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11
ottobre
2010 - 3 Cheshvan 5771 |
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![Riccardo Di Segni](http://www.moked.it/unione_informa/100913/DiSegni.jpg) |
Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma
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Parlare
della scuola israeliana di Milano è un errore grammaticale, come dice
Sergio Della Pergola, o è giustificato dal fatto che saremmo tutti
"cittadini israeliani residenti all'estero", come avrebbe detto Alain
Elkann, ripreso da Riccardo Pacifici e opportunamente commentato da Ugo Volli? Stiamo passando con una
certa disinvoltura dalla "Nazione Hebraica" pre-napoleonica, ai
"cittadini italiani di fede mosaica" ai "residenti all'estero" e non si
valutano i rischi di semplificazioni grossolane. La definizione
dell'identità ebraica è difficile e deve fare i conti sia con quello
che gli altri pensano degli ebrei che con quello che noi pensiamo di
noi stessi. Tenendo presente, come leggeremo proprio questi giorni, che
la qualifica originaria di 'ivrì, ebreo, attribuita ad Abramo, deriva
dal nome dell'antenato 'Ever, ma anche dal fatto di essere 'ever,
"dall'altra parte". Simbolo di uno sradicamento costante, che è la base
per la la lotta contro l'idolatria. Ma per favore andiamoci cauti con i
discorsi da assemblea.
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Anna
Foa,
storica
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Il conferimento del premio
Nobel per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo mentre si trova in
carcere, condannato a 11 anni per la sua attività di
dissidente, è una di quelle notizie che portano un raggio di
luce nella vita altrimenti non poco opaca di noi tutti. La reazione
isterica del governo cinese è una riprova del fatto che questo evento
non potrà non avere su di esso un effetto destabilizzante, rimettendo
in causa la pavidità del mondo democratico, più che disposto
finora a tacere sui diritti umani in cambio degli scambi
economici e commerciali. Pensate a cosa sarebbe successo se un simile
riconoscimento fosse arrivato a un detenuto antifascista in prigione in
Italia sotto il regime! La Cina, nonostante il suo sviluppo economico
accelerato, ha bisogno di scambi con l'Occidente, ha bisogno che
l'opinione pubblica del mondo democratico non le sia totalmente ostile.
Il premio Nobel a Liu Xiaobo metterà inevitabilmente in
discussione le sue prigioni, la sua mancanza di libertà, le sue
esecuzioni capitali. Per tutti questi motivi, oltre che per il
riconoscimento che Liu Xiaobo ha meritatamente ottenuto, questa notizia
ci ha colmato di speranza.
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Qui Roma
- Un percorso di kabbalah e un appello
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Una
giornata dedicata alla mistica ebraica, tema dallo straordinario
fascino e attualità ormai penetrato a pieno nella cultura occidentale
anche se talvolta impoverito del suo significato più profondo, ha
contrassegnato ieri il Festival internazionale di letteratura ebraica
che si sta svolgendo a Roma. Oltre 500 gli spettatori che hanno
assistito all’incontro mattutino alla Casa dell’Architettura con Yarona
Pinhas, che ha affascinato il numeroso pubblico presente conducendolo
lungo un percorso di numeri e lettere e guadagnandosi una prolungata
sessione di applausi. Nata in Eritrea da una famiglia di origine
yemenita, Yarona Pinhas insegna e coordina seminari di autosviluppo
personale e corsi sulla kabbalah. Per descrivere il suo intervento
Shulim Vogelmann, uno dei tre curatori del Festival insieme a Raffaella
Spizzichino e Ariela Piattelli, ha usato l’aggettivo “splendido”
parlando inoltre di “adesione incredibile” da parte del pubblico. Nel
pomeriggio kabbalah protagonista anche al Palazzo della Cultura (la
fila per entrare arrivava fino al Teatro Marcello) dove Giulio Busi,
uno dei massimi esperti mondiali in materia, e Riccardo Di Segni,
rabbino capo di Roma, hanno dato vita a un dibattito ricco di spunti e
stimoli. I due relatori hanno ripercorso i principali passaggi storici
e di significato della kabbalah, soffermandosi sugli insegnamenti dello
Zohar e sulle dieci sefiroth, gli attributi divini attraverso i quali
il Signore può proiettarsi sul mondo e sugli uomini. Il dottor Busi,
ricordando la grande influenza della kabbalah nel pensiero occidentale
ha sottolineato come gli studiosi che si occupano dell’argomento
debbano vestire due panni - quello dello storico e quello dello storico
della cultura - per evitare di cadere nella trappola della
superficialità. Bisogna infatti indagare in profondità, insiste Busi,
su cosa i cabalisti intendessero scrivere di volta in volta e su quale
sia stata la ricezione del loro messaggio nel corso dei secoli. Rav Di
Segni si è soffermato in particolare sul senso della kabbalah,
spiegando come attraverso il suo studio gli ebrei possano dare un senso
alla propria esperienza religiosa grazie alla motivazione di precetti
che la sola razionalità non sarebbe in grado di interpretare. L’esempio
citato dal Rav è stato quello della proibizione di mangiare carne di
maiale. Proibizione che un approccio laico motiva con spiegazioni di
natura igienica mentre un approccio cabalistico inserisce in un
contesto metafisico di mondo invisibile diviso in cose pure e cose
impure. Conclusione di giornata alla Casa dell’Architettura con la
proiezione del film Il giardino dei Finzi Contini, capolavoro del
cinema italiano liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Giorgio
Bassani. Prima della proiezione in sala il giornalista Menachem Gantz e
il compositore Manuel De Sica, autore della colonna sonora del film,
hanno lanciato un appello per salvare dall’usura del tempo la
pellicola, che a 40 anni dalla sua uscita necessita urgentemente di
sponsor che si occupino del suo restauro. Anche Ariela Piattelli ha
ribadito con efficacia il concetto: “Vogliamo che Il giardino dei Finzi
Contini rifiorisca”.
Intanto il Festival prosegue in data odierna
con due incontri, entrambi in programma alla Casa dell’Architettura.
Alle 18.30 il poeta e scrittore Edoardo Albinati intervisterà Ronny
Someck, uno dei maggiori poeti israeliani della nuova generazione,
mentre alle 20.30 Simonetta Della Seta incontrerà il romanziere Meir
Shalev. Nell’occasione verrà presentato È andata così, il suo ultimo
libro uscito in Italia alla fine di settembre.
Adam Smulevich
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Qui Roma - Shoah, una mostra sugli ebrei piemontesi
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Si
inaugura nella Sala delle Bandiere del Quirinale, dove rimarrà fino al
27 novembre, la mostra “A noi fu dato in sorte questo tempo 1938 -
1947”, prodotta dall'Istituto nazionale per la Storia del movimento di
liberazione in Italia. Scopo dell'esposizione è di sollecitare
l'interesse e la riflessione dei visitatori nel raccontare la storia di
un gruppo di giovani ebrei piemontesi che, come afferma Silvio Ortona
“hanno avuto in sorte un tempo straordinario e hanno dovuto
confrontarsi con scelte drammatiche” . “La mostra è multimediale
interattiva, il visitatore riceve una cartolina di ognuno degli undici
personaggi di cui si racconta la storia - spiega la curatrice
Alessandra Chiappano - e anche attraverso questa cartolina ne segue le
vicende” . Il percorso del visitatore si snoda in quattro sale,
nella prima ci sono solo le fotografie di gruppo di tutti i personaggi
e quattro postazioni video in cui si raccontano quattro storie
monografiche: Storia del gruppo, Storia di amicizia e d'amore, Gli
amici e la montagna, Le cronache di Milano. Nella seconda sala
viene illustrata la storia della deportazione di Primo Levi, Luciana
Nissim Vanda Maestro a cui a Fossoli si aggiunge Franco Sacerdoti e lì
attraverso le loro parole, i documenti, le interviste e le lettere si
racconta la storia della deportazione da Fossoli ad Auschwitz, fino al
ritorno di Primo Levi e Luciana Nissim. Vi è poi un'installazione
in cui si raccontano le storie di coloro che sono andati nella
Resistenza, Franco Momigliano, Ada Della Torre, Silvio Ortona, Eugenio
Gentili Tedeschi, Emanuele Artom, Alberto Salmoni e qui, attraverso dei
video, si raccontano alcune delle loro esperienze negli anni compresi
fra il 1943 3 il 1945. In un'ultima vetrina sono esposte le due
edizioni originali de I Ricordi della casa dei morti di Luciana Nissim
e di Se questo è un uomo nell'edizione del 1947 che rappresentano
l'archetipo di tutti i libri scritti sull'argomento. Sarà
possibile accedere alla mostra,con ingresso gratuito e senza bisogno di
prenotazione, dalla Piazza del Quirinale, da martedì a sabato dalle 10
alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30 e la domenica dalle 8.30 alle 12. E'
attivo anche un sito www.iltempoinsorte.it
l.e.
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Qui Roma - Quirinale, “A noi fu dato in sorte questo tempo”
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“A
noi fu dato in sorte questo tempo. 1938 - 1947”: questo il titolo della
suggestiva mostra allestita nella prestigiosa Sala delle Bandiere del
Palazzo del Quirinale, presentata oggi in conferenza stampa. La mostra,
curata dalla storica Alessandra Chiappano, sostenuta dall’Insmli e
patrocinata, tra gli altri autorevoli enti e istituzioni, dalla
Presidenza della Repubblica e dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, segue gli itinerari di vita di un gruppo di giovani torinesi
(tra i quali Primo Levi), trascinati loro malgrado nel vortice della
storia . Attraverso lettere, fotografie, testimonianze audio e video,
la mostra si dipana in un percorso multimediale di grandissimo
interesse.
mdp
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Qui
Padova - Per l’Ugei un nuovo statuto e qualche tensione
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L’Unione giovani ebrei
d’Italia ha votato le modifiche al proprio Statuto. Il Congresso
straordinario ha riunito una sessantina di partecipanti provenienti da
tutta Italia: molti gli habitué delle iniziative Ugei, ma non sono
mancati neppure i volti nuovi. Il fine settimana, in cui i giovani sono
stati ospiti della Comunità ebraica di Padova, è stato all’insegna del
confronto sulle proposte della Commissione di modifica dello Statuto.
Commissione presieduta da Rafi Korn, dottorando in giurisprudenza e
formata poi da Alan Naccache, coordinatore dell’Ufficio giovani
nazionale, Gadiel Liscia ex presidente Ugei, e Micol Temin, praticante
avvocato. Due le principali linee guida del suo lavoro: adattare uno
Statuto vecchio di 15 anni alle esigenze di un’Ugei molto cambiata e
proporre un nuovo sistema elettorale e di governo, con l’introduzione
di un’assemblea di delegati eletta direttamente dai giovani nelle varie
Comunità ebraiche per garantire una maggiore rappresentanza.
Alla luce delle modifiche approvate dall’assemblea nella giornata di
domenica si può affermare che queste proposte siano state recepite in
modo solo parziale. Da una parte è stata per esempio approvata
l’individuazione della sede nella città di Roma e sono state snellite
molte procedure congressuali troppo macchinose. Dall’altra l’idea di
interporre un corpo intermedio tra i semplici partecipanti alle
iniziative Ugei e il Consiglio esecutivo non è piaciuta ai partecipanti
al Congresso straordinario. Troppo complicato organizzare elezioni in
ogni Comunità e comunque poco adatto ad aumentare il grado di
partecipazione dei giovani ebrei tra i 18 e i 35 anni
all’organizzazione che porta il loro nome. Obiezioni sollevate anche
nei confronti di una terza proposta elaborata personalmente da Alan
Naccache, quella di un sistema misto con un Consiglio eletto in parte
dall’assemblea dei delegati e in parte dai semplici partecipanti al
Congresso, come avviene attualmente.
Ma il confronto più serrato si è concentrato su un altro punto: fissare
in Statuto dei vincoli sulla composizione del Consiglio in base alla
provenienza geografica dei candidati, per tutelare le piccole Comunità
da un lato, e assicurare un’attività e una rappresentanza equilibrata
sul territorio nazionale dall’altro. Due le principali proposte:
stabilire che ciascuna area territoriale dell’ebraismo italiano,
Comunità di Roma, di Milano e piccole Comunità, dovesse essere
rappresentata da un numero di consiglieri pari a un terzo (su un
Consiglio di nove come quello attuale, tre consiglieri per ogni
entità), oppure prevedere obbligatoriamente la presenza nel Consiglio
esecutivo di consiglieri provenienti da almeno quattro Comunità
diverse. Le posizioni erano generalmente riconducili alla provenienza
geografica. La maggior parte dei giovani romani ha infatti avversato
con forza l’introduzione di una ripartizione dei Consiglieri che
avrebbe sostanzialmente impedito ai candidati di Roma di sfruttare la
superiorità numerica che la loro Comunità può mettere in campo, come
già avvenuto alle elezioni dello scorso anno a Milano. Viceversa la
maggioranza dei ragazzi milanesi e delle piccole Comunità ha sostenuto
che solo così si sarebbe assicurata un’Unione dei giovani ebrei
d’Italia davvero rappresentativa dell’intera Italia ebraica. Così i
lavori sono proseguiti fra il dibattito tra le diverse opinioni da una
parte, e la febbrile attività dietro le quinte per assicurare i voti
alla propria campana dall’altra.
Al voto finale è andata la proposta del “tre-tre-tre”. Per le modifiche
allo Statuto era necessaria una maggioranza di due terzi degli
accreditati, 43 persone in tutto. Data la delicatezza della materia, il
voto di ciascuno è stato raccolto per appello nominale. E qui è
scoppiato un caso. Inizialmente pareva che il numero necessario
all’approvazione della riforma dovesse essere di 28 voti a favore,
esattamente il numero che era stato raggiunto. Ma immediatamente dopo
si è scoperto che per l’approvazione erano invece necessarie 29
preferenze. Tra le polemiche la procedura di voto si è ripetuta, ma il
risultato negativo è stato confermato. Il “tre-tre-tre” non passa, e il
Congresso straordinario si è chiuso così in un clima di tensione, tra
la soddisfazione di alcuni (una quindicina i voti contrari o astenuti)
e la delusione di molti. L’appuntamento ai giovani ebrei d’Italia è per
il Congresso ordinario di Genova dal 3 al 5 dicembre, che si chiuderà
dunque nella giornata in cui prende il via quello dei “grandi”
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Per una volta saranno
così i giovani a passare il testimone agli adulti. Sperando che, nei
giorni precedenti, gli adulti non si lascino tentare dal mettere il
naso negli affari dei ragazzi.
Rossella
Tercatin
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Contro il negazionismo
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Ci sono state le camere a gas e
i forni crematori; c’è stato lo sterminio degli ebrei nel cuore
dell’Europa. La Shoah ha avuto luogo. Non si deve lasciar scivolare il
mondo in uno stato in cui sia possibile insinuare il dubbio che
l’annientamento abbia avuto luogo.
La risposta a chi nega l’«annientamento» non può essere una risposta
basata su cifre e dati, su documenti, prove, testimonianze. Lo
sterminio non è solo una questione di argomenti o di storia. Uno dei
tratti che caratterizzano il negazionismo è quello di ritenere ogni
testimonianza diretta di un ebreo una «menzogna» - Hitler definisce
l’ebreo un «maestro nell’arte di mentire» - e dunque lo sterminio una
invenzione della propaganda ebraica.
Per rispondere occorre anzitutto chiedersi: chi sono oggi i
negazionisti? Chi sono quelli che dichiarano che le camere a gas non
hanno avuto luogo? Chi sono coloro che tentano di organizzare una
menzogna così enorme? La loro «verità» è quella di Hitler. I
negazionisti pensano che Hitler ha fatto quello che ha potuto, ma che
la guerra totale contro gli ebrei deve ancora essere portata a termine.
Che cosa vuol dire negare che le camere a gas abbiano avuto luogo? Vuol
dire assumerne la necessità nel domani. La negazione di quel che ha
avuto luogo è, a ben guardare, il dover essere dell’antisemitismo
assoluto.
I negazionisti, cioè gli hitleriani della seconda e della terza
generazione - dopo la Shoah - sono andati costruendo il luogo della
loro negazione nell’ombra propizia. Hanno approfittato di un
atteggiamento eccessivamente difensivo, di un racconto affidato alla
memoria, alla testimonianza, all’archivio e al lavoro degli storici.
Come se si trattasse solo di passato, non anche, e soprattutto, di
futuro. E hanno fatto buon uso dell’argomento della «unicità» di
Auschwitz che lo ha relegato ad un indicibile, impensabile e dunque
inesistente. Argomento devastante che deve essere rovesciato: è un
dovere pensare e dire Auschwitz.
I negazionisti odierni, i nazisti universitari, hanno prosperato nelle
accademie, in quelle italiane non meno che in quelle tedesche e
francesi, dove il nazismo è stato ed è definito una «follia», dove è
mancato l’interesse e il bisogno di interrogarsi seriamente sul nazismo
come fenomeno «politico». Così i negazionisti hanno trovato e trovano
complicità, udienza e audience, si avvalgono di una orchestrazione
mediatica, traggono profitto da una politica nazionale e nazionalistica
(variante sommessa della politica nazista) che parla di «espulsioni» e
«rimpatri», che ha il gusto per il marchio e lo statuto speciale, che
punta l’indice contro l’immigrato, il clandestino, lo straniero. Il
nazismo è stato una politica che va ancora indagata e messa a fuoco;
questa politica non è passata, superata e separata; al contrario ha un
rapporto di collusione con le politiche criminali.
Le camere a gas e lo sterminio degli ebrei d’Europa hanno avuto luogo.
Questo luogo non è in questione. Piuttosto in questione è il luogo di
chi lo nega. Perché un mondo in cui viene messa in dubbio l’esistenza
delle camere a gas è un mondo che già consente la politica del crimine,
la politica come crimine.
Donatella Di Cesare, filosofa
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Negoziati,
mandato internazionale:
"Una proposta da valutare con attenzione"
Il
Cairo, 10 ottobre
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Leggi la rassegna |
Abu Mazen, nel corso degli ultimi incontri con i ministri della Lega
Araba a Sirte, in Libia, aveva proposto di mettere i territori
palestinesi sotto il mandato internazionale. Il ministro degli Esteri
egiziano, Mohamed Abul Gheit, ha replicato all'ipotesi ventilata dal
leader palestinese, a margine del vertice arabo-africano, che si è
aperto nella città libica: "Sono alcune delle idee evocate dai
palestinesi, che richiedono uno studio preciso e approfondito, perché
potrebbero rappresentare un rischio, come invece servire la causa
palestinese". »
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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![Dafdaf](http://www.moked.it/unione_informa/100913/dafdaf_nl.jpg) |
Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
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