Davide
Assael,
ricercatore
|
|
Dunque, non pare vero che le diverse primavere
arabe sfocino, indifferentemente dai luoghi, nella deriva islamista: in
Libia sembra abbiano vinto le forze liberali (se mai ha un senso questo
termine in quei luoghi); anche in Egitto non pare che il neo-presidente
Morsi abbia vita facile contro i militari. Ed ogni Paese presenta delle
specificità che lo rende un unicum. Ed è anche stucchevole, se non per
esigenze puramente giornalistiche, questo continuo mutamento dei
giudizi per cui un giorno si fa dei rivoltosi i paladini della libertà,
quello successivo si fa la rassegna dei limiti storico-culturali dei
popoli arabi, che, poveracci, hanno avuto sì Averroe e Avicenna, però
non Kant. Se si fosse adottato lo stesso metodo durante la Rivoluzione
francese, che pur qualche cambiamento lo ha imposto ai tempi
successivi, se ne sarebbe decretato il fallimento cento volte, fra
economia a pezzi e ritorni accentratori tipici dei vecchi sovrani. In
ogni caso, non credo che il mondo ebraico, che anch’esso ha, udite
bene, creato un modello di vita privo della svolta kantiana, possa
criticare il richiamo ad una normativa religiosa (ed infatti, in
Israele si sono guardati bene dal ragionare in questi termini,
riconoscendo subito il responso delle urne). Temo che lo sforzo di
cambiamento che dovrà fare l’Occidente in questo suo processo di
decentralizzazione dovrà essere ben più profondo, fino ad accogliere un
ritorno della religione, certo ripensato, nello spazio pubblico.
Provate voi a spiegare il riferimento israeliano alla Torah ad un amico
italiano.
|
|
Un
incontro a 360 gradi quello con cui Mordechay Lewy, ambasciatore
israeliano presso la Santa Sede sul punto di lasciare l’incarico per la
scadenza del suo mandato si è congedato dai giornalisti. Il diplomatico
ha seccamente smentito un suo coinvolgimento nella decisione dello Yad
Vashem, il Museo della Shoah di Gerusalemme, di riformulare le
didascalie del pannello dedicato a Pio XII che negli scorsi giorni
hanno suscitato un acceso dibattito proprio per la presunta “politicità” della decisione. Non
è stata questa tuttavia l’unica questione di attualità dei rapporti tra
Vaticano e Israele su cui l’ambasciatore si è soffermato. “Molto
vicina” ha definito la firma di un accordo economico bilaterale tra i
due Stati. “Restano pendenti solo questioni giuridiche che possono
essere risolte” ha spiegato il diplomatico, sottolineando come i
negoziati, condotti in diverse lingue, siano anche rallentanti dalla
necessità di un complesso lavoro di interpretazione dei testi, e da
alcuni nodi legati alla municipalità di Gerusalemme e all’autorità del
parco nazionale, che sono enti separati dallo Stato e non sono
rappresentati negli incontri. Soltanto queste sarebbero le ragioni per
cui l’accordo non sarebbe stato concluso già nella sessione plenaria
della Commissione bilaterale permanente di lavoro fra lo Stato
d’Israele e la Santa Sede dello scorso 12 giugno. La definizione
dei protocolli relativi all’articolo 10 paragrafo 2 dell’Accordo
fondamentale fra Israele e Vaticano siglato nel 1993 si è rivelata uno
dei punti più complessi dei rapporti fra i due Stati “La Santa Sede e
lo Stato d'Israele negozieranno in buona fede un accordo complessivo,
che contempli soluzioni accettabili da ambo le parti su punti non
chiari, non fissati o discussi a proposito della proprietà e di
questioni economiche e fiscali che riguardano in generale la chiesa
cattolica o specifiche comunità o istituzioni cattoliche” recita il
testo. Una formulazione molto ampia, che comprende tra l’altro tutte le
questioni legate ai diritti e alle proprietà acquisiti dalla Chiesa in
Israele prima nel 1948. La prossima sessione plenaria è prevista solo
per dicembre. Ma l’ambasciatore Lewy non esclude che la firma possa
arrivare anche prima. Nel frattempo, Israele ha deciso di togliere
le limitazioni ai visti sui passaporti diplomatici della Santa Sede,
muovendo un passo importante nella direzione dell’accordo. “Sinora non
era chiaro chi poteva entrare e alcuni di coloro che entravano potevano
essere prima annunciati, osservati, controllati. Ora la situazione è
ribaltata: vale il principio che hai diritto ad entrare in Israele” ha
spiegato. La conferenza stampa è stata anche occasione per
affrontare il tema dei rapporti tra Chiesa e mondo ebraico. '”Ratzinger
ha dato prova della sua amicizia verso gli ebrei” ha osservato il
diplomatico israeliano tracciando un bilancio dei suoi cinque anni in
Vaticano, anni in cui non sono mancati appuntamenti densi di
significato storico e simbolico, come la visita di Benedetto XVI alla
sinagoga di Roma nel 2009, e momenti difficili: non solo i nodi legati
alla condotta di Pio XII, ma anche il reintegro del messale latino, con
la preghiera del Venerdì Santo per la conversione degli ebrei, poi
corretta, e ancora le esternazioni di alcuni esponenti del mondo
lefebvriano con cui il Vaticano è impegnato in un’opera di
riconciliazione. A questo proposito Lewy ha manifestato soddisfazione
per la nomina di monsignor Augustine Di Noia a vice presidente della
pontificia commissione Ecclesia Dei che conduce il negoziato con i
Lefebvriani, e ha espresso apprezzamento per l’operato del cardinale
Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell'Unità dei Cristiani, e soprattutto dello stesso Papa, dicendosi
fiducioso che Benedetto XVI non permetterà che il documento conciliare
Nostra Aetate, pilastro fondamentale nei nuovi rapporti tra
cattolicesimo ed ebraismo, venga messo in discussione. “La
diplomazia è fatta anche e soprattutto di gesti di cui devono essere
riempite le relazioni bilaterali. E il gesto più significativo di
Benedetto XVI è stato l'aver assolto gli ebrei dall'accusa di aver
causato la condanna a morte di Cristo nella biografia di Gesù di
Nazaret da lui scritta - il messaggio dell’ambasciatore -
Immediatamente dopo, il premier Bibi Netanyahu ha voluto ringraziare il
papa con un grande albero di ulivo, importante simbolo di amicizia”.
|
|
Se la dislessia incontra il web
|
 |
Per
i bambini dislessici la scuola è più difficile che per chi è in grado
di leggere e scrivere senza problemi. Ma anche il mondo del web non
scherza. Inoltrarsi tra siti e blog può rivelarsi uno slalom faticoso e
frustrante: perché le pagine sono confuse, i caratteri poco contrastati
o i testi troppo densi. Ma anche perché partecipare in prima persona
significa esporsi alle critiche, spesso impietose, e alle correzioni
degli altri navigatori. A mettere a fuoco il problema è stata di
recente una pattuglia di blogger israeliani, coinvolti a vario titolo
nella problematica. Con una buona dose d’ironia Marina Goldstein, 39
anni, dislessica, non ha esitato a intitolare il suo blog Shghiot, che
in ebraico significa errori, uscendo così definitivamente
dall’anonimato che l’aveva protetta finora sul sito Tapuz Anashim.
Marina ha scelto di scrivere senza filtri, rifiutandosi anche di usare
il correttore ortografico. Non è una civetteria, ma il desiderio di
mostrare che la dislessia non ha nulla a che fare con la cultura o con
l’intelligenza (basti pensare che erano dislessici Albert Einstein,
Agatha Christie o Leonardo Da Vinci). Con suo grande dispiacere i
lettori continuano però a bersagliarla di correzioni. Lei, che
ribadisce l’orgoglio di essere dislessica, imperterrita rinvia le
critiche al mittente e invita a leggere i contenuti al posto degli
errori. Goldstein ha ben presente la diffidenza diffusa nei confronti
del mondo della dislessia. Lei stessa è stata scartata da molte agenzie
di pubbliche relazioni interessate alla blogosfera perché la sua
scrittura non era considerata abbastanza “estetica” per il brand. E di
recente si è dovuta misurare con le difficoltà sul web della figlia di
nove anni, dislessica fin dalla nascita. La bimba è iscritta a Ecologo,
sito ambientalista per ragazzi, dove partecipa e interagisce. Peccato
che con regolarità l’amministratore la estrometta dalla community per
il suo linguaggio e i suoi errori nella scrittura, bloccandole a lungo
l’accesso. Ormai scoraggiata la piccola meditava di abbandonare il
mondo di internet ma in sua difesa è scesa in campo la mamma che ha
contattato i manager del sito spiegando il problema e chiedendo che la
figlia venisse riammessa previo invio di una sua mail. Nell’ultima
Marina sintetizzava in modo brillante la questione “Noi dislessici
scriviamo benissimo: solo che usiamo le lettere sbagliate”. Usare le
lettere sbagliate può però rivelarsi, a determinate condizioni, un’arma
vincente sul mercato. Lo dimostra l’esperienza di Galit Harel, 40 anni,
esperta di marketing on line, che su Facebook ha aperto il profilo The
talent of dyslexia che subito ha calamitato un pubblico appassionato.
“L’idea – spiega – è nata per comunicare a quanti soffrono di dislessia
che non solo si può superare il problema ma è possibile, come me, farne
un vero e proprio lavoro”. Una prospettiva per molti versi meno remota
di quel che può sembrare se si tiene conto che secondo Michael Zarchin,
fondatore dell’omonimo istituto che si occupa di dislessia, le
caratteristiche di un sito accessibile ai dislessici sono esattamente
le stesse che catturano l’attenzione del navigatore medio: testi non
troppo lunghi e di facile comprensione, grafica semplice e chiara e
molte immagini.
Daniela Gross, Pagine Ebraiche, luglio 2012 - twitter @dgrossmoked
|
|
 |
|
6 settembre 1943
|
L‘8 settembre 1943, com’è
noto, l’armistizio di Cassibile segnava uno spartiacque definitivo
nella storia d’Italia, ponendo fine - certamente, in modo non
particolarmente glorioso e onorevole - alla sciagurata alleanza tra il
Regno e il Terzo Reich. Da quel momento, la tragedia della guerra
sarebbe proseguita lungo un nuovo tragitto, segnato dal sollevamento
della popolazione contro l’ex alleato, dalla feroce vendetta nazista,
dalla tragica divisione in due del Paese, dalla Resistenza. Pochi,
però, sanno che il vero spartiacque andrebbe fissato due giorni prima,
il 6 settembre, una data che meriterebbe anch’essa di essere registrata
nei libri di storia, come, auspicabilmente, avverrà.
In tale giorno, infatti, un reparto militare tedesco, in fuga dalla
Calabria, si lasciò andare a episodi di razzia e di saccheggio in un
albergo nei pressi di Catanzaro, depredando i cittadini ivi rifugiati
dei loro averi. Segnalata la cosa all’esercito italiano, stanziato nei
pressi, un coraggioso colonnello, Francesco Magistri, decise di
intervenire in difesa dei civili, contro il potente e temibile alleato,
recandosi sul posto con un drappello di soldati. Tra questi, il
sergente, tiratore scelto Giuseppe Antonello Leone, nativo di
Francavilla Irpina, già conosciuto e apprezzato - insieme alla moglie,
Maria Padula - come pittore di talento. Sfruttando al meglio le sue
doti naturali, insieme, di tiratore e di artista - fermezza della mano,
acutezza dello sguardo, precisione - il giovane Leone neutralizzò i
soldati tedeschi, colpendoli in parti non vitali del corpo, riuscendo
così a determinarne la resa, pur senza provocarne la morte.
L’episodio - ampiamente documentato - non è finora uscito dalla schiera
dei familiari e dei più intimi amici del protagonista, essenzialmente
in ragione della sua naturale ritrosia (le poche volte che ha
raccontato del fatto, lo ha sempre fatto con grande “nonchalance” e
umiltà - richiamando, in ciò, l’atteggiamento di un altro grande eroe
silenzioso, Giorgio Perlasca -, come un semplice atto di adempimento
del proprio dovere), ma anche perché, negli anni successivi, la fama di
Leone si è andata sempre più consolidando su un altro terreno, quello
artistico, fino a renderlo un pittore e scultore tra i più celebrati
della scena internazionale.
Ma, in occasione del 95esimo compleanno del Maestro, caduto lo scorso
venerdì 6 luglio, la città di Napoli - dove l’artista, nel dopoguerra,
ha scelto di vivere -, nel rendere omaggio alla sua figura, ha ritenuto
di tributare il dovuto riconoscimento anche al nobile e coraggioso
gesto da lui compiuto in quel lontano 6 settembre: e, in una solenne
cerimonia, significativamente intitolata “Arte, libertà, resistenza”,
svolta presso il Comune, il Presidente dell’Istituto Campano per la
Storia della Resistenza, Guido D’Agostino, ha illustrato ai presenti
l’importanza dell’episodio, e il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris,
ha insignito il Maestro della cittadinanza onoraria, esprimendogli
l’ammirazione e i ringraziamenti di tutta la città.
Quel 6 settembre gli ebrei italiani erano ancora dei cittadini di
ultima classe, privi di quasi tutti i diritti, alla mercé della furia
dei carnefici nazisti. Molto sangue avrebbe dovuto ancora essere
versato prima che tale ingiuria venisse cancellata, e in Italia
tornassero i valori del diritto, della civiltà, dell’uguaglianza. E’
vero che l’interpretazione di questi valori non appare mai univoca, e
che neanche al giorno d’oggi essi possono dirsi definitivamente
acquisiti. Ma quel che appare certo e indiscutibile è che nessun
discorso, in tema di libertà, avrebbe mai potuto neanche essere
iniziato, senza l’abbattimento della tirannide nazifascista. I primi
colpi di fucile contro quella tirannia furono sparati, da un soldato
dell’esercito regolare italiano, il 6 settembre del 1943. Quel giorno
segna l’inizio della fine, e quel tiratore scelto merita la gratitudine
non solo della sua città, ma di tutto il Paese, tanto da rendere
necessario e urgente - come ci sentiamo di chiedere alle Autorità
competenti - il conferimento a Giuseppe Antonello Leone della medaglia
d’oro al valore militare.
Francesco
Lucrezi, storico
|
|
notizie
flash |
|
rassegna
stampa |
"Woody Allen sul set in Israele"
|
|
Leggi la rassegna |
Il
prossimo film di Woody Allen sarà girato in Israele? Se lo augura il
settimanale californiano The Jewish Journal, che ha lanciato una
raccolta di 18 milioni di dollari per finanziare la realizzazione di un
film del grande regista americano nel paese ebraico. "Tutti quelli
che amano i grandi film e amano Israele dovrebbero donare qualche
dollaro", si legge sul giornale.
|
|
L'Ambasciatore di Israele
presso lo Stato del Vaticano Mordechay Levy rientra in Israele dopo 4
anni intensi e fondamentali per arrivare alla firma attesa da quando,
nel 93, vennero firmati i primi accordi tra Israele ed il Vaticano;
come scrive Salvatore Mazza su Avvenire rimangono da definire
solo alcune questioni economiche e giuridiche.
Emanuel
Segre Amar
|
|
|
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
Avete ricevuto questo
messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare
con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete
comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI -
Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo
aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione
informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale
di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
|
|