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1 marzo
2011 - 25 Adar 5771 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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oggetti sacri del Santuario ve ne sono tre che hanno un’orlatura d’oro:
l’Arca che contiene le Tavole del Patto, il Tavolo dei Pani, l’Altare
dell’Incenso. La parola “zer” che indica tale bordatura in oro può
essere tradotta anche con “corona” indicando in queste orlature
tre simboli di sovranità. I Pirqè Avòt (4; 13) ci indicano
infatti l’esistenza di tre corone paradigmi di tre tipi di regalità:
quella del Sacerdozio richiamata dall’Altare dell’Incenso, quella della
Monarchia simbolizzata dall’orlatura della Tavola dei Pani, e la
sovranità dell’Arca, la più alta di tutte, contenente la Torah che,
diversamente dalle altre due, è a disposizione di tutti, non si
acquisisce per diritto naturale ed ereditario ma piuttosto per
assunzione di impegno e responsabilità personale. In verità i Pirqè
Avòt parlano anche di una quarta corona, ancora più alta, quella della
buona reputazione che sembra però non avere bisogno di essere
rappresentata e richiamata da alcun oggetto sacro.
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Alfredo
Mordechai
Rabello,
giursita
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Rabbì Israel di Salant o
Salanter (Lituania 1810-1883) fu fra i fondatori del Movimento per la
morale (Mussar). Si racconta che mentre camminava di sera tardi per le
strade buie della sua città, vide un calzolaio ebreo che lavorava al
lume di candela. Si fermò chiedendo al calzolaio perché mai lavorasse
fino a tardi, e questi rispose: "Finché il lume è acceso si può
aggiustare". Rabbì Israel si affrettò a raccontare l'episodio ai suoi
allievi: "Finché il lume è acceso si può aggiustare! Fino a che la
neshamà è dentro di me, Ti ringrazio". La frase divenne il suo
motto…
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Qui Milano - Eccellenza accademica all’University Day |
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“Qualche
settimana fa ho tenuto un discorso davanti a una platea di tremila
liceali. Ho chiesto a chi riteneva che per trovare un buon lavoro, una
buona raccomandazione sia più importante di una buona istruzione, di
alzare la mano. Lo hanno fatto tutti. Questo è un grosso problema
dell’Italia: si sottovaluta l’importanza di frequentare un’università
eccellente. Eppure è statisticamente provato che chi lo fa, trova
lavori migliori ed è più felice. Ecco perché vi esorto a considerare le
università israeliane, che rappresentano una grande opportunità di
eccellenza”. Con un aneddoto e una raccomandazione, Roger Abravanel,
editorialista del Corriere della Sera, 35 anni di esperienza alla
McKinsey, ha così aperto l’appuntamento milanese dell’Israel University
Day. Iniziativa che, organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, dall’Unione giovani ebrei d’Italia e da EfesDue, Ufficio
giovani della Comunità ebraica di Milano, ha raccontato a liceali,
maturandi e universitari il mondo accademico della terra del latte e
del miele. Anche perchè, come ha sottolineato il presidente della
Comunità di Milano Roberto Jarach accogliendo l’evento, “una scelta di
vita del genere è non soltanto l’opportunità di ricevere un’istruzione
formidabile, ma anche un’occasione importante per arricchire tanto
Israele quanto l’ebraismo della diaspora”. A introdurre il programma e
ringraziare le università presenti sono stati Piero Abbina, presidente
dell’associazione Amici del Technion, nonché primo ideatore
dell’iniziativa e l’assessore UCEI alla formazione Raffaele Turiel.
“L’Unione giovani ebrei d’Italia ci tiene a ricordare - ha evidenziato
il consigliere Ugei Sharon Reichel - che se è vero che le università
israeliane rappresentano una grande opportunità per i giovani italiani,
gli studenti che provengono dal nostro paese si dimostrano da sempre
una grande risorsa per Israele e le sue università”. Proprio per questa
ragione su un punto si è insistito molto, sull’introdurre la
possibilità di sostenere il test psicometrico per l’ingresso
all’università in italiano, come già avviene in francese, spagnolo e
numerose altre lingue, per dare ai ragazzi la possibilità di partire
alla pari. Poi l’Israel University Day è entrato nel vivo.
Studenti e professori dei principali atenei israeliani (Bar Ilan, la
Ben Gurion di Beersheva, la Hebrew University di Gerusalemme, l’IDC di
Herzlya, il Technion e l’Università di di Haifa, la Tel Aviv
University, il Bezalel e il Hadassah College) hanno presentato la
propria offerta formativa. Sono intervenuti anche i movimenti giovanili
Benè Akiva e Hashomer Hatzair per parlare dell’Hachsharah (il programma
di formazione della durata di un anno) e si è parlato di borse di
studio. Presente era anche il professor Filippo Novario dell’Università
del Piemonte orientale, organizzatore di una summer school
nell’Università di Haifa incentrata sul diritto dell’informatica nei
suoi legami con il giudizio penale e con il business. “Ricordatevi
che scegliere un percorso eccellente per il vostro futuro, anche se è
più difficile, darà i suoi frutti. In ambito ebraico l’education è
sempre stata importante. Le università migliori sono quelle con i
professori migliori e gli studenti migliori. In Israele troverete tutto
questo” ha esortato l’ingegner Abravanel.
Rossella Tercatin
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Israel
University Day - Scegliere con Roger Abravanel |
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Perché
è importante studiare
in un'università eccellente? Che cosa è un'università eccellente? Come
interpretare l'opzione dell'università in Israele rispetto ad altre
alternative? Si basa su questi tre interrogativi la sfida competitiva
che gli studenti devono cogliere nella scelta della università da
frequentare dopo il liceo. A dirlo è Roger Abravanel (nella foto
assieme alla vicepresidente UCEI Claudia De Benedetti), noto consulente
ed economista italiano che ha lavorato per 35 anni nella prestigiosa
società McKinsey come consulente di aziende italiane e multinazionali
in Europa, America ed Estremo Oriente, intervenuto all'Israel
University Day, che si è svolto all'Istituto Pitigliani e che è
proseguito a Milano.
Abravanel che attualmente è consigliere di amministrazione di varie
aziende e advisor di fondi Private Equity in Italia e all'estero, dal
2008 è editorialista per il Corriere della Sera ed è consigliere del
ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, insieme alla
quale nel luglio 2010 ha varato il progetto denominato "Piano nazionale
per la qualità e il merito" che prevede per l'anno scolastico 2010/2011
la valutazione degli studenti delle scuole medie italiane e la qualità
dell'insegnamento”.
Perché
consiglierebbe di scegliere un'università israeliana?
Secondo me c'è un solo parametro che conta: andare in un'ottima
università è molto importante per il futuro degli studenti e le
università israeliane sono delle ottime università, dove i giovani
laureati ricevono il giusto mix di una buona preparazione con la
capacità di saper raccogliere e rispondere alle sfide della vita. I
giovani israeliani giungono infatti all'università più temprati
dall'esperienza del militare questo rappresenta una grande possibilità
di confronto per gli italiani.
Che cosa è
allora che fa di una università, una buona università...
Lo riassumerei in due parole: top teachers, top students. Oggi le
grandi università sono grandi perché hanno professori eccellenti, sanno
fare una buona didattica e insegnano a studenti eccellenti. Fare una
buona didattica significa insegnare la capacità di ragionare, di
lavorare insieme.
Quale è la
situazione italiana?
In Italia mercato del lavoro non premia eccellenze ecco perché giovani
sono scoraggiati nei confronti dell'università. In America chi ha conseguito un voto
mediocre alla laurea guadagna di meno di chi ha conseguito un buon voto
e ancora di meno di chi ha un voto eccellente. In Italia questo non
avviene affatto. Nel nostro paese ci sono cinque o sei università di
livello, il problema non è tanto la qualità accademica quanto la
didattica che non è adeguata a insegnare “ life skills”, la capacità di
risolvere i problemi. La didattica italiana è antica, poco interattiva,
la nostra scuola non insegna a dibattere. Sono invece molto irritato
nei confronti degli israeliani perché sono pessimi nel marketing e
quindi anche se le loro università sono eccellenti non sono menzionate
fra le migliori nel mondo.
Che cosa
consiglierebbe allora a uno studente che si affaccia al mondo
universitario
Darei sostanzialmente tre consigli: primo capire che scegliere
un'università eccellente è importante per il suo futuro, secondo, che
in una buona università si va anche per imparare a essere uomini e
donne capaci di affrontare la vita, terzo nella scelta dell'università
non pensare a quella più vicina a casa, ma prendere in considerazione
anche altre possibilità all'estero, in Israele, ma anche in America o
in Cina...
Lucilla Efrati
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Qui Firenze - Emancipazione e partecipazione |
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Introdotta
dai saluti del presidente della Comunità ebraica di Firenze Guidobaldo
Passigli, dell’ex ministro Valdo Spini e della professoressa Dora
Liscia Bemporad, curatrice dell’iniziativa, è in svolgimento la seconda
giornata di studi del convegno L’emancipazione ebraica in Toscana e la
partecipazione degli ebrei all’Unità d’Italia, seminario dedicato al
contributo dato dalla minoranza ebraica toscana alla riunificazione
nazionale e alla grande battaglia liberale del Risorgimento.
Organizzato dalle tre Comunità ebraiche della Toscana (Firenze, Livorno
e Pisa) in collaborazione con i poli universitari di riferimento e con
Fondazione Spadolini, Circolo Fratelli Rosselli e Fondazione Ambron
Castiglioni, il convegno ha vissuto un primo e intenso momento ieri
nella sede della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
dell’Università degli Studi di Pisa dove i relatori hanno esposto le
vicende dei due nuclei ebraici litoranei ripercorrendo tra le altre la
singolare storia di libertà e diritti civili di cui poterono in parte
godere nei secoli addietro. Il convegno prosegue in data odierna
nell’Aula Magna del Dipartimento di Studi Storici e Geografici
dell’Università degli Studi di Firenze. Nel corso della mattinata,
coordinati dal professor Cosimo Ceccuti, si alternano al microfono
storici e docenti universitari. Dal ruolo delle minoranze nel processo
unitario al lungo percorso dell’emancipazione ebraica, dalla prima
ricognizione sulle fonti archivistiche della sezione ebraica senese al
ruolo delle donne ebree nell’Italia unita, al pubblico viene presentata
una panoramica ampia e articolata su molti aspetti di questo importante
percorso di contribuzione alla causa nazionale. La seconda sessione dei
lavori, dedicata agli aspetti sociali delle comunità ebraiche in epoca
risorgimentale, sarà coordinata da Mariella Zoppi e si aprirà nel primo
pomeriggio al termine della pausa pranzo. Verranno affrontati tra gli
altri il tema della svolta scientifica negli studi religiosi e il
passaggio educativo che portò i giovani studenti ebrei dai ghetti
alle scuole dell’Italia unita. Chiuderà un intervento dedicato al
Tempio monumentale di Firenze, edificio inserito ormai a pieno titolo
nella skyline fiorentina il cui primo progetto fu proposto nel 1861,
anno dell’Unità d’Italia, divenendo per l’ebraismo toscano uno dei
simboli più evidenti del nuovo vento democratico che spirava nel paese.
Adam Smulevich
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Crimini e responsabilità
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Venerdì sera una ragazza
italiana è stata stuprata al centro di Roma. La vittima era appartata
con un ragazzo nell’edificio dell’ex-ambasciata somala in via dei
Villini. Di questa realtà mi sono occupato per il Portale dell'ebraismo italiano - www.moked.it
alcune settimane fa, quando associazioni e giornali mostrarono una
situazione di inaccettabile degrado: in un palazzo privo di qualunque
servizio vivevano circa duecento rifugiati politici provenienti dalla
Somalia, di cui semplicemente nessuno si era mai occupato. Una volta
riconosciuto lo status di asilo, tanti saluti e tanti auguri. Venerdì
sera i due giovani sono raggiunti da altri due occupanti che violentano
la ragazza, e che sono stati opportunamente arrestati. In seguito
all’episodio parte subito il triste valzer delle dichiarazioni
politiche. Il sindaco Gianni Alemanno, dopo aver vinto le elezioni
dipingendo una città di donne violentate a ogni angolo di strada, si
trova tre anni dopo alle prese con tre stupri in sette giorni. E cosa
fa? Semplice: sgombra i profughi dall’ambasciata e li lascia un giorno
per strada, al gelo. Sabato notte una settantina di loro vengono
sistemati a dormire nella fermata metro di piazza Barberini, ovviamente
senza servizi igienici, sotto lo sguardo sbigottito di metronotte e
personale della metro. Quando finalmente si individua una sistemazione
alternativa (l’ambasciata sarà «murata», dichiarazione di ieri), non
rallentano le minacce del ministro Roberto Maroni sul probabile esodo
di profughi dal Nordafrica. Nell’esprimere questa posizione a
Bruxelles, Maroni non ha avuto fortuna. I suoi colleghi gli hanno fatto
notare che l’Italia è il paese europeo che ospita meno rifugiati (anche
grazie alla pratica dei respingimenti). Tanto per farsi un’idea dei
numeri, 55 mila contro i 600 mila della Germania. Senza contare,
ovviamente, che li trattiamo peggio e che destiniamo meno fondi alla
cooperazione allo sviluppo. Insomma, la morale è sempre la stessa:
volano solo gli stracci. Perché è giusto punire duramente chi ha
commesso un crimine orribile, ma non sarebbe male chiedersi chi abbia
responsabilità più generali.
Tobia
Zevi, associazione Hans Jonas
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Ehud
Barak: “Dalla Siria
segnali di volontà di accordo”
Gerusalemme,
28 febbraio 2011
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Leggi la rassegna |
"I siriani ci stanno segnalando in più modi che vogliono arrivare a un
accordo”, ha affermato il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak
in un'intervista alla radio pubblica. “Io penso che noi dobbiamo
verificare ogni possibilità e se il presidente siriano (Basha Assad) è
serio troverà che anche noi siamo un partner serio". Il premier
israeliano Benyamin Netanyahu,
dal canto suo, è scettico sulla serietà della volontà di pace di Assad.
Nella stessa intervista Barak, a proposito della situazione in Egitto,
ha detto di non vedere la trasformazione di questo paese in un regime
islamico radicale sul modello iraniano e di non ritenere in pericolo il
trattato di pace israelo-egiziano.
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E' una fase di
attesa per la rivolta libica. Gheddafi un po' tratta un po' minaccia
(Caprara sul Corriere)
un po' spara (Del Re su Repubblica)
forse deve andare in esilio o così vuole l'America (Rampini su Repubblica),
che però continua a cullarsi nell'illusione obamiana di "sostenere la
democrazia, non imporla (Massimo Gaggi sul Corriere),
sicché non sembra aver ancora deciso davvero di intervenire (Rampino
sulla Stampa,
Fabbri sul Riformista)
e ci sono solo ipotesi su come potrebbe farlo (Olimpio sul Corriere).
»
Ugo Volli
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Dafdaf
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