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26
novembre
2010 - 19
Kislev
5771
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Roberto
Colombo,
rabbino
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Il
Talmud racconta che Rabbì Chaninà ben Teradiòn fu avvolto in una
pergamena e bruciato dai romani assieme ad essa. Durante il
supplizio chiesero gli allievi: "Maestro, cosa vedi?". Disse loro: "La
pergamena brucia e le lettere volano nell’aria". Commenta rav Ben Tzion
Phirer: ”Ecco ’ultima istruzione di un Maestro ai suoi alunni:
Ricordate che parlare di Torà e lasciare poi volare le parole senza
tradurle in pratica, è come bruciare un libro sacro per sostituirlo con
un testo di cultura ebraica”.
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Sonia
Brunetti
Luzzati,
pedagogista
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I ricordi di scuola, più o
meno piacevoli, rappresentano un’esperienza comune a tutti e in un
certo senso legittimano l’osservazione e la lettura interpretativa
dell’esperienza scolastica di figli e nipoti. Spesso tali
ricordi si cristallizzano in trame narrative attraverso le
quali è possibile suscitare interesse e curiosità e
si focalizzano soprattutto sull’inizio
e sulla fine di quel vissuto. Sono rimosse
invece le tappe intermedie, quelle che rappresentano la
fatica e la lentezza della crescita, quelle che noi non riusciamo
a riconoscere nei nostri figli ai quali chiediamo di essere
piccoli e grandi al tempo stesso, brillanti e acuti
nell’apprendere ma teneri e infantili nei
comportamenti. Ma è l’aver presente nella nostra mente il
percorso evolutivo ciò che consentirà lo “sbocciare dei
germogli” come direbbero i nostri Maestri a proposito di futuro e di
educazione ebraica.
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Speciale
Talmud - I giorni, i Libri
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Il settimo giorno del mese
di novembre l’ebraismo mondiale ha celebrato il suo patrimonio
culturale nel Global Day Jewish Learning. Una giornata storica che ha
visto la conclusione della monumentale traduzione commentata del
Talmud, dall’antico testo in aramaico all’ebraico moderno, realizzata
da rav Adin Steinsaltz. La strada da lui aperta è destinata a trovare
un’eco anche in Italia. Alla fine di novembre, in occasione
dell’inaugurazione dell’anno accademico al Collegio rabbinico italiano,
si danno infatti appuntamento nella Capitale nomi autorevoli nel campo
degli studi ebraici. Obiettivo, dare il via a un grande progetto di
traduzione del Talmud in italiano così da ampliarne ulteriormente il
bacino d’utenza tramite un’iniziativa che vedrà il sostegno del
Collegio rabbinico e dell’UCEI e punta a coinvolgere anche altre
istituzioni. Al Talmud e alla sua
tradizione secolare Pagine Ebraiche di dicembre in
distribuzione la prossima settimana dedica un dossier che
nella sua costruzione grafica riproduce in parte la
complessità delle pagine di un testo che continua a stupire
per la sua
profonda attualità e costituisce il punto di riferimento per
la
definizione dell’identità ebraica contemporanea.
Pagine
Ebraiche, dicembre 2010
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Speciale
Talmud - Pagine di vita |
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Quando prendiamo in mano un
libro di Talmud in una nuova edizione reperibile, a basso prezzo e
accompagnata da commenti semplici, non ci rendiamo di quale storia ci
sia dietro, di quali difficoltà, di quali passioni. Nel 1697 Tranquillo
Corcos “rabbino ebreo di Roma” scrisse una “Protesta” al tribunale
dell’Inquisizione contro il neofita Paolo Sebastiano Medici, che nei
suoi scritti e nella sua predicazione aveva accusato la religione
ebraica - dalla quale si era distaccato con il battesimo - di un serie
di nefandezze e cose ridicole. Per difendere la causa dell’ebraismo
Corcos scrisse una lunga e articolata memoria confutando dottamente
punto per punto le accuse. Non è che uno dei purtroppo numerosi episodi
del genere nella storia. Ciò che fa impressione nel lavoro di Corcos è
l’uso delle fonti. Il rabbino romano scriveva in un’epoca e in un luogo
dove lo studio del Talmùd era fortemente ostacolato, libri introvabili
o proibiti o ampiamente censurati. Come scrivere in maniera documentata
delle basi dell’ebraismo senza ricorrere al Talmud? Corcos ci riuscì
benissimo, solo una volta lasciandosi sfuggire una citazione talmudica
di prima mano. Per il resto citò ampiamente il classico Midrash Rabba,
il dizionario dell’Arukh di Rabbi Natan, le opere halakhiche di
Maimonide, dalla Yad haChazaqà al commento alla Mishnah; il Colbò; gli
Arba’ Turim di Yaaqov ben Asher e il Beth Yosef; i commenti alla Torah
di Ramban e di Sforno, l’Aqedat Izchaq di haRama, il Tzeror haMor di
Avraham Saba, il Toldot Izchar di Izchaq Caro, il commento di Yochannan
Treves al machazor romano, fino al Ma’avarYabboq di Aharon Modena
dedicato alla morte. Quanto al Talmud ricorse all’espediente
“classico”: dal Talmud babilonese erano derivate due grandi opere
selettive, una dedicata alla Halakhah, il codice di Alfasi, e l’altra
dedicata al midrash, l’En Yaaqov (o ‘En Israel) che citavano ampi brani
dell’originale seguendone l’ordine; quindi attraverso queste opere, più
tollerate, si poteva continuare a studiare il Talmud e persino citarlo
insieme ai suoi commenti. Ed è quello che fece Corcos, dimostrando tra
l’altro che a Roma si poteva studiare ad onta dei divieti. Un ebraismo
senza Talmud sopravvive? L’esempio romano e più largamente quello
italiano di quei secoli dimostrano in quali termini questa
sopravvivenza sia possibile. I danni compiuti dalla repressione
inquisitoriale furono incalcolabili. Ma questo dette una forza
incredibile a un movimento di resistenza non armata, che cercò in tutti
i modi di aggirare la norma, per non staccare il contatto dell’ebraismo
con la sua fonte di vita. Il dramma vero è successo dopo, non quando il
divieto è caduto o si è affievolito, ma quando è caduto l’interesse
ebraico per il Talmud. Gli ebrei come gruppo e tradizione sono
sopravvissuti, perchè anche un debole rapporto con la propria cultura
sembra sufficiente a non cancellarli; ma la qualità della vita ebraica
è crollata, e l’Italia, che era uno dei centri più vivaci di originale
produzione culturale ebraica è diventata un posto di periferia.
Riccardo Di
Segni, rabbino capo di Roma, Pagine Ebraiche, dicembre 2010
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Speciale
Talmud - La logica contro il dogma
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Pensare è risalire
dall’affermazione all’interrogazione. Chi ama la verità che si presume
oggettiva, la verità indiscussa e indiscutibile, che si impone come
dogma, non può supportare le domande che si affastellano nel Talmud, ne
costituiscono la trama e impediscono di trarre conclusioni e formulare
giudizi definitivi. Il dogma non tollera la logica aperta del Talmud.
Non stupisce che la cattolicità lo abbia messo al rogo. Soprattutto in
Italia. Con decreto pontificio applicato a tutti gli stati italiani
Giulio III ordinò nel 1553 di bruciarne decine di migliaia di copie. A
Roma, a Campo dei fiori – ma non solo. La distruzione dell’opera fu
vissuta dagli ebrei come una catastrofe nazionale; in Italia i roghi
prima, e il divieto poi, ebbero profonde ripercussioni sulla vita
culturale dell’ebraismo. Il Talmud insegna la pazienza
dell’interpretazione, tiene lontani dal furore della conclusione, dal
miraggio del possesso. La dimensione del viaggio, che caratterizza il
pensiero ebraico, è palese nell’architettura dei commenti talmudici –
che alcuni hanno avvicinato alla architettura topografica di Venezia,
la città dove è stato stampato per la prima volta tra il 1520 e il
1523. Piazze, campielli, calli e canali, da un commento all’altro, per
non dimenticare che si pensa viaggiando, e si pensa non da soli, ma in
un dialogo estenuante e ineguagliabile con gli altri. Una
interpretazione infinita e infinitamente sovversiva che mostra il
paradosso per cui ci si trova in prossimità della meta molto più quando
si è in cammino che quando si pensa di essere arrivati e di doversi
solo insediare. Forse per questo il Talmud dovrebbe essere accessibile
a tutti.
Donatella Di Cesare, Pagine Ebraiche, dicembre 2010
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Speciale
Talmud - La pergamena brucia, ma le lettere...
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Cattura
l'attenzione del pubblico il rav Adin Steinsaltz nella prima giornata
del soggiorno romano che si è aperto con una lectio magistralis
organizzata dalla Facoltà di lettere e filosofia di Roma Uno a Villa
Mirafiori dal titolo 'La pergamena brucia ma le lettere volano via'.
Fra un gran numero di docenti e studenti della Facoltà, il presidente
della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il Consigliere Ucei e
presidente del Benè Berith Sandro Di Castro, il professor Giacomo Saban
direttore della Rassegna Mensile di Israel, il professor Enzo Campelli
direttore del Corso di Laurea in Studi Ebraici e il rav Gianfranco Di
Segni coordinatore del Collegio rabbinico italiano. Dopo il saluto
della preside della facoltà di Filosofia, lettere, scienze umanistiche
e studi orientali Marta Fattori, del direttore del dipartimento di
Filosofia Stefano Petrucciani e del rav Riccardo Di Segni, rabbino capo
della Comunità ebraica di Roma, la professoressa Donatella Di Cesare
coordinatrice ed organizzatrice del pomeriggio di studio ha dato il
benvenuto al prestigioso ospite citando una frase contenuta nel suo
libro “Che cos'è il Talmud”, “Il Talmud è un testo incompiuto,
sottintende lo sforzo di continuare a scriverlo e crearlo”. La
professoressa Di Cesare ha poi raccontato brevemente le vicissitudini
di questo importante testo di studio, profondamente legate alla storia
italiana: dalla sua prima edizione integrale che vide la luce a Venezia
fra il 1520 e il 1523, al rogo a Piazza Campo dei Fiori per ordine di
papa Giulio III, cui fecero seguito altri roghi a Bologna, Venezia,
Ancona, Ferrara, Ravenna, Mantova e Cremona. Decine di migliaia di
volumi distrutti. Per questo il rav Steinsaltz “ha scelto
significativamente di festeggiare a Roma la sua opera”, ha sottolineato
la docente riferendosi alla edizione Steinsaltz del Talmud recentemente
conclusa, nella quale il testo “non è solo tradotto e commentato in
ebraico moderno, ma è anche, per quanto riguarda la Mishnà e la
Ghemarà, vocalizzato, consentendo una facile lettura delle parti in
aramaico”. Prendendo
la parola il rav Steinsaltz pone un interrogativo: “Perché la Cabbalà
non è stata bruciata e il Talmud sì?”. Forse il motivo per cui il
Talmud è stato bruciato va ricercato in una sorta di complesso di Edipo
da parte dei non-ebrei. Rav Steinsaltz passa poi a rivelare il sottile
fascino di questo testo di studio, che apparentemente ha una struttura
“chiusa” con molte domande e poche risposte eppure proprio questo
aspetto ne costituisce l'elemento di forza perché il Talmud è in realtà
un testo “aperto”, di cui ci sono commenti e commenti di commenti, e
quando lo si studia ci si confronta con gli studiosi delle generazioni
passate e si traggono da esso nuove domande, nuovi interrogativi, nuove
possibili spiegazioni.
Lucilla Efrati
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Sport e solidarietà - Il Maccabi Italia regala una speranza
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È
partito questa mattina da Fiumicino un carico speciale per Israele.
Palloni, scarpe da ginnastica, tute e maglie da gioco del Maccabi
Italia sono infatti in viaggio con destinazione Petah Tikwa dove
Claudio Pavoncello li consegnerà ai bambini del reparto oncologico
dell’ospedale Schneder insieme a maglie e sciarpette delle squadre
italiane più rappresentative donate da Attilio Bondì, Alberto Fiano e
Alfonso Haddad. L’iniziativa del Maccabi Italia è sostenuta dalla
compagnia aerea israeliana El Al che si è presa carico del trasporto e
della consegna della merce all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
L’ospedale Schneider è una delle strutture ospedaliere più grandi e
funzionali del Medio Oriente. Al suo interno sono ospitati malati e
degenti di ogni provenienza, circa il 40 per cento dei bambini del
reparto oncologico è di etnia palestinese o religione cristiana.
“Vogliamo far sentire la nostra vicinanza e il nostro affetto a questi
sfortunati ragazzi - spiega il presidente del Maccabi Italia Vittorio
Pavoncello - con la speranza di poter regalare loro un sorriso e una
speranza. Il nostro è un messaggio di tolleranza tra popoli ed etnie
diverse. Da sempre siamo in prima linea contro il razzismo e
continuiamo la nostra opera convinti che lo sport sia un meraviglioso
veicolo di pace e tolleranza che riesce laddove qualsiasi altra forma
di diplomazia rischia di fallire”. L’iniziativa di questi giorni è la
prosecuzione di una serie di attività organizzate dal Maccabi Italia
nel recente passato. Già due anni fa una comitiva di bambini malati di
cancro dello Schneider era stata portata in visita prima a Trigoria nel
ritiro della Roma e poi a Formello in quello della Lazio. I giocatori
delle due squadre capitoline avevano interrotto l’allenamento per
regalare alcuni momenti di spensieratezza ai bambini. Spalletti li
aveva presi in braccio uno a uno mentre Totti aveva abbandonato le
sedute di fisioterapia a cui si sottoponeva in quei giorni per
dirigersi in tutta fretta al campo. Qualche mese dopo inoltre c’era
stato l’abbraccio di alcuni rappresentanti del Maccabi Italia con i
bambini di Sderot, cittadina israeliana bersaglio costante dei razzi
sparati dalla vicina Striscia di Gaza. Le magliette dei campioni della
Roma e della Lazio portate dalla delegazione italiana avevano scaldato
il cuore dei ragazzi e allontanato momentaneamente l’incubo dei qassam.
Adesso la grande battaglia di solidarietà del Maccabi Italia prosegue
con l’ospedale Bambin Gesù di Roma. Per contribuire al mercatino che
verrà allestito all’interno della struttura ospedaliera domenica 5
dicembre, la federazione dello sport ebraico italiano metterà in
vendita magliette, tute, palloni e altro materiale sportivo. I proventi
delle vendite serviranno a pagare un alloggio a quei genitori che non
possono permettersi di pagare un albergo per stare vicino ai propri
bambini.
as
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A colpi di rabbini
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Ma cosa sta succedendo a
Torino? Due settimane fa la visita del rabbino capo ashkenazita di
Israele, rav Jona Metzger; la settimana scorsa il convegno “Quali
rabbini per quale futuro?” con la partecipazione di rav Riccardo Di
Segni e rav Alfonso Arbib, rispettivamente rabbino capo di Roma e di
Milano. Questo weekend un seminario rabbinico internazionale dal titolo
“Le Comunità Europee con lo sguardo al futuro: Il rabbinato in Europa”,
che prevede la partecipazione di rabbini provenienti da Comunità in
Norvegia, Svezia, Polonia, Germania, Inghilterra, Francia, Portogallo,
Italia e Repubblica Ceca. E pensare che qualcuno ci considerava la
Comunità più mangiarabbini d’Italia. Si può apprezzare maggiormente
l’una o l’altra di queste iniziative e si possono criticare alcuni
aspetti dell’organizzazione di questo o quell’evento; comunque, dopo
anni di polemiche, confrontarsi a colpi di dibattiti culturali e di
eminenti ospiti rabbinici è già un notevole passo avanti.
Anna
Segre, insegnante
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Olmert: " Un errore storico il rifiuto palestinese di accettare le mie proposte di pace"
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Leggi la rassegna |
Secondo Ehud Olmert i palestinesi hanno commesso un "errore storico"
nel non rispondere alle proposte di pace che l' ex premier israeliano
aveva presentato pochi mesi prima della fine del suo mandato. Lo ha
affermato lo stesso Olmert in un incontro con corrispondenti della
stampa estera, nel corso del quale ha confermato di aver offerto al
presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) il ritiro di Israele
dal 94% della Cisgiordania più un altro 6% in forma di scambio di
territori, il ritiro anche dai quartieri arabi di Gerusalemme est ...»
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