Stiamo concludendo, b"h, un
anno di crescita della nostra Comunità. Quest'anno abbiamo una nuova
famiglia da Israele che è venuta ad abitare nella nostra città. La
Comunità ha accolto questa famiglia con l'intenzione di investire sul
proprio futuro, in maniera concreta e senza grandi annunci.
Insieme a questo è stato ripristinato il talmud torà, con una rotazione
delle famiglie che ospitano i bambini e i loro genitori ogni settimana
in una casa diversa. Ci auguriamo e auguriamo a tutto il popolo
d'Israel e agli ebrei italiano che anche quest'anno sia un anno di
crescita.
Leshana tova tikatevu besefer hachaim
Beniamino
Goldstein, rabbino capo di Modena e Reggio Emilia
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Qui
Merano - Un anno per la serenità
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Un dolcissimo anno di pace e
serenità a tutto il popolo di Israele dalla comunità più settentrionale
d’Italia.
Eli
Rossi
Innerhofer, presidente della Comunità ebraica di Merano
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Qui
Verona - Un anno per le buone notizie
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Il Consiglio della Comunità
e tutti gli iscritti fanno i migliori auguri per le
prossime festività a tutte le Comunità italiane con speranza che il
5772 sia foriero di notizie e situazioni migliori di quelle dell’anno
passato.
Carlo
Rimini,
presidente della Comunità ebraica di Verona
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Qui
Roma
- La fanfara dei Bersaglieri al Portico d'Ottavia
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Percorrono l’ultimo tratto
di strada a passo di corsa, la musica incalzante che accompagna il loro
trotto, uno sfoggio allegro di piume che sventolano a riscaldare la
brezza della prima notte di vero fresco autunnale. Accompagnati al
Portico d’Ottavia da due ali di folla entusiaste, i bersaglieri sono
arrivati ieri sera a Largo 16 Ottobre per concludere in bellezza i
festeggiamenti per il 141esimo anniversario della breccia di Porta Pia
e dell’apertura dei cancelli del Ghetto al cui interno gli ebrei
capitolini erano costretti da 315 anni.
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torna su ˄
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"Caro lettore..."
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Il livore antisraeliano, come
si sa, può assumere infinite forme: dall’odio urlato e omicida, da
“bava alla bocca”, alle più sfumate manifestazioni di leggera
avversione, sospetto, perplessità, passando per tutta l’infinita gamma
dei sentimenti umani. E quella del se, quanto, in quali casi, nei vari
tipi di ostilità (o di non amicizia) si celino atteggiamenti
antisemiti, è una vecchia, tediosa e insolubile questione.
Ma certamente, fra gli infiniti modelli di antipatizzanti, un posto
speciale merita Sergio Romano. Colto, affabile, pacato, dialettico,
Romano non si arrabbia mai, non alza mai il tono della voce, neanche se
qualcuno gli versa una bottiglia di birra sulla testa. Nelle sue
argomentazioni c’è sempre un po’ di comprensione per tutti, anche per i
“cattivi”, le cui azioni vanno sempre contestualizzate, inquadrate,
storicizzate, bilanciate con le immancabili mancanze dei “buoni”, che
Romano, più saggio e più equilibrato di re Salomone, ricorda con
doverosa pignoleria. Romano sarebbe stato un notaio perfetto, un
arbitro di calcio insuperabile, un papa eccezionale, davvero ecumenico,
universale.
L’unico caso in cui la perfettissima, calibratissima equidistanza di
Romano viene meno, è quando gli capita di argomentare su uno dei suoi
temi preferiti, ovverosia Israele. Non solo l’Israele Stato,
indipendente dal 1948, ma anche i suoi lontani precedenti, fin dagli
albori del sionismo, nonché i legami tra Israele e il mondo esterno, le
opinioni di chiunque parli, scriva o pensi di Israele. Non che, in
questi casi, Romano perda la sua proverbiale calma. Questo mai, per
carità. Solo che, quando si tratta di Israele, Romano non cerca (o
forse lo cerca, ma non lo trova?) il benché minimo argomento a favore
dello Stato ebraico, sia pure addotto per lenirne minimamente le
terribili colpe. Israele, i suoi fondatori, cittadini, sostenitori,
giustificatori ecc., hanno sempre, immancabilmente torto. Sempre.
Qualche volta, Romano, magnanimo, ospita nella sua rubrica di lettere
sul Corriere della Sera il timido tentativo di protesta da parte di
qualche lettore insoddisfatto (l’ultimo, per esempio, Franco Cohen, lo
scorso 15 settembre), per riservare al malcapitato il trattamento che
merita: “Caro Cohen (Romano chiama sempre ‘cari’ i suoi lettori, è
davvero molto buono, o forse sono tutti amici suoi, boh…) …temo di
avere opinioni diverse dalle sue”. E giù montagne di dati, cifre,
documenti, statistiche, prove inoppugnabili, atte a distruggere
qualsiasi avversario. Abilissimo nell’accostare argomenti di diversa
provenienza, specializzato nell’estrapolare giudizi critici su Israele
da parte di commentatori ebrei (è molto facile trovarli, e poi valgono
di più, non è vero?) Romano usa la penna come un fioretto, con
l’eleganza e la freddezza del più abile dei moschettieri. Come Mohammed
Alì, “vola come una farfalla, punge come una vespa”. L’avversario è al
tappeto, Israele ha torto.
Romano è talmente bravo che ha convinto anche me. Israele ha torto, ma,
se avessi il coraggio di scrivergli una lettera, ci sarebbe una cosa,
una sola, che non mi è chiara, e che vorrei chiedergli. “Signor Romano,
è vero, i sionisti compirono un sopruso, e poi gli israeliani si sono
sempre comportati male, sotto tutti i governi, in pace e in guerra, sui
campi di battaglia come al bowling, al bar, sulla spiaggia. Ma come è
possibile che un intero popolo, da qualsiasi parte del mondo provenga,
qualsiasi cosa faccia, di generazione in generazione, faccia sempre
male? Neanche di un singolo mostro si potrebbe mai dire una cosa del
genere: Hitler, Stalin, Gengis Kahn, qualche volta avranno pagato il
dovuto al loro barbiere, non avranno barato nel giocare a carte, non
avranno buttato le cartacce per strada. Come mai con Israele, e solo
con Israele, si è realizzato l’insondabile mistero del ‘torto perenne’?”
Ma è una domanda che non gli rivolgerò. Non gli scriverò, non solo per
non essere da lui massacrato sul ring, ma, soprattutto, per non
sentirmi chiamare “caro Lucrezi”.
Francesco
Lucrezi, storico
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Israele e Palestina
alle Nazioni Unite
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Su Pagine ebraiche di settembre
ricordavo che in un incontro svoltosi a Parigi sotto gli auspici di
JCALL – il movimento ebraico europeo costituitosi un anno fa in favore
del negoziato di pace basato sul principio di “Due popoli, due stati” -
si era discusso delle implicazioni per Israele e Palestina dei
rivolgimenti in atto nel mondo arabo e dell’immobilismo inquietante del
governo di Israele.
Giorgio
Gomel
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Kasher,
progetti in Molise
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Il rav Riccardo Di Segni e il presidente della Regione Molise Michele
Iorio hanno recentemente firmato una dichiarazione di intenti
che ha il fine di promuovere la produzione di prodotti kasher da parte
di aziende molisane. La visita del rav Di Segni è stata sollecitata
dallo stesso Iorio in seguito a un incontro avvenuto a Roma nel mese di
gennaio.
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Siamo finalmente quasi giunti
al fatidico giorno; la richiesta dei palestinesi all'ONU per il
riconoscimento dello stato di Palestina e le opinioni in merito di
uomini politici, commentatori e giornalisti sono, da molti giorni,
portati all'attenzione del mondo intero.
Emanuel Segre Amar
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italiano |
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