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17 giugno 2012 - 27 Sivan 5772
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l'Unione informa
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moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
Benedetto Carucci Viterbi Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino

Gli esploratori, protagonisti della parashà letta ieri, sono un esempio di informazione scorretta. La relazione del loro viaggio contiene parziali verità, molte esagerazioni ed un buon numero di calunnie. Ma è proprio grazie a questa sapiente mistura, unita ad una buone dose di retorica della comunicazione, che riescono a manipolare l'opinione della massa. Un certo giornalismo sembra aver appreso queste tecniche da loro.


David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
Dopo molti anni si è tornati a parlare di Giorgio Bassani. Era ora. Ho la sensazione, tuttavia, che ancora una volta se ne parli per fargli un funerale, forse di prima classe, ma comunque un funerale. Si potrebbe discutere a lungo dell’apparente successo di Giorgio Bassani, un successo letterario che non ha suscitato mai entusiasmi, osteggiato dalla critica, premiato dal cinema, ma guardato con molta diffidenza da molti per esempio, dal mondo culturale italiano perché non conforme e per alcuni poco all’avanguardia (con l’unica eccezione di rilievo rappresentata da Pierpaolo Pasolini), oppure dal mondo perbene, perché ha messo a nudo come pochi il profilo profondo della Provincia. Sopportato, ma non amato, dal mondo ebraico perché nonostante ne descriva le offese subite, poi non lesina uno sguardo tagliente sui vizi (molti) e sulle virtù (poche) che ne hanno definito i comportamenti pubblici e privati. Alla fine un uomo solo.

davar
Qui Roma - Centro Studi e Formazione UCEI,
primi bilanci e prime proposte operative per il futuro
È in corso di svolgimento al Centro Bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane un incontro di valutazione sulla prima esperienza del Centro Studi e Formazione UCEI, il corso di formazione rivolto ai rabbini, ai presidenti di comunità e ai professionali dell'Italia ebraica che negli scorsi mesi ha fatto tappa in cinque realtà nazionali (Milano, Trieste, Napoli, Torino e Firenze) con l'obiettivo di creare sinergie e dare vita a un network di leader sempre più preparati e al passo coi tempi. L'incontro odierno è coordinato dal direttore del Dipartimento Educazione e Cultura UCEI rav Roberto Della Rocca e vede la partecipazione di numerosi docenti e allievi a confronto per valutare i risultati del lavoro svolto finora e indicare alcune proposte operative per il futuro. Due i momenti in cui è stata suddivisa l'attività mattutina: la presentazione dei questionari di feedback e una discussione generale che ha toccato, nella testimonianza diretta dei suoi protagonisti, alcuni tra i punti più significativi di questa esperienza. Al pomeriggio, dopo la pausa pranzo, si riprenderà con la suddivisione dei partecipanti in quattro gruppi di lavoro dedicati rispettivamente ai presidenti di comunità, ai rabbini, ai professionali e ai giovani. Al termine della sessione le proposte elaborate verranno presentate in riunione plenaria.

Terremoto - Un territorio ferito
Prosegue il monitoraggio della situazione nei territori colpiti dal terremoto. Anche le Comunità ebraiche di Ferrara, Mantova, Modena e Parma hanno stilato un primo elenco dei danni subiti dai propri beni culturali, danni che se non tamponati e messi in sicurezza al più presto rischiano in breve tempo di aggravarsi e mettere in pericolo le intere strutture.
A Ferrara, dove le sinagoghe si trovano nello stesso complesso di edifici dal 1485, delle tre Scole (la tedesca, la piccola fanese, poi quella italiana che non è più stata riaperta dopo le distruzioni compiute dai fascisti), è agibile soltanto la sinagoga fanese. Inoltre lapidi danneggiate si segnalano nei tre cimiteri ancora attivi che la Comunità gestisce (Ferrara, Cento e Lugo). Inagibili anche altri edifici di proprietà della Comunità, che ne hanno finora permesso la sopravvivenza.
La Comunità ebraica di Mantova registra invece uno spostamento di tegole sul tetto della sinagoga, crepe in alcuni muri, cadute di intonaco e di decorazioni di gesso, calcinacci e fessure nella antica sinagoga di Sabbioneta, per la quale si è in attesa del responso di un sopralluogo fatto dall’ingegnere del Comune.
Nella sinagoga di Modena il timpano è pericolante e la balaustra davanti alla tevah parzialmente divelta. Il pavimento si è abbassato di due centimetri e presenta evidenti crepe. Danni si riportano alle decorazioni.
A Parma le maggiori preoccupazioni si concentrano sull’ottocentesca sinagoga di Soragna, in stile neoclassico con colonne e capitelli corinzi, decorazioni sui soffitti con motivi floreali, oggetti rituali e strumenti musicali tradizionali opera dell'artista locale Giuseppe Levi. L’edificio, in cui risaltano le porte dell'Aron HaKodesh e le grate del matroneo, in bronzo di fusione dorato e che ospita anche un significativo museo ebraico dedicato alla memoria di Fausto Levi z.l., già presidente della locale comunità, presenta fessurazione all’architrave di accesso, al volto portante del pavimento, al soffitto. Lesioni anche al vano di accesso del matroneo, sulle pareti delle scale e nella nicchia dell’Aron HaKodesh, oltre al distacco di alcuni intonaci.
Per aiutare le Comunità in questo momento difficile, il consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Mortara, cui è delegato il coordinamento delle iniziative di solidarietà, ha proposto a ciascuna di aprire una sottoscrizione. Un appello (link al testo inglese sul sito) è stato poi lanciato alle principali istituzioni ebraiche internazionali.
Per chi volesse offrire il suo contributo, specificando nella causale "Terremoto 2012", ecco i dati bancari (codice Iban) delle singole Comunità:

Comunità ebraica di Ferrara:  IT09F0615513000000000022715

Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100

Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135

Comunità ebraica di Parma:  IT82B0693065940000000001687

In attesa di definizione anche il progetto di ricostruzione per le popolazioni colpite dal terremoto che verrà finanziato dalla raccolta lanciata dall’UCEI la quale vi ha contribuito con una quota dei fondi dell’Otto per Mille.
Chi desidera partecipare, potrà farlo versando il proprio contributo al conto corrente bancario intestato all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, IBAN IT40V0200805189000400024817 causale Terremoto Emilia; oppure sul conto corrente postale intestato all’Unione Comunita Ebraiche Italiane numero 45169000 sempre specificando la causale Terremoto Emilia.

Rossella Tercatin - twitter @rtercatinmoked

Cdec - Un concorso fotografico per il riso ebraico
Pochi giorni al termine ultimo per partecipare al concorso fotografico lanciato dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea Obiettivo sul mondo ebraico. Il ‘Riso ebraico’ il tema scelto per la competizione di quest’anno, in occasione della Giornata europea della Cultura ebraica, quest’anno dedicata proprio all’umorismo in tutte le sue forme.
Due le sezioni previste dal concorso: Foto d’Autore (fotografie originali realizzate direttamente dal concorrente) e Foto nel Cassetto (fotografie “di famiglia”). “Le immagini - si legge nella presentazione del Cdec - dovranno sviluppare il tema illustrando cosa vuol dire ridere, sorridere e divertirsi ebraicamente (dal witz agli spettacoli dei bambini, dai travestimenti di Purim agli Shofar Hamorim dei campeggi giovanili, dai momenti di festa e di feste, al sorriso rubato a una nonna, un nipote o una amica)”.
L’appuntamento con Obiettivo sul mondo ebraico è ormai entrato nella tradizione della Giornata della Cultura e consente al Cdec di arricchire di scatti sempre nuovi il suo archivio fotografico, che custodisce 25 mila immagini completamente digitalizzate.
Le fotografie devono essere inviate entro il 30 giugno 2012 e la premiazione avrà luogo il 2 settembre a Milano alla Sinagoga centrale, dove saranno esposte le immagini finaliste.

Per iscrizione e ulteriori informazioni www.cdec.it/concorso_fotografico_2012.asp

Qui Cordova - Il progetto romano Davka protagonista
al Festival internazionale di musica sefardita
Nella cornice del Reale Giardino Botanico di Cordova, l'orchestra condotta da Maurizio Di Veroli porterà, anche in Spagna, domani lunedì 18 giugno, le musiche più belle della tradizione ebraica. Canti sefarditi, romanze medievali, canti della tradizione liturgica romana, un significativo repertorio di musica hassidica con ritmi che spaziano dai Balcani all'Europa orientale.
Tema conduttore del concerto cordovano, che avrà inizio alle 22.30, saranno tuttavia i salmi e le poesie liturgiche della originale tradizione romana. Unica al mondo nelle sue peculiarità, la tradizione liturgica romana è intrisa del fantastico patrimonio portato a Roma dalle comunità catalane e castigliane sfuggite all'Inquisizione. I riti e le melodie si mantennero a lungo distinti nelle Cinque Scole, con la costruzione del Tempio Maggiore le tradizioni si sono mescolate tanto da rendersi quasi indistinguibili. I canti romani nel concerto cordovano sono stati riarrangiati da Maurizio Di Veroli e Luana Mariani, che da anni è parte integrante del Progetto Davka, con ritmi blues, swing o pop; una nuova energia li accompagna fuori delle mura della sinagoga, interpreta la sensibilità di altre generazioni, propone un  legame forte e vivo con queste musiche che hanno segnato la storia della comunità. 
Non mancheranno i canti di Sfarad come la romanza Cuando El Rey Nimrod, Adio Querida, il racconto della passione degli esuli per la loro terra e la speranza del ritorno: Abre tu puerta cerrada. I testi delle romanze e  leggende sefardite saranno illustrati con proiezioni  frutto della ricerca di Maurizio Di Veroli, le cui lontane origini sono appunto in Sfarad. Il Progetto Davka utilizza la musica come veicolo di un antico e quanto mai vivace patrimonio culturale che presenta in modo colto e accattivante. Tratto peculiare dei concerti del Progetto Davka è la puntuale contestualizzazione dei brani musicali con riferimenti storici, sociali, religiosi e testuali. Nel recente concerto romano della formazione uno dei più struggenti momenti musicali è stato dedicato a Stefano Gay Taché, rimasto ucciso nel  tragico attentato del 9 ottobre del 1982 dove fu ferito gravemente, insieme ad altre quaranta persone, il fratello Gadiel. Miracolosamente scampato, Gadiel apprezzato musicista, ha eseguito Little Angel brano composto da lui quindicenne in ricordo di Stefano, mentre Maurizio Di Veroli ha eseguito la  composizione liturgica scritta e musicata dal Maestro Piattelli in memoria. Occasione di questo significativo incontro artistico è stato il riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di Stefano Gay Taché quale vittima del terrorismo; per 29 anni il suo nome non compariva nell’elenco ufficiale delle vittime del terrorismo in Italia.
Nel curriculum del gruppo si annoverano già numerosi concerti in Italia e in Europa (Amsterdam, Varsavia, Tallin) ed esibizioni in Vaticano nella prospettiva del dialogo interreligioso. Nel Progetto Davka si fondono infatti, nella promozione della cultura ebraica, le esperienze di musicisti ebrei, cattolici, protestanti e laici; il  contributo artistico di ciascuno dà  vita ad una qualificata espressione di suoni, ritmi e saperi.
Il Festival Internazionale di Musica Sefardita a Cordoba già ampiamente segnalato nel web, sarà occasione per il lancio internazionale del  cd "I-TAL-YAH - Risvegli nella Rugiada Divina". Il Progetto propone numerosi spettacoli musicali, tra cui "La Cantica del Mare", "Tra Sacro e Profano", "Sulle sponde del Tevere" e "La Shoah al Caleidoscopio", per informazioni si può consultare il sito del gruppo: www.wix.com/davkaproject/davkaproject.

Per informazioni sul Festival Internazionale di Musica Sefardita a Cordoba e sul concerto del 18 Giugno clicca qui. Per ulteriori informazioni e contatti: maurizio.diveroli@telecomitalia.it

Giovanna Grenga

pilpul
Davar acher - Antisemitismo di ritorno
Ugo VolliLe statistiche dicono che in buona parte dell'Europa l'antisemitismo è in crescita. Così è in Francia, dove la strage di Tolosa ha prodotto sì una condanna generale della società civile, ma anche un'ondata impressionante di emulazione; così nei paesi nordici, soprattutto Svezia e Norvegia, ma anche Olanda e Belgio, che generalmente vengono descritti come i più civili e democratici del continente e quindi del mondo intero e da cui le piccole ma radicate comunità ebraiche stanno letteralmente fuggendo. L'ultimo caso, particolarmente impressionante, è quello di un ragazzino ebreo, già sottoposto ad atti di antisemitismo, marchiato a fuoco durante il barbecue di una scuola, senza che né le autorità scolastiche, né quelle politiche sentissero la necessità di intervenire e senza che la notizia fosse ritenuta dai media abbastanza rilevante per la pubblicazione (i dettagli si possono leggere qui.
Spesso si spiega questo risorgere dell'antisemitismo con la situazione mediorientale: dopotutto l'autore della strage di Tolosa era un algerino, e i paesi del nord e dell'ovest dell'Europa ospitano una forte immigrazione islamica. Chi vede le cose in questo modo di solito sostiene che anche l'antisemitismo europeo si risolverebbe con la pace in Medio Oriente. È chiaro che c'è una correlazione fra antisemitismo e antisionismo o odio di Israele: le statistiche mostrano chiaramente che la presenza di immigrazione islamica aumenta la frequenza di atti antisemiti, e così l'acutizzarsi del conflitto in Medio Oriente, ma il fatto che Israele non sia stato toccato dalle rivolte arabe e che il numero delle vittime recenti sia irrilevante rispetto alla decine di migliaia di morti accumulati in Siria, Egitto, Libia, Tunisia, Yemen, non ha affatto spento l'odio, anzi. In generale nelle scienze sociali le correlazioni statistiche non dimostrano che vi sia una casualità, in un senso o nell'altro: che i giocatori di golf tendano ad avere macchine di marca straniera non segnala certo un effetto dello sport, ma è probabilmente effetto di una terza cosa, una condizione economica. E se una causalità c'è, decidere in che senso vada è questione di analisi storica, non di statistica.
Il fatto è che l'antisemitismo, sia nel mondo europeo che in quello arabo, è una storia antichissima e continua. In Europa la tendenza antisemita, alimentata per millenni dalla Chiesa, fu nascosta, ma non certo annullata dalla Shoah (si pensi alla strage che nel '46 che uccise Kielce in Polonia tutti i reduci da Auschwitz, raccontata da Adam Michnik in "Il Pogrom", Bollati Boringhieri 2007). In terra di Israele le prime uccisioni di massa, a Hevron e Tzfat, risalgono al '29, vent'anni prima della fondazione dello Stato di Israele e quasi quaranta prima dell'"occupazione". Nei paesi arabi la cacciata di un milione e mezzo di ebrei, paragonabile solo a quella dalla Spagna del 1492, distrusse comunità millenarie; ma non era certo il primo episodio di una persecuzione anch'essa millenaria. È uscito di recente anche in italiano un libro di Jeffrey Herf che testimonia l'opera indefessa di "Propaganda nazista per il mondo arabo" (Edizioni dell'altana), compiuta dai nazifascisti prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Insomma, ci sono ottimi motivi per pensare che storicamente l'odio per Israele sia effetto dell'antisemitismo e non l'inverso. Una prova fondamentale di questa determinazione è la straordinaria partecipazione a questo conflitto, fra i tanti assai più terribili che vi sono nel mondo, l'esagerazione dei giudizi, l'aspetto militante delle organizzazioni e delle persone che si battono contro Israele (molto più che per gli arabi, se no sarebbero almeno in po' interessati, per esempio, a quel che accade in Siria).
Di solito i nemici di Israele, almeno a sinistra, negano con sdegno di essere antisemiti, si limitano a combattere uno stato "illegale", "criminale", magari "nazista". Che rovesciare la colpa storica dell'Europa sull'Israele di oggi sia un gesto per assolvere una responsabilità che riguarda buona parte della cultura e della politica europea, della Chiesa e dei movimenti socialisti, del cristianesimo riformato e dell'intellettualità laica e volterriana (tutti in qualche modo portatori del morbo antisemita fra Settecento e Novecento) è un dubbio che di solito non li sfiora affatto. E però, ogni tanto, ci pensano gli eredi diretti dei passati regimi a ricordarlo. È istruttivo per esempio leggere le congratulazioni del partito neonazista tedesco NPD all'organizzazione cattolica ufficiale ferocemente antisraeliana Pax Christi per le sue campagne antisioniste ne trovate notizia qui.
La conclusione di questo ragionamento è semplice: non è possibile difendere l'ebraismo senza tener conto che l'obiettivo primo dell'antisemitismo è lo Stato di Israele. Chi si illude che mostrandosi "ragionevole", dando ragione ai nostri nemici, lavorando per squalificare Israele di fronte all'amministrazione americana come fa "J Street", difende l'ebraismo dai "danni del conflitto mediorientale", è ancora più illuso degli ebrei fascisti della "Nostra Bandiera",che morirono comunque nella Shoah: perché loro non avevano la nostra esperienza e potevano credere, sbagliando, nella buona fede del regime e della civiltà europea. Mentre noi oggi non possiamo e non dobbiamo.

Ugo Volli - twitter @UgoVolli

notizieflash   rassegna stampa
Sorgente di vita - Amos Oz al Festival delle Letterature a Massenzio
  Leggi la rassegna

Un’intervista allo scrittore israeliano Amos Oz, a Roma  in occasione del Festival delle Letterature a Massenzio, dove ha letto, in ebraico, alcune pagine del suo  ultimo romanzo “Tra amici”, in cui parla dell’utopia mai sfiorita del sionismo socialista. È il servizio di apertura della puntata di Sorgente di vita di domenica 17 giugno.

p.d.s

 

Domenica divisa tra le notizie di cronaca, che rimandano ancora una volta alle vicende della lunga e incerta transizione in corso in alcuni paesi arabi, e i commenti di taglio più culturale, essendo questo, insieme al sabato, uno dei due giorni della settimana in cui le maggiori testate escono in edicola con un supplemento letterario. 

Claudio Vercelli


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