se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

18 gennaio 2012 - 23 Tevet 5772
linea
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
linea
sciunnach
David Sciunnach,
rabbino


“L’Eterno disse a Moshè: Dì ad Aron: Prendi il tuo bastone e stendi il tuo braccio sopra le acque dell’Egitto, sui loro fiumi, sui loro stagni e su ogni loro raccolta d’acqua, e queste diventeranno sangue in tutta la terra d’Egitto …” (Bereshìth 7, 19). Ci si domanda per quale motivo la prima piaga, quella del sangue, la compia materialmente Aron e non Moshè Rabbenu. I Maestri ci spiegano che Dio non vuole che Moshè colpisca direttamente lui stesso il Nilo e le sue acque, perché quelle acque lo salvarono dalla mano degli egiziani, quando era ancora un neonato. La Torah vuole insegnarci con questo avvenimento un grandissimo insegnamento cioè l’acarat ha-tov – la riconoscenza per ci ha fatto del bene in passato.
 
 Davide  Assael,
ricercatore



davide Assael
In Francia l’ex calciatore Eric Cantona ha annunciato la sua intenzione di volersi candidare per la corsa all’Eliseo. Negli Stati Uniti stiamo assistendo a delle primarie repubblicane da far venire i brividi per il livello dei candidati, e già il problema si era posto nel 2008 con Sarah Palin (non che W. Bush si fosse distinto per il suo acume intellettuale). Noi, fra sagre con corna di Obelix, escort e minorenni varie, abbiamo già dato. A tutto questo si aggiunge un tasso di corruzione e scandali vari che sembra aver invaso la politica europea a tutte le latitudini. Certo, stando così le cose, sarà molto difficile convincere altri Paesi che il modello democratico incarni l’ideale politico. Poi ci lamentiamo dello scarso appeal che l’Occidente ha sulla cosiddetta primavera araba. Ci siamo mai chiesti quale immagine offriamo?

banner newsletter
davar
Qui Auschwitz - La Memoria fianco a fianco con i giovani
Gattegna e Profumo assumono nuovi impegni

Nuovi impegni per i giovani, nuovo slancio per la tutela della Memoria. Lo hanno annunciato stamane il ministro della Pubblica istruzione Francesco Profumo e il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna che accompagnano un folto gruppo di studenti in rappresentanza di tutte le scuole italiane in una visita ad Auschwitz e ai luoghi di sterminio dove si svolsero i più tragici capitoli della Shoah.
Circondato da un’ondata travolgente di affetto e commozione dei giovanissimi, costantemente affiancato da due testimoni (Sami Modiano e Tatiana Bucci), il ministro Profumo ha confermato che il nuovo esecutivo è pronto per assumere nuovi impegni. Un protocollo di intesa che sarà definito nelle prossime ore con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sarà portatore di molte novità strategiche e culturali per rafforzare la cultura della Memoria nel tessuto scolastico italiano. L'impegno del nuovo esecutivo è quello di portare la Memoria fuori e oltre la ritualità ufficiale di una sola giornata. "Il nostro impegno, ha detto, deve rivolgersi, in sintonia con l'UCEI, alla formazione costante degli insegnanti, al coinvolgimento a tutto campo e nel quadro dell'intero curriculum e di tutto il calendario di lavoro per affermare una cultura della Memoria e del rispetto dei diritti umani". Il professor Profumo ha tenuto ad ascoltare l’esperienza dei sopravvissuti anche nella ferita dell'esclusione dei bambini ebrei italiani dall'istruzione pubblica operata nel 1938 dall'infame legislazione razzista che volle il fascismo e che segnò l'inizio della tragedia. Rendere giustizia ai ragazzi di allora, preservare il futuro e la dignità dell'Italia. Gli stessi rinnovati sentimenti hanno coinvolto tutti partecipanti alla missione capofila dei numerosissimi viaggi della Memoria che interessano tante scuole italiane.
Ieri sera il presidente UCEI Renzo Gattegna, nell’introdurre la visita ad Auschwitz-Birkenau, si era rivolto agli studenti con le seguenti parole:
“Cari ragazzi, vorrei comunicarvi alcuni pensieri collegati alla visita di domani mattina.
Non sarà qualcosa di piacevole o una passeggiata perché Auschwitz Birkenau non era un campo di concentramento né un campo di lavoro e anche di lavori forzati. Non di concentramento perché non serviva ad accogliere e riunire persone in stato di prigionia. Non di lavoro perché, pur costretti a lavorare nei pochi giorni che riuscivano a sopravvivere, non era quello lo scopo. Era un vero campo di sterminio nel quale le vittime, fatte oggetto di odio e di disprezzo, dovevano morire, soffrire e morire, morire soffrendo disperati con la massima velocità e la minima spesa, con dolore ed umiliazione fisica e morale, scomparendo fisicamente, lasciando poche tracce di sé, i capelli o la pelle per confezionare oggetti e decorazioni, l’oro delle protesi dentarie, il corpo per esperimenti come cavie e infine cenere.
I più deboli, vecchi donne e bambini, strappati dalle loro case in tutta l’Europa, dopo un allucinante viaggio di quattro, cinque, sei giorni in carri bestiame sigillati e piombati, senza cibo e acqua, venivano selezionati all’arrivo e nel giro di poche ore di persone e di intere famiglie non rimaneva nulla. Solo fumo e cenere.
Non vi dico queste cose per il gusto del macabro, ve lo dico perché venire qui è un’esperienza alla quale bisogna arrivare preparati. E' un’esperienza che, se capita, vi lascerà un ricordo incancellabile.
Molti che vi hanno preceduto ne sono usciti intimamente cambiati. Vedrete un luogo nel quale le persone, milioni di persone, hanno visto in faccia la morte; calpesteremo un terreno che è ancora oggi un cimitero senza tombe, sacro perché contiene mischiati alla terra i residui dell’incenerimento dei corpi nei fori crematori. Noi domani vedremo un campo diverso, vuoto di persone, praticamente deserto a parte i visitatori, e per capire dove ci si trova dovremo ascoltare attentamente le parole delle nostre guide e dei testimoni sopravvissuti che sono qui con noi e ai quali dobbiamo gratitudine perché, per aiutarci a capire, affrontano la sofferenza di raccontare e quindi di rivivere la loro terribile esperienza. Noi che siamo abituati ed educati a considerare sacra e inviolabile la vita umana, dovremo fare uno sforzo terribile per entrare in un mondo infernale, in un’altra dimensione: quella creata e voluta dalla criminale ideologia nazista e fascista, che non era una follia. È un errore pensarlo e al contrario vedrete una realtà realizzata con logica ferrea e con una capacità tecnica e progettuale molto avanzata. Parlare di follia sarebbe un'attenuante oltre che un’espressione fuorviante.
Che cosa mi auguro che accada in voi: che comprendiate e che ricordiate. Che comprendiate a costo di soffrire, perché questo è un viaggio per persone adulte e non per bambini; che ne usciate tristi ma consapevoli e che si sviluppi in voi una reazione di anticorpi che per tutta la vita vi difendano dal sottovalutare il pericolo insito in qualsiasi ideologia razzista, nazista, fascista. La Memoria, questa è la vera sfida del presente e del futuro. Così come vedrete che i nazisti cercarono di cancellare e manomettere le prove dei loro crimini, parimenti nel mondo della politica, dell’ideologia e dello storiografia, si stanno sviluppando tentativi di negazione o di riduzione della Shoah. Costoro non sono semplici pensatori, costoro sono gli eredi e i continuatori dell’opera dei nazisti e come quelli cercarono di distruggere le prove, così questi manipolando la storia e la Memoria, cercano di distruggere e cancellare anche il ricordo delle persone uccise. Vogliono completare il lavoro con la stessa mancanza di rispetto e di umanità. Uccidere una seconda volta. Ecco perché siamo qui e di questo voglio ringraziare il ministro, le guide e i testimoni”.

 
Qui Milano - Numeri e progetti
Undici voti favorevoli, quattro contrari. Questo il bilancio del voto finale che ha portato all'approvazione del bilancio preventivo della Comunità ebraica di Milano per l’anno 2012. Per quanto riguarda invece le dimissioni del vicepresidente e assessore alle finanze Alberto Foà, che non era presente alla seduta, il Consiglio ha prodotto una mozione che, nell’esprimere l’apprezzamento per il lavoro svolto da Foà, ha dato mandato al segretario generale Alfonso Sassun di verificare l’effettiva irrevocabilità della sua decisione per poi eventualmente procedere alla cooptazione del primo dei non eletti tra i candidati alle elezioni della primavera del 2010. Con queste decisioni, giunte quando ormai la mezzanotte era passata, si è quindi chiusa la riunione di Consiglio. Riunione di Consiglio caratterizzata da un vivace confronto su numeri e contenuti tra i consiglieri di maggioranza e il gruppo d’opposizione. Che, pur nella diversità di posizioni, su un punto hanno espresso un auspicio condiviso: che si apra con urgenza una nuova fase non più di contrapposizione, ma di collaborazione per risolvere i problemi della Comunità, ancora spinosi sia da un punto di vista finanziario, nonostante una decisa riduzione del deficit rispetto allo scorso anno, sia da un punto di vista umano. I consiglieri di opposizione hanno espresso il bisogno, per poter pronunciare sul documento presentato un voto favorevole, di ricevere maggiori garanzie sull’attenzione del governo della Comunità verso alcuni temi, tra cui le procedure per le iscrizioni scolastiche e per l’accesso al sistema di sconti sulla retta e la rinuncia ad avvalersi dell’esatri per riscuotere le tasse comunitarie. Alla fine la quadratura del cerchio tra le esigenze di tutti non è stata trovata e il bilancio preventivo è stato approvato con quattro voti contrari (nel 2011 la votazione era avvenuta all’unanimità). Anche considerando che le cifre non consentivano grandi margini di manovra. Allo stesso tempo però sono stati diversi gli spunti per il lavoro che giunta e consiglio dovranno portare avanti nei prossimi mesi, dalla riorganizzazione strutturale del personale e delle voci di spesa per ridurre le perdite annue, al ripensamento del sistema delle rette scolastiche, fino a un più generale progetto per riavvicinare gli iscritti alla Comunità. Un primo momento importante in questo senso sarà rappresentato dall’assemblea comunitaria convocata dal presidente Roberto Jarach per martedì 24 gennaio.

Rossella Tercatin

Qui Roma - La centralità della famiglia
La famiglia come motore della crescita economica. Quali valori e quali prospettive per un’istituzione minacciata da crescenti sfide e difficoltà di varia natura. Se ne è discusso ieri pomeriggio alla Camera ad un convegno organizzato dall’Accademia internazionale per lo sviluppo economico con la partecipazione di autorevoli esponenti del pensiero laico e religioso. L’incontro, svoltosi nella Sala della Regina di palazzo Montecitorio, era significativamente inserito nel programma della ventitreesima edizione della Giornata del dialogo ebraico-cristiano ed ha offerto numerosi spunti e momenti di riflessione. A partire dall’intervento in apertura del rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, che ha proposto una lettura significativamente ebraica sul tema. “Guardando alla Bibbia – ha spiegato il rav – ci si imbatte in una lunga serie di pessimi esempi familiari. La famiglia è quindi il luogo dove si sbaglia ma è allo stesso tempo un qualcosa di imprescindibile. Senza famiglia non si può stare. Lo insegna tra gli altri proprio l’ebraismo, la cui vita religiosa si svolge in larga parte dentro le mura di casa. Parafrasando ciò che una volta Churchill disse a proposito della democrazia, si può quindi dire che la famiglia è il sistema peggiore. A parte tutti gli altri”. Oltre al rav hanno portato un contributo alla riflessione, ciascun relatore con un taglio personale in cui forte è comunque sempre risaltata la centralità dell’istituzione famiglia, Maurizio Lupi, Antonio Gaspari, Edith Arbib Anav, Ettore Gotti Tedeschi, Enrico Letta, monsignor Lorenzo Leuzzi e Valerio De Luca. Inaugurando i lavori del convegno l’onorevole Lupi ha letto all’auditorio un messaggio di saluto del presidente della Camera Gianfranco Fini.

a.s.
       

pilpul
Buona e cattiva laicità
Francesco LucreziSenz’altro degna di nota la riflessione di Davide Assael, pubblicata sul notiziario quotidiano dello scorso 11 gennaio, a proposito della recente approvazione della nuova Costituzione ungherese, che, col suo clamoroso ritorno a una concezione apertamente teocratica dello Stato (con la legge di Dio, eterna, immutabile e intangibile, praticamente sovraordinata a ogni effimera legislazione secolare), sembra far precipitare l’Europa, con un tratto di penna, indietro di secoli. Un documento che pare cancellare secoli di faticose conquiste civili e democratiche, e ha giustamente sollevato, un po’ dovunque, commenti allarmati, di vario genere (in misura, comunque, secondo me, inferiore a quanto sarebbe stato opportuno e necessario).
“Vado alla ricerca – osserva Assael - di opinioni della Chiesa e di politici cattolici sulla riduzione del Cristianesimo a religione nazionale. E cosa trovo? Grandi elogi per le tendenze antiaboriste del governo Orban (così anche il nostro Buttiglione), lo stesso per la difesa del matrimonio uomo-donna. Entusiasmo per il contrasto alla deriva laicista dell’attuale Europa e per la difesa della propria identità nazionale che resiste all’imperialismo europeo…”.
Tale amara constatazione mette il dito nella piaga, dal momento che richiama, ancora una volta, la triste verità della completa, assoluta, incrollabile refrattarietà, da parte delle autorità clericali e di buona parte del pensiero cattolico (almeno, di quello che ad esse mostra di fare riferimento, come orientamento nell’agire civile), di fronte a qualsiasi discorso di laicità. Un concetto che, comunque inteso – dalla più estensiva alla più restrittiva delle interpretazioni -, appare in ogni caso totalmente estraneo alla sensibilità, agli interessi, alle prospettive culturali, politiche e spirituali della Chiesa italiana.
La laicità viene richiamata, infatti, sempre e soltanto in senso negativo (degradata a becero ‘laicismo’), tutte le numerosissime volte in cui, per i più svariati motivi – e quasi sempre del tutto a sproposito –, si ritiene di dover denunciare presunte limitazioni che sarebbero frapposte al libero espletamento del magistero e delle funzioni della Chiesa. Questa è laicità ‘cattiva’, ossia il ‘laicismo’. Ma esiste una laicità ‘buona’, da custodire e difendere? No. Mai, assolutamente mai si dà il caso che, da parte ecclesiastica, si prendano le distanze dai reiterati tentativi di imporre a tutti, anche con la forza, una visione confessionale o clericale della vita. Confessionale o clericale, s’intende, in senso cattolico, perché è chiaro che analoghi tentativi, compiuti, per esempio, da parte islamica, vengono sempre puntualmente deplorati e stigmatizzati. Quante volte abbiamo sentito denunciare, con giusta indignazione, il fatto che in Arabia Saudita non ci sono chiese? Che i cattolici in Cina sono discriminati? Che in Africa sono perseguitati, e a volte anche uccisi? Ma se in un Paese, che sia l’Ungheria o un altro, accade il contrario, il potere della Chiesa diventa straripante, e i “diversamente credenti” vengono “messi all’angolo”, va ovviamente bene, benissimo. Sorge spontanea, pertanto, una domanda: esiste, da parte della Chiesa, un limite, sia pur estremo, da rispettare, che impedisca l’imposizione forzata della dottrina cattolica? o il braccio secolare, di costantiniana memoria, deve comunque continuare a funzionare, ogni qual volta e dovunque sia possibile farlo? È possibile immaginare, a livello meramente teorico, un confine che la Chiesa non voglia oltrepassare, per rispettare la libertà e la dignità di coloro che in essa non si riconoscono? Se, per esempio, un domani qualcuno proponesse, in Italia o altrove, di vietare tutti i culti acattolici, di imporre l’esposizione dei crocifissi anche nelle case private, di sanzionare penalmente, oltre all’aborto, anche l’adulterio e l’omosessualità, che succederebbe? Come reagirebbe la Chiesa? Protesterebbe o, come per la costituzione ungherese, applaudirebbe?

Francesco Lucrezi, storico

linee
ucei
linee
notizieflash   rassegna stampa
Israele - Positiva la terapia
con staminali contro la Sla
  Leggi la rassegna

Positivi i primi dati di una terapia con cellule staminali adulte per la Sla (Sclerosi laterale amiotrofica). Nei test clinici promossi dall'azienda israeliana BrainStorm Cell Therapeutics, infatti, i pazienti trattati non hanno mostrato particolari effetti collaterali e il trattamento ha superato la prova sicurezza. "Oltre ai dati positivi sulla sicurezza - ha sottolineato Dimitrios Karussis, responsabile dell'Unità di sclerosi multipla dell'Hadassah Medical Center e a capo del trial - i primissimi risultati mostrano effetti clinici soddisfacenti, come miglioramento della respirazione, della capacità di inghiottire e della forza muscolare".
 

In una giornata priva di grandi novità, abbondano nei nostri quotidiani i commenti; Liberal pubblica un articolo scritto dal direttore degli studi arabi dell'Al-Ahram Center del Cairo, articolo interessante per comprendere la nuova mentalità dominante in Egitto, dove evidentemente si rivolge l'attenzione proprio ad Israele. 

Emanuel Segre Amar










L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.