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5 giugno 2012 - 15 Sivan 5772
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l'Unione informa
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moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Il rito della Sotah, la donna sospetta di adulterio, seppur ampiamente descritto nella Torah (Bemidbar, 5; 11- 31) e molto approfondito in un trattato del Talmùd interamente dedicato, sembra non essere mai stato applicato. Si tratta comunque di una cerimonia molto umiliante provocata da un marito geloso, ma anche di un caso unico in cui una persona si trova nella presunzione di colpevolezza fintanto che non venga dimostrato il contrario mediante un miracolo divino. Quale è il senso di questo inquietante rituale? Alcuni commentatori, tra cui Ovadia Sforno, evidenziano come il sospetto e la circospezione, e non solo nel matrimonio,  possano portare a situazioni degradanti e distruttive. In molti casi colui che sospetta non ne esce molto meglio di colui che è sospettato. Per prevenire situazioni così devastanti, come quella della Sotah, non resta che  parlarsi per rompere il muro della diffidenza.
Dario
 Calimani,
 anglista



Dario Calimani

"È il governare che li fa sembrar divini" (Shakespeare, Enrico IV)

davar
Solidarietà e impegno sociale per l'Italia che soffre
La Giunta dell'Unione lancia il piano operativo
Sotto il segno della solidarietà e dell'impegno sociale, l'ultima riunione della Giunta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane prima della consultazione elettorale di domenica prossima ha concluso la sua stagione di lavoro con un forte segnale rivolto alla società italiana e soprattutto a coloro che soffrono per il sisma che ha colpito l'Emilia.
Dopo aver ascoltato la relazione del Presidente dell'Unione Renzo Gattegna, l'organismo di governo dell'UCEI ha affidato al Consigliere Giorgio Mortara (nella foto), che è anche presidente dell'Associazione medici ebrei, il coordinamento delle iniziative straordinarie a favore delle popolazioni colpite dal sisma, a tutela delle popolazioni che soffrono, degli inestimabili beni culturali minacciati, della storia, del lavoro, degli ideali di regioni italiane dove la millenaria presenza ebraica costituisce una componente essenziale del tessuto sociale.
Mentre da Roma a Trieste si moltiplicano le iniziative di solidarietà, l'Italia ebraica si stringe attorno alle quattro antichissime comunità ebraiche emiliane di Ferrara, Parma, Modena e Bologna e alla gloriosa comunità ebraica lombarda di Mantova, tutte in prima fila nei territori colpiti dal sisma.
Rispondendo a un appello alla mobilitazione lanciato dai presidenti delle Comunità di Parma, Giorgio Yehuda Giavarini e Modena, Sandra Eckert, e all'eterno messaggio del profeta Yirmiahu ("Procurate il bene della città che vi ospita...) in esso rievocato, che ha da sempre contrassegnato il lungo cammino degli ebrei in Italia, il dottor Mortara ha immediatamente cominciato a mettere in piedi la rete di rapporti e interventi. A sua disposizione ha gli stanziamenti che la stessa Giunta ha messo a disposizione per gli aiuti, fondi provenienti dalla raccolta dell'Otto per mille e che molti cittadini attenti alle vicende e ai valori di cui l'ebraismo italiano è testimone assegnano con la propria scelta all'Unione. Si tratta di un primo capitale che farà da motore a una sottoscrizione di solidarietà cui tutti gli italiani sono chiamati a partecipare. Ma soprattutto una miriade di iniziative partite dalle singole realtà ebraiche o dalle singole persone che hanno bisogno di essere inquadrate in un'azione generale.
A quanto si era appreso all'indomani delle scosse più distruttive, si vanno aggiungendo di ora in ora nuovi elementi. L'ingegner Alberto Pontecorvo, dirigente della delegazione Gilad Shalit dell'Associazione nazionale dei Vigili del fuoco in congedo ha confermato che l'organizzazione è stata posta in stato d'allerta dalla Protezione civile ed è pronta a partire in qualunque momento per raggiungere le zone disastrate. Le strutture ebraiche di accoglienza di Villa Opicina e Caletta di Castiglioncello hanno aperto le loro porte. La stessa Associazione medici ebrei sta per prendere in esame interventi mirati sul territorio.
Una sessione di lavoro congiunto fra la redazione del Portale dell'ebraismo italiano e la redazione di Articolo 3, l'osservatorio contro le discriminazioni nato a Mantova con la collaborazione della Rassegna stampa dell'Unione, avrà luogo la prossima settimana a Mantova, una delle città più colpite dall'onda del sisma.
"Non si tratta - ha commentato il coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell'Unione Guido Vitale chiamando a raccolta i giornalisti dalle diverse città italiane dove operano - solo di stare vicini ai colleghi in un momento tanto delicato e difficile, ma anche di riaffermare in questa stagione di crisi che alla tutela della sicurezza delle popolazioni e dei beni culturali deve sempre affiancarsi un rinnovato slancio sul fronte del lavoro. Articolo 3 - ha concluso - è un investimento prezioso e ormai irrinunciabile di tutela e di conoscenza per tutti gli ebrei italiani e per tutti gli italiani che credono in una società più equa e progredita".

L.P. 

Gli Azzurri preparano la visita ad Auschwitz
"Nel vostro viaggio la sfida per un mondo migliore"
Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna ha lasciato Roma questo pomeriggio alla volta di Cracovia dove è atteso dalla Nazionale italiana di calcio (nell'immagine Casa Azzurri) impegnata nei prossimi giorni negli Europei di Polonia e Ucraina. Domattina la spedizione azzurra visiterà il campo di sterminio di Auschwitz insieme ai sopravvissuti Piero Terracina, Sami Modiano e Hanna Weiss. Guidata dallo storico Marcello Pezzetti, direttore del Museo della Shoah di Roma, la delegazione sarà accompagnata da Gattegna, che avrà al fianco il Consigliere UCEI Vittorio Pavoncello.

In una lettera indirizzata ai giocatori e ai dirigenti Federcalcio, Gattegna e Pavoncello si sono così rivolti alla squadra:

Cari amici della Nazionale di calcio,

sempre più spesso, anche a causa della progressiva scomparsa dei Testimoni, ci si interroga su come trasmettere il valore della Memoria alle nuove generazioni. Ci domandiamo quali corde toccare per far comprendere ai più giovani una tragedia che ha colpito l'intera umanità e dalla quale è necessario imparare per costruire un avvenire di pace e libertà per tutti i popoli del mondo.
La visita della Nazionale di calcio al campo di Auschwitz può essere una straordinaria opportunità in questo senso. Chi meglio degli Azzurri, campioni sul terreno di gioco e ambasciatori dello sport italiano nel mondo, è capace di parlare direttamente al cuore e alla mente di milioni di giovani? Anche per questo crediamo che un momento così intenso e solenne, un momento che vivrà il suo apice nell'incontro con i Testimoni che ci accompagneranno, dovrà essere accolto da tutti con rispetto e profonda partecipazione.
Il vostro viaggio sfida gli orrori del passato per indicarci, attraverso nuove e forti forme comunicative, la strada da percorrere nel realizzare un futuro di fratellanza in cui l'odio non possa essere più immaginabile.
Come ebrei italiani, come identità che ha nella lotta a ogni forma di razzismo, di violenza e di xenofobia un punto inalienabile, sarà un onore essere al vostro fianco.


Renzo Gattegna, Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Vittorio Pavoncello, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane


Clicca qui per leggere l'intervista al presidente della Federcalcio Giancarlo Abete su Pagine Ebraiche di giugno
 
Qui Roma - Elezioni UCEI, donne a confronto
Confronto interamente al femminile ieri sera tra i gruppi che a Roma hanno presentato la propria candidatura per il rinnovo del Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che avrà luogo a seguito del voto nazionale del prossimo 10 giugno. Di fronte, nella sede dell'Associazione Donne Ebree d'Italia, 11 delle 17 esponenti della lista interamente femminile Binah e le tre donne candidate nella unitaria Uniti per l'Unione. Si è parlato, di fronte a una quarantina di partecipanti, di sfide, progetti e opportunità, ma è stata anche l'occasione per conoscere più nello specifico le varie candidate cui è stata data la possibilità di illustrare ciascuna la propria identità professionale e l'impegno in ambito ebraico. Al cuore degli interventi i temi più stringenti da inserire nell'agenda del futuro parlamentino dell'ebraismo italiano a 52 membri, il primo a vedere la luce dopo la riforma dello Statuto: dalla kasherut ai giovani, dalle politiche di finanziamento a quello del sociale e molto altro ancora. Numerosi, almeno sul piano formale, i punti di convergenza tra i due programmi. Diverso il percorso ipotizzato. Da una parte la lista che riunisce le tre forze di governo unitario della Comunità ebraica di Roma (Per Israele, Hazak, Efshar) che ha per garante l'attuale presidente UCEI Renzo Gattegna, dall'altra l'esperienza politica di una lista di sole donne. Inevitabile poi, anche in considerazione della particolare cornice dell'evento, un confronto sulla partecipazione femminile alla tornata elettorale con l'emergere di due visioni differenti sulla strada da percorrere per dare maggiore voce e rappresentanza alle donne nei futuri assetti dell'Italia ebraica. Binah sostiene l'utilità di un gruppo di lavoro tutto al femminile, mentre tra le esponenti di Uniti per l'Unione c'è chi ritiene che sia stato un errore escludere dalla lista gli uomini evitando una dialettica che avrebbe potuto rivelarsi proficua. Su una cosa tutte le candidate si sono dimostrate concordi: la necessità di cooperare con l'Adei per far valere le le proprie istanze, le proprie aspirazioni e i propri valori.

as - twitter @asmulevichmoked
 

Qui Milano - Diciotto alberi per l'ambasciatore
Creare un ponte fra due mondi. Rappresentare i valori, la cultura e non semplicemente gli interessi di una nazione, in un paese straniero. Questa la missione di un diplomatico delineata durante l’incontro con il nuovo ambasciatore italiano in Israele Francesco Talò, organizzato nel Tempio centrale di Milano dalla sezione italiana del Keren Kayemet le Israel, il “fondo per l’ambiente” più antico del mondo, rappresentata da Silvio Tedeschi. Perché, prima di partire, Talò ha voluto farsi spiegare il paese che diverrà la sua casa da chi quel luogo lo conosce bene.
Ma nel giorno di lutto nazionale per il terremoto in Emilia, la manifestazione non poteva non iniziare che raccogliendosi in un minuto di silenzio per le vittime del sisma, ricordando il difficile momento che tutto il Paese sta attraversando.
Nel rivolgere all’ambasciatore Talò un augurio per la sua nuova missione, che lo porterà in Israele dopo essere stato console generale d’Italia negli Stati Uniti e poi inviato speciale per l’Afghanistan e il Pakistan, il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib ha offerto una riflessione sulle bandiere, che vengono menzionate nella Parashah, la porzione di Torah settimanale letta pochi giorni fa. “Ogni uomo, ogni popolo, è chiamato a portare nel mondo una precisa identità e un preciso compito. La bandiera ne è il simbolo - ha spiegato il rav - Il rovescio della medaglia implica il fatto che la bandiera possa costituire un elemento di divisione. Eppure sono proprio le diverse identità che hanno nei propri valori il presupposto della convivenza. Ogni ambasciata porta nel paese che la ‘ospita’ la civiltà della propria nazione. E in questo modo costruisce un ponte. Auguro all’ambasciatore di poter andare a rafforzare e implementare il legame e la vicinanza già molto forte che esiste tra Italia e Israele e tra i loro popoli”. Di legami ha parlato anche il direttore del Corriere della Sera e presidente della Fondazione Memoriale della Shoah Ferruccio De Bortoli, che si è soffermato sullo straordinario lavoro di tessitura di rapporti umani svolto dal personale diplomatico italiano nel mondo “un lavoro che forse troppo di rado è raccontato dai media, ma che rappresenta una ricchezza straordinaria per il Paese e che è ben simboleggiato dall’attenzione che l’ambasciatore Talò sta rivolgendo all’approfondimento della realtà israeliana prima di partire”. Una riflessione condivisa da Talò che ha ribadito la sua volontà di conoscere e ascoltare le voci degli italiani per capire quale Paese andrà a rappresentare in Israele partendo dalle Comunità ebraiche, uno degli esempi della sua “unità ricca di differenze. Perché, per costruire ponti e legami, bisogna essere in tanti - ha sottolineato - Il popolo d’Israele costruisce vita e pianta alberi. È stato capace di cambiare l’identità del suo territorio, di sostituire foreste a deserti. Un’abilità di cui il mondo ha bisogno. E che spero potrà dare un importante contributo all’Expo 2015”.
Al diplomatico, che sostituirà ad agosto Luigi Mattiolo nella carica che fu anche dell’attuale Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, il Keren Kayemet ha donato 18 alberi (cifra che in ebraico esprime il valore numerico della parola ‘vita’) che saranno piantati nel Parco Italia nella regione di Sharon.

Rossella Tercatin - twitter @rtercatinmoked

Qui Milano - A scuola per parlare di scuola
A scuola per parlare di scuola. Un’esigenza particolarmente sentita nella Comunità di Milano, dove il presente e il futuro della Scuola ebraica sono una delle tematiche al centro della campagna elettorale per il rinnovo tanto dei vertici della Comunità quanto di quelli dell’Unione della Comunità Ebraiche Italiane previsto domenica 10 giugno. Al punto che la Fondazione Scuola della Comunità ha deciso di organizzare confronto con i candidati per parlarne in modo allargato coinvolgendo anche genitori e insegnanti. “Abbiamo ritenuto fosse importante avere un momento per capire le posizioni delle varie liste, anche in base a quelle che saranno le domande dei primi soggetti coinvolti, i genitori - spiega il presidente della Fondazione Marco Grego - E abbiamo voluto farlo prima delle elezioni e non dopo perché, indipendentemente da chi verrà eletto, riteniamo sia importante rilanciare la scuola come tema centrale nel prossimo Consiglio, tanto della Comunità quanto dell’UCEI”. A un anno dalla sua elezione a presidente Grego traccia un bilancio molto positivo dell’esperienza fino a questo momento, spiegando come negli ultimi anni la Fondazione abbia raggiunto dei risultati prima difficili da immaginare sia in termini di fund raising che di progetti. “Se devo scegliere quello che penso sia più significativo è senza dubbio il Progetto Borse di Studio per ragazzi che vorrebbero frequentare la scuola, che penso rappresenti il vero cuore di ciò che la Fondazione deve fare”.
Nell’appuntamento di stasera in Aula Magna parteciperà un candidato in rappresentanza di ciascuna delle cinque formazioni per le elezioni della Comunità (Am Im, Shalom, Ken 2.0, Welcomunity, Com.Unità) e delle tre per l’UCEI (Milano per l’Unione – l’Unione per Milano, Mahar – Domani per l’UCEI, e UCEI per la scuola), in un confronto moderato dal direttore del Bollettino Fiona Diwan.
E alla domanda se il fatto che cinque consiglieri della Fondazione Scuola siano anche candidati alle elezioni (Cobi Benatoff in UCEI per la scuola, Daniele Schwarz in Welcomunity, Raffaele Turiel in Welcomunity e Machar - Domani per l’UCEI, poi Andrea Bardavid e Ruben Pescara in Com.unità) non rischi di trasformare la Fondazione in un interlocutore di parte, Marco Grego risponde “Il nostro è un ente indipendente e riconosciuto come tale. Non penso vi sia conflitto di interesse fra le varie cariche, anzi, il fatto che vi siano consiglieri della Fondazione candidati in varie liste è una ulteriore dimostrazione di un impegno trasversale e sono felice di avere l’opportunità di sottolinearlo”.

rt
- twitter @rtercatinmoked
 

Qui Venezia - "La straordinaria umanità di nonno Adolfo"
La Comunità ebraica di Venezia onora questo pomeriggio la memoria di rav Adolfo Ottolenghi, rabbino capo della città lagunare per oltre un trentennio (1912-1944) e grande protagonista della vita culturale e religiosa dell'epoca, con una giornata di studio che approfondirà vari aspetti del suo lunghissimo mandato cui sono adesso dedicate due importanti opere appena entrate in circolazione: Scritti rabbinici (ed. Esedra) e La scuola ebraica di Venezia attraverso la voce del suo Rabbino (Filippi Editore Venezia) a cura di sua nipote Elisabetta Ottolenghi di cui pubblichiamo uno stralcio dell'introduzione. L'appuntamento è a partire dalle 16.30 all'Ateneo Veneto dove, moderati dalla dottoressa Ottolenghi, interverranno il professor Giovanni Levi dell'Università Ca' Foscari, il rabbino capo di Padova ras Adolfo Locci, lo storico Daniele Nissim, il presidente dell'Assemblea Rabbinica Italiana rav Elia Richetti e il presidente della Comunità ebraica di Venezia Amos Luzzatto.


Per il Giorno della Memoria di quest'anno ho sentito il dovere di ricordare la figura di mio nonno Adolfo Ottolenghi, rabbino capo della Comunità di Venezia, pubblicando alcuni suoi scritti fino ad ora dimenticati. Nel 1911 giunse a Venezia a soli 26 anni, dopo gli studi giuridici e rabbinici, da Livorno, sua città d'origine, insieme alla giovane moglie Regina Tedeschi, anch'essa livornese, che sempre lo sostenne e lo aiutò nel suo impegno quotidiano, anche in relazione al sopraggiungere della cecità; ricoprì l'incarico di vicerabbino prima, e di rabbino poi, a partire dal 1919 fino alla deportazione ad Auschwitz nell'agosto del 1944. Adolfo Ottolenghi, nelle “Relazioni scolastiche” inedite e qui presentate, ci offre la sua diretta testimonianza e la sua voce, di fronte ai problemi che assillano la prima metà del Novecento, dalla prima allla seconda guerra mondiale. Si tratta della serie completa delle relazioni di inizio o fine anno scolastico, che raccontano più di 30 anni di vicissitudini, speranze, soddisfazioni, e soventi disillusioni, legate al funzionamento della scuola elementare e media che così fortemente aveva volute per la sua Comunità. Queste pagine, scritte in uno stile sempre aulico e nobile, via via più asciutto e drammatico con l'avvicinarsi della tragedia finale, sono un quadro importante per le riflessioni che contengono sull'importanza di una vera educazione ebraica, sulla politica scolastica del Regno e sulla riforma Gentile. Lo stile dele relazioni appartiene ad una cultura di stampo ottocentesco, e inizialmente si era pensato di presentare soltanto una antologia dei testi, che spesso risultano ripetitivi; ma, nel corso della stesura e della preparazione alla pubblicazione, è stata presa una decisione diversa, in favore dell'edizione integrale, pensando di offrire questa testimonianza in particolare alla Comunità di Venezia, come messaggio di un rabbino che volle anteporre il ruolo di Maestro spirituale ad ogni altra cosa. Ogni anno, puntualmente, Adolfo Ottolenghi si rivolgeva alle famiglie dei suoi alunni, chiedendo di collaborare con la Scuola nell'educazione ebraica dei figli, e manifestando il suo sentimento di amarezza e sconforto di fronte all'apatia, alla indifferenza e irresponsabilità di tutti quegli ebrei che non sarebbero stati più in grado di difendersi in nome della propria identità. Fin dall'inizio del suo rabbinato egli reclamava la necessità di dover “imparare a essere ebrei” per non essere travolti dalla violenza e dai soprusi delle guerre: e questo fu il motivo ricorrente della lotta da lui intrapresa per creare “una scuola ebraica” che non fosse soltanto una scuola di catechismo ma una scuola culturale e spirituale, unica possibile difesa di sopravvivenza. Ottolenghi in questi scritti riconosce anche il merito di alcuni personaggi che lo affiancarono nella realizzazione del suo progetto: così che nel 1932 egli potà celebrare ufficialmente in un Convegno nazionale a Venezia la nascita della Scuola ebraica elementare, che sarebbe stata affiancata anche da altre organizzazioni e circoli privati e, dall'anno successivo, dal riconoscimento anche della Scuola media. Fu un grande successo, che premiò 20 anni di lotte portate avanti fin dal 1912 assieme alla presidenza di Alberto Musatti, e poi con la collaborazione dal 1932 con Giuseppe Musatti e Luigi Luzzatti, maestri laici di grande valore umano, culturale e spirituale. Così come vengono ricordati altri personaggi degni di memoria: in primis Dante Lattes, stimato per il suo rigore religioso e per l'impegno civile di fronte alla patria, portati ad esempio di vita e di dovere personale per i giovani scolari. Ottolenghi dedicò la sua vita a questo scopo: educare i giovani a diventare buoni cittadini e buoni ebrei, nella assoluta convinzione che “oggi non è sufficiente il sapere d'essere nati ebrei”, ed è per questo che “i nostri stessi padri, che hanno fatto questi Templi che noi ammiriamo, hanno costruito per ognuno, vicino, il Medraso”, cioè la scuola di studio, basilare per la crescità spirituale del buon ebreo e del buon cittadino. Ho voluto infine aggiungere alcune ultime lettere drammatiche di mio nonno, scritte nel 1943 e 1944, l'ultima sua testimonianza a noi pervenuta. Vorrei concludere con un pensiero personale: attraverso la lettura degli scritti di Adolfo Ottolenghi e attraverso questo lavoro di trascrizione e pubblicazione, ho potuto finalmente conoscere mio nonno, la cui immagine da sempre mi era pervenuta attraverso una retorica legata solo all'immagine del “Rabbino, buono, vecchio e cieco”. Invece ho scoperto molto di più: ho scoperto un uomo vissuto solo 59 anni; ho scoperto un uomo generoso, ed anche un uomo che sapeva lottare con veemenza per i suoi ideali; ho scoperto un uomo ancorato profondamente alle sue radici antiche, vicino allo spirito del Messianismo ebraico e vicino allo spirito dei grandi Profeti biblici. Un uomo che alla fine fu travolto dalla storia, e il cui ultimo messaggio, rivolto all'avvenire, ancora dice: “Ma occorre che gli uomini si rimettano a Lui, confidino in Lui, sperino in Lui”. “Iddio vi benedica e vi protegga, Iddio faccia splendere sopra di voi la sua grazia, Iddio vi conceda la Sua pace. Amen”. Il mio impegno, oggi, è quello di restituire la sua “voce” alla comunità e alla sua città di adozione: Venezia.

Elisabetta Ottolenghi - Italia Ebraica, giugno 2012

 

pilpul
La Grecia e gli ebrei
Tobia ZeviSe penso agli ebrei greci penso a Sami Modiano, a quelli di Salonicco descritti da Primo Levi, all’estate del 2003. Quell’anno la Summer University, il tradizionale appuntamento degli studenti ebrei europei, si teneva a poca distanza da Salonicco. Insieme a centinaia di altri giovani visitammo le sinagoghe, il vecchio quartiere ebraico, e in quei luoghi scoprivamo la storia gloriosa di una comunità un tempo numerosissima (quasi centomila persone all’inizio del Novecento) e l’orgogliosa vitalità della piccolissima realtà contemporanea.
Anni dopo ho avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza sulla deportazione di Sami Modiano da Rodi, straordinario esempio di forza e mitezza. Per queste ragioni mi ha colpito l’appello firmato da un gruppo di scrittori, politici, artisti dal titolo «Siamo tutti ebrei greci». Nel testo si parte dall’ingresso nel parlamento greco del partito neonazista «Alba dorata», per poi ricordare gli altri movimenti xenofobi, razzisti, fascisti presenti e spesso crescenti in Europa.
«Rifiutiamo che in Grecia - come in qualsiasi altra parte d'Europa - ebrei, immigrati, musulmani, nomadi o persone di colore possano temere per le proprie vite a causa di ciò che sono». Ho provato una forte impressione. La Grecia è a pochi chilometri da noi, e ciò che sta accadendo lì potrebbe arrivare anche qui. La crisi economica, le varie crisi, possono essere più forti delle ideologie, delle costruzioni politiche, degli anticorpi democratici. Occorre vigilare, e, forse ancor prima, provare a gestire la crisi.
Come? Sarà anche vero che le difficoltà economiche non possono essere evitate, ma almeno vanno ripartite con giustizia. Occorre fare in modo che la crisi non colpisca sempre, e più fortemente, chi già stava peggio.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas - twitter @tobiazevi

Storie - La Memoria e la guerra delle lapidi e dei sampietrini
La Memoria delle violenze del fascismo e del nazismo e della vergogna delle leggi razziali e delle deportazioni si preserva anche con le lapidi, le targhe e le "pietre d'inciampo". Simboli che "segnano"
il territorio e le città, a perenne ricordo di eventi  delittuosi, luttuosi o anche gloriosi avvenuti in un determinato luogo. Chiunque passa di lì e butta lo sguardo alle scritte, è invitato a riflettere: proprio dove ha posato i piedi, un tempo viveva un deportato razziale o politico oppure era collocata una prigione fascista o nazista oppure si è verificato un episodio di resistenza, di rastrellamento, di strage.
I negazionisti, i neofascisti, gli antisemiti o semplicemente chi non desidera essere importunato nel suo quieto vivere dal passato scomodo della nostra Italia, sanno bene quanto contino questi simboli. Ecco perché negli ultimi mesi nella sola Roma si sono verificati ben tre atti di oltraggio delle "pietre d'inciampo" (Stolpersteine), inventate dall'artista tedesco Gunter Demnig in memoria dei deportati nei campi di sterminio nazisti.
L'ultimo in ordine di tempo è stato messo in atto il 1° giugno scorso  in via Garibaldi, all'altezza del civico 38, dove la "pietra d'inciampo" ricordava il falegname antifascista Augusto Sperati, deportato politico nel lager di Mauthausen, eliminato il 15 luglio 1944 nel Castello di Hartheim. Poco tempo fa nel quartiere di Monteverde furono imbrattate le pietre in ricordo dei familiari di Piero Terracina mentre in via Santa Maria in Ponticelli vennero asportate le tre pietre  poste in ricordo delle sorelle Spizzichino.
Non è stata un'azione improvvisata e frettolosa. Gli autori del misfatto, infatti, non solo hanno estratto dal marciapiede il sampietrino in ottone ma hanno poi inserito nel buco un sampietrino ordinario, che evidentemente si erano portati dietro da casa. A cinquanta metri sono posizionate due telecamere del Comando interregionale "Podgora" dei carabinieri. L'auspicio è che abbiano inquadrato qualcosa.
L'Aned, l'associazione l'"Arte in Memoria" (promotrice dell'iniziativa delle "pietre d'inciampo") e l'Anpi di Roma hanno condannato il nuovo atto di oltraggio, esprimendo preoccupazione per il clima che si respira nel nostro Paese.
Intanto il 3 giugno nel Santuario della Rocchetta di Lerma, in provincia di Alessandria, è stata scoperta una lapide in marmo a ricordo di don Luigi Mazzarello, riconosciuto "Giusto tra le nazioni".  Don Luigi proprio nel Santuario diede rifugio negli anni della seconda guerra mondiale a due famiglie ebree di Genova, salvandole così dalla deportazione e da una morte quasi certa.
Speriamo che la lapide di don Luigi non sia imbrattata o fatta sparire da qualche altro "benpensante", nemico della Memoria.

Mario Avagliano - twitter @MarioAvagliano

notizie flash   rassegna stampa
Ricerca - A confronto sulle biomolecole
  Leggi la rassegna

Si svolge  alla Tel Aviv University un convegno internazionale cui partecipano scienziati italiani attivi nella ricerca sulle biomolecole. L'evento intende promuovere gli scambi tra le comunità scientifiche italiana e dello Stato ebraico, con l'obiettivo di rafforzare la collaborazione bilaterale nel campo della ricerca biomolecolare, tra le frontiere più promettenti della scienza moderna. Al convegno aperto dall'ambasciatore Luigi Mattiolo, sono presenti ricercatori, fra l'altro, dal Technion Israel Institute of Technology, dalla Ben Gurion University e dal Weizmann Institute of Science.

 






 

Due argomenti presenti nella rassegna stampa di oggi riguardano Israele. Il primo è il problema degli immigrati africani, che continua ad agitare l'opinione pubblica israeliana. Ne parla Baquis sulla Stampa, dando conto delle proteste che riguardano spesso una parte popolare del pubblico israeliano, ma soprattutto, sempre sulla Stampa interviene in loro appoggio una voce storica della sinistra come A.B. Yehoshua, spiegando che per lo più non si tratta di rifugiati politici ma di migranti economici, che la società israeliana non è in grado di integrare. 

Ugo Volli















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