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L'Unione informa |
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23 febbraio 2010 - 9 Adar 5770 |
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alef/tav |
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Roberto Della Rocca, rabbino |
Le
letture bibliche delle prossime settimane ci illustrano una dettagliata
relazione sulla costruzione del Tabernacolo, il Santuario mobile nel
deserto. L'esegesi rabbinica vede nel Tabernacolo un microcosmo che
simboleggia l'intera creazione della cui elevazione e santificazione
l'uomo ha la responsabilità. Anche gli stessi oggetti e arredi del
Tabernacolo corrispondono a un aspetto della creazione e quindi
rappresentano il paradigma di qualcos'altro. La ritualità quotidiana
del Santuario è scandita dal concetto del Tamid, Sempre, che ci dà il
senso della permanenza. Uno dei messaggi più forti che ci trasmette la
vita che si svolge nel Santuario è quello della permanenza dei valori
nella loro successione temporale e nella loro elevazione. Più si usa
una cosa e più questa sale di sacralità, una durata senza usura. Questa
permanenza è garantita da un certo tipo di rapporti interpersonali, di
collaborazione fra tutti gli operatori che sono solidali intorno a un
progetto comune. Dal paradigma del Santuario questi modelli
costituiscono, anche ai nostri giorni, il presupposto per la permanenza
- continuità delle nostre istituzioni, imparando a non guardare sempre
e solo al proprio orticello. |
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A
94 anni è scomparso a New York Bernard Lander, il rabbino che 40 anni
fa fondò con una classe di 35 studenti il Touro College che oggi conta
17500 alunni in 29 diverse località disseminate dal Nevada alla Russia,
da New York a Israele. La sua intuizione fu di inventare un modello di
campus, per studenti ebrei e non, dove si insegna di tutto, da
giurisprudenza a farmacologia inclusi studi ebraici. Convinto che fosse
la ricetta migliore per superare ogni barriera, dentro e fuori il mondo
ebraico. |
Maurizio Molinari, giornalista |
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davar |
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Qui Torino - Guido Fubini, 1924-2010
Grande
protagonista dell’ebraismo italiano, avvocato e giurista di valore,
Guido Fubini si è spento nella serata di ieri a Torino. “In tutte
le occasioni di incontro con Guido Fubini – ha dichiarato esprimendo il
cordoglio degli ebrei italiani il Presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, sia durante le riunioni che precedettero
la fase di costruzione e di stesura dei testi dell'Intesa e dello
statuto, sia nel corso dello svolgimento di procedure davanti al
Collegio dei probiviri ho sempre ammirato la sua coerenza e la
perfetta sintesi fra l'uomo libero, il giurista e l'ebreo. La sua
scomparsa lascia un vuoto che non sarà possibile colmare. La sua
memoria sia di esempio e di benedizione”. “Rendo omaggio – ha
detto la vicepresidente Ucei Claudia De Benedetti - alla coerenza
e all'attaccamento all'identità ebraica di Guido. Intellettuale
impegnato e rigoroso, ha interpretato la nostra cultura in
una società ed a in un clima politico particolarmente difficile e
poco sensibile alle ragioni d'Israele e dell'ebraismo”. Fubini,
che era nato a Torino nell'ottobre del 1924, fu esule in Francia fra il
1938 e il 1950 e fra il 1943 e il 1945 svolse attività clandestina a
Milano nelle fila del movimento Giustizia e Libertà. Fu tra coloro che,
nei primi congressi Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, si
batterono per il superamento dei decreti regi degli anni ’30. Si è
impegnato nella promozione del dibattito, interno all’ebraismo
italiano, che ha portato a stilare l’Intesa e lo Statuto. Dei tanti
anni in cui fece parte del Consiglio dell’UCEI, spesso all’opposizione,
si ricorda anche la battaglia che portò al congresso straordinario del
1968, in cui venne esteso alle donne il diritto di voto nelle elezioni
interne degli organismi della minoranza ebraica in Italia. “Quella
di Guido – ricorda il presidente della Comunità ebraica di Torino
Tullio Levi - è stata una vita spesa in nome dei valori progressisti,
antifascisti, laici. Nel mondo ebraico come fuori da esso. Ha ispirato,
a quelli della mia generazione il senso dell’impegno politico. Ero al
suo fianco quando ha fondato il Gruppo di studi ebraici: è stata grande
svolta in senso democratico, un passaggio collegato alla valorizzazione
delle tradizioni dell’ebraismo attraverso idee moderne e laiche”. Fubini
fu anche direttore della rivista culturale dell'Ucei Rassegna mensile
di Israel dal 1982 al 1996, e nel 1975 tra i fondatori di Hakeillah (La
Comunità), il bimestrale ebraico espressione del Gruppo di studi di
Torino. L'attuale direttore della rivista, David Sorani, parla della
scomparsa di “un maestro, una perdita fortissima per tutti noi.
All’interno del giornale e del nostro gruppo di studi ebraici lui
sapeva essere una guida, un riferimento dal punto di vista della
formazione civile, morale, culturale, umana. La sua lucida
consapevolezza dei diritti e dei doveri, ci ha insegnato molto, anche a
lottare, quando necessario. Era saggio, equilibrato, ma non esitava ad
andare fino al fondo delle questioni. Ci mancheranno i suoi articoli
sempre lineari e lucidi, a volte molto tecnici, ma fortemente politici,
illuminati. Un illuminista che lascia un grande vuoto”. L'avvocato
Giulio Disegni, suo collega e compagno nel gruppo di studi ebraici,
ricorda una “Figura centrale nell’ebraismo antifascista e di sinistra,
un uomo di principi. Ha sempre condotto importanti battaglie di libertà
e uguaglianza: a soli 14 anni venne espulso dal liceo classico
D’Azeglio perché aveva scritto ‘abbasso Hitler’ sulla porta del bagno.
Definito 'sovversivo' già da adolescente – racconta Disegni – dovette
andare in Francia per poter continuare i suoi studi liceali. È sempre
stato fieramente controcorrente, un vero socialista, un uomo di parte:
per questo motivo non era sempre simpatico a tutti, nonostante fosse
proverbiale il suo senso dell'umorismo.” Come un grande
socialista, un uomo caratterizzato da salde e partigiane prese di
posizione, lo ricorda anche Elena Vita Finzi, sua cara amica fin
dall’infanzia: “Il diritto all’uguaglianza è diritto alla diversità.
Questo era il motto di Guido e il suo più grande insegnamento. Lui era
sempre dalla parte dei diversi”. Guido Fubini ha costantemente
portato i suoi valori politici e civili all’interno del dibattito del
mondo ebraico: l’avvocato Paola De Benedetti, sua collega anche nel
consiglio della Comunità torinese, ne sottolinea la visione del mondo
di stampo socialista: “credeva molto nell’attività assembleare e nel
confronto libero delle idee: fu questo il suo principale apporto
politico all’ebraismo italiano. Dobbiamo dir grazie alla sua caparbietà
se oggi gli ebrei italiani hanno uno statuto”. Fra innumerevoli
studi e articoli, Guido Fubini ha pubblicato La condizione giuridica
dell’ebraismo italiano, 1974, La Nuova Italia; L ‘Antisemitismo dei
poveri, 1984, La Giuntina; L‘ultimo treno per Cuneo, 1991, Albert
Meynier; Lungo viaggio attraverso il pregiudizio, 1996, Rosenberg &
Sellier. In un messaggio agli ebrei italiani rivolto in occasione,
inviato per l’occasione, ha definito l’Intesa come “la conquista
dell’indipendenza degli ebrei italiani e la fine del controllo dello
Stato, nel rispetto della libertà di culto e delle tradizioni ebraiche”.
I
funerali di Guido Fubini si celebreranno domani mattina, alle 11.30
all’ospedale Mauriziano di Torino e alle 12.30 al cimitero Monumentale
di corso Regio Parco.
Manuel Disegni, Daniel Reichel
Laicità dello Stato, presupposto di una dignitosa identità ebraica
Guido
Fubini ha rappresentato l'emblema dell'identità laica degli ebrei
italiani. Non possiamo cercare di definire cosa sia la nostra identità
ebraica dopo la Shoà in Italia se non ci riferiamo al pensiero, alle
opere e all'azione di Guido. Instancabile assertore dei valori
costituzionali propri del movimento di Giustizia e Libertà, fu il
più convinto sostenitore dell'Intesa tra lo Stato e l'ebraismo,
progetto a cui dedicò gran parte della sua attività di
Consigliere e assessore dell'Unione delle Comunità fino alla sua
realizzazione. Uomo di profonda cultura, fu per un decennio
direttore della storica Rivista Rassegna Mensile d'Israel che
rilanciò dal torpore in cui era caduta negli anni '80 del secolo
scorso. Guido Fubini fu però sopratutto un raffinato giurista e storico
del Diritto, che ha ricostruito il profilo della condizione giuridica
degli ebrei nella penisola, in questo campo la sua opera segna un punto
fermo nella moderna storiografia. Ciascuno di noi incontra poche
persone che lasciano un segno permanente nella propria coscienza. Ho
avuto la fortuna di aver incontrato Guido, un grande ebreo dei nostri
tempi, che mi ha trasmesso il fondamentale valore della laicità dello
Stato come presupposto di una dignitosa identità ebraica. Sia il suo
ricordo benedizione per tutti noi che vogliamo continuare la nostra
attività nelle istituzioni ebraiche nel solco da lui tracciato.
Anselmo Calò, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Giovani e progetti, un confronto aperto
Molti
servizi pubblicati in questi giorni hanno raccontato al lettore degli
straordinari fermenti che attraversano il mondo dei giovani ebrei
italiani. Programmi, progetti, traguardi da raggiungere hanno sempre
fortunatamente caratterizzato le nuove generazioni di questa minoranza,
ma in una stagione ricca di tanti segnali e molti fermenti nuovi che
contribuiscono ad aumentare le speranze e ad allargare le prospettive,
l'occasione d'incontro fra le diverse realtà giovanili del Noar di
Firenze, di cui Adam Smulevich ha reso conto negli articoli degli
scorsi giorni con grande professionalità e in maniera eccellente, ha
rappresentato un punto fondamentale. Quello che è mancato, e di cui il
lettore deve essere avvertito, è l'indicazione che l'incontro fra i
leader giovanili costituiva per sua natura un momento organizzativo e
di confronto progettuale, non un congresso destinato a definire e
cristallizzare uno stato di fatto. Sui settemila pezzi l'anno che
pubblica la redazione del Portale dell'ebraismo italiano e rispetto al
lavoro intenso ed entusiasmante che stanno svolgendo i giovani
praticanti giornalisti (anch'essi, non dimentichiamolo, appartengono a
pieno titolo a questo mondo giovanile), potrà sembrare forse un
dettaglio di poco conto, una precisazione superflua. Ma non è così.
Perché i giovani ci offrono coraggio, idee e creatività. E
legittimamente chiedono in cambio estremo rigore e massima chiarezza.
gv |
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pilpul |
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Torah oggi - L’indifferenza di fronte al pericolo del prossimo
“Una
vita si è spenta solo perché nessuno ha chiamato i soccorsi”: questa la
notizia pubblicata su La nuova Ferrara. Sahid Belamel, un giovane
marocchino, chiede aiuto ai passanti in ginocchio, implorandoli di
aiutarlo a tornare a casa. Riesce a fermare un taxi mostrando i soldi
al conducente che, però, non lo accoglie. I passanti non si fermano e
non trovano neanche il tempo per telefonare al servizio di emergenza
118. Un tempo si diceva che in Italia non avremmo mai potuto
raggiungere questo livello di indifferenza già superato in altri Stati.
La paura non può giustificare il mancato soccorso. Uno dei precetti che
contraddistinguono il percorso che porta alla Kedushà (santità)
consiste proprio nel “non restare indifferente di fronte al pericolo
del prossimo” (Levitico 19: 16), anche se intervenendo si può andare
incontro a fastidi e problemi. Al di là delle dichiarazioni, la
società occidentale è molto lontana dall’aver assunto, tra le proprie
radici, le regole più elementari della convivenza civile già scritte
nella Bibbia. Secondo il Sefer Hachinnukh, l’aiuto prestato al
prossimo non è gratuito: anche noi domani potremmo averne bisogno, ma
anche a noi, così agendo, nessuno presterà soccorso. Alan Turing,
uno dei padri dell’informatica, affermò che “lo spostamento di un
singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato,
potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi,
come l’uccisione di un uomo un anno dopo a causa di una valanga o la
sua salvezza”. Ogni nostra singola azione o non azione potrà
determinare imprevedibilmente il futuro. Quale sarà il futuro di coloro che non hanno soccorso il povero ragazzo decretandone la morte?.
rav Scialom Bahbout |
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rassegna stampa |
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C'è
poco di interessante sulla stampa di oggi. Continua la telenovela di
Dubai: i ministri degli Esteri europei hanno condannato l'uso dei
passaporti falsi (non l'uccisione di Al Mabhout), ma Israele, per bocca
del ministro degli Esteri Lieberman, ha ribadito che non ci sono
elementi di fatto che lo leghino al fatto e infatti nella risoluzione
europea non è indicato il suo nome (Stephen Castle su Herald Tribune, Il Sole 24 ore; chi lega positivamente Israele e la risoluzione sono i due giornali cattolici Osservatore Romano e Avvenire). Sempre
a proposito del mondo cattolico, Sant'Egidio ha promosso un convegno su
cristiani e musulmani in Medio Oriente, dove è risuonata la solita
propaganda pro-palestinese di Padre Pizzaballa («cristiani e musulmani
appartengono allo stesso popolo, sono arabi e palestinesi e il
conflitto con Israele assorbe tutte le energie e non rimane tempo di
litigare Ira loro», così sull'Avvenire)
per cui sembrerebbe che il grande ostacolo a una vita tranquilla delle
comunità cristiana sia Israele; e anche i dati che vengono forniti
sulla sostanziale stabilità numerica dei cattolici sono manipolati in
questo senso, perché ignorano l'evidenza della drammatica diminuzione
dei cristiani nei territori controllati dagli islamici e la loro
crescita in Israele, dove si rifugiano; soprattutto non si fa il
confronto con la persecuzione perfettamente parallela che i cristiani
subiscono in Iraq coome ha denunciato il patriarca caldeo nello stesso
convegno (Liverani su Avvenire, Vecchi sul Corriere). E
interessante vedere come il cambio di politica dal fronte occidentale a
quello islamista della Turchia di Erdogan produca forte tensioni anche
all'interno del paese. Ieri il primo ministro ha annunciato un
tentativo di golpe e arrestato quaranta alti ufficiali (Ansaldo su Repubblica); ma è evidente che si tratta soprattutto di un regolamento di conti fra islamisti e nazionalisti (Antonio Ferrari sul Corriere; intervista a Ozarkai sulla Stampa).
Ugo Volli |
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Pesach 5770, nuova area sul Portale dell'ebraismo italiano
Sul Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it, oltre all'ormai usuale sezione dedicata alla kasherut contenente tra l'altro la lista dei prodotti autorizzati, è stata pubblica una speciale sezione dedicata a Pesach. Vi
si trovano utili indicazioni rituali ed informazioni sui prodotti
acquistabili, ovviamemente nel rispetto delle norme, senza necessità di
particolari certificazioni. Lo scopo di queste indicazioni, basate su
informazioni ricevute da autorità rabbiniche ed enti certificatori
primari, è quello di rendere più facile e meno onerosa la spesa per
Pesach. Insomma, una sorta di guida a uso del consumatore kasher che si
aggiunge alle rilevanti proposte dei negozi specializzati e degli
appositi servizi comunitari. Si consiglia di seguire costantemente le
sezioni kasherut e Pesach in quanto potrebbero in ogni momento essere
aggiornate con nuove segnalazioni. A tutti voi Pesach kasher vesameach, Gadi Polacco, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
In Ungheria il negazionismo diventa reato Budapest, 23 feb - Tre
anni di reclusione, questa la pena massima stabilita in Ungheria per la
negazione della Shoah. Lo ha chiarito ufficialmente con un voto a tarda
sera ieri il Parlamento, nella sua ultima sessione prima delle elezioni
l'11 aprile, adottando una proposta socialista. La mozione è passata
con 197 voti (socialisti, liberali, centristi), mentre l'opposizione
conservatrice Fidesz si è astenuta. Il negazionismo è un fenomeno
sempre più presente in Ungheria, in particolare viene spesso evocato
durante i comizi del partito estremista nazionalista Jobbik, che stando
ai sondaggi, riuscirà a entrare in Parlamento dopo le elezioni previste
per il prossimo aprile. Il partito Fidesz aveva proposto una modifica
per sanzionare anche la negazione dei crimini di "tutti i regimi
totalitari, nazismo e comunismo", proposta che è stata però respinta
dalla maggioranza.
Ahmadinejad contro tutti: “Nessuno si metta contro di noi” Teheran, 23 feb - "Se
una mano da qualsiasi parte del mondo si dovesse stendere per attaccare
la nazione, questa nazione la taglierà dal braccio", questa
l'intimidazione del presidente iraniano Ahmadinejad al mondo intero,
lanciata facendo riferimento all'eventualità di un attacco militare
contro le installazioni nucleari del suo Paese. Lo ha detto oggi in un
discorso tenuto nell'est dell'Iran e trasmesso in diretta televisiva.
Allo stesso tempo ancora parole dure verso Israele. "Ho contattato
alcuni Paesi che si trovano attorno al regime sionista - ha detto
Ahmadinejad - e ho detto loro di essere pronti, di equipaggiarsi e se i
sionisti commettono ancora un errore, di mettere fine alle loro
attività, di sradicarli". In una conversazione telefonica con il
presidente Bashar al- Assad, il 10 febbraio, Ahmadinejad, citato dai
mezzi di stampa iraniani, aveva detto che "se il regime sionista
dovesse ripetere i propri errori e avviare una operazione militare,
essa dovrà essere respinta con tutta la forza per porre fine una volta
per tutte (ad Israele, ndr)".
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei
l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere
ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo
e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. |
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