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13 settembre 2011 - 14 Elul 5771
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

“... A chi sa rinunciare alle proprie tendenze caratteriali (si comporta con indulgenza con gli altri),  le colpe gli vengono perdonate...” (Talmùd, Yomà, 87 b). Contrariamente a  ciò che facciamo abitualmente, in questi giorni di preparazione ai Giorni del Giudizio dovremmo essere flessibili con gli altri e rigorosi con noi stessi.

 
Dario
 Calimani,
 anglista


Dario Calimani

Gira un interessante video su Youtube: illustra la strategia di produzione del pregiudizio antiisraeliano all'interno delle Nazioni Unite, ad opera dei paesi arabi in collaborazione con il blocco 'ex-comunista'. Vale la pena di vederlo e di diffonderlo. 
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davar
Qui Roma - Nuove strategie per i Centri comunitari
È in fase conclusiva la grande Conferenza mondiale dei centri comunitari ebraici organizzata in questa sua seconda edizione al Centro Il Pitigliani di Roma. Coinvolti nell'iniziativa una cinquantina di delegati in rappresentanza dei circa 1100 centri aderenti alla Confederazione, vera e propria casa comune per milioni di ebrei in tutto il mondo. Per l'occasione i partecipanti erano chiamati a portare un contributo al consolidamento di un network internazionale che, fondato nel 1977 a Gerusalemme con lo scopo di promuovere la continuità e l'aggregazione del mondo ebraico nella Diaspora, da tempo agisce nel segno della cultura, dell'identità e del confronto costante con la società. Come recitava il motto dell'iniziativa, esiste “un solo popolo ebraico”. Ed è stata appunto la ricerca di un percorso comune il punto nodale delle riflessioni e degli interventi di queste intense giornate romane. Progettualità e strategie sinergiche hanno trovato un momento fondamentale nella discussione e nella deliberazione del piano strategico quinquennale. Tra le altre sono state affrontate le seguenti tematiche: scenari futuri per il popolo ebraico alla luce di un recente studio del Jewish People Policy Planning Institution, il ruolo dei Centri Comunitari ebraici in campo educativo, i Centri Comunitari ebraici come comunità di cura, il ruolo dei Centri Comunitari ebraici nell'Europa che cambia.

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pilpul
Dieci anni dopo
Il crollo delle Torri gemelle consegnò al mondo l’immagine ostile, terribile e inedita del terrorismo islamico. La potenza delle immagini rese quell’atto patrimonio di tutta l’umanità, immediatamente in grado di cogliere la novità del momento nell’evoluzione della storia. Mentre tutto il mondo si apprestava a celebrare il decennale della strage, una folla inferocita assaliva l’ambasciata israeliana al Cairo, costringendo alla fuga i diplomatici e lasciando alcuni morti sulla strada. La violenza ha inaugurato la visita del premier turco Erdogan, che in questi giorni si reca anche in Tunisia e Libia. Rispetto a dieci anni fa la situazione appare molto diversa: se Al-Qaeda sembra decisamente più debole rispetto ad allora, si fa spazio la possibilità concreta di un Mediterraneo «primaverile» in cui la conquista democratica va sistematicamente a braccetto con l’Islam politico. Probabilmente sotto l’egida della Turchia, potenza regionale sempre più emergente.
Negli scorsi mesi le piazze arabe non hanno bruciato bandiere americane o israeliane, ma le cose diventano più incerte col passare del tempo. Per questa ragione ci troviamo a un bivio decisivo: dopo aver completamente ignorato le tensioni che agitavano questi paesi (età media 25 anni e tasso di disoccupazione più alto del pianeta), l’Occidente e Israele devono rifuggire due tentazioni opposte e ugualmente pericolose. Non vanno certamente sottovalutati i rischi delle «primavere» arabe, ignorando gli elementi inquietanti: l’ambiguità dell’Egitto, la violenza del regime siriano, l’attivismo ostile di Ankara. Ma allo stesso modo va scansato lo schema neo-con di bushiana memoria, che metteva al centro il conflitto: l’obiettivo, oggi più che mai, è quello di un Mediterraneo e di un Medioriente pacificato, in cui la cooperazione eviti le baionette e i diritti rimpiazzino gli scafisti. 

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas

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notizie flash   rassegna stampa
Misure di sicurezza straordinarie  all'ambasciata israeliana di Amman 
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Dopo l’assalto all’ambasciata israeliana al Cairo, le autorità giordane hanno deciso di rafforzare la protezione della sede di Amman Lo riferisce la televisione commerciale israeliana, Canale 10. Alcuni testimoni oculari hanno riferito di avere visto «due veicoli blindati e un massiccio spiegamento di poliziotti lungo una delle strade principali che conducono all’ambasciata». Israele per ora non ha rilasciato commenti ufficiali.
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È un momento difficilissimo per Israele, questo, in cui si accumulano difficoltà e sfide dovute solo in parte alla sua azione politica. Innanzitutto siamo alla vigilia della presentazione all'Onu della domanda di riconoscimento da parte dell'Autorità Palestinese, che avrà un significato politico importante, se non giuridico (val la pena di leggere il quadro tracciato da Panella sul Foglio; poi Picasso su Liberal). 

Ugo Volli












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