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23 ottobre 2011 - 25 Tishri 5772
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Benedetto Carucci Viterbi Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino

Secondo rabbi Haim di Volozhin, l'uomo -nefesh haiah- è un essere che dà movimento a tutti i mondi spirituali a lui superiori. Per questo deve essere attento alle sue azioni, alle sue parole e ai suoi pensieri: hanno influenza ben al di là della sua limitata realtà.


David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
E’ sempre difficile governare le emozioni e certamente l’entusiasmo per la cattura del tiranno raramente riesce a trovare le strade per non travalicare nel terreno del  macabro. E tuttavia si può. Ricordo che il Senatore a vita  Leo Valiani una volta disse in pubblico di non essere andato a piazzale Loreto a vedere l’esposizione del corpo di Benito Mussolini, semplicemente perché lo aveva a sufficienza e con soddisfazione combattuto in vita. Non si trattava di essere d’accordo o meno con quella morte, ma percepiva che molti andavano lì per sentirsi parte di una storia a cui non avevano contribuito per niente e per riscuotere un premio a fronte di un rischio che non avevano corso.

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davar
Martha porta il bon ton in Israele
martha stewartMartha Stewart, splendida neosettantenne, riuscirà a riempire Israele di piatti raffinati, tacchini ripieni, tavole perfettamente apparecchiate e piccoli giardini all'italiana? Proprio lei, l’amatissimo volto del Martha Stewart living, è infatti la prescelta che inizierà il progetto promosso dal ministero del Turismo capitanato da Stas Misezhnikov. Il programma è ancora top secret, ma il nome della star della tv americana ha fatto il giro del mondo. Per non sfigurare a un evento così glitterato è più che necessario ricostruire alcune tappe della mogliettina d'America. Martha trascorre una placida infanzia nella ridente Nutley, in New Jersey, con i suoi numerosi fratelli. Dalla mamma apprende i segreti della cucina e il padre, venditore di prodotti farmaceutici e appassionato giardiniere, la introduce nel piccolo regno verde della sua abitazione a soli tre anni. Una atmosfera bucolica che segna il primo passo verso la realizzazione del tanto sospirato sogno americano. Per pagarsi gli studi in Storia e Storia dell'architettura trova un impiego come modella, ancora ignara dello scintillante futuro che incombe. Tutto inizia con una ditta di catering, un’ascesa inarrestabile che la porterà a scrivere per giornali di living e cucina, pubblicare libri e che giunge all'apice nel 1993 con il suo show. E da quel momento Martha non sarà più l'esile biondina del New Jersey, sarà la Stewart, un brand, una icona, il punto di riferimento di milioni di donne, l'insegnante di bon ton, la nuora che tutte vorrebbero e la suocera dalla quale scappare. Una trasmissione, la sua, che lancia un messaggio: tutte possono essere me. Non importa l'etnia, non importa la classe sociale, non importa che tu sia preppy, democratica o repubblicana, non importa se single o ammogliata, se realizzata o in fase di recupero, io, Martha Stewart, farò di te una abile cuoca, una impeccabile padrona di casa, una fantastica giardiniera e una affascinante regina del bricolage. E si sa, quando il candido sogno comincia ad aleggiare sopra la testa, il business non tarda a farsi avanti. Ecco quindi in vendita la fornitissima linea firmata di set per tinteggiare e arredi tra i più disparati che, ovviamente, presentano un ampio range di prezzi per non essere incoerenti con il messaggio riportato sopra. Per chi vuole ottimizzare e sfruttare al massimo senza compromettere il portafoglio, già in precario equilibrio preda delle intemperie economiche, c'è il sito: ricco di ricette e piccoli segreti, che farà diventare il terrazzino il giardino Versailles e farà innamorare giovani rampanti a suon di cocktail. Il magico mondo di Martha Stewart non può non includere anche consigli speciali per le festività ebraiche, in particolar modo Pesach e Chanukkah oramai assorbite dalla cultura e dal mercato americano. Allora ecco ricette personalizzate delle sufganioth, ecco come presentare il piatto del seder non perdendo di vista il bon ton, ecco come confezionare bustine-regalo con brillantini incollati a formare la stella di David. Per chi si vuole dilettare in prove più complesse ci sono i marshmellow a forma di sevivon e la casa, che solitamente si fa con il pan di zenzero, costruita con le matzot. Ma come in ogni sceneggiatura cinematografica che si rispetti, quando la protagonista sembra essere giunta alle vette massime, accettata dal gotha dell'upper class e adulata dalle casalinghe del South Carolina, arriva il colpo di scena, la notizia da gettare in pasto ai vari tabloid patinati: Martha Stewart viene processata con l'accusa di insider trading. La simpatica signora avrebbe infatti utilizzato informazioni riservate vendendo 3 mila 928 azioni della ImClone Systems. Il processo che la vede implicata dal 2002 al 2005 fa salire i capi di accusa come un soufflé ben riuscito: complotto, falsa testimonianza e intralcio alla giustizia. Ma la Stewart non si perde d'animo e sopratutto non abbandona la sua gente: compra una pagina di USA Today per professarsi innocente. La pena che partiva da un massimo di vent’anni è poi scesa a cinque mesi di reclusione e altrettanti di arresti domiciliari. Come farsi sfuggire una occasione tanto ghiotta? I fotografi immortalano il ritorno a casa: una Stewart con l'immancabile sorriso e sopratutto indossando un poncho fatto da una compagna di prigione, poi diventato un feticcio. Sembrava che il suo impero fosse in caduta libera e invece come una araba fenice Martha è risorta dalle sue ceneri, conquistando una nuova fetta di ammiratori. Già, perché dopo il compiacersi iniziale di chi vede Miss perfezione rovinare miseramente a terra, parte una solidarietà tipica degli esseri umani. Il sorriso ironico comincia ad avere un sapore amaro e ci si ritrova a voler disperatamente abbracciarla e dirle che tutto passerà e che ne uscirà più bionda e smagliante di prima. "Tornare è bellissimo, mi siete mancati, come potete immaginare. Ho pensato a voi ogni singolo giorno," con queste parole la regina torna nel suo regno: la casa. Non mancano poi personaggi celebri che vogliono emulare la casalinga più famosa e non troppo disperata d'America: l'attrice premio Oscar Gwyneth Paltrow ha aperto un sito (http://goop.com/), che ha suscitato l'ilarità di molti, diviso per sezioni: Make, Go, Get, Do, See, Be, che la vede in prima persona a impastare (molte ricette sono kasher) e a creare simpatici oggetti. E per la serie piccole Stewart crescono, due stelle nascenti hanno appena vinto un Emmy, ambito premio televisivo: Giada De Laurentiis, chef dal fascino tutto italiano e Ina Garten, giunta al successo proprio grazie a una rubrica sul Martha Stewart living. La Stewart icona della self-made woman, forte nonostante il divorzio dopo trenta anni di unione, nonostante le grane giudiziarie, nonostante il maschilismo, le invidie, i mormorii nei corridoi, nonostante l'America progressista e la vecchia America puritana e conservatrice. Cosa c'è dunque di meglio che essere pronta per una nuova sfida? Esportare il culto dell'ospite, le raffinatezze culinarie e il segreto del bouquet da sposa perfetto in Israele. Riuscirà a soppiantare hummus e falafel con piccoli bon bon dai colori pastello? Riuscirà a far sorridere i temuti bagnini delle spiagge di Tel Aviv consigliando loro un tono più pacato? O la ritroveremo invece perfettamente integrata mentre canticchia una vecchia hit di Ofra Haza e sgranocchia bamba?

Rachel Silvera, Pagine Ebraiche, ottobre 2011
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pilpul
Davar acher - Rabbini
Ugo VolliE' uscito di recente un libro breve ma molto interessante di Gadi Luzzatto Voghera dedicato alla storia della figura dei Rabbini (Laterza, pp. 131, € 12). Mi piace segnalarlo per indicare ancora una volta che esiste una cultura ebraica viva che fa ricerca e pensiero intorno alla vita del nostro popolo, e non si limita a esporre le cose belle del passato o a rievocarle sentimentalmente. Ma anche perché questa piccola storia del rabbinato si può utilmente mettere in relazione al dibattito che si è aperto di recente proprio su questo sito sul ruolo dei rabbini nell'ebraismo italiano contemporaneo, in seguito a due interventi di Rav Riccardo di Segni, il suo discorso di Rosh Hashanà e il suo intervento di qualche mese fa che confrontava le diverse popolarità fra i giovani del mestiere del giornalista e di quello del rabbino.
Il libro di Luzzatto Voghera è opera di storia e mette quindi in evidenza per dovere istituzionale i cambiamenti, più che le continuità. Ma mostra in maniera molto convincente che la figura del rabbino è cambiata nel corso dei secoli ancor più di quanto abbia fatto l'ebraismo in generale; anzi che non vi è affatto continuità semplice fra il rabbinato attuale e il modello ideale dei maestri del Talmud; che per esempio vi sono state epoche storiche abbastanza lunghe dell'ebraismo, per esempio il Medioevo, in cui non era presente una figura professionale come la intendiamo noi oggi e neppure il nome Rav – anche se vi erano sapienti, esperti di Torah e di halakhà. Mostra soprattutto che la grande discontinuità dell'emancipazione rinnova profondamente il ruolo dei rabbini, che passano dal ruolo primario di giudici e maestri di Torah a quello di "custodi della tradizione" e suoi rappresentanti, avvicinandosi inevitabilmente ai modelli sociali dei preti cattolici e dei pastori protestanti, a seconda del paese e del filone di ebraismo.
Questa evoluzione è avvenuta malgrado la convinzione e la volontà dei rabbini, io credo, che avrebbero sempre preferito studiare e formare altri studiosi, prendere decisioni halakhiche piuttosto che fare i "parroci" e limitarsi a condurre il culto e a fare i consiglieri spirituali. Ma è dovuta all'assimilazione e alla progressiva perdita di competenza ebraica diffusa fra gli ebrei del mondo occidentale, che richiede oggi un ruolo di custodia, di attrazione, di rappresentanza e perfino di "propaganda" - qualcuno ricorderà che questa parola viene dal dipartimento vaticano "de propaganda fide": noi non siamo da duemila anni una religione che miri a "propagarsi", ma abbiamo il problema di ritornare nelle menti dei "lontani" per farli a loro volta tornare.
Insomma, il ruolo dei rabbini si è omologato, esaltato e insieme un po' isterilito in concomitanza con la trasformazione dell'ebraismo occidentale da popolo attaccato e competente sulle sue tradizioni a semplice religione da ricordare solo nelle circostanze principali del ciclo della vita e magari nelle maggiori feste. La delega ai rabbini della liturgia, che invece nella tradizione ebraica dopo la distruzione del Tempio è attribuita alla comunità e alla famiglia, è conseguenza e non causa del distacco dal sapere ebraico e dell'impoverimento culturale delle comunità. Con il che torniamo al problema centrale dell'ebraismo contemporaneo, quello della formazione culturale, della capacità di far vedere di nuovo la tradizione non come insieme di formule inerti e poco interessanti, ma come un tesoro straordinario di pensiero e un modello di vita pieno e ricco, capace di confrontarsi con la modernità.

Ugo Volli


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notizieflash   rassegna stampa
Sorgente di vita - Il rilascio di Shalit
e la storia di Amnon Weinstein
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L’apertura della puntata di Sorgente di vita questa sera è dedicata alla liberazione di Gilad Shalit, prigioniero per cinque anni di Hamas a Gaza e rilasciato in cambio di 1027 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane: le prime immagini, l’incontro con i familiari e il ritorno a casa. (...)

p.d.s.












 
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