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16 aprile 2012 - 24 Nisan 5772
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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rav Jonathan saks
Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova



"Il consiglio ('azat) dell'Eterno durerà per sempre..." (Tehilim 33:11). Rabbì Yosef Chayym David Azulai (Gerusalemme 1724 - Livorno 1806), insegna che l'acronimo della parola 'azat - consiglio ('ain-tzadi-tav) fornisce gli elementi necessari per rafforzare il consiglio dell'Eterno: 'anawà (umiltà), tzedakà (sostegno di giustizia) e Toràh. Questi elementi rappresentano una costante nella vita dell'individuo che gli permettono, se vuole, di distinguere tante trasgressioni o presunzioni di correttezza...

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Il vecchio dittatore argentino Videla, da due anni all'ergastolo, ha concesso un'intervista che uscirà sotto forma di libro dal titolo significativo, Disposición Final, in cui riconosce per la prima volta di aver fatto assassinare sette o ottomila oppositori : "Era il prezzo da pagare per vincere la guerra contro la sovversione e era necessario non renderlo troppo esplicito per evitare che la società ne prendesse coscienza. Bisognava eliminare un bel mucchio di persone che non si poteva portare davanti alla giustizia e neanche fucilare", ha affermato. In realtà, erano non ottomila ma trentamila, e molti di loro (il 10% circa) erano ebrei, dal momento che Videla, sia detto per inciso, era anche apertamente filonazista e antisemita. Questa tranquilla affermazione della "necessità" della repressione non ci fa soltanto venire un brivido dietro la schiena ma ci pone domande che continuano ad esigere risposta. Esiste davvero la necessità? Ed esistono siffatte necessità? E possiamo parlare di prezzi da pagare quando ad essere in gioco sono le libertà o le vite?

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davar
Contando l'Omer - Diversità parte dell'identità
Lunedi 16 Aprile, nono giorno dell’Omer, una settimana
e due giorni

Agli inizi dell’era volgare il quadro religioso e politico dell’ebraismo era molto variegato, con partiti, sette e ideologie radicalmente opposte. Lo è anche oggi, se non di più, la diversità è una caratteristica dell’identità ebraica. Nella controversia sul giorno d’inizio dell’Omer i rabbini difensori della tradizione (che si richiamavano ai Farisei) si trovarono contro un gruppo dissidente detto dei Baythosim. Chi fossero questi Baythosim non lo sappiamo con precisione; conosciamo le loro opinioni dissidenti su alcune interpretazioni della Torà in cui generalmente (ma non sempre) sottolineano la spiegazione letterale. Sarebbero stati i membri di un gruppo il cui fondatore Baythos (simile al greco Boethos) era stato discepolo di un mitico grande Maestro, Antigonos di Sokho, e condiscepolo di quel Zadoq fondatore della setta degli Zadoqim, i Sadducei. Quindi i Baythosim si inseriscono nella galassia dei dissidenti antifarisaici, con incerti rapporti con i più noti Sadducei. Sarebbero stati anche loro legati a una importante famiglia sacerdotale. L’antica controversia non è solo questione di come leggere una parola; è il segno di divisioni molto più profonde, sociali prima ancora che religiose. Le ricordiamo nel periodo dell’Omer, in cui è centrale il tema delle divisioni interne e delle loro conseguenze.

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Depositate le liste dei candidati al Consiglio dell'Unione
Gli iscritti delle Comunità al voto il prossimo 10 giugno
L'elezione del nuovo Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, fissata per il 10 di giugno, si avvicina: scadevano stamane i termini per la presentazione delle liste di candidati. Nelle Segreterie delle Comunità di Roma e di Milano, dove gli elettori procederanno all'elezione diretta dei Consiglieri le operazioni di presentazione delle liste si sono concluse a metà giornata. Venti (su 52 complessivi) è il numero dei Consiglieri che dovranno essere designati dagli ebrei romani (elezione a suffragio universale e voto proporzionale) Dieci invece i Consiglieri eleggibili a Milano con il tradizionale sistema del panachage (che consente il voto sui nomi anche attraverso candidati di liste diverse). A contendersi i voti degli ebrei della seconda Comunità d'Italia tre formazioni: “Milano per l'Unione – l'Unione per Milano”, “Mahar – Domani per l'UCEI” e “UCEI per la scuola”.
Per le altre 19 realtà che compongono il variegato panorama dell'ebraismo italiano (Merano, Trieste, Venezia, Padova, Verona, Torino, Vercelli, Casale Monferrato, Genova, Mantova, Parma, Modena, Ferrara, Bologna Firenze, Pisa, Livorno, Ancona, Napoli) e che designano ciascuna un Consigliere la scelta era tra andare a elezioni oppure procedere alla nomina del candidato su espressione diretta del Consiglio comunitario di riferimento. Tre sono le Comunità dove si procederà con il voto degli iscritti: Trieste, Livorno e Firenze. Integreranno infine il Consiglio UCEI tre rappresentanti della Consulta rabbinica eletti dall'Assemblea rabbinica italiana.


Queste le liste depositate a Roma:
“Uniti per l'Unione” (20 candidati)

Renzo Gattegna, Riccardo Pacifici, Victor Magiar, Raffaele Sassun, Roberto Coen, Manuel Di Castro, Elvira Di Cave, Donatella Di Cesare, Ugo Di Nola, Roberto Di Veroli, Ronen Fellus, Alessandro Luzon, Emilio Nacamulli, Settimio Pavoncello, Vittorio Pavoncello, Alberto Piazza O Sed, Barbara Pontecorvo, Scialom Tesciuba, Mario Venezia, Luca Zevi

“Binah, il femminile nell'ebraismo” (17 candidati)

Eva Ruth Palmieri, Sabrina Coen, Silvia Mosseri, Tamara Zarfati, Fabiana Di Porto, Alessia Salmonì, Elena Lattes, Jacqueline Fellus, Simona Nacamulli, Noemi Di Segni, Loredana Spagnoletto, Esther Livdi, Serena Tedeschi, Flavia Di Castro, Daniela Pavoncello, Ester Pace, Giordana Pontecorvo

Queste le liste depositate a Milano:

“Milano per l'Unione – l'Unione per Milano” (10 candidati)

Roberto Jarach, Giorgio Sacerdoti, Giorgio Mortara, Riccardo Hoffman, Annie Sacerdoti, David Bidussa, Milo Hasbani, Avram Hason, Daniela Ovadia, Liliana Picciotto

“Mahar – Domani per l'UCEI” (6 candidati)

Raffaele Turiel, Guido Osimo, Sara Modena, Nissan Hadjibay, Guido Guetta, Ariel Finzi

"UCEI per la scuola” (1 candidato)

Cobi Benatoff

Qui Roma - A scuola col ministro Hershkowitz
Prima la scuola e l'incontro con gli alunni, poi una passeggiata tra le strade dell'antico ghetto, il museo ebraico e il Tempio maggiore. A Roma per incontrare il suo omologo Francesco Profumo, il ministro israeliano della Scienza e della Tecnologia rav Daniel Hershkowitz ha voluto visitare nella tarda mattinata odierna i principali luoghi ebraici della Capitale. A fare gli onori di casa il presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni e numerosi esponenti del Consiglio tra cui l'assessore alle scuole Ruth Dureghello oltre ai due presidi dell'istituto rav Benedetto Carucci Viterbi e Milena Pavoncello e al direttore del Dipartimento Cultura Claudio Procaccia. Facevano parte della folta delegazione che ha accolto il ministro, tra gli altri, anche il nuovo ambasciatore di Israele in Italia Naor Gilon e il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.

pilpul
In cornice - Il linguaggio dei fiori
daniele liberanomeBisogna osservare un bel quadro antico pensando che al di là dell'apparenza, della bellezza formale, nasconde un significato profondo. Se non comprendiamo quel significato, abbiamo capito poco o nulla dell'opera: l'arte antica non è meno difficile da capire di quella contemporanea, anzi. La riflessione è scontata per i quadri della famiglia fiamminga seicentesca dei Brueghel, ora in mostra a Villa Olmo di Como. In realtà, a Como non hanno portato quadri del capostipite - il più che famoso Pieter il Vecchio-, ma soprattutto quelli di suo nipote Jan il giovane, che però, fra i Brueghel, è secondo solo a Pieter. Ebbene, Jan dipingeva soprattutto grandi vasi fiori, con l'aggiunta di qualche piccolo insetto. I colori sono splendidi, la composizione armonica, il soggetto riprodotto da vero virtuoso. Ma, guai a fermarsi a questo livello di osservazione; anche perché così sembrerebbe che Jan sia monotono, mentre non lo è affatto. Ognuno dei fiori che dipingeva aveva un suo preciso significato, ogni vaso aveva un messaggio che va decriptato. Per questo bisogna utilizzare il linguaggio dei fiori di quel tempo, e che aveva forti connotati religiosi-moralistici, non quello laicizzato che si è diffuso nell'Ottocento e che oggi conosciamo. Facciamo un esempio: la margherita è ed era simbolo di semplicità, ma l'iris una volta era associata ai dispiaceri (tanto affilati da tagliare il cuore -, simili in questo al fogliame tagliente dell'iris), mentre oggi rimanda a sentimenti positivi, all'arcobaleno. Per andare alla mostra dei Brueghel bisogna prepararsi con cura, non restare superficialmente abbagliati dalla tecnica o dal colore. Per questo conto di tornare a vederla di nuovo.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for Two - Malinconico panino
rachel silveraPesach è finito e per eternare il momento mangerò, come direbbe il mio amico Giuseppe, un 'paninazzo'. Uno di quelli di tutto rispetto, come un club sandwich, trovando qualcosa che sostituisca bacon e pancetta. La festa della libertà, delle parole, del racconto, è sempre stata la  mia preferita, fin da quando ero io la deputata a cantare timidamente Ma Nishtanà. Mi piace fin dalla sua preparazione. Amo il periodo di pulizie che trasforma la mia abitazione in un delirio totale: un mix pericoloso di detersivi, buste della spazzatura, carta, scotch e guanti di gomma. E con l'avvicinarsi maestoso della festa la cucina viene ricoperta di carta argentata e sembra di essere a casa di Andy Warhol. Poi i dubbi amletici: "il fondotinta è chametz?" "Nel dubbio buttalo, ma dove è finito il manuale salvavita di Pesach?" Attenzione, attenzione il countdown è iniziato, mandate giù l'ultimo pezzo di pizza unta e deliziosa. Ed è come l'ultima sigaretta per Zeno Cosini. Si tratta solo di una settimana, eppure gusti con ogni singola papilla. Non c'è tempo da perdere, bisogna fare la ricerca del chametz. Quindi armati di candela e in pigiama cominciamo a setacciare le stanze con la perizia di Jessica Fletcher quando indaga su un nuovo assassinio. Non mi sfuggirete, vi troverò tutte!! Sai esattamente dove sono le briciole, ma c'è del pathos in tutto ciò. Vendere il resto, chiudere armadi con un minaccioso foglio che avverte "ATTENZIONE NON APRIRE" e dalla Signora in giallo passiamo ad un horror in stile Non aprire quella porta. Poche ore ci separano dal seder, c'è un fuggi-fuggi generale per portare a termine le ultime mansioni. Chi corre a comprare i fiori per rallegrare la casa lucida e compiaciuta sentendosi Mrs Dalloway, chi finge di studiare ripetendosi che tanto di moed i libri sul Rinascimento non si apriranno di certo, chi mette a punto il menù per la cena. Arriva il seder e con questo appaiono dei personaggi che ci faranno compagnia per giorni: la matzà e la tavola apparecchiata per un numero di commensali maggiore del solito. Se con la matzà abbiamo un rapporto conflittuale: "Perché non ha fatto in tempo a lievitare? Perché??" e nonostante questo ci ritroviamo a ingurgitarla continuamente in maniera quasi ossessiva, la tavola imbandita mi rallegra. Ho maturato negli anni una insana passione per i pasti condivisi con tante persone, amo addirittura essere scomoda, avere il posto che corrisponde alla gamba del tavolo, correre il rischio di mangiare nel piatto del vicino per quanta poca distanza di sicurezza ci sia. Ho la passione smodata di ascoltare i tre o quattro discorsi che il tavolo sta facendo in contemporanea e dare la mia opinione non richiesta su ognuno. Poi il seder finisce e parte la gara: chi canterà Uno chissà e Un capretto più velocemente? C'è qualcosa di terribilmente rassicurante in questo. Siamo intorno a un tavolo, ognuno con la sua storia personale e in questo momento in altre centinaia di case sta avvenendo la stessa cosa. Dietro e dentro ogni commensale ci sono preoccupazioni, desideri, c'è magari chi ha voglia di alzarsi e anche chi aspetta tutto l'anno per bearsi di quel momento. Fossi in Orazio salterei sulla sedia e inciterei con un Carpe diem ma trattengo la megalomania e sorrido. Seguono i giorni di moed. Che per quanto siano denigrati permettono azioni che non crederesti mai di fare preso come sei dal flusso degli eventi: guardare foto e commentare la propria fase babuino (la mia è stata dai nove ai quattordici anni e ogni tanto subisco ricadute), leggere libri che aspettavano pazientemente da mesi il loro turno e si erano oramai arresi a fare le ragnatele e non vedere mai la luce. Allora il panino ricco come come Kubla Kahn adesso lo mangio, ma con un'abbondante dose di malinconia saluto Pesach, la mia parentesi un po' folle e non lievitata.

Rachel Silvera, studentessa

notizie flash   rassegna stampa
Lieberman in visita a Cipro
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Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Liberman è in visita ufficiale a Cipro per una missione di tre giorni a due mesi esatti dalla visita del premier Benjamin Netanyahu, la prima di un capo di governo israeliano. Liberman incontrerà la collega cipriota Erato Kozaku Markoullis, che sarà accompagnata da una delegazione di diplomatici e sarà poi ricevuto dal presidente Demetris Christofias e incontrerà il ministro del Commercio Neoklis Sylikiotis. Nell'agenda del ministro israeliano anche l'incontro con i leader dei due maggiori partiti ciprioti Nicos Anastasiades (Disy, di centro-destra, opposizione) e Andros Kyprianou, del partito comunista Akel al governo. 
 
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