Nuovi
impegni per i giovani, nuovo slancio per la tutela della Memoria. Lo
hanno annunciato stamane il ministro della Pubblica istruzione
Francesco Profumo e il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna che accompagnano un folto gruppo di studenti in
rappresentanza di tutte le scuole italiane in una visita ad Auschwitz e
ai luoghi di sterminio dove si svolsero i più tragici capitoli della
Shoah. Circondato da un’ondata travolgente di affetto e commozione
dei giovanissimi, costantemente affiancato da due testimoni (Sami
Modiano e Tatiana Bucci), il ministro Profumo ha confermato che il
nuovo esecutivo è pronto per assumere nuovi impegni. Un protocollo di
intesa che sarà definito nelle prossime ore con l'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane sarà portatore di molte novità
strategiche e culturali per rafforzare la cultura della Memoria nel
tessuto scolastico italiano. L'impegno del nuovo esecutivo è quello di
portare la Memoria fuori e oltre la ritualità ufficiale di una sola
giornata. "Il nostro impegno, ha detto, deve rivolgersi, in sintonia
con l'UCEI, alla formazione costante degli insegnanti, al
coinvolgimento a tutto campo e nel quadro dell'intero curriculum e di
tutto il calendario di lavoro per affermare una cultura della Memoria e
del rispetto dei diritti umani". Il professor Profumo ha tenuto ad
ascoltare l’esperienza dei sopravvissuti anche nella ferita
dell'esclusione dei bambini ebrei italiani dall'istruzione pubblica
operata nel 1938 dall'infame legislazione razzista che volle il
fascismo e che segnò l'inizio della tragedia. Rendere giustizia ai
ragazzi di allora, preservare il futuro e la dignità dell'Italia. Gli
stessi rinnovati sentimenti hanno coinvolto tutti partecipanti alla
missione capofila dei numerosissimi viaggi della Memoria che
interessano tante scuole italiane. Ieri sera il presidente UCEI
Renzo Gattegna, nell’introdurre la visita ad Auschwitz-Birkenau, si era
rivolto agli studenti con le seguenti parole: “Cari ragazzi, vorrei comunicarvi alcuni pensieri collegati alla visita di domani mattina. Non
sarà qualcosa di piacevole o una passeggiata perché Auschwitz Birkenau
non era un campo di concentramento né un campo di lavoro e anche di
lavori forzati. Non di concentramento perché non serviva ad accogliere
e riunire persone in stato di prigionia. Non di lavoro perché, pur
costretti a lavorare nei pochi giorni che riuscivano a sopravvivere,
non era quello lo scopo. Era un vero campo di sterminio nel quale le
vittime, fatte oggetto di odio e di disprezzo, dovevano morire,
soffrire e morire, morire soffrendo disperati con la massima velocità e
la minima spesa, con dolore ed umiliazione fisica e morale, scomparendo
fisicamente, lasciando poche tracce di sé, i capelli o la pelle per
confezionare oggetti e decorazioni, l’oro delle protesi dentarie, il
corpo per esperimenti come cavie e infine cenere. I
più deboli, vecchi donne e bambini, strappati dalle loro case in tutta
l’Europa, dopo un allucinante viaggio di quattro, cinque, sei giorni in
carri bestiame sigillati e piombati, senza cibo e acqua, venivano
selezionati all’arrivo e nel giro di poche ore di persone e di intere
famiglie non rimaneva nulla. Solo fumo e cenere. Non
vi dico queste cose per il gusto del macabro, ve lo dico perché venire
qui è un’esperienza alla quale bisogna arrivare preparati. E'
un’esperienza che, se capita, vi lascerà un ricordo incancellabile. Molti
che vi hanno preceduto ne sono usciti intimamente cambiati. Vedrete un
luogo nel quale le persone, milioni di persone, hanno visto in faccia
la morte; calpesteremo un terreno che è ancora oggi un cimitero senza
tombe, sacro perché contiene mischiati alla terra i residui
dell’incenerimento dei corpi nei fori crematori. Noi domani vedremo un
campo diverso, vuoto di persone, praticamente deserto a parte i
visitatori, e per capire dove ci si trova dovremo ascoltare
attentamente le parole delle nostre guide e dei testimoni sopravvissuti
che sono qui con noi e ai quali dobbiamo gratitudine perché, per
aiutarci a capire, affrontano la sofferenza di raccontare e quindi di
rivivere la loro terribile esperienza. Noi che siamo abituati ed
educati a considerare sacra e inviolabile la vita umana, dovremo fare
uno sforzo terribile per entrare in un mondo infernale, in un’altra
dimensione: quella creata e voluta dalla criminale ideologia nazista e
fascista, che non era una follia. È un errore pensarlo e al contrario
vedrete una realtà realizzata con logica ferrea e con una capacità
tecnica e progettuale molto avanzata. Parlare di follia sarebbe
un'attenuante oltre che un’espressione fuorviante. Che
cosa mi auguro che accada in voi: che comprendiate e che ricordiate.
Che comprendiate a costo di soffrire, perché questo è un viaggio per
persone adulte e non per bambini; che ne usciate tristi ma consapevoli
e che si sviluppi in voi una reazione di anticorpi che per tutta la
vita vi difendano dal sottovalutare il pericolo insito in qualsiasi
ideologia razzista, nazista, fascista. La Memoria, questa è la vera
sfida del presente e del futuro. Così come vedrete che i nazisti
cercarono di cancellare e manomettere le prove dei loro crimini,
parimenti nel mondo della politica, dell’ideologia e dello
storiografia, si stanno sviluppando tentativi di negazione o di
riduzione della Shoah. Costoro non sono semplici pensatori, costoro
sono gli eredi e i continuatori dell’opera dei nazisti e come quelli
cercarono di distruggere le prove, così questi manipolando la storia e
la Memoria, cercano di distruggere e cancellare anche il ricordo delle
persone uccise. Vogliono completare il lavoro con la stessa mancanza di
rispetto e di umanità. Uccidere una seconda volta. Ecco perché siamo
qui e di questo voglio ringraziare il ministro, le guide e i testimoni”.
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Qui Milano - Numeri e progetti
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Undici
voti favorevoli, quattro contrari. Questo il bilancio del voto finale
che ha portato all'approvazione del bilancio preventivo della Comunità
ebraica di Milano per l’anno 2012. Per quanto riguarda invece le
dimissioni del vicepresidente e assessore alle finanze Alberto Foà, che
non era presente alla seduta, il Consiglio ha prodotto una mozione che,
nell’esprimere l’apprezzamento per il lavoro svolto da Foà, ha dato
mandato al segretario generale Alfonso Sassun di verificare l’effettiva
irrevocabilità della sua decisione per poi eventualmente procedere alla
cooptazione del primo dei non eletti tra i candidati alle elezioni
della primavera del 2010. Con queste decisioni, giunte quando ormai la
mezzanotte era passata, si è quindi chiusa la riunione di Consiglio.
Riunione di Consiglio caratterizzata da un vivace confronto su numeri e
contenuti tra i consiglieri di maggioranza e il gruppo d’opposizione.
Che, pur nella diversità di posizioni, su un punto hanno espresso un
auspicio condiviso: che si apra con urgenza una nuova fase non più di
contrapposizione, ma di collaborazione per risolvere i problemi della
Comunità, ancora spinosi sia da un punto di vista finanziario,
nonostante una decisa riduzione del deficit rispetto allo scorso anno,
sia da un punto di vista umano. I consiglieri di opposizione hanno
espresso il bisogno, per poter pronunciare sul documento presentato un
voto favorevole, di ricevere maggiori garanzie sull’attenzione del
governo della Comunità verso alcuni temi, tra cui le procedure per le
iscrizioni scolastiche e per l’accesso al sistema di sconti sulla retta
e la rinuncia ad avvalersi dell’esatri per riscuotere le tasse
comunitarie. Alla fine la quadratura del cerchio tra le esigenze di
tutti non è stata trovata e il bilancio preventivo è stato approvato
con quattro voti contrari (nel 2011 la votazione era avvenuta
all’unanimità). Anche considerando che le cifre non consentivano grandi
margini di manovra. Allo stesso tempo però sono stati diversi gli
spunti per il lavoro che giunta e consiglio dovranno portare avanti nei
prossimi mesi, dalla riorganizzazione strutturale del personale e delle
voci di spesa per ridurre le perdite annue, al ripensamento del sistema
delle rette scolastiche, fino a un più generale progetto per
riavvicinare gli iscritti alla Comunità. Un primo momento importante in
questo senso sarà rappresentato dall’assemblea comunitaria convocata
dal presidente Roberto Jarach per martedì 24 gennaio.
Rossella Tercatin
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Qui Roma - La centralità della famiglia
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La
famiglia come motore della crescita economica. Quali valori e quali
prospettive per un’istituzione minacciata da crescenti sfide e
difficoltà di varia natura. Se ne è discusso ieri pomeriggio alla
Camera ad un convegno organizzato dall’Accademia internazionale per lo
sviluppo economico con la partecipazione di autorevoli esponenti del
pensiero laico e religioso. L’incontro, svoltosi nella Sala della
Regina di palazzo Montecitorio, era significativamente inserito nel
programma della ventitreesima edizione della Giornata del dialogo
ebraico-cristiano ed ha offerto numerosi spunti e momenti di
riflessione. A partire dall’intervento in apertura del rav Riccardo Di
Segni, rabbino capo di Roma, che ha proposto una lettura
significativamente ebraica sul tema. “Guardando alla Bibbia – ha
spiegato il rav – ci si imbatte in una lunga serie di pessimi esempi
familiari. La famiglia è quindi il luogo dove si sbaglia ma è allo
stesso tempo un qualcosa di imprescindibile. Senza famiglia non si può
stare. Lo insegna tra gli altri proprio l’ebraismo, la cui vita
religiosa si svolge in larga parte dentro le mura di casa. Parafrasando
ciò che una volta Churchill disse a proposito della democrazia, si può
quindi dire che la famiglia è il sistema peggiore. A parte tutti gli
altri”. Oltre al rav hanno portato un contributo alla riflessione,
ciascun relatore con un taglio personale in cui forte è comunque sempre
risaltata la centralità dell’istituzione famiglia, Maurizio Lupi,
Antonio Gaspari, Edith Arbib Anav, Ettore Gotti Tedeschi, Enrico Letta,
monsignor Lorenzo Leuzzi e Valerio De Luca. Inaugurando i lavori del
convegno l’onorevole Lupi ha letto all’auditorio un messaggio di saluto
del presidente della Camera Gianfranco Fini.
a.s.
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Buona e cattiva laicità |
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Senz’altro degna di nota la riflessione di Davide Assael,
pubblicata sul notiziario quotidiano dello scorso 11 gennaio, a
proposito della recente approvazione della nuova Costituzione
ungherese, che, col suo clamoroso ritorno a una concezione apertamente
teocratica dello Stato (con la legge di Dio, eterna, immutabile e
intangibile, praticamente sovraordinata a ogni effimera legislazione
secolare), sembra far precipitare l’Europa, con un tratto di penna,
indietro di secoli. Un documento che pare cancellare secoli di faticose
conquiste civili e democratiche, e ha giustamente sollevato, un po’
dovunque, commenti allarmati, di vario genere (in misura, comunque,
secondo me, inferiore a quanto sarebbe stato opportuno e necessario). “Vado
alla ricerca – osserva Assael - di opinioni della Chiesa e di politici
cattolici sulla riduzione del Cristianesimo a religione nazionale. E
cosa trovo? Grandi elogi per le tendenze antiaboriste del governo Orban
(così anche il nostro Buttiglione), lo stesso per la difesa del
matrimonio uomo-donna. Entusiasmo per il contrasto alla deriva laicista
dell’attuale Europa e per la difesa della propria identità nazionale
che resiste all’imperialismo europeo…”. Tale amara constatazione
mette il dito nella piaga, dal momento che richiama, ancora una volta,
la triste verità della completa, assoluta, incrollabile refrattarietà,
da parte delle autorità clericali e di buona parte del pensiero
cattolico (almeno, di quello che ad esse mostra di fare riferimento,
come orientamento nell’agire civile), di fronte a qualsiasi discorso di
laicità. Un concetto che, comunque inteso – dalla più estensiva alla
più restrittiva delle interpretazioni -, appare in ogni caso totalmente
estraneo alla sensibilità, agli interessi, alle prospettive culturali,
politiche e spirituali della Chiesa italiana. La laicità viene
richiamata, infatti, sempre e soltanto in senso negativo (degradata a
becero ‘laicismo’), tutte le numerosissime volte in cui, per i più
svariati motivi – e quasi sempre del tutto a sproposito –, si ritiene
di dover denunciare presunte limitazioni che sarebbero frapposte al
libero espletamento del magistero e delle funzioni della Chiesa. Questa
è laicità ‘cattiva’, ossia il ‘laicismo’. Ma esiste una laicità
‘buona’, da custodire e difendere? No. Mai, assolutamente mai si dà il
caso che, da parte ecclesiastica, si prendano le distanze dai reiterati
tentativi di imporre a tutti, anche con la forza, una visione
confessionale o clericale della vita. Confessionale o clericale,
s’intende, in senso cattolico, perché è chiaro che analoghi tentativi,
compiuti, per esempio, da parte islamica, vengono sempre puntualmente
deplorati e stigmatizzati. Quante volte abbiamo sentito denunciare, con
giusta indignazione, il fatto che in Arabia Saudita non ci sono chiese?
Che i cattolici in Cina sono discriminati? Che in Africa sono
perseguitati, e a volte anche uccisi? Ma se in un Paese, che sia
l’Ungheria o un altro, accade il contrario, il potere della Chiesa
diventa straripante, e i “diversamente credenti” vengono “messi
all’angolo”, va ovviamente bene, benissimo. Sorge spontanea, pertanto,
una domanda: esiste, da parte della Chiesa, un limite, sia pur estremo,
da rispettare, che impedisca l’imposizione forzata della dottrina
cattolica? o il braccio secolare, di costantiniana memoria, deve
comunque continuare a funzionare, ogni qual volta e dovunque sia
possibile farlo? È possibile immaginare, a livello meramente teorico,
un confine che la Chiesa non voglia oltrepassare, per rispettare la
libertà e la dignità di coloro che in essa non si riconoscono? Se, per
esempio, un domani qualcuno proponesse, in Italia o altrove, di vietare
tutti i culti acattolici, di imporre l’esposizione dei crocifissi anche
nelle case private, di sanzionare penalmente, oltre all’aborto, anche
l’adulterio e l’omosessualità, che succederebbe? Come reagirebbe la
Chiesa? Protesterebbe o, come per la costituzione ungherese,
applaudirebbe?
Francesco
Lucrezi, storico
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rassegna
stampa |
Israele
- Positiva la terapia con staminali contro la Sla
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Positivi i primi dati di una terapia con cellule staminali adulte per
la Sla (Sclerosi laterale amiotrofica). Nei test clinici promossi
dall'azienda israeliana BrainStorm Cell Therapeutics, infatti, i
pazienti trattati non hanno mostrato particolari effetti collaterali e
il trattamento ha superato la prova sicurezza. "Oltre ai dati positivi
sulla sicurezza - ha sottolineato Dimitrios Karussis, responsabile
dell'Unità di sclerosi multipla dell'Hadassah Medical Center e a capo
del trial - i primissimi risultati mostrano effetti clinici
soddisfacenti, come miglioramento della respirazione, della capacità di
inghiottire e della forza muscolare".
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In una giornata priva di grandi novità, abbondano nei nostri quotidiani i commenti; Liberal
pubblica un articolo scritto dal direttore degli studi arabi
dell'Al-Ahram Center del Cairo, articolo interessante per comprendere
la nuova mentalità dominante in Egitto, dove evidentemente si rivolge
l'attenzione proprio ad Israele.
Emanuel
Segre Amar
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