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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Il verso 25 del
capitolo 4 di Bereshit suscita molti interrogativi. "Adamo conobbe
ancora sua moglie e questa fece nascere un figlio e chiamò il suo nome
Shet, poiché ha fondato, shat, per me il Signore, un altro seme..."
Adamo ed Eva hanno avuto un paio di figli che sono finiti male, uno è
stato ucciso dall'altro. Nel frattempo Adamo è stato cacciato dall'Eden
poiché lui e sua moglie hanno mangiato del frutto proibito. Poi ci sono
un pò di generazioni che discendono da Caino e poi succede
che nasce Shet, perché il Signore ha posto per l’uomo un" altro seme".
Perché la Torah parla di un altro seme, se Caino è rimasto e la
filiazione è gia esistente, anche se problematica? Cosa è questo zera
acher, un altro seme? Si tratta della stessa coppia
primordiale, non è proprio un altro seme, è eventualmente un altro
figlio! Effettivamente il Midrash si pone il problema della
comprensione di questo passo, commentando in modo assai laconico. "
...un seme che viene da un altro posto..." . Ancora più curioso,
poiché il seme viene dallo stesso posto, da Adamo e Eva Chavvà. Il
Midrash dice che l'identita di questo altro luogo
radicalmente differente è il Re Messia. Nonostante gli attori non
cambiano, sono sempre Adamo ed Eva, cambia il luogo di provenienza."
Maqom Acher". Anche quando gli attori sono gli stessi
una Geografia diversa può sollecitarci a progetti nuovi da
cui può provenire la salvezza!
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Ricordare Nino
Cassese oggi vuol dire molte cose. Siamo tutti alquanto frastornati,
collocati come siamo, stretti fra una situazione economica e sociale
minacciosa e l’evidente inadeguatezza della risposta politica. Non è la
prima volta che l’Italia, come del resto anche altre nazioni europee e
non europee, si trovano in situazioni precarie e guardano ansiosamente
ai giudizi e alle sollecitazioni di coloro i quali, pur non essendo
collocati in sedi decisionali, per la loro preparazione professionale
(giuridica, economica, finanziaria), per la loro lucidità di analisi e
anche – non dimentichiamolo mai – per il loro coraggio, hanno saputo
sostenerci. Hanno avuto soprattutto la capacità di contrastare lo
scoramento che si manifesta spesso con affermazioni tipo “non si trova
una soluzione”, “non c’è nulla da fare”, spiegando, vorremmo quasi dire
dimostrando che la capacità degli intellettuali in questi frangenti si
può e si deve manifestare proponendo; e fare questo con umiltà ma allo
stesso tempo con una serietà che esige di essere ascoltata. Nino era
uno di questi. Ci siamo incontrati spesso in questi ultimi anni, anche
per nostre relazioni familiari; e naturalmente abbiamo parlato molto
dei guai che ci affliggevano. Era serio, documentato, capace di essere
propositivo; una mente da esperto consulente, come deve essere un
intellettuale; con suggerimenti da valutare e soppesare, privo di
qualsiasi declamazione retorica o rinunciataria, che sapesse solo
rifugiarsi dietro al “tanto, non mi ascoltano” oppure “Annibale è alle
porte”. E’ partito mentre stava lavorando.
Ci ha lasciato in eredità un dovere, quello di batterci sempre per la
salvaguardia dei diritti umani, che oggi significa anche la difesa
delle minoranze, anche ma non solo di quella ebraica; e lo ricordiamo
in particolare a Venezia, come correlatore in una delle nostre
“Giornate di Studio”,
Un poco di te resterà sempre con noi, come un prezioso amico della
nostra Comunità. E tuttavia ci mancherai tanto. Riposa in pace, Nino.
Amos Luzzatto
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Gli animali, la
sofferenza e la Lega |
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Per fortuna l’ennesima
boutade della Lega Nord è stata bocciata. La proposta del capogruppo
alla Regione Lombardia di vietare la macellazione islamica ed ebraica
non è passata per merito dell’opposizione ma anche del Pdl, alleato di
governo della Lega. La comunità ebraica di Milano, in particolare con
il vicepresidente Daniele Nahum, ha dichiarato la sua forte contrarietà
a una proposta ritenuta ingiusta e discriminatoria. Su queste colonne
affrontammo la questione alcuni mesi fa, in occasione di un analogo
dibattito sviluppatosi in Olanda. In effetti sono parecchi i paesi
europei, spesso civilissimi, che immaginano di vietare o hanno già
vietato la macellazione kasher e halal. Sebbene – come nell’ultimo caso
– sia purtroppo evidente la finalità anti-islamica di questo tipo di
provvedimenti, è altrettanto chiaro che il tema non può essere
liquidato come esclusivamente discriminatorio.
In un paese che vuole definirsi civile esiste la possibilità che due
diritti parimenti degni (libertà religiosa e diritti degli animali)
entrino in conflitto, e che la politica debba cercare un punto di
equilibrio. Il tema è assai specifico e al tempo stesso di grande
interesse generale. Domenica 6 novembre il Collegio rabbino italiano,
la Rassegna mensile di Israel e l’Associazione di cultura ebraica Hans
Jonas promuovono un convegno intitolato “Gli animali e la sofferenza:
la questione della Shechità”.
Intervengono i rabbini Riccardo e Gianfranco Di Segni, il giurista
Eligio Resta, il direttore dell’Istituto di zooprofilassi di Brescia
Stefano Cinotti, i professori di letteratura e filosofia Laura Mincer e
Mino Chamla. Sono particolarmente lieto di quest’iniziativa perché, al
di là del tema, trovo assai significativo che istituzioni e
associazioni ebraiche collaborino per discutere una questione
ovviamente interna all’ebraismo, ma anche rilevante per definire il
nostro ruolo di ebrei nella società italiana.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas
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notizie
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rassegna
stampa |
Alemanno inviterà Gilad Shalit a Roma
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Leggi la rassegna |
Il
sindaco di Roma Alemanno andrà presto in Israele per invitare nella
capitale Gilad Shalit, il soldato israeliano liberato pochi giorni fa
dopo 5 anni di prigionia nelle mani di Hamas. Lo ha annunciato lo
stesso Alemanno. Roma ha conferito in passato la cittadinanza onoraria
a Shalit. Il Campidoglio sosterrà la proposta di assegnare al militare
israeliano il Premio Nobel per la Pace. La Comunità ebraica romana
accompagnerà con propri esponenti il viaggio del sindaco.
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Se qualcuno si era fatto
delle illusioni sulla "primavera araba", oggi è il giorno giusto per
abbandonarle. Dopo la vittoria alle elezioni tunisine del partito
islamista "moderato" (abbastanza moderato per essere fuori legge prima
delle rivolte e per essere affiliato alla Fratellanza Islamica), e la
proclamazione della sha'aria come fonte del diritto in Libia, il quadro
è chiaro: "La primavera araba è un buco nero" (Fiamma Nirenstein, Il giornale).
Ugo
Volli
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