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5 giugno 2012 - 15 Sivan 5772 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Il rito della Sotah, la donna
sospetta di adulterio, seppur ampiamente descritto nella Torah
(Bemidbar, 5; 11- 31) e molto approfondito in
un trattato del Talmùd interamente dedicato, sembra
non essere mai stato applicato. Si tratta comunque di una cerimonia
molto umiliante provocata da un marito geloso, ma anche di un caso
unico in cui una persona si trova nella presunzione di colpevolezza
fintanto che non venga dimostrato il contrario mediante un miracolo
divino. Quale è il senso di questo inquietante rituale? Alcuni
commentatori, tra cui Ovadia Sforno, evidenziano come il
sospetto e la circospezione, e non solo nel matrimonio,
possano portare a situazioni degradanti e distruttive. In molti casi
colui che sospetta non ne esce molto meglio di colui che è sospettato.
Per prevenire situazioni così devastanti, come quella della Sotah, non
resta che parlarsi per rompere il muro della diffidenza.
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Dario
Calimani,
anglista
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"È il governare che li fa
sembrar divini" (Shakespeare, Enrico IV)
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Solidarietà e impegno sociale per l'Italia che soffre La Giunta dell'Unione lancia il piano operativo |
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Sotto
il segno della solidarietà e dell'impegno sociale, l'ultima riunione
della Giunta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane prima della
consultazione elettorale di domenica prossima ha concluso la sua
stagione di lavoro con un forte segnale rivolto alla società italiana e
soprattutto a coloro che soffrono per il sisma che ha colpito l'Emilia. Dopo
aver ascoltato la relazione del Presidente dell'Unione Renzo Gattegna,
l'organismo di governo dell'UCEI ha affidato al Consigliere Giorgio
Mortara (nella foto), che è anche presidente dell'Associazione medici
ebrei, il coordinamento delle iniziative straordinarie a favore delle
popolazioni colpite dal sisma, a tutela delle popolazioni che soffrono,
degli inestimabili beni culturali minacciati, della storia, del lavoro,
degli ideali di regioni italiane dove la millenaria presenza ebraica
costituisce una componente essenziale del tessuto sociale. Mentre
da Roma a Trieste si moltiplicano le iniziative di solidarietà,
l'Italia ebraica si stringe attorno alle quattro antichissime comunità
ebraiche emiliane di Ferrara, Parma, Modena e Bologna e alla gloriosa
comunità ebraica lombarda di Mantova, tutte in prima fila nei territori
colpiti dal sisma. Rispondendo
a un appello alla mobilitazione lanciato dai presidenti delle Comunità
di Parma, Giorgio Yehuda Giavarini e Modena, Sandra Eckert, e
all'eterno messaggio del profeta Yirmiahu ("Procurate il bene della
città che vi ospita...) in esso rievocato, che ha da sempre
contrassegnato il lungo cammino degli ebrei in Italia, il dottor
Mortara ha immediatamente cominciato a mettere in piedi la rete di
rapporti e interventi. A sua disposizione ha gli stanziamenti che la
stessa Giunta ha messo a disposizione per gli aiuti, fondi provenienti
dalla raccolta dell'Otto per mille e che molti cittadini attenti alle
vicende e ai valori di cui l'ebraismo italiano è testimone assegnano
con la propria scelta all'Unione. Si tratta di un primo capitale che
farà da motore a una sottoscrizione di solidarietà cui tutti gli
italiani sono chiamati a partecipare. Ma soprattutto una miriade di
iniziative partite dalle singole realtà ebraiche o dalle singole
persone che hanno bisogno di essere inquadrate in un'azione generale. A
quanto si era appreso all'indomani delle scosse più distruttive, si
vanno aggiungendo di ora in ora nuovi elementi. L'ingegner Alberto
Pontecorvo, dirigente della delegazione Gilad Shalit dell'Associazione
nazionale dei Vigili del fuoco in congedo ha confermato che
l'organizzazione è stata posta in stato d'allerta dalla Protezione
civile ed è pronta a partire in qualunque momento per raggiungere le
zone disastrate. Le strutture ebraiche di accoglienza di Villa Opicina
e Caletta di Castiglioncello hanno aperto le loro porte. La stessa
Associazione medici ebrei sta per prendere in esame interventi mirati
sul territorio. Una sessione di lavoro congiunto fra la redazione
del Portale dell'ebraismo italiano e la redazione di Articolo 3,
l'osservatorio contro le discriminazioni nato a Mantova con la
collaborazione della Rassegna stampa dell'Unione, avrà luogo la
prossima settimana a Mantova, una delle città più colpite dall'onda del
sisma. "Non si tratta - ha commentato il coordinatore dei
dipartimenti Informazione e Cultura dell'Unione Guido Vitale chiamando
a raccolta i giornalisti dalle diverse città italiane dove operano -
solo di stare vicini ai colleghi in un momento tanto delicato e
difficile, ma anche di riaffermare in questa stagione di crisi che alla
tutela della sicurezza delle popolazioni e dei beni culturali deve
sempre affiancarsi un rinnovato slancio sul fronte del lavoro. Articolo
3 - ha concluso - è un investimento prezioso e ormai irrinunciabile di
tutela e di conoscenza per tutti gli ebrei italiani e per tutti gli
italiani che credono in una società più equa e progredita".
L.P.
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Gli Azzurri preparano la visita ad Auschwitz "Nel vostro viaggio la sfida per un mondo migliore" |
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Il
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna ha
lasciato Roma questo pomeriggio alla volta di Cracovia dove è atteso
dalla Nazionale italiana di calcio (nell'immagine Casa Azzurri)
impegnata nei prossimi giorni negli Europei di Polonia e Ucraina.
Domattina la spedizione azzurra visiterà il campo di sterminio di
Auschwitz insieme ai sopravvissuti Piero Terracina, Sami Modiano e
Hanna Weiss. Guidata dallo storico Marcello Pezzetti, direttore del
Museo della Shoah di Roma, la delegazione sarà accompagnata da
Gattegna, che avrà al fianco il Consigliere UCEI Vittorio Pavoncello.
In una lettera indirizzata ai giocatori e ai dirigenti Federcalcio, Gattegna e Pavoncello si sono così rivolti alla squadra:
Cari amici della Nazionale di calcio,
sempre più spesso, anche a causa della progressiva scomparsa dei
Testimoni, ci si interroga su come trasmettere il valore della Memoria
alle nuove generazioni. Ci domandiamo quali corde toccare per far
comprendere ai più giovani una tragedia che ha colpito l'intera umanità
e dalla quale è necessario imparare per costruire un avvenire di pace e
libertà per tutti i popoli del mondo.
La visita della Nazionale di calcio al campo di Auschwitz può essere
una straordinaria opportunità in questo senso. Chi meglio degli
Azzurri, campioni sul terreno di gioco e ambasciatori dello sport
italiano nel mondo, è capace di parlare direttamente al cuore e alla
mente di milioni di giovani? Anche per questo crediamo che un momento
così intenso e solenne, un momento che vivrà il suo apice nell'incontro
con i Testimoni che ci accompagneranno, dovrà essere accolto da tutti
con rispetto e profonda partecipazione.
Il vostro viaggio sfida gli orrori del passato per indicarci,
attraverso nuove e forti forme comunicative, la strada da percorrere
nel realizzare un futuro di fratellanza in cui l'odio non possa essere
più immaginabile.
Come ebrei italiani, come identità che ha nella lotta a ogni forma di
razzismo, di violenza e di xenofobia un punto inalienabile, sarà un
onore essere al vostro fianco.
Renzo
Gattegna, Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Vittorio
Pavoncello, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Clicca qui per leggere
l'intervista al presidente della Federcalcio Giancarlo Abete su Pagine
Ebraiche di giugno
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Qui Roma - Elezioni UCEI, donne a confronto |
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Confronto
interamente al femminile ieri sera tra i gruppi che a Roma hanno
presentato la propria candidatura per il rinnovo del Consiglio
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che avrà luogo a seguito
del voto nazionale del prossimo 10 giugno. Di fronte, nella sede
dell'Associazione Donne Ebree d'Italia, 11 delle 17 esponenti della
lista interamente femminile Binah e le tre donne candidate nella
unitaria Uniti per l'Unione. Si è parlato, di fronte a una quarantina
di partecipanti, di sfide, progetti e opportunità, ma è stata anche
l'occasione per conoscere più nello specifico le varie candidate cui è
stata data la possibilità di illustrare ciascuna la propria identità
professionale e l'impegno in ambito ebraico. Al cuore degli interventi
i temi più stringenti da inserire nell'agenda del futuro parlamentino
dell'ebraismo italiano a 52 membri, il primo a vedere la luce dopo la
riforma dello Statuto: dalla kasherut ai giovani, dalle politiche di
finanziamento a quello del sociale e molto altro ancora. Numerosi,
almeno sul piano formale, i punti di convergenza tra i due programmi.
Diverso il percorso ipotizzato. Da una parte la lista che riunisce le
tre forze di governo unitario della Comunità ebraica di Roma (Per
Israele, Hazak, Efshar) che ha per garante l'attuale presidente UCEI
Renzo Gattegna, dall'altra l'esperienza politica di una lista di sole
donne. Inevitabile poi, anche in considerazione della particolare
cornice dell'evento, un confronto sulla partecipazione femminile alla
tornata elettorale con l'emergere di due visioni differenti sulla
strada da percorrere per dare maggiore voce e rappresentanza alle donne
nei futuri assetti dell'Italia ebraica. Binah sostiene l'utilità di un
gruppo di lavoro tutto al femminile, mentre tra le esponenti di Uniti
per l'Unione c'è chi ritiene che sia stato un errore escludere dalla
lista gli uomini evitando una dialettica che avrebbe potuto rivelarsi
proficua. Su una cosa tutte le candidate si sono dimostrate concordi:
la necessità di cooperare con l'Adei per far valere le le proprie
istanze, le proprie aspirazioni e i propri valori.
as - twitter @asmulevichmoked
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Qui Milano - Diciotto
alberi per l'ambasciatore |
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Creare un ponte fra due
mondi. Rappresentare i valori, la cultura e non semplicemente gli
interessi di una nazione, in un paese straniero. Questa la missione di
un diplomatico delineata durante l’incontro con il nuovo ambasciatore
italiano in Israele Francesco Talò, organizzato nel Tempio centrale di
Milano dalla sezione italiana del Keren Kayemet le Israel, il “fondo
per l’ambiente” più antico del mondo, rappresentata da Silvio Tedeschi.
Perché, prima di partire, Talò ha voluto farsi spiegare il paese che
diverrà la sua casa da chi quel luogo lo conosce bene.
Ma nel giorno di lutto nazionale per il terremoto in Emilia, la
manifestazione non poteva non iniziare che raccogliendosi in un minuto
di silenzio per le vittime del sisma, ricordando il difficile momento
che tutto il Paese sta attraversando.
Nel rivolgere all’ambasciatore Talò un augurio per la sua nuova
missione, che lo porterà in Israele dopo essere stato console generale
d’Italia negli Stati Uniti e poi inviato speciale per l’Afghanistan e
il Pakistan, il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib ha offerto una
riflessione sulle bandiere, che vengono menzionate nella Parashah, la
porzione di Torah settimanale letta pochi giorni fa. “Ogni uomo, ogni
popolo, è chiamato a portare nel mondo una precisa identità e un
preciso compito. La bandiera ne è il simbolo - ha spiegato il rav - Il
rovescio della medaglia implica il fatto che la bandiera possa
costituire un elemento di divisione. Eppure sono proprio le diverse
identità che hanno nei propri valori il presupposto della convivenza.
Ogni ambasciata porta nel paese che la ‘ospita’ la civiltà della
propria nazione. E in questo modo costruisce un ponte. Auguro
all’ambasciatore di poter andare a rafforzare e implementare il legame
e la vicinanza già molto forte che esiste tra Italia e Israele e tra i
loro popoli”. Di legami ha parlato anche il direttore del Corriere
della Sera e presidente della Fondazione Memoriale della Shoah
Ferruccio De Bortoli, che si è soffermato sullo straordinario lavoro di
tessitura di rapporti umani svolto dal personale diplomatico italiano
nel mondo “un lavoro che forse troppo di rado è raccontato dai media,
ma che rappresenta una ricchezza straordinaria per il Paese e che è ben
simboleggiato dall’attenzione che l’ambasciatore Talò sta rivolgendo
all’approfondimento della realtà israeliana prima di partire”. Una
riflessione condivisa da Talò che ha ribadito la sua volontà di
conoscere e ascoltare le voci degli italiani per capire quale Paese
andrà a rappresentare in Israele partendo dalle Comunità ebraiche, uno
degli esempi della sua “unità ricca di differenze. Perché, per
costruire ponti e legami, bisogna essere in tanti - ha sottolineato -
Il popolo d’Israele costruisce vita e pianta alberi. È stato capace di
cambiare l’identità del suo territorio, di sostituire foreste a
deserti. Un’abilità di cui il mondo ha bisogno. E che spero potrà dare
un importante contributo all’Expo 2015”.
Al diplomatico, che sostituirà ad agosto Luigi Mattiolo nella carica
che fu anche dell’attuale Ministro degli Esteri Giulio Terzi di
Sant’Agata, il Keren Kayemet ha donato 18 alberi (cifra che in ebraico
esprime il valore numerico della parola ‘vita’) che saranno piantati
nel Parco Italia nella regione di Sharon.
Rossella
Tercatin - twitter @rtercatinmoked
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Qui Milano - A scuola
per parlare di scuola |
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A scuola per parlare di
scuola. Un’esigenza particolarmente sentita nella Comunità di Milano,
dove il presente e il futuro della Scuola ebraica sono una delle
tematiche al centro della campagna elettorale per il rinnovo tanto dei
vertici della Comunità quanto di quelli dell’Unione della Comunità
Ebraiche Italiane previsto domenica 10 giugno. Al punto che la
Fondazione Scuola della Comunità ha deciso di organizzare confronto con
i candidati per parlarne in modo allargato coinvolgendo anche genitori
e insegnanti. “Abbiamo ritenuto fosse importante avere un momento per
capire le posizioni delle varie liste, anche in base a quelle che
saranno le domande dei primi soggetti coinvolti, i genitori - spiega il
presidente della Fondazione Marco Grego - E abbiamo voluto farlo prima
delle elezioni e non dopo perché, indipendentemente da chi verrà
eletto, riteniamo sia importante rilanciare la scuola come tema
centrale nel prossimo Consiglio, tanto della Comunità quanto
dell’UCEI”. A un anno dalla sua elezione a presidente Grego traccia un
bilancio molto positivo dell’esperienza fino a questo momento,
spiegando come negli ultimi anni la Fondazione abbia raggiunto dei
risultati prima difficili da immaginare sia in termini di fund raising
che di progetti. “Se devo scegliere quello che penso sia più
significativo è senza dubbio il Progetto Borse di Studio per ragazzi
che vorrebbero frequentare la scuola, che penso rappresenti il vero
cuore di ciò che la Fondazione deve fare”.
Nell’appuntamento di stasera in Aula Magna parteciperà un candidato in
rappresentanza di ciascuna delle cinque formazioni per le elezioni
della Comunità (Am Im, Shalom, Ken 2.0, Welcomunity, Com.Unità) e delle
tre per l’UCEI (Milano per l’Unione – l’Unione per Milano, Mahar –
Domani per l’UCEI, e UCEI per la scuola), in un confronto moderato dal
direttore del Bollettino Fiona Diwan.
E alla domanda se il fatto che cinque consiglieri della Fondazione
Scuola siano anche candidati alle elezioni (Cobi Benatoff in UCEI per
la scuola, Daniele Schwarz in Welcomunity, Raffaele Turiel in
Welcomunity e Machar - Domani per l’UCEI, poi Andrea Bardavid e Ruben
Pescara in Com.unità) non rischi di trasformare la Fondazione in un
interlocutore di parte, Marco Grego risponde “Il nostro è un ente
indipendente e riconosciuto come tale. Non penso vi sia conflitto di
interesse fra le varie cariche, anzi, il fatto che vi siano consiglieri
della Fondazione candidati in varie liste è una ulteriore dimostrazione
di un impegno trasversale e sono felice di avere l’opportunità di
sottolinearlo”.
rt - twitter @rtercatinmoked
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Qui Venezia - "La straordinaria umanità di nonno Adolfo" |
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La
Comunità ebraica di Venezia onora questo pomeriggio la memoria di rav
Adolfo Ottolenghi, rabbino capo della città lagunare per oltre un
trentennio (1912-1944) e grande protagonista della vita culturale e
religiosa dell'epoca, con una giornata di studio che approfondirà vari
aspetti del suo lunghissimo mandato cui sono adesso dedicate due
importanti opere appena entrate in circolazione: Scritti rabbinici (ed.
Esedra) e La scuola ebraica di Venezia attraverso la voce del suo
Rabbino (Filippi Editore Venezia) a cura di sua nipote Elisabetta
Ottolenghi di cui pubblichiamo uno stralcio dell'introduzione.
L'appuntamento è a partire dalle 16.30 all'Ateneo Veneto dove, moderati
dalla dottoressa Ottolenghi, interverranno il professor Giovanni Levi
dell'Università Ca' Foscari, il rabbino capo di Padova ras Adolfo
Locci, lo storico Daniele Nissim, il presidente dell'Assemblea
Rabbinica Italiana rav Elia Richetti e il presidente della Comunità
ebraica di Venezia Amos Luzzatto.
Per il Giorno
della Memoria di quest'anno ho sentito il dovere di ricordare la figura
di mio nonno Adolfo Ottolenghi, rabbino capo della Comunità di Venezia,
pubblicando alcuni suoi scritti fino ad ora dimenticati. Nel 1911
giunse a Venezia a soli 26 anni, dopo gli studi giuridici e rabbinici,
da Livorno, sua città d'origine, insieme alla giovane moglie Regina
Tedeschi, anch'essa livornese, che sempre lo sostenne e lo aiutò nel
suo impegno quotidiano, anche in relazione al sopraggiungere della
cecità; ricoprì l'incarico di vicerabbino prima, e di rabbino poi, a
partire dal 1919 fino alla deportazione ad Auschwitz nell'agosto del
1944. Adolfo Ottolenghi, nelle “Relazioni scolastiche” inedite e qui
presentate, ci offre la sua diretta testimonianza e la sua voce, di
fronte ai problemi che assillano la prima metà del Novecento, dalla
prima allla seconda guerra mondiale. Si tratta della serie completa
delle relazioni di inizio o fine anno scolastico, che raccontano più di
30 anni di vicissitudini, speranze, soddisfazioni, e soventi
disillusioni, legate al funzionamento della scuola elementare e media
che così fortemente aveva volute per la sua Comunità. Queste pagine,
scritte in uno stile sempre aulico e nobile, via via più asciutto e
drammatico con l'avvicinarsi della tragedia finale, sono un quadro
importante per le riflessioni che contengono sull'importanza di una
vera educazione ebraica, sulla politica scolastica del Regno e sulla
riforma Gentile. Lo stile dele relazioni appartiene ad una cultura di
stampo ottocentesco, e inizialmente si era pensato di presentare
soltanto una antologia dei testi, che spesso risultano ripetitivi; ma,
nel corso della stesura e della preparazione alla pubblicazione, è
stata presa una decisione diversa, in favore dell'edizione integrale,
pensando di offrire questa testimonianza in particolare alla Comunità
di Venezia, come messaggio di un rabbino che volle anteporre il ruolo
di Maestro spirituale ad ogni altra cosa. Ogni anno, puntualmente,
Adolfo Ottolenghi si rivolgeva alle famiglie dei suoi alunni, chiedendo
di collaborare con la Scuola nell'educazione ebraica dei figli, e
manifestando il suo sentimento di amarezza e sconforto di fronte
all'apatia, alla indifferenza e irresponsabilità di tutti quegli ebrei
che non sarebbero stati più in grado di difendersi in nome della
propria identità. Fin dall'inizio del suo rabbinato egli reclamava la
necessità di dover “imparare a essere ebrei” per non essere travolti
dalla violenza e dai soprusi delle guerre: e questo fu il motivo
ricorrente della lotta da lui intrapresa per creare “una scuola
ebraica” che non fosse soltanto una scuola di catechismo ma una scuola
culturale e spirituale, unica possibile difesa di sopravvivenza.
Ottolenghi in questi scritti riconosce anche il merito di alcuni
personaggi che lo affiancarono nella realizzazione del suo progetto:
così che nel 1932 egli potà celebrare ufficialmente in un Convegno
nazionale a Venezia la nascita della Scuola ebraica elementare, che
sarebbe stata affiancata anche da altre organizzazioni e circoli
privati e, dall'anno successivo, dal riconoscimento anche della Scuola
media. Fu un grande successo, che premiò 20 anni di lotte portate
avanti fin dal 1912 assieme alla presidenza di Alberto Musatti, e poi
con la collaborazione dal 1932 con Giuseppe Musatti e Luigi Luzzatti,
maestri laici di grande valore umano, culturale e spirituale. Così come
vengono ricordati altri personaggi degni di memoria: in primis Dante
Lattes, stimato per il suo rigore religioso e per l'impegno civile di
fronte alla patria, portati ad esempio di vita e di dovere personale
per i giovani scolari. Ottolenghi dedicò la sua vita a questo scopo:
educare i giovani a diventare buoni cittadini e buoni ebrei, nella
assoluta convinzione che “oggi non è sufficiente il sapere d'essere
nati ebrei”, ed è per questo che “i nostri stessi padri, che hanno
fatto questi Templi che noi ammiriamo, hanno costruito per ognuno,
vicino, il Medraso”, cioè la scuola di studio, basilare per la crescità
spirituale del buon ebreo e del buon cittadino. Ho voluto infine
aggiungere alcune ultime lettere drammatiche di mio nonno, scritte nel
1943 e 1944, l'ultima sua testimonianza a noi pervenuta. Vorrei
concludere con un pensiero personale: attraverso la lettura degli
scritti di Adolfo Ottolenghi e attraverso questo lavoro di trascrizione
e pubblicazione, ho potuto finalmente conoscere mio nonno, la cui
immagine da sempre mi era pervenuta attraverso una retorica legata solo
all'immagine del “Rabbino, buono, vecchio e cieco”. Invece ho scoperto
molto di più: ho scoperto un uomo vissuto solo 59 anni; ho scoperto un
uomo generoso, ed anche un uomo che sapeva lottare con veemenza per i
suoi ideali; ho scoperto un uomo ancorato profondamente alle sue radici
antiche, vicino allo spirito del Messianismo ebraico e vicino allo
spirito dei grandi Profeti biblici. Un uomo che alla fine fu travolto
dalla storia, e il cui ultimo messaggio, rivolto all'avvenire, ancora
dice: “Ma occorre che gli uomini si rimettano a Lui, confidino in Lui,
sperino in Lui”. “Iddio vi benedica e vi protegga, Iddio faccia
splendere sopra di voi la sua grazia, Iddio vi conceda la Sua pace.
Amen”. Il mio impegno, oggi, è quello di restituire la sua “voce” alla
comunità e alla sua città di adozione: Venezia.
Elisabetta Ottolenghi - Italia Ebraica, giugno 2012
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La Grecia e gli ebrei
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Se penso agli ebrei greci
penso a Sami Modiano, a quelli di Salonicco descritti da Primo Levi,
all’estate del 2003. Quell’anno la Summer University, il tradizionale
appuntamento degli studenti ebrei europei, si teneva a poca distanza da
Salonicco. Insieme a centinaia di altri giovani visitammo le sinagoghe,
il vecchio quartiere ebraico, e in quei luoghi scoprivamo la storia
gloriosa di una comunità un tempo numerosissima (quasi centomila
persone all’inizio del Novecento) e l’orgogliosa vitalità della
piccolissima realtà contemporanea.
Anni dopo ho avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza sulla
deportazione di Sami Modiano da Rodi, straordinario esempio di forza e
mitezza. Per queste ragioni mi ha colpito l’appello firmato da un
gruppo di scrittori, politici, artisti dal titolo «Siamo tutti ebrei
greci». Nel testo si parte dall’ingresso nel parlamento greco del
partito neonazista «Alba dorata», per poi ricordare gli altri movimenti
xenofobi, razzisti, fascisti presenti e spesso crescenti in Europa.
«Rifiutiamo che in Grecia - come in qualsiasi altra parte d'Europa -
ebrei, immigrati, musulmani, nomadi o persone di colore possano temere
per le proprie vite a causa di ciò che sono». Ho provato una forte
impressione. La Grecia è a pochi chilometri da noi, e ciò che sta
accadendo lì potrebbe arrivare anche qui. La crisi economica, le varie
crisi, possono essere più forti delle ideologie, delle costruzioni
politiche, degli anticorpi democratici. Occorre vigilare, e, forse
ancor prima, provare a gestire la crisi.
Come? Sarà anche vero che le difficoltà economiche non possono essere
evitate, ma almeno vanno ripartite con giustizia. Occorre fare in modo
che la crisi non colpisca sempre, e più fortemente, chi già stava
peggio.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas - twitter @tobiazevi
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Storie - La Memoria e la
guerra delle lapidi e dei sampietrini |
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La Memoria delle violenze
del fascismo e del nazismo e della vergogna delle leggi razziali e
delle deportazioni si preserva anche con le lapidi, le targhe e le
"pietre d'inciampo". Simboli che "segnano"
il territorio e le città, a perenne ricordo di eventi
delittuosi, luttuosi o anche gloriosi avvenuti in un determinato luogo.
Chiunque passa di lì e butta lo sguardo alle scritte, è invitato a
riflettere: proprio dove ha posato i piedi, un tempo viveva un
deportato razziale o politico oppure era collocata una prigione
fascista o nazista oppure si è verificato un episodio di resistenza, di
rastrellamento, di strage.
I negazionisti, i neofascisti, gli antisemiti o semplicemente chi non
desidera essere importunato nel suo quieto vivere dal passato scomodo
della nostra Italia, sanno bene quanto contino questi simboli. Ecco
perché negli ultimi mesi nella sola Roma si sono verificati ben tre
atti di oltraggio delle "pietre d'inciampo" (Stolpersteine), inventate
dall'artista tedesco Gunter Demnig in memoria dei deportati nei campi
di sterminio nazisti.
L'ultimo in ordine di tempo è stato messo in atto il 1° giugno
scorso in via Garibaldi, all'altezza del civico 38, dove la
"pietra d'inciampo" ricordava il falegname antifascista Augusto
Sperati, deportato politico nel lager di Mauthausen, eliminato il 15
luglio 1944 nel Castello di Hartheim. Poco tempo fa nel quartiere di
Monteverde furono imbrattate le pietre in ricordo dei familiari di
Piero Terracina mentre in via Santa Maria in Ponticelli vennero
asportate le tre pietre poste in ricordo delle sorelle
Spizzichino.
Non è stata un'azione improvvisata e frettolosa. Gli autori del
misfatto, infatti, non solo hanno estratto dal marciapiede il
sampietrino in ottone ma hanno poi inserito nel buco un sampietrino
ordinario, che evidentemente si erano portati dietro da casa. A
cinquanta metri sono posizionate due telecamere del Comando
interregionale "Podgora" dei carabinieri. L'auspicio è che abbiano
inquadrato qualcosa.
L'Aned, l'associazione l'"Arte in Memoria" (promotrice dell'iniziativa
delle "pietre d'inciampo") e l'Anpi di Roma hanno condannato il nuovo
atto di oltraggio, esprimendo preoccupazione per il clima che si
respira nel nostro Paese.
Intanto il 3 giugno nel Santuario della Rocchetta di Lerma, in
provincia di Alessandria, è stata scoperta una lapide in marmo a
ricordo di don Luigi Mazzarello, riconosciuto "Giusto tra le
nazioni". Don Luigi proprio nel Santuario diede rifugio negli
anni della seconda guerra mondiale a due famiglie ebree di Genova,
salvandole così dalla deportazione e da una morte quasi certa.
Speriamo che la lapide di don Luigi non sia imbrattata o fatta sparire
da qualche altro "benpensante", nemico della Memoria.
Mario
Avagliano - twitter
@MarioAvagliano
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notizie
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rassegna
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Ricerca - A confronto sulle biomolecole
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Leggi la rassegna |
Si
svolge alla Tel Aviv University un convegno internazionale cui
partecipano scienziati italiani attivi nella ricerca sulle biomolecole.
L'evento intende promuovere gli scambi tra le comunità scientifiche
italiana e dello Stato ebraico, con l'obiettivo di rafforzare la
collaborazione bilaterale nel campo della ricerca biomolecolare, tra le
frontiere più promettenti della scienza moderna. Al convegno aperto
dall'ambasciatore Luigi Mattiolo, sono presenti ricercatori, fra
l'altro, dal Technion Israel Institute of Technology, dalla Ben Gurion
University e dal Weizmann Institute of Science.
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Due argomenti
presenti nella rassegna stampa di oggi riguardano Israele. Il primo è
il problema degli immigrati africani, che continua ad agitare
l'opinione pubblica israeliana. Ne parla Baquis sulla Stampa, dando
conto delle proteste che riguardano spesso una parte popolare del
pubblico israeliano, ma soprattutto, sempre sulla Stampa interviene in
loro appoggio una voce storica della sinistra come A.B. Yehoshua,
spiegando che per lo più non si tratta di rifugiati politici ma di
migranti economici, che la società israeliana non è in grado di
integrare.
Ugo Volli
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
Avete ricevuto questo
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informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale
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