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25 settembre 2011 - 26 Elul 5771 |
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Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino
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"Atem Nitzavim Hayom Kulchem:
oggi voi tutti siete qui". Shimshon Refael Hirsh nota
che Nitzavim deriva da Matzevah: monumento, stele, elemento di
stabilità. Moshe, nel suo ultimo discorso, dice al
popolo: "Voi siete il fondamento, la forza, il futuro e gli eterni
portatori della fiamma della Torah. Io sono semplicemente un leader che
passerà e si sposterà negli annali della storia. Tutti i leader che mi
seguiranno faranno la stessa fine. L'ascesa e la caduta del popolo di
Israele sarà esclusivamente sulle vostre spalle."
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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La discussione, su cui molti
si sono accalorati in questi giorni, è già avvenuta 64 anni fa da parte
dello stesso organo. Quell’organo ha già deliberato allora, e allora
deliberò per la nascita di 2 Stati.
La storia da allora ha viaggiato in modo che di Stato ne venisse fuori
uno solo dei due. L’altro non si affermò per molte ragioni: non ultimo
il fatto – anche questo sarebbe bene dirlo - che chi oggi difende le
ragioni dei palestinesi semplicemente non voleva nessuno dei due Stati,
64 anni fa. In ogni caso uno Stato non è un regalo, bensì il risultato
di una struttura complessa preesistente. Vuol dire scuole, sanità, una
struttura di autodifesa, burocrazia, economia, finanza, classe
politica, partiti politici e un governo autorevole in grado di
governare i propri governati. E alla fine uno Stato è anche, non
sempre, ma spesso e in Età moderna e contemporanea spessissimo, il
risultato di una guerra civile, di un conflitto interno fatto tra
fazioni di uno stesso popolo, dove una parte perde, anche militarmente
e non solo elettoralmente, e una vince e governa. Altrimenti quella
realtà è solo il risultato di una tregua o di una coabitazione dal
futuro incerto.
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Qui Firenze - Un anno per riscoprire
la nostra identità |
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Da Firenze mando auguri di
Shanà Tovà a tutte le kehilot e gi ebrei d’Italia per un anno di
approfondimento e riavvicinamento alle nostre radici e anima ebraica.
Anima che pensa, medita e canta con il linguaggio e i simboli della
Torà e della nostra tradizione. Ama il tuo prossimo come te stesso,
Rimani fedele al tuo D-o ma ricordati che non hai visto nessuna
immagine a Horev, scrivi sulla tua mente le parole di questo cantico,
etc. Lo shofar,il lulav e la menorà, il canto dello shemang, il giro
dei Sefarim e i canti in onore della Torà secondo le usanze delle
nostre varie Kehilot.
Lo sguardo e l’ascolto profondo nel nostro animo ebraico ci aiuterà
riscoprire il legame con i nostri avi, la nostra storia, i suoni e i
profumi, le parole della nostra identità ebraica italiana. Auguro a
tutti noi di poter ricostruire questo anno la nostra identità e storia
ebraico-italiana. Ascoltando lo suono dello Shofar troveremo e capiremo
come legare il passato al futuro, la saggezza dei nostri avi a quella
delle generazioni future, rendendo eterni l’insegnamenti della Torà.
Con l’aiuto dei maestri ognuno di noi troverà la sua strada di ritorno,
il suo legame con l’ebraismo e la Torà. Torneremo cosi ad essere quello
che eravamo non molto generazioni fa. Un gruppo di ebrei capace di
abbinare le scienze, la poesia, la filosofia e la tecnica
alla Torà, illuminando il nostro essere e la nostra sapienza e cultura
articolata con il lume di Hashem. L’Eterno che ci guida dal profondo
del nostro essere verso il bene e la Geulà. Shanà Tovà u mongadim le
simchà a tutti.
Yoseph Levi,
rabbino capo di Firenze
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Qui Mantova - Un anno
per la crescita
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A Mantova si sta chiudendo
un anno che ha portato alla nostra Comunità tante cose, sono stati mesi
intensi; fra queste non mancano soddisfazioni e progetti felicemente
compiuti, sia in seno alla Comunità, sia insieme agli altri. Il resto,
ciò che ancora non siamo riusciti a realizzare, riparte con noi, con la
dolcezza e la forza aggregante del miele, augurandoci di poterlo
conquistare presto. Ci aspetta un nuovo anno di sfide, ma l’ebraismo
non è certo nuovo a queste. Auguro a tutte e tutti voi un Anno di
crescita, di impegno e di unità, le migliori garanzie per alimentare la
linfa vitale delle Comunità, specie quelle numericamente più piccole, e
dell’ebraismo italiano. Un pensiero speciale da Mantova va alla
Redazione del Portale: avete costruito un mezzo straordinario di
comunicazione, diffusione e confronto. Shanà tovà a tutti, col pensiero
che in ogni giorno possiamo trovare motivazione al rinnovamento,
all’apertura e al confronto, e motivo di consolidamento, nella nostra
cultura e tradizione, di generazione in generazione.
Fabio Norsa,
presidente della Comunità ebraica di Mantova
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Qui Ferrara
- Un anno per le radici
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Gli Iamim Noraim
rappresentano in qualche modo il momento di fare bilanci consuntivi
(come abbiamo adoperato l’anno trascorso?) e bilanci preventivi (cosa
ci proponiamo per quello che viene?). Se guardiamo indietro,
nell’Italia ebraica, non possiamo dire di aver combinato grandi cose.
Sono due, a mio modo di vedere, i punti sui quali dobbiamo porre
particolare attenzione e che generalmente trascuriamo perché presi
invece da urgenze più contingenti. Il primo è una maggiore vicinanza a
Israele che vive un momento non facile della sua esistenza e al quale
dobbiamo stringerci ricordando che Israele siamo noi. Il secondo punto
riguarda invece le contrapposizioni interne che lacerano le nostre
Comunità. Contrapposizioni molto forti che spesso toccano problemi di
scarsa importanza e che ci distraggono da quelli che dovrebbero essere
i nostri compiti di comunità in diminuzione numerica e con una
crescente antipatia nei nostri confronti. Riscontro a malincuore che
mentre l’Italia ebraica, specie nella fascia d’età più giovane, sta
oggi cercando nuovamente le sue radici, noi non siamo capaci di
rispondere adeguatamente. Spero quindi che le feste che ci accingiamo a
celebrare possano essere uno stimolo a riflettere in questo senso.
Shanà Tovà.
Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara
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Qui Parma - Un anno per
la partecipazione |
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Si avvicinano le festività
di inizio anno, un momento propizio per riflettere e parlare delle
attività, passate e future, delle nostre Comunità. La radice della
parola "shanà", anno, porta in sé il significato del cambiamento, della
trasformazione. Si potrebbe quindi intendere Rosh HaShana quale "inizio
del cambiamento". Siamo quindi chiamati, sia come individui
che come Comunità, a raccogliere e fare nostro questo invito a
trasformarci, a modificare i nostri comportamenti per
adeguarli a uno stile di vita ebraicamente migliore. Ma c’è
un ulteriore insegnamento che chi è alla guida delle Comunità (e non
solo) dovrebbe trarre dal nome di questa ricorrenza: il cambiamento
inizia dalla “testa”. Vale a dire che chi ricopre il ruolo di “testa”
ha il compito di essere principio e guida della trasformazione. Il
nuovo Consiglio della Comunità in questi mesi ha lavorato intensamente
per creare i presupposti per un autentico rinnovamento e rilancio delle
attività comunitarie. Tuttavia, a Parma come altrove, nulla sarà
possibile senza il contributo attivo di tutti gli iscritti. Estendendo
il ragionamento ad ogni ambito della nostra vita privata e
pubblica, rifacendomi anche alla parashà Ki tavo appena letta
che anticipa di un paio di settimane il clima di giudizio in cui ci
troveremo nel corso delle prossime ricorrenze, sforziamoci quindi di
comportarci meno da “coda” e più da “testa”. Auguro a tutti un nuovo
anno prospero di gioia e di letizia.
Giorgio
Yehuda Giavarini, presidente della Comunità ebraica di Parma
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Qui Roma - Israele,
parole e idee |
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È iniziato oggi il corso di
formazione Public Speaking e Hasbarà organizzato dall’assessorato alla
formazione dell’UCEI in collaborazione con il Bené Berith Giovani e
l’Ambasciata di Israele in Italia.
I saluti di apertura sono stati affidati a Claudia De Benedetti,
assessore alla formazione e vicepresidente UCEI. Claudia ha
sottolineato che grazie agli ottimi risalutati portati a casa dal
progetto Yeud – Future Leader Training nei due anni passati con la
formazione dei giovani leader comunitari, l’Unione ha deciso di aprire
un Centro Studi e Formazione che verrà inaugurato il 30 ottobre 2011 a
Milano. Il centro, che sarà diretto dal rav Roberto della Rocca,
direttore del Dipartimento Educazione e Cultura UCEI, avrà l’arduo
compito di estendere questo tipo di formazione ai politici, ai
segretari e ai rabbanim di tutte le comunità italiane. A seguire
l’intervento di Livia Link, consigliere per gli affari politici e
istituzionali dell’Ambasciata di Israele in Italia. Link ha posto
l’accento sull’importanza di raccontare Israele mettendo da parte il
conflitto per far conoscere nella quotidianità una realtà
nazionale che conta centinaia di primati in settori quali la
cultura, la ricerca, l’economia, i brevetti, high tech, etc....
La lezione vera e propria è iniziata con l’intervento di Neil Lazarus,
esperto di fama internazionale in tema di public speaking e media
training. Lazarus, special advisor del ministero degli affari esteri di
Israele, ha tenuto un intervento basato sull’interazione con i ragazzi.
Dopo una breve fotografia dello status quo strategico in Medio Oriente
ha passato il microfono agli studenti mettendoli davanti a una
telecamera per riprendere le tanto temute simulazioni. Ci piace
ricordare che il corso, che vede la partecipazione di diciassette
giovani ebrei italiani provenienti da 5 comunità, si sta
tenendo nella Sala del Centro Bibliografico UCEI dedicata alla memoria
Tullia Zevi z.l che è stato a capo dell’UCEI per tre lustri. Quale
miglior modo di ricordare chi della cultura e dei giovani ha fatto la
sua ragione di vita?
a.n
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L'esame di ammissione
alla Jeshivà del Rav Shimon Shkop
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I genitori di un bambino ebreo
povero nell'Europa Orientale decidono di separarsi dal figlio, anche se
questi avrebbe potuto aiuitarli, pur di permettergli di studiare Torà
in una Jeshivà di buon livello, come quella eccellente del Rav Shimon
Shkop. Il nostro bambino si prepara molto bene una pagina di Talmud e
quando si sente sicuro si mette in viaggio; non vi erano soldi per un
biglietto ferroviario ed il bambino va a piedi, fermandosi di notte in
piccole sinagoghe che trova nei villaggi, ricevendo un tocco di pane ed
una panca per dormire. Dopo due settimane, nelle quali pensa tutto il
tempo alla pagina di Talmud e all'esame che dovrà sostenere, finalmente
giunge alla Jeshivà, ove, dopo aver sentito perché mai si fosse trovato
in quel luogo, un allievo si offre di accompagnarlo a casa del Rosh
haJeshivà, il famoso talmudista lituano Rav Shimon Jehuda Hacohen Shkop
(1860-1939). Trovatosi di fronte al giovane, il Rav gli disse: "Ti farò
due domande"; "perchè mai solo due domande, si domandò il giovane
impensierito, e se non riuscirò a rispondere come potrò trovare la
forza di tornare indietro per tutta quella strada?"
"Ed eccoci alla prima domanda: dimmi, figliuolo, quando è stata
l'ultima volta che hai mangiato un pasto come si deve?" – due settimane
fa, fu la risposta. Senza pensarci due volte, il Rav gli rispose: mi
spiace, mia moglie non è in casa, dovrai accontentarti di quello che so
fare e il Rav entrò in cucina e si mise a prepare un pasto caldo per il
ragazzo, che intanto continuava a pensare: - la situazione è
peggiorata; cosa farò se non saprò rispondere alla seconda e unica
domanda che rimane? "Ed ora eccoci alla seconda domanda: dimmi,
figliuolo, quando è stata l'ultima volta che hai dormito in un letto
come si deve?" ed anche qui la risposta fu due settimane, al che il Rav
lo invitò a venire a dormire nel suo letto fino a che si fosse ripreso;
soltanto dopo avrebbero potuto incominciare a studiare assieme...
Il racconto fu ben presto noto a tutti gli allievi della Jeshivà, che
avevano reagito: questa era stata senza dubbio la più bella lezione del
Rav per il mese di Elul, la più efficace preparazione al giorno del
Giudizio.
Alfredo
Mordechai Rabello, Gerusalemme
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L'Unione
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