorio contro le discriminazioni Articolo 3, cui l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane contribuisce con la propria Rassegna stampa.
In una piazza delle Erbe affollata e popolata da un pubblico entusiasta, la tredicesima edizione del Festivaletteratura di Mantova ha aperto i battenti vantando dati molto positivi. La prevendita degli ingressi ai quasi 250 appuntamenti di cultura che fino al termine della settimana costellano ogni strada e ogni piazza della città lombarda ha superato quota 50 mila. “Sono migliaia in più rispetto allo scorso anno - sottolinea il sindaco - e tutto ciò nonostante la crisi".
Piazze, teatri ed edifici storici ospiteranno fino a domenica un ricco programma di eventi, in totale oltre duecento, fra incontri con autori, spettacoli e concerti che riempiranno i cinque giorni del festival . Fra i grandi nomi internazionali di quest’anno troviamo i premi nobel Nadine Gordimer e Luis Sepulveda, ma molti sono gli autori di spicco che partecipano alla settimana mantovana.

Padre Desbois e SessiFra gli appuntamenti di ieri teniamo a ricordare “L’altra faccia della Shoah”, in cui lo studioso Frediano Sessi, uno dei massimi esperti in tema di Shoah, e padre Patrick Desbois, hanno ricostruito la storia dello sterminio, a colpi di fucile, di circa un milione e mezzo di ebrei dell’Est Europa, assassinati dalle SS e dalle polizie collaborazioniste fra il 1941 e il 1945. Ricordare e dare un volto alle vittime della Shoah è l’intento di David Mendelsohn, scrittore e critico letterario americano che presenterà oggi a palazzo Ducale il suo libro “Gli scomparsi”. Dialogando con il giornalista Gad Lerner, Mendelsohn cercherà di trasmettere al pubblico il messaggio del suo racconto, la storia dello zio Shmiel di cui nessuno in famiglia voleva parlare: ridare voce e non dimenticare coloro che sono scomparsi nel massacro della Seconda Guerra Mondiale.
Di diverso tenore l’incontro che vedrà protagonista in mattinata Paolo De Benedetti, insigne biblista e docente di Antico Testamento presso l’ITC di Trento. Attraverso le parole del Cantico di Frate Sole, lo studioso esporrà la tesi di una teologia che non vede come unico protagonista l’uomo, bensì una comunione tra esseri viventi che costituisce la via maestra alla trascendenza di Dio. Dialogherà con il professore il giornalista e teologo Brunetto Salvarani.
Di religione parlerà Erri De Luca, con il suo intervento di venerdì a Palazzo Ducale “Le donne della Scrittura Sacra”, viaggio fra i personaggi femminili della Bibbia. Da Eva a Betsabea, lo studioso racconterà il ruolo della donna che afferma “in quegli scritti è una potenza”. Al settimo gettone nella manifestazione di Mantova, De Luca ha una storia da “ribelle”, figlio dell’alta borghesia napoletana, entra diciottenne in Lotta Continua; nella sua vita, fra diverse passioni, scopre l’ebraico che impara da autodidatta, dedicandosi con discreto successo alla traduzione della Bibbia.
Si è detto che è necessario non dimenticare le vittime della Shoah e per questo Denise Epstein ci ricorda la storia terribile e toccante di sua madre, Irene Nemirovsky, deportata ad Auschwitz nel 1942 e da cui non fece mai più ritorno. Sessant’anni più tardi Denise, scampata assieme al fratello alle persecuzioni naziste, leggerà i quaderni della madre da cui nascerà l’incompleto “Suite francese”, potente e drammatico affresco della Francia sotto occupazione nazista. L’incontro si terrà domani al teatro Ariston con la collaborazione della giornalista Marina Gersony.
Sempre all’Ariston sarà presentato sabato il lungometraggio “The nature of dreams”, ritratto del celebre scrittore israeliano Amos Oz. Il film di Yonathan e Masha Zur racconta l’impegno dell’autore per trovare una soluzione pacifica al conflitto che da anni coinvolge israeliani e palestinesi; fra eventi pubblici e riflessioni private il film tratteggia un’interessante e originale biografia di Amos Oz.
Il conflitto israelo-palestinese sarà protagonista dell’incontro “Palestina Israele 1967 – 2007: Fotografie”; la docente di arti visive Ariella Azoulay presenta “Atto di Stato”, raccolta di documenti fotografici riguardanti la guerra in medio-oriente.
Fra polemiche e discussioni arriva domenica a Mantova Avraham Burg, autore del libro “Sconfiggere Hitler”. Secondo Burg, deputato laburista e speaker della Knesset, bisogna trovare una “Via che porta oltre al sionismo” (titolo dell’incontro) superare, secondo lui, la visione nazionalista e xenofoba che Israele avrebbe raggiunto costruendo la propria identità sull’eredità della Shoah.
La storiografia moderna si propone come una scienza dei fatti ma è davvero possibile o auspicabile la scissione del dato fattuale dai concetti e le idee che vi gravitano intorno? Lo storico sociale delle idee David Bidussa cercherà di dimostrare al pubblico di Palazzo della Ragione l’infondatezza di questa presunta autonomia e la necessità di utilizzare i passato per comprendere il presente.
La storia del Novecento sarà il fil rouge dell’incontro con il giornalista, scrittore e conduttore televisivo Arrigo Levi. Testimone diretto dei drammi e delle trasformazioni del “Secolo breve”, Levi analizzerà attraverso la sua autobiografia “Un paese non basta” passato, presente e futuro di una società in continua evoluzione e in cui sviluppano nuove e complesse tensioni. Ricordandosi, come ha affermato in una recente intervista l’autore, che “da Hiroshima in poi c’è un arma con la quale si potrebbe distruggere la civiltà. Non è una bella prospettiva”.
Per chi vuole ridere e divertirsi, Gioele Dix porta in scena la storia di un giovane scrittore americano, David Foster Wallace, a cui viene commissionato il reportage di una vacanza extralusso ai Caraibi. “Una cosa divertente che non farò mai più” è un' esilarante parodia dell’americano in vacanza con le sue abitudini ottuse e quella sua ricerca forzata e artificiale di relax.
Evento di chiusura di Festivaletteratura sarà l’incontro con il celebre regista francese Claude Lanzmann, autore dello straordinario film Shoah, considerato un documento fondamentale della storia moderna. Lanzmann presenterà la propria autobiografia “ Le lièvre de Patagonie”, dagli anni della Resistenza a Clermont-Ferrand, alle amicizie con Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, alla collaborazione con la rivista “Les Temps Modernes” (di cui è tuttora direttore), dalle cui pagine espresse il suo profondo sostegno ad Israele; un racconto di vita che si intreccia con la Storia, con la S maiuscola.
Teniamo a ricordare, in oltre, il grande lavoro che svolgeranno in questi giorni i seicento volontari; un esercito in polo blu sorridente e cordiale che accompagnerà e aiuterà ad orientarsi i tanti visitatori del Festival. 

Daniel Reichel




Venezia cinema – Chavez in Laguna, ambiguità, veleni e insidie


Chavez“Spero che in Italia questo dannato lavoro venga apprezzato e magari faccia venir voglia di vederlo anche agli americani”, così diceva Oliver Stone qualche giorno prima dell’inizio della sessantaseiesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, e il pubblico gli ha dato ragione.
Accolto con cinque minuti d’applausi alla proiezione esclusiva per la stampa e gli operatori dello spettacolo, a cui era presente anche il leader venezuelano Chavez, il film attrarrà sicuramente il pubblico liberal americano, mentre non piacerà decisamente ad altri a causa delle pesanti critiche al sistema conservative.
In South of the border  il regista pone l’attenzione sul potere di interdizione e di influenza politica esercitata dai mezzi di informazione americani nei confronti dei governi venutisi a instaurare in Centro e Sud America, a questo proposito gira una serie di interviste ai leader sudamericani, il documentario risulta però decisamente sbilanciato, vista l'ipertrofia della parte dedicata a Chavez rispetto a quelle dedicate a Evo Morales (Bolivia), Lula da Silva (Brasile), Rafael Correa (Ecuador), Ferdando Lugo (Paraguay), Kirchner (Argentina) e Raul Castro (Cuba).  Nel mondo di Oliver Stone le sfumature non esistono, Chavez deve per forza essere o il dittatore attaccato pesantemente dal Ex Segretario di Stato, Condoleezza Rice, e dai media americani (nello specifico Fox News e Cnn) o un angelo della democrazia.
Troppi i fatti che vengono volutamente ignorati: non si parla dei referendum, che permetteranno all'attuale presidente, in carica dal 1998, di essere rieletto indefinitamente oltre il limite costituzionale, non si parla delle radio venezuelane chiuse perché ostili al governo, dell’unica televisione d’opposizione, la Globovisiòn, a cui stanno cercando di ritirare la licenza, alla legge varata per limitare le possibili manifestazioni di dissenso. Per non parlare degli oppositori politici, esiliati o costretti in galera con l’accusa di corruzione e resistenza a pubblico ufficiale e dei venezuelani che non votano per il governo, apostrofati da Chavez come “Squallidi traditori della patria”.
La questione ebraica merita un capitolo a parte. L'antisemitismo da mesi dilaga indisturbato in Venezuela, paese che ha sempre accolto benevolmente gli ebrei. Quest'anno si sono verificati più attacchi ad ebrei e istituzioni ebraiche che negli ultimi quarant'anni: a gennaio la più grande sinagoga sefardita di Caracas è stata attaccata e devastata da un gruppo armato, a febbraio è stata lanciata una granata contro un'altra sinagoga, un professore universitario sempre a gennaio ha scritto un articolo incitando i venezuelani a boicottare le attività commerciali degli ebrei e a confiscare le loro proprietà. A questo proposito potrebbero di certo servire i risultati del censimento del 2005 con cui il governo ha voluto censire tutti gli ebrei del Venezuela.
Questa crescente intolleranza è di certo fomentata dalle parole con cui il presidente Chavez apostrofa gli ebrei, considerati "i discendenti degli stessi che crocefissero Gesù, una minoranza che possiede tutto l'oro del pianeta", e dalle continue invettive contro Israele e l'intervento a Gaza, “un Olocausto” a detta del presidente. Nel suo recente viaggio in Medio Oriente il leader venezuelano ha salutato l’amico di sempre, il colonnello Gheddafi, appoggiandolo ufficialmente nella lotta contro “l’espansionismo sionista di Israele, stato assassino e genocida al servizio dell’imperialismo”. 
Oliver Stone, che in passato ha diretto oltre a film come 'Platoon', 'JFK', 'Nixon' e anche il documentario 'Looking for Fidel', è al lavoro da oltre due anni su un altro personaggio chiave dello scenario internazionale, il leader iraniano Ahmadinejad, incontrato da Chavez proprio sabato scorso.
In occasione di quest’ultimo incontro Chavez ha rinnovato la sua stima per il presidente iraniano, rinnovando il suo appoggio per le nazioni rivoluzionarie e i fronti anti-imperialisti, si è parlato di cooperazione economica, di collaborazione militare e di alleanza e supporto sui rispettivi programmi nucleari.
Pochi giorni fa il ministero degli Esteri israeliano ha diffuso un documento secondo il quale Venezuela e Bolivia starebbero aiutando l’Iran ad aggirare le sanzioni imposte dalla comunità internazionale, fornendo uranio ad Ahmadinejad per sviluppare il suo programma nucleare e questo nel bel mezzo della campagna mediorientale del presidente statunitense Barack Obama, volta a una riconciliazione con il mondo musulmano.

Michael Calimani




Una Giornata travolgente

Ancora articoli, notizie e cronache degli eventi della decima edizione della Giornata della Cultura Ebraica sul Portale dell'ebraismo italiano - www.moked.it

Fra le decine di articoli segnaliamo:


logo fondazioneGiornata Cultura Ebraica 
L’impegno della Fondazione Beni culturali



 
 
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  Tizio della SeraIl nuovo mondo

Il colonnello Gheddafi e il meno celebre ex ministro egiziano della cultura, il signor Hosni, sono accolti dalla comunità internazionale e dalla stessa Israele senza che abbiano mostrato segno di pentimento. Si tratta del dispiegarsi della nuova parabola del figliol prodigo. Il figliol prodigo, orgoglioso di essere un mostro, torna a casa. Il padre festeggia il mancato pentimento, offrendo un grandioso banchetto a tutti i ladri e assassini del circondario. Commosso dall’accoglienza, il figlio bastona il genitore per alcuni giorni. Al telegiornale, il padre ha dichiarato di essere rimasto davvero colpito.

Il Tizio della Sera 
 
 
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leggi la rassegna
 
 

Caso-Shalit, spunta una lettera. Il Corriere della Sera riporta oggi alcune righe di un messaggio scritto dal caporale israeliano, nelle mani di Hamas da ormai tre anni. Non è una lettera scritta ieri, purtroppo. “Mamma e papà, fratelli e amici, shalom. La mia salute peggiora di giorno in giorno – scrive Gilad -, sto lottando soprattutto con le emozioni e questo mi sta gettando in depressione. Aspetto che finisca questo incubo, insopportabile per un essere umano, e che io sia liberato da questa prigionia isolata e blindata”. Questo pezzo di carta è stato scritto e spedito alla mamma di Shalit due o tre mesi dopo la sua cattura, nell’estate del 2006. Solo in questi giorni è stato reso pubblico. Da allora, né i genitori, né la Croce Rossa, né il governo israeliano, hanno notizie della sua salute fisica e psicologica. Ho voluto iniziare il commento alla rassegna stampa con questa lettera, perché ricordare Gilad Shalit, tenere alta l’attenzione su di lui, è un dovere.
Intanto il processo di pace è fermo, tra richieste del blocco nucleare all’Iran e del blocco coloniale a Israele. Ieri, come riportano Repubblica, Messaggero e Corriere, il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, è stato in missione a Gerusalemme, dove ha provato a ricucire lo strappo con gli svedesi. Ronchi ha incontrato prima Shimon Peres, poi il premier palestinese Salam Fayaad. La mia personale opinione è che bisognerà attendere che altri s’impegnino, se vogliamo smuovere le acque. Probabilmente settembre sarà mese di annunci in questo senso, da parte del presidente Obama, poi si vedranno i fatti.
Passiamo all’Italia, dove si riaccende il dibattito sull’ora di religione. Il Vaticano: “No all’ora di religione multiconfessionale”. La Chiesa vuole che sia una materia come le altre. Sul Messaggero la cronaca della polemica, vecchia decenni. Su Repubblica il Rav, Riccardo Di Segni, dà la sua opinione in merito così sintetizzata nel titolo: “Uguali opportunità per gli studenti, non insegnerei la Bibbia in aula”. Commenti in proposito, credo da leggere, sul Manifesto chiaramente contrario all’idea, su Repubblica che denuncia un Vaticano voglioso di uno Stato catechista e sul Giornale che vuole “restituire dignità all’ora di religione”.
Infine, per dovere di cronaca locale, segnalo che a Forte Bavetta Alemanno ha riaperto il Parco dei Martiri (consiglio il Messaggero).

Fabio Perugia

 
 
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Programma nucleare iraniano,                                                            
gli israeliani: “Non siamo preoccupati”
Roma, 9 sett -
L’opinione pubblica israeliana non è preoccupata del programma militare nucleare iraniano. Questo il risultato di un sondaggio in Israele. Secondo Enrico Jacchia, responsabile del Centro di Studi Strategici, che in una nota, ne analizza le ragioni: "Il risultato non era scontato".
 
 
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