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21 maggio
2012 - 29 Iyar 5772 |
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Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova
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Un evento
eccezionale come il forte terremoto di ieri in pianura padana, ha
determinato la ricerca dei sismologi per identificare quante altre
volte, nel corso della storia, questo evento si sarebbe verificato. Gli
studiosi hanno affermato che due volte (1570 c.a - 1639 c.a) si sono
verificati terremoti di questa entità in questa area che, per leggenda,
era indicata come non in "grave pericolo" per gli effetti anche di un
forte evento sismico. 'Azarià de Rossi (1513-1574), in una sua opera
chiamata "Meor 'Enaim, documentò "ebraicamente" quel terremoto del 1571
(שנת של"א), riportato oggi alla nostra memoria dai sismologi. Lo
storico mantovano, che all'epoca abitava a Ferrara, scampò alla morte
nonostante parte della sua casa fu rasa al suolo. Poi, come i circa
5000 sfollati di oggi, lui e la sua famiglia sfollarono in un villaggio
vicino. Il capitolo in cui racconta questo evento è intitolato "Kol
Elokim - La voce di D-o", e in esso cerca di interpretare il terremoto
come una sorta di messaggio divino: "Ecco, è cosa risaputa dalla bocca
del nostro D-o nella Sua retta Torah, e dai molti Suoi servitori
Profeti, che tra le vie del servizio gradito dinanzi a Lui, benedetto
Egli sia, c'è quella che tutti gli uomini che osservano i Suoi segni e
le Sue azioni terribili, raccontino e le facciano ascoltare a chiunque
arriverà di generazione in generazione, affinché gli esseri umani
imparino l'insegnamento e scolpiscano nella radice della loro anima che
Egli solo è D-o, Re di tutta la terra, si concentrino sempre, con le
loro azioni e il loro pensiero, sulla Sua grande forza e
sulle Sue meravigliose molte benignità e si educhino su tutto ciò che a
loro è richiesto...". Grazie a Gadi Luzzatto Voghera per avermi
indicato - stamattina - la lettura di questo capitolo. Nelle parole di
'Azarià de Rossi si può trova un bel collegamento con lo scopo che il
Yom HaTorah di ieri si proponeva: studiare, indagare, interpretare
correttamente, mettere in pratica e tramandare la Torà quale fonte e
fine della nostra essenza...
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Anna
Foa,
storica
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Una filastrocca per bambini,
opera di Anna Sarfatti e illustrata da Serena Riglietti, l'autrice
delle copertine dell'edizione italiana di Harry Potter. Preceduto da
una breve introduzione di Maria Falcione, il libro è stato pubblicato
da Mondadori e si intitola" I bambini non vogliono il pizzo". È la
storia di una bambina la cui famiglia apre una pizzeria in Sicilia. Il
rifiuto del pizzo porta alla distruzione del locale, ma la bambina
trova la solidarietà dei suoi compagni e della maestra. La sua scuola
viene alla fine intitolata a Falcone e Borsellino e la pizzeria
ricostruita. Un libretto che trasmette con delicatezza valori
di cui abbiamo disperatamente bisogno: legalità, coraggio, generosità,
speranza. L'ho trovato nella posta mentre la bomba di Brindisi faceva
strage fra i ragazzi che andavano a scuola e uccideva la piccola
Melissa. Qualunque siano le motivazioni di questo atto terroristico,che
al momento ancora non si sanno, sono quelli di questo
libricino valori che possono aiutare, se siamo capaci di
trasmetterli e farli nostri, a far sì che cose del genere non succedano
più. Demolendo il terreno di coltura del terrorismo, della mafia, della
criminalità, distruggendone i valori di morte, facendo crescere la
solidarietà e il senso dell'appartenza alla società civile. E proprio a
cominciare dai bambini.
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Contando
l'Omer - Il Giubileo
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Lunedi 21 Maggio, 44° giorno
dell’Omer, 6 settimane e due giorni.
Nella realtà ebraica c’è una tensione costante tra reale e ideale, tra
realizzato e irrealizzabile, tra ciò che era e non c’è più e che
qualcuno, o molti, sperano che torni. Tensioni e contraddizioni che si
accentuano quando si legge, come abbiamo fatto questo Shabat,
all’inizio della parashà di Behar, il brano che istituisce il Giubileo.
Il Giubileo non c’è più da millenni, secondo i Maestri da quando gli
Assiri distrussero il regno d’Israele. Perché si possa applicare
presuppone un insediamento completo del popolo ebraico nella terra
d’Israele, da dividere equamente tra tribù e famiglie. Eppure ne
parliamo ancora come di qualcosa vicinissima. La stranezza si accentua
tenendo presente l’evidente accostamento simbolico proposto dalla Torà
tra Giubileo e Omer. Sette settimane con Shavuot al cinquantesimo
giorno, sette cicli di sette anni e Giubileo al 50°. Coincidono le
parole (“conterete”) e i numeri. Con il Giubileo i conti si azzerano,
arriva la libertà, ciascuno ridiventa padrone di sè stesso con uguali
risorse economiche. Solo che il Giubileo non lo possiamo più fare,
mentre l’Omer lo contiamo tutti gli anni. Il nostro tempo viene
scandito in attesa di liberazione e nuovo inizio. Chissà se questa
ripetizione annuale è un modo per controllare e reprimere le nostre
attese o invece per non farci dimenticare la carica rivoluzionaria
della nostra storia.
rav Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma - twitter @raviologist
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La
differenza, presidio di civiltà
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 Con una chiara nota
emessa all’indomani dei gravissimi, recenti fatti di Brindisi, il
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
ha ricordato quale sia, nei tempi incerti in cui i valori fondamentali
delle democrazie e delle società progredite vengono minacciati, il
posto degli ebrei italiani. “Gli ebrei italiani fanno pienamente loro
il monito per l’impegno e la coesione nazionale affinché chi diffonde
odio non abbia partita vinta su chi si impegna ogni giorno per la vita,
l’istruzione e la democrazia”. Ma ha anche affermato che “colpire i
giovani, gli adulti del domani, significa colpire le speranze di
un’intera società”. E’ da pochi gorni in circolazione un libro
straordinario e commovente, un antidoto dedicato all’infanzia, ma utile
anche a molti adulti, che ben rappresenta i sentimenti degli ebrei
italiani (I bambini non vogliono il pizzo. “La scuola Giovanni Falcone
e Paolo Borsellino”, Mondadori). Grazie all’insegnante Anna
Sarfatti
per aver donato a tutti questo messaggio trasparente e straordinario.
La differenza è presidio di civiltà. E i giovanissimi sono il nostro
più grande patrimonio di speranza, la maggiore tutela dei valori civili.
Pagine
Ebraiche, 6 - 2012
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Yom
HaTorah - L'Italia unita dallo studio |
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Confronto, approfondimento,
identità. Molti spunti, molte sollecitazioni per la prima edizione
nazionale dello Yom HaTorah, la giornata di studio della Torah
organizzata in tutto il paese dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane. Dedicato a rav Elia Samuele Artom e incanalato lungo un
percorso di riflessioni con tema prescelto 'l'ammonimento',Yom HaTorah
ha accompagnato numerosi iscritti delle realtà ebraiche per
una manifestazione che voleva essere un invito all'approfondimento
quotidiano e non soltanto saltuario delle proprie radici attraverso
l'incontro con i testi fondamentali dell'ebraismo nel segno di quella
'hevrutah', l’usanza di studiare e confrontarsi con uno o più compagni
di pari livello e non secondo un rapporto di allievo-maestro, che
permette il proficuo fluire di interazioni, idee e nozioni e che è
stata fortemente promossa dagli organizzatori tra cui il consigliere
UCEI referente del progetto Settimio Pavoncello. Un pensiero commosso e
partecipe, in una giornata di straordinario ritmo didattico e
divulgativo come quella di ieri, è andato all'orribile attentato che a
Brindisi, poche ore prima, aveva portato morte e dolore nel luogo
maggiormente consacrato a questa occupazione. Primo ad
intervenire in tal senso rav Riccardo Di Segni,rabbino capo di Roma,
che al Collegio Rabbinico davanti agli studenti riunitisi già dalle
prime ore del mattino ha fatto riferimento al passo di Mishnah in cui è
citata la città pugliese un tempo conosciuta con il nome di
Brundisinum. Più in generale l'ombra dei tragici accadimenti alla
scuola Falcone è stato presente nelle parole di tanti e ha
inevitabilmente attenuato, assieme alla consapevolezza per il terremoto
che molti lutti ha fatto in Emilia Romagna, il clima di festa
immaginato per il lancio di questa iniziativa che già significativi
successi ha riscosso oltreconfine.
Per migliaia ebrei italiani,
da Roma a Milano, da Genova a Trieste, da
Torino a Napoli (dove per l'occasione si è festeggiato conl'ingresso di
un nuovo Sefer Torah in sinagoga), la sveglia è suonata prestissimo la
mattina di questa domenica diversa da tutte le altre e in più
circostanze vissuta con grande trasporto a fianco di amici e parenti
complice anche la concomitante ricorrenza di Yom Ha Yerushalaim
celebrata, ad esempio a Livorno, con un reading di poesie, discussione
di testi e musica. Speciale l'occasione offerta dello Shabbaton vissuto dai
giovani assieme alla Comunità di Parma, realtà piccola nei numeri ma
allo stesso tempo assai propositiva che ha aperto le proprie porte a
ragazzi da tutto il paese e a un gruppo consistente di studenti
israeliani residenti in zona. Successo di pubblico, entusiasmo e calore
anche a Torino, città natale del rav Artom, dove il programma è stato
raccolto all'interno di una mattinata serrata con rabbanim e allievi
parimenti protagonisti. “Ho riscontrato notevole interesse e curiosità
tra i presenti. L'iniziativa è stata ben recepita tanto che non pochi
si chiedevano quale sarebbe stato il tema del prossimo anno” dice
l'avvocato Giulio Disegni, intervenuto all'appuntamento torinese in
rappresentanza dell'UCEI. A Roma, dove rav Di Segni ha suggerito
l'istituzione di uno Yom HaTorah con cadenza mensile, ci si è
confrontati 'Avot Uvanim', dal titolo dell'evento che, nei locali della
scuola ebraica, ha visto genitori e figli studiare seduti allo stesso
banco per uno scambio di impressioni e scintille di sapere che, come ha
ricordato un Maestro col sorriso, non si trasmette necessariamente di
padre in figlio ma anzi in alcuni casi compie più facilmente il
percorso inverso. Intensa l'agenda di incontri, intense le tematiche
sollevate grazie anche alla partecipazione di autorevoli ospiti
stranieri tra cui, ancora nella Capitale, rav Steinberger della
Yeshivat haKotel di Gerusalemme. Al cuore delle riflessioni,come detto,
l'enunciato 'Ammonisci il tuo prossimo' che ha visto tra gli interventi
più attesi quello del presidente dell'Assemblea Rabbinica Italiana rav
Elia Richetti che su questo si è soffermato al Tempio Yoseph VeEliahu
di Milano in un incontro che ha coinvolto le varie edot milanesi sotto
il coordinamento del rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Educazione
e Cultura UCEI. “Nel momento in cui ci si pone davanti al problema di
riprendere il prossimo che sbaglia c’è una questione altrettanto
importante di cui bisogna tener conto – ha sottolineato il rav – il
divieto di svergognare gli altri, né pubblicamente, né privatamente.
Chiediamoci dunque cosa deve fare il rav per bilanciare i due precetti.
E soprattutto, se spetta davvero solo al rav seguirli”. Parole di
grande profondità sono arrivate anche dal rav Alfonso Arbib, rabbino
capo di Milano. “Ammonire con amore – ha affermato – significa prima di
tutto mettere in discussione se stessi. Sentire le colpe altrui come le
proprie. Trovare il modo giusto per farle notare, talvolta con durezza,
in altri casi con dolcezza, seguendo l’esempio di Mosè nella Torah. E
soprattutto guardare una persona nella sua interezza, nel bene e nel
male”. Conclusione di giornata, sia a Roma che Milano, con lo sfizioso
evento RashiSushi a cura dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia. Una
lezione congiunta tenuta da una coppia di Maestri in un contesto
insolito e singolarmente allietata dalla più amata tra le pietanze
giapponesi.
A tracciare un bilancio a caldo di questo primo Yom HaTorah italiano è
rav Della Rocca, che ha voluto sottolineare come, se l’offerta di
iniziative è stata notevole e di alto livello, sia allo stesso tempo
necessario riflettere sul lato della partecipazione che in alcune città
non è stata ottimale e capirne le ragioni. “Ricordiamoci che dalla
Ghemarah – ha spiegato il rav – impariamo che il Bet Hamikdash fu
distrutto proprio perché i membri del popolo d’Israele avevano smesso
di ammonirsi vicendevolmente, facendosi ciascuno gli affari propri”.
Adam Smulevich - twitter @asmulevichmoked
Rossella Tercatin - twitter @rtercatinmoked
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Yom
HaTorah - A lezione con le bacchette del sushi |
Chi l’ha detto che una
lezione di Torah non possa essere un evento
trendy? Ieri sera, a Milano, lo è stato. In occasione di Yom HaTorah,
l’Unione Giovani Ebrei d’Italia ha sfruttato il fascino modaiolo del
sushi per invogliare i giovani a partecipare alla lezione di Torah
organizzata presso il tempio centrale di via della Guastalla, dando
vita all’evento RashiSushi. E in contemporanea lo stesso succedeva
anche a Roma in compagnia di Rav Roberto Colombo e Rav Benedetto
Carucci Viterbi. E sembra che davvero l’affinità fra questi due mondi
apparentemente così lontani vada oltre il simpatico gioco di parole,
perché la partecipazione è stata piuttosto elevata. E così, dopo una
bella scorpacciata di sushi, ovviamente rigorosamente kasher e con
tanto di salsa di soia, i giovani milanesi hanno assistito alle lezioni
tenute dal Rabbino capo Alfonso Arbib e da Rav Roberto Della Rocca, che
con due interventi complementari fra loro hanno ripreso e approfondito
un tema già affrontato durante la giornata, quello della mitzvah
comandata dalla Torah di ammonire il prossimo. Un’impresa non semplice
quanto appare, come ha sottolineato Rav Arbib: “I maestri ci insegnano
che ci sono due grandi problemi. Innanzi tutto il fatto che nessuno è
abbastanza perfetto da poter fare un ammonimento a un’altra persona
senza incorrere nel rischio di commettere lo stesso errore o di non
essere obiettivo nelle sue critiche; ma d’altra parte, anche per
ricevere un’ammonizione è necessaria un’attitudine all’ascolto che
purtroppo noi non abbiamo”. Attitudine all’ascolto che è anche la
condizione che sta alla base della vita in comunità. Quello che si
riscontra, tuttavia, è che la tendenza di oggi sia quella contraria,
ognuno vive la propria vita, senza interferire in quella degli altri. A
quanto pare le persone si interessano alla vita altrui solo quando si
tratta di gossip, insomma. Ma quando c’è bisogno di sostegno e
collaborazione, tutti sembrano non vedere. “Ed è proprio l’indifferenza
che porta alla distruzione di una comunità”, ha concluso Rav Della
Rocca al termine del suo discorso. E come il direttore di un’orchestra,
formata da giovani partecipi e interessati, che è riuscito a
coinvolgere con domande spunti di riflessione, quale strumento migliore
delle bacchette giapponesi che brandiva fra le mani per coordinarne gli
interventi?
Francesca
Matalon - twitter @MatalonF
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Yom
HaTorah - A Casale si ricordano gli amici scomparsi |
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È stata una domenica
decisamente intensa quella vissuta ieri dalla Comunità ebraica di
Casale Monferrato. Una domenica dedicata alla Torah e al ricordo di
persone che hanno significato moltissimo sia per la Comunità che per la
città. La giornata si è aperta in sinagoga con una conferenza del
rabbino Giuseppe Laras che, proprio in ragione di Yom HaTorah, seguendo
l’iniziativa nazionale proposta dall’UCEI, ha parlato del precetto
“Ammonisci il tuo prossimo” (Hokheach Tokhinah). L'esegesi di questo e
di molti altri precetti nasce da singoli e complessi casi (veri o
leggendari) di rapporti interpersonali la cui soluzione discussa
lungamente si trasforma poi in regola. Un momento di viva commozione ha
poi colto i presenti con l'intitolazione della sala mostre della
sinagoga a Nella e Dario Carmi. La Comunità casalese è integrata in
modo particolare nel tessuto civile e sociale della città e in tanti
sono venuti a rendere omaggio a due figure che con la loro opera hanno
contribuito a rendere tutto il complesso di vicolo Salomone Olper quel
gioiello che rende fiera Casale. Al di là di questo Dario Carmi,
insegnante di matematica, è ricordato da generazioni di allievi così
come Nella prima con il suo lavoro e poi come segretaria della
Comunità: era davvero un personaggio imprescindibile nella vita
cittadina. “Ci chiamavano i due carabinieri – ricorda Adriana
Ottolenghi – perché andavamo sempre in giro insieme, del resto anche
Dario era sempre con mio marito”. Oltre alla targa commemorativa, sulla
porta della sala è stata applicata da Rav Laras anche mezuzah. Anche il
pomeriggio è stato dedicato a un amico scomparso della comunità: Lele
Luzzati, con una mostra che celebra l'altra ricorrenza di questa
domenica, Yom Yerushalaim, il giorno di Gerusalemme. La raccolta su
questo tema realizzata dal Museo Luzzati e dalla Comunità ha visto
esposti molti disegni inediti dell'artista e soprattutto la proiezione
di un lungometraggio che Luzzati realizzò circa una trentina di anni fa
su testi di Meir Shalev: un imperdibile compendio di storia ebraica
realizzato con tutta la straordinaria fantasia dell'artista genovese,
che nei collage di quest'opera non esita ad animare bassorilievi
babilonesi e vasi greci. Per vedere il tutto c'è tempo fino al 24
giugno. I prossimi appuntamenti in Comunità parlano in musica. È
infatti prossimo a prendere avvio il ciclo di incontri in sinagoga
organizzato dal compositore Giulio Castagnoli dal titolo “Da Salomone
Rossi a Arnold Schoenberg”. Si comincia lunedì 28 maggio alle 21
proprio con un prologo dedicato all’inventore della dodecafonia
viennese, 'Omaggio ad Arnold Schoenberg', che verrà eseguito dal
Divertimento Ensemble di Milano con musiche di Arnold Schoenberg e
Anton Webern. Si prosegue domenica 3 giugno alle 17 in ricordo di
Sergio Liberovici con Paola Roggero (soprano), il coro Ghesher diretto
da Erika Patrucco e l’introduzione di Emilio Jona. Le musiche sono di
Sergio Liberovici su testi di Italo Calvino ed Emilio Jona e sue
elaborazioni di canti ebraici. Domenica 10 giugno alle ore 17 Piano
solo con Sabrina Lanza (pianoforte) e musiche di Arndol Schoenberg,
Felix Mendelssohn-Bartholdy, Ludwig van Beethoven. Domenica 17 giugno
alle 17 invece Pagine ebraiche con il Trio Arkè e musiche di Edgardo
Del Valle de Paz, Mario Castelnuovo Tedesco, Felix
Mendelssohn-Bartholdy. Infine il 24 giugno alle 21 concerto dedicato a
Salomone Rossi tra Mantova e Casale con l’Ensemble Ricercar e musiche
di Salomone Rossi, Giulio Cesare Monteverdi, Claudio Monteverdi e
Antonio Vivaldi.
Alberto
Angelino
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In cornice - La collezione
Pinkus |
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Molti conoscono David e
Geraldine Pinkus per la grande generosità con cui sostengono
istituzioni ebraiche e progetti di didattica sull'ebraismo; pochi
sapevano della loro grande passione per l'arte, nata durante la loro
luna di miele a Roma. Nel tempo hanno comprato opere di grande livello
come dimostrano i prezzi a cui Christie's ha venduto la scorsa
settimana buona parte della loro collezione, la più costosa mai passata
in asta con i circa 300milioni di euro di spesa complessiva. Il pezzo
più caro è risultato essere un Mark Rothko (”Orange, Red, Yellow”)
passato di mano per circa 66 milioni di euro. E' un'ottima notizia per
tutti noi in quanto gli introiti dell'asta andranno per opere
benefiche. Ma l'asta di Christie's è interessante anche per conoscere
meglio la mentalità della famiglia Pinkus, tipico donatore USA. Buona
parte delle opere in vendita sono di artisti cosiddetti Espressionisti
Astratti, quasi tutti ebrei e orgogliosamente americani, scappati
appena in tempo dall'Europa e diventati la bandiera della cultura a
stelle e strisce contro il realismo del comunismo sovietico. Non
avevano acquistato nessun Chagall, nessun Mané Katz, nessun pittore
israeliano. A giudicare dalla loro collezione, i Pinkus sono quindi
americani fino al midollo, ma anche fieramente ebrei fino al midollo;
rispettosi della religione, ma soprattutto legati alle radici “laiche”
del loro ebraismo; felici di collezionare artisti ancorati al nostro
patrimonio spirituale-culturale, ma rimanendo legati alle nuove
proposte della scena culturale americana. Esistevano probabilmente
figure con lo stesso approccio anche in Italia, ma sono per buona parte
scomparse un secolo fa, e non per mancanza di risorse. E' altro che
manca.
Daniele
Liberanome, critico d'arte
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Tea for Two - Bar Mitzvah
Rap
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Tralasciando il fatto che
anche la sottoscritta è stata rapita da quella strana sciarada del
triangolo Belén-Emma-ballerino Stefano che vede come demiurgo una Maria
de Filippi che, nonostante tutti i tronisti, gli amorazzi stucchevoli e
le maestre di danza animose propinateci da più di un decennio, non
riesco proprio a non stimare. Se non altro per la sua vociona che tanto
stride con i suoi timidi sorrisi. Ma ecco, mi sono persa in quello che
volevo tralasciare. La vera notizia è un'altra. Conoscete Drake? Un
rapper mediamente di successo a cui è capitato di cantare con Rihanna
in una delle tante hit che non mancano di un nanananana (il nananana di
Rihanna è un marchio di fabbrica, più o meno come l'ehhh del buon
vecchio Vasco). Bene, sapete che tema ha scelto per il suo nuovo video
HYFR il nostro Drake? Il Bar mitzvah! Il ragazzo, ebreo per parte di
madre, ha deciso di celebrare nuovamente la sua maggiorità religiosa e
rinsaldare il rapporto con le sue origini. A questo punto non resta che
vedere come. Iniziamo con uno spezzone di un classico video amatoriale
in cui si vede il riccioluto bimbo Drake con un gilet a dir poco
agghiacciante, poi cambio di scena: sinagoga di Miami, Lil Wayne che
rappa l'intro. Drake serio esordisce: "I got to do what I got to do",
quasi dovesse compiere un regolamento dei conti. Piccola notazione: la
sinagoga di Miami sembra una villa dei Brangelina. Uomini truci
annuiscono mentre il cantante legge i rotoli della Torah. Poi
nuovamente puff, cambio di scena, ci spostiamo nella sala adibita per
la festa con la torta tipica da Bar mitzvah con tanto di foto glassata
e scritta. Drake sollevato sulla sedia non mostra il terrore negli
occhi di chi sa che sta per fare un bel ruzzolone. In tutto ciò ad
adornare la sala ci sono un gruppo nutrito di donzelle in abiti
discinti che si buttano nelle danze e uomini con la kippah abbastanza
su di giri. La cosa mi lascia perplessa, non capisco bene quali siano
gli intenti del caro Aubrey Drake Graham. Ha tentato una commistione
singolare tra il mondo dal rap con tanto di turpiloquio ed ebraismo,
per fondere la sua doppia anima? Si era stufato dei soliti video con
catene al collo e donnine di plexiglass e ha voluto metterci un tocco
di jewishness? Vedendolo con una sorta di magnanimità di fondo ci farà
sorridere, in fondo è sempre quel bambino con gli occhi da panda e quel
gilet orribilmente sublime. E poi anche se volessimo arrabbiarci con
Drake che ha un po' esagerato, bisogna prima vedersela con una vasta
gamma di commenti antipatici e antisraeliani che sono piazzati sotto il
video su youtube.
Rachel
Silvera, studentessa -
twitter@RachelSilvera2
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notizie
flash |
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rassegna
stampa |
Sorgente
di vita - Uno speciale
su Gilad Shalit in onda questa sera
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Leggi la rassegna |
Dal Campidoglio le immagini
di Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito nel 2005 e
rimasto quasi cinque anni prigioniero di Hamas in un luogo sconosciuto
nella striscia di Gaza. Ai festeggiamenti come cittadino
onorario è dedicata la copertina della puntata di “Sorgente
di vita” di domenica 20 maggio che va in replica questa sera su RAIDUE
alle ore 1,20 circa.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
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