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7 aprile 2011 - 3 Nisan 5771 |
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Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma
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Fuggire
verso la libertà e affogare in mare. E' un'angoscia ancestrale, dalla
quale ci liberiamo nella storia di Pesach ("il mare vide e
fuggì..."Salmo 114:3), ma che in questi giorni si ripropone come una
dura realtà. Il Talmud (B Sotà 37a) ricostruisce l'episodio biblico e
l'angoscia con le parole del Salmo (69:16) "Non mi fare travolgere
dalle correnti, non mi fare ingoiare dal vortice"; "in quel momento
-dice il Talmud- Moshè si dilungava nella preghiera; il Signore
benedetto gli disse: "I miei cari stanno affogando nel mare e tu ti
dilunghi nella preghiera?" Moshè rispose: "Padrone del mondo, ma che
cosa posso fare?" La domanda che si dovrebbe fare oggi: ma che cosa
posso fare?
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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In Israele tutti conoscono, e
usano, l'espressione ebraica "èin lì achòt". Quando Tizio sparge
pubblicamente la notizia che "la sorella di Caio fa la puttana", Caio
ha un bel dire "ma io sono figlio unico, non ho una sorella (èin lì
achòt)" – il danno di immagine è stato creato. Vai ora a dimostrare che
non hai una sorella. La gente non ci crede, o ci crede a metà, e poi la
notizia iniziale è apparsa con titoloni su tutte le prime pagine e la
smentita appare a pagina 18 in corpo minuscolo (o magari non appare per
niente perché un quotidiano come il New York Times dice che la politica
editoriale non è sindacabile). E poi dove c'è fumo, deve esserci
arrosto. In breve, il danno di immagine è stato creato ed è
irreversibile, come ben sapeva Goebbels che diceva: denigrate,
denigrate, qualche cosa rimarrà. Ora il Giudice Richard Goldstone dice
che se avesse saputo allora quello che sa oggi, il suo famoso rapporto
in cui accusava Israele di avere compiuto crimini contro l'umanità
durante la guerra di Gaza due anni fa sarebbe stato diverso (vedi anche
Pagine Ebraiche, 2009, n. 1, p. 23). Scrive Richard Cohen sul
Washington Post che il fatto che il rapporto Goldstone sia stato
accettato da tutto il mondo dimostra come il prestigio morale di
Israele sia crollato ai minimi livelli. La verità, invece, è che questo
rivela il livello di acuto pregiudizio che esiste in tutto il mondo nei
confronti di Israele. È anche vero che Israele ha compiuto un errore
imperdonabile quando ha deciso di non collaborare con la commissione
d'inchiesta. Ma il danno che Goldstone e i suoi compari hanno causato
all'immagine di Israele è stato fatto, ed è danno irreversibile.
Goldstone avrebbe dovuto riflettere prima e non dopo sull'evidente
parzialità della commissione da lui presieduta, e sull'evidente
distorsione dei fatti portati a sua conoscenza. Goldstone ha tradito la
sua missione di giudice e si è comportato da irresponsabile. Anzi
diciamolo a chiare lettere: da imbecille.
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È
Yom Hazikaron, anticipata la finalissima di Eurolega |
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Alla
fine ha vinto il buon senso. E così la richiesta del Maccabi Tel Aviv
di spostare l'orario della finalissima per fare in modo che non
coincida con Yom Hazikaron, ricorrenza in cui viene reso omaggio ai
soldati uccisi e alle vittime del terrorismo, è stata accolta dal
comitato organizzatore della Final Four di Eurolega in programma a
Barcellona dal 6 all’8 maggio. La finalissima si svolgerà quindi alle
16.30 (17.30 ora di Israele) e non più alle 20.45 inizialmente
previste. Il club di Tel Aviv aveva minacciato di disertare la Final
Four se le sue richieste non fossero state accolte visto che in
occasione di Yom Hazikaron è vietata la pratica di attività sportive in
segno di rispetto per la solennità della giornata. Soddisfazione è
stata espressa da dirigenti e staff tecnico del Maccabi. “Sono grato ai
nostri dirigenti che hanno lavorato duro per risolvere il problema –
spiega l’allenatore David Blatt – ma anche alla Federazione che ci è
venuta incontro facendo la cosa che era più giusto fare in questo
momento”. Risolta la controversia organizzativa, il quintetto
israeliano dovrà ora prepararsi al meglio per conquistare l’accesso
alla sfida che mette in palio l’Europa del basket. Il nome della
squadra contro cui duellare in semifinale sarà noto questa sera al
termine dello spareggio che nei quarti di finale del torneo vede
opposte Real Madrid e Valencia. Comunque vada una sfida in salsa
spagnola.
Adam Smulevich
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Il Libro in rima
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“L'utile per iscopo, il vero
per soggetto, l'interessante per mezzo”. Forse ispirato dalla nota
dichiarazione di poetica di Alessandro Manzoni, Massimo Foa ha
realizzato un'inedita traduzione italiana in versi dell'intero testo
del Pentateuco. Il suo lavoro è stato pubblicato dalla casa editrice
torinese Accademia vis vitalis con il titolo: Torah in rima.
“La Torah è il Libro per antonomasia, il fondamento di quel monoteismo
che costituisce la base della civiltà occidentale", spiega Massimo Foa.
"Una narrazione che tocca la creazione del del mondo, i primi passi
dell'umanità, l'epopea dei patriarchi e delle tribù d'Israele. Ma non è
solo una storia, è innanzitutto una Legge”. Il testo fondamentale,
l'insegnamento, la tradizione dell'ebraismo.
Tuttavia, la lettura in prosa della Torah è lenta e difficoltosa. Un
accesso non liturgico al testo non è a disposizione di tutti. Torah in
rima è un'opera che si ripropone di essere fedele al testo originale, e
allo stesso tempo più scorrevole e fluida. Dunque, più accessibile. La
rima baciata – “che uno psicologo mi suggerì essere la più profonda,
nonostante l'apparenza infantile”, racconta l'autore – è il miele con
cui somministrare la medicina, la forma che rende il messaggio biblico
più appetibile per il grande pubblico.
Massimo Foa, nato a Cuorgnè
nel 1943, non è nuovo a questo tipo di
lavoro. Prima di avventurarsi nel testo biblico, l'imprenditore di
origini valdostane ha iniziato la sua avventura filologico-letteraria
con le Selichot, composizioni liturgiche per le Solennità penitenziali,
anch'esse tradotte in italiano e rimate.
Le traduzioni italiane più diffuse dei testi centrali della tradizione
ebraica sono assai spesso datate, di matrice rabbinica, senza ambizioni
letterarie. L'importanza storico-culturale dell'opera dei rabbini
traduttori è indiscutibile: ha consentito ai meno dotti di avvicinarsi
alla comprensione dei testi, un'apertura epocale. Oggi, tuttavia, anche
tali traduzioni appaiono a molti ostiche, farraginose. L'originalità
dell'opera di Foa - questo l'auspicio dell'operazione editoriale –
potrebbe invitare alla lettura fette di pubblico sempre più ampie. Rav
Alberto Somekh, che firma la prefazione dell'opera, si augura “la
pubblicazione di nuovi lavori che mettano in 'molli versi' i preziosi
contributi della nostra Tradizione”.
Manuel Disegni
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Chi non siamo
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Il
Tizio della Sera si è accorto di dire un sacco di parolacce senza
saperlo: mentre parla con qualcuno, oppure ragiona dentro di sé, ecco
che lui dice: caz...vaff...stro...E'
eloquio "naturale". Lo fa anche ragionando a voce alta in una
stanza dove è solo. Dice parolacce senza saperlo persino mentre parla
confidenzialmente con il Creatore, la sera prima di dormire:
"Scusa, Signore, ma quello è un grande stro..
te lo dico io.". L'altro giorno il Tizio se n'è accorto e ha
riso.
Ma non pensava alle parolacce, lui si credeva che lo
sbaglio
fosse di aver pensato che il Signore che sa tutto non sapesse di già
che quello lì è un grande stron-eccetera. Il Tizio pensa di
essere
così abituato ad avercela con qualcuno, che dice stro e vaff anche quando
è calmo e dice parolacce senza motivo. Sono parole andate a male,
automatiche, come se la rabbia andasse in discesa e continuasse a
correre per inerzia, marcita, un'ora dopo, un giorno dopo, un anno
dopo. Il Tizio ha notato che non è l'unico a fare così, molti
fanno così, e per qualche giorno è stato veramente soddisfatto. Poi
ieri mattina, mentre con rispetto parlando era in bagno, ha pensato: le
parolacce automatiche sono mancanza di controllo. Quando uno le
dice-pensa, non sa che le sta pensando-dicendo; e chi siamo se non
sappiamo cosa stiamo facendo? si è detto il Tizio dimenticando di
essere seduto in bagno. Chissà come succede che crediamo di essere noi
a dire una cosa, mentre magari è stato un altro e noi la ripetiamo e
basta, ha pensato undici ore dopo il Tizio, mentre infornava le Lasagne
della Findus, che poi gli amici gli dicono bravo, mentre le ha
fatte Mario Findus. La stessa cosa delle parolacce, secondo il
Tizio, succede con le idee politiche che uno sforna come lasagne, senza
accorgersi che le ha fatte Mario Berlusconi. Ma lasagne a parte, la
differenza fra parolacce e idee politiche è che invece di dire stro...vaff...cazz...uno
dice Bush e Obama, con la scusa che non sono parolacce, ma idee tirate
addosso per far male, mentre le lasagne le mangi, mica le tiri addosso.
Se uno spiega: "Lo ha detto Obama, ma lo aveva detto Bush", non è
chiarimento, ma un modo di dire a quello di fronte: "Tu e Obama siete
due colossalI stro...". Se invece uno spiega: "Lo ha detto
Bush e
guarda come siamo ridotti", è per dire: "Sei cieco e non vedi neanche
che faccia di cu...avete
Bush e specialmente tu". Ma poi, uno pensa di pensare e invece è
pensato da dei pensieri.
Il
Tizio della Sera
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Ragionevolezza e
speranza all’orizzonte di Israele
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Un
barlume di ragionevolezza, un appiglio di speranza animano da ieri d’un
tratto il dibattito in Israele e offrono nella Diaspora a movimenti
d’opinione crescenti quali Jstreet negli USA e Jcall in Europa un
impulso positivo all’azione per la pace.
Reagendo all’immobilismo
del governo Netanyahu mesi dopo l’interruzione della moratoria sugli
insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est e quindi la paralisi
del negoziato di pace con l’ANP, un gruppo vario di israeliani – che
potremmo definire esponenti del “centro pragmatico e moderato”, in cui
spiccano membri illustri dell’establishment militare e di sicurezza,
attivi soprattutto negli anni post-Oslo sino al fallimento dei
negoziati di Camp David e Taba del 2000-01 – ha reso pubblico ieri un
documento che delinea gli elementi di una “Iniziativa di pace
israeliana”. .Gli elementi riprendono i “parametri di Clinton” del
2000, gli “accordi di Ginevra” del 2003 e i termini del negoziato del
2008 fra il governo di Olmert-Livni e l’ANP, rivelati dai “Palestine
papers” diffusi di recente da Wikileaks - molto avanzato sulle
questioni dei confini, degli insediamenti e dei dispositivi di
sicurezza del nascente stato palestinese, ancora irrisolto su quelle
della divisione di Gerusalemme e dello status dei rifugiati palestinesi.
Inoltre,
contano forma e tempi. E’ un’iniziativa di pace che muove da Israele e
si rifa a quell’iniziativa analoga approvata dalla Lega Araba nel 2002,
ribadita nel 2007 e ratificata anche dalla World Islamic Conference,
un’offerta di accordo e di relazioni diplomatiche normali con Israele,
che i suoi governi hanno per lo più ignorato con inutile e colpevole
compunzione.
I tempi sono cruciali. L’iniziativa coglie il
ribollire delle rivolte nel mondo arabo, l’incertezza circa il loro
esito sia democratico interno sia esterno per quanto concerne i
rapporti con Israele: l’Egitto è in questo contesto il caso più
importante dove le forze in campo nelle imminenti elezioni, cioè i
Fratelli mussulmani, i partiti tradizionali come il Wafd e forse anche
i movimenti dei giovani anelanti alla democrazia ma ancora esclusi
dalla politica organizzata, tendono a un atteggiamento più rigido verso
Israele, più solidale con Hamas che non con Al Fatah, e forse a una
revisione del trattato di pace del 1979, ma sono rilevanti anche i
mutamenti in atto in Siria, Libano e nei paesi del Golfo.
Infine,
l’incombere il prossimo settembre, non tanto della possibile
dichiarazione unilaterale di indipendenza della Palestina voluta
dall’ANP di Abu Mazen e Salim Fayad, quanto del suo riconoscimento da
parte di molti paesi in seno all’ONU e del conseguente aggravarsi
dell’isolamento diplomatico di Israele. Un isolamento, a cui partiti e
opinione pubblica di destra sembrano indifferenti, mostrando di reagire
con tracotanza – come la sequenza di recenti misure di stampo razzista
contro i cittadini arabi di Israele presentate alla Knesset conferma –
e quasi con il narcisismo dell’ideologia del “..il mondo è tutto contro
di noi, ma la nostra forza è nell’essere fermi e duri sulle nostre
posizioni …”, ma che è pericolosamente autodistruttivo per un futuro di
pace e di normalità del paese.
Giorgio
Gomel
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E infatti... siamo
tutti coloni
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IIn
riferimento al dibattito sviluppatosi su queste colonne è necessario
gridare a gran voce: "E infatti siamo tutti coloni". Tra le tante e
svariate motivazioni basta sottolinearne una per tutte. Il fatto che
gli arabi non si accontentano della cosiddetta West Bank, o Giudea e
Samaria che dir si voglia, e che di conseguenza richiedono il ritorno
dei profughi che abbandonarono il Paese nel 1948. Questi profughi che
per sessantatre anni sono stati fatti rimanere volutamente dai loro
"fratelli" arabi nei cosiddetti campi profughi come leva per far
pressioni su Israele, vorrebbero riprendersi le case che abbandonarono
nel 1948 non solo a Giaffa e a Haifa, ma anche quelle del villaggio di
Shekh Munis su cui è stata costruita l'Università di Tel Aviv, così
come quelle nel bel mezzo del quartiere di Talbyye nella zona ovest di
Gerusalemme dove si trova adesso la residenza ufficiale del Presidente
dello Stato. La quantità di persone raggiunta oggi da questi profughi
perenni con tutti i loro discendenti ed affini raggiungerebbe oggi
svariati milioni di individui che sommergerebbero completamente
Israele. Ecco perché infatti l'Autorità Palestinese, parlando in
maniera politically-correct, pone sempre come conditio sine qua non per
qualsiasi tipo di accordo la soluzione del "problema profughi".
Andrea
Yaakov Lattes,
Università Bar Ilan
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notizie
flash |
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rassegna
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Gerusalemme
- Lo Shin Bet smantella cellula filo Hamas
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Leggi la rassegna |
I servizi di sicurezza israeliani dello Shin Bet hanno reso noto che
una cellula filo-Hamas composta da almeno cinque attivisti islamici
arabi residenti nell'area di Gerusalemme est e dintorni è stata
smantellata nelle ultime settimane. Secondo lo Shin Bet i cinque
pianificavano una serie di attentati nell'area di Gerusalemme. Stando
all'inchiesta, finora coperta dal segreto, il gruppo si sarebbe
costituito tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, all'epoca
dell'offensiva militare israeliana contro la Striscia di Gaza,
l'enclave palestinese controllata dagli integralisti di Hamas.. .»
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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 |
Dafdaf
è il giornale ebraico
per bambini |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
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