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21 settembre 2011 - 22 Elul 5771
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david sciunnach David
Sciunnach,
rabbino 

È scritto nella Parashà di questa settimana: “…perché  forse in mezzo a voi potrebbe esserci una radice che produce veleno o assenzio.”(Devarim 29, 17) I Maestri ci fanno notare che le iniziali di queste parole “Shoresh Porè Rosh Velaana” sono le stesse lettere della parola “Shofar” – corno. Il suono dello Shofar risveglia l’uomo a tornare a Dio ed a compiere quel grande atto di riconciliazione con Esso chiamato e conosciuto da tutti come Teshuvà. Da ciò s’impara che lo Shofar ha la forza per estirpare quelle radici negative che sono veleno ed assenzio per l’anima.

 Davide  Assael,
ricercatore



davide Assael
Si svolge in questi giorni il Festival di Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo. Al di là dell’evento, più che altro utile alle casse dei commercianti delle città (dato per niente trascurabile), bisogna dire che è alquanto desolante il panorama filosofico contemporaneo. L’ultima moda è, pensate un po’, la disputa fra reales e nominales (una novità sconcertante). Specificità italiana, che certo si estende ben al di là dell’ambito filosofico, è che i più accesi sostenitori di una tesi sono coloro che hanno passato la vita sulla sponda opposta. E intanto il mondo brucia senza che si registri una sola voce filosofica capace di incidere sui destini del pianeta. Non ci si potrà certo lamentare della sempre maggiore distanza fra potere e cultura: che se ne fa il potere di un pensiero così autoreferenziale?

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davar
Qui Ancona - Un anno per costruire
La comune preghiera per la Pace tenutasi nella nostra storica Sinagoga levantina con la partecipazione della Comunità di Ancona e di una autorevole delegazione delle Chiese Cristiane, officiata dal rabbino capo rav Giuseppe Laras, ha rappresentato un passo importante nel cammino del dialogo interreligioso fondato sul rispetto reciproco. Questo sia per noi un invito a rafforzare i rapporti all’interno della nostra Comunità, a essere noi stessi attuando meglio la vita tradizionale ebraica, sia un impegno a far riemergere la nostra identità come è radicata negli insegnamenti dei nostri Maestri. Sia il 5772 un anno in cui le Comunità, piccole e grandi, si impegnino per l’educazione e la cultura, costruiscano relazioni di vera conoscenza e riconoscano una necessità di rapporti, una storia e una tradizione comuni.
Shanà Tovà Umetukà

Bruno Coen, presidente della Comunità ebraica di Ancona

Qui Venezia - Un anno per l'unità
Ci prepariamo al prossimo Rosh HaShanà in una situazione densa di incognite che riguardano l’avvenire economico e sociale dell’Europa nella quale ci troviamo, le linee future lungo le quali saranno diretti i movimenti di rivolta del mondo arabo, i rischi che risentimenti e rivendicazioni, pur giusti, vengano incanalati contro il mondo ebraico. Come in passato, sapremo affrontare questa situazione se manterremo uno spirito unitario al nostro interno, senza portare fra di noi le contrapposizioni e le fratture che segnano il mondo che ci circonda.

Amos Luzzatto, presidente della Comunità ebraica di Venezia

Qui Modena - Un anno per lo studio
Stiamo concludendo, b"h, un anno di crescita della nostra Comunità. Quest'anno abbiamo una nuova famiglia da Israele che è venuta ad abitare nella nostra città. La Comunità ha accolto questa famiglia con l'intenzione di investire sul proprio futuro, in maniera concreta e senza grandi annunci.
Insieme a questo è stato ripristinato il talmud torà, con una rotazione delle famiglie che ospitano i bambini e i loro genitori ogni settimana in una casa diversa. Ci auguriamo e auguriamo a tutto il popolo d'Israel e agli ebrei italiano che anche quest'anno sia un anno di crescita.
Leshana tova tikatevu besefer hachaim

Beniamino Goldstein, rabbino capo di Modena e Reggio Emilia

Qui Merano - Un anno per la serenità
Un dolcissimo anno di pace e serenità a tutto il popolo di Israele dalla comunità più settentrionale d’Italia.

 
Eli Rossi Innerhofer, presidente della Comunità ebraica di Merano


Qui Verona - Un anno per le buone notizie
Il Consiglio della Comunità e tutti gli iscritti fanno i migliori auguri per le prossime festività a tutte le Comunità italiane con speranza che il 5772 sia foriero di notizie e situazioni migliori di quelle dell’anno passato.

 

Carlo Rimini, presidente della Comunità ebraica di Verona


Qui Roma - La fanfara dei Bersaglieri al Portico d'Ottavia
Percorrono l’ultimo tratto di strada a passo di corsa, la musica incalzante che accompagna il loro trotto, uno sfoggio allegro di piume che sventolano a riscaldare la brezza della prima notte di vero fresco autunnale. Accompagnati al Portico d’Ottavia da due ali di folla entusiaste, i bersaglieri sono arrivati ieri sera a Largo 16 Ottobre per concludere in bellezza i festeggiamenti per il 141esimo anniversario della breccia di Porta Pia e dell’apertura dei cancelli del Ghetto al cui interno gli ebrei capitolini erano costretti da 315 anni. 


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pilpul
"Caro lettore..."
Francesco LucreziIl livore antisraeliano, come si sa, può assumere infinite forme: dall’odio urlato e omicida, da “bava alla bocca”, alle più sfumate manifestazioni di leggera avversione, sospetto, perplessità, passando per tutta l’infinita gamma dei sentimenti umani. E quella del se, quanto, in quali casi, nei vari tipi di ostilità (o di non amicizia) si celino atteggiamenti antisemiti, è una vecchia, tediosa e insolubile questione.
Ma certamente, fra gli infiniti modelli di antipatizzanti, un posto speciale merita Sergio Romano. Colto, affabile, pacato, dialettico, Romano non si arrabbia mai, non alza mai il tono della voce, neanche se qualcuno gli versa una bottiglia di birra sulla testa. Nelle sue argomentazioni c’è sempre un po’ di comprensione per tutti, anche per i “cattivi”, le cui azioni vanno sempre contestualizzate, inquadrate, storicizzate, bilanciate con le immancabili mancanze dei “buoni”, che Romano, più saggio e più equilibrato di re Salomone, ricorda con doverosa pignoleria. Romano sarebbe stato un notaio perfetto, un arbitro di calcio insuperabile, un papa eccezionale, davvero ecumenico, universale.
L’unico caso in cui la perfettissima, calibratissima equidistanza di Romano viene meno, è quando gli capita di argomentare su uno dei suoi temi preferiti, ovverosia Israele. Non solo l’Israele Stato, indipendente dal 1948, ma anche i suoi lontani precedenti, fin dagli albori del sionismo, nonché i legami tra Israele e il mondo esterno, le opinioni di chiunque parli, scriva o pensi di Israele. Non che, in questi casi, Romano perda la sua proverbiale calma. Questo mai, per carità. Solo che, quando si tratta di Israele, Romano non cerca (o forse lo cerca, ma non lo trova?) il benché minimo argomento a favore dello Stato ebraico, sia pure addotto per lenirne minimamente le terribili colpe. Israele, i suoi fondatori, cittadini, sostenitori, giustificatori ecc., hanno sempre, immancabilmente torto. Sempre.
Qualche volta, Romano, magnanimo, ospita nella sua rubrica di lettere sul Corriere della Sera il timido tentativo di protesta da parte di qualche lettore insoddisfatto (l’ultimo, per esempio, Franco Cohen, lo scorso 15 settembre), per riservare al malcapitato il trattamento che merita: “Caro Cohen (Romano chiama sempre ‘cari’ i suoi lettori, è davvero molto buono, o forse sono tutti amici suoi, boh…) …temo di avere opinioni diverse dalle sue”. E giù montagne di dati, cifre, documenti, statistiche, prove inoppugnabili, atte a distruggere qualsiasi avversario. Abilissimo nell’accostare argomenti di diversa provenienza, specializzato nell’estrapolare giudizi critici su Israele da parte di commentatori ebrei (è molto facile trovarli, e poi valgono di più, non è vero?) Romano usa la penna come un fioretto, con l’eleganza e la freddezza del più abile dei moschettieri. Come Mohammed Alì, “vola come una farfalla, punge come una vespa”. L’avversario è al tappeto, Israele ha torto.
Romano è talmente bravo che ha convinto anche me. Israele ha torto, ma, se avessi il coraggio di scrivergli una lettera, ci sarebbe una cosa, una sola, che non mi è chiara, e che vorrei chiedergli. “Signor Romano, è vero, i sionisti compirono un sopruso, e poi gli israeliani si sono sempre comportati male, sotto tutti i governi, in pace e in guerra, sui campi di battaglia come al bowling, al bar, sulla spiaggia. Ma come è possibile che un intero popolo, da qualsiasi parte del mondo provenga, qualsiasi cosa faccia, di generazione in generazione, faccia sempre male? Neanche di un singolo mostro si potrebbe mai dire una cosa del genere: Hitler, Stalin, Gengis Kahn, qualche volta avranno pagato il dovuto al loro barbiere, non avranno barato nel giocare a carte, non avranno buttato le cartacce per strada. Come mai con Israele, e solo con Israele, si è realizzato l’insondabile mistero del ‘torto perenne’?”
Ma è una domanda che non gli rivolgerò. Non gli scriverò, non solo per non essere da lui massacrato sul ring, ma, soprattutto, per non sentirmi chiamare “caro Lucrezi”.

Francesco Lucrezi, storico

Israele e Palestina alle Nazioni Unite
giorgio gomelSu Pagine ebraiche di settembre ricordavo che in un incontro svoltosi a Parigi sotto gli auspici di JCALL – il movimento ebraico europeo costituitosi un anno fa in favore del negoziato di pace basato sul principio di “Due popoli, due stati” - si era discusso delle implicazioni per Israele e Palestina dei rivolgimenti in atto nel mondo arabo e dell’immobilismo inquietante del governo di Israele. 

Giorgio Gomel


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Kasher, progetti in Molise
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Il rav Riccardo Di Segni e il presidente della Regione Molise Michele Iorio hanno recentemente firmato  una dichiarazione di intenti che ha il fine di promuovere la produzione di prodotti kasher da parte di aziende molisane. La visita del rav Di Segni è stata sollecitata dallo stesso Iorio in seguito a un incontro avvenuto a Roma nel mese di gennaio.
 

Siamo finalmente quasi giunti al fatidico giorno; la richiesta dei palestinesi all'ONU per il riconoscimento dello stato di Palestina e le opinioni in merito di uomini politici, commentatori e giornalisti sono, da molti giorni, portati all'attenzione del mondo intero.  

Emanuel Segre Amar











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