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31 dicembre 2012 - 18 Tevet 5773
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Adolfo Locci, rabbino capo
di Padova

"...che ho preso all'Emoreo, con la mia spada e il mio arco". (Genesi 48:22) Il Midrash interpreta " la mia spada e il mio arco" come metafora dell'adempimento delle mitzwoth e del compiere buone azioni. Il motivo per cui i Maestri del Midrash alterano il senso piano del verso, sta nella consequenzialità dei due termini. Se Giacobbe intendeva propriamente l'uso di due strumenti di guerra, avrebbe dovuto citare prima l'arco e poi la spada. Infatti, nelle antiche battaglie i due schieramenti contrapposti si affrontavano prima da lontano, usando arco e frecce, e poi da vicino "a fil di spada". Allora il senso dato al verso dai Maestri del Midrash, vuole rappresentare l'invito di Giacobbe a tutti noi di lottare contro lo yetzer hara' - l'istinto al male: in un primo momento da "vicino" per allontanarlo, poi da lontano per mantenerlo distante da noi. Battaglia quanto mai attuale in questo periodo dell'anno...

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Il 2012 che se ne va si porta via anche un altro pezzo importante della nostra storia, Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina, senatore a vita. Aveva 103 anni e pensavamo che l'angelo della morte si fosse dimenticato di lei, che fosse divenuta immortale. Era figlia di quella Torino del primo Novecento "dove le idee e l'amicizia erano dei beni esaltanti e i corsi alberati sono così lunghi e vasti e deserti che le parole pare che vi possano correre e allargarsi senza inciampi", per dirla con le parole con cui nell'Orologio descriveva la sua città Carlo Levi, di lei solo di pochi anni più vecchio. Aveva studiato con il prof. Giuseppe Levi, istologo di fama, che ricordiamo nel ritratto  buffo ed affettuoso che fa di lui in Lessico Famigliare sua figlia Natalia Ginzburg. Per continuare gli studi, lei, una donna,  aveva dovuto lottare con la sua famiglia, come nelle famiglie della buona borghesia ebraica piemontese di quegli anni, anche le più illuminate. E aveva dovuto affrontare come ebrea  le discriminazioni delle leggi del 1938 e continuare le ricerche in esilio. Ed era divenuta, con il premio Nobel per la medicina conferitole nel 1986, uno dei vanti della scienza italiana, lei una donna, lei un'ebrea. Un'ebrea, vorrei aggiungere, dichiaratamente laica. Nel 2001, era stata nominata senatore a vita. Aveva avuto una vecchiaia impegnata ed operosa e raccontava di sentirci poco, di vederci ancora di meno, ma di pensare molto più di quando era più giovane.

davar
Rita Levi Montalcini, una vita per la scienza 
In seguito alla scomparsa della scienziata Rita Levi Montalcini, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

Tra le tante personalità illustri che hanno fatto grande questo paese la figura di Rita Levi Montalcini spicca non solo per gli innumerevoli successi ottenuti in campo scientifico tra i quali, il più prestigioso, il premio Nobel per la Medicina conferitole nel 1986, ma anche per la vicenda umana che l’ha vista protagonista.
Perseguitata dalla legislazione antiebraica del regime fascista, Levi Montalcini – anche nei giorni drammatici della persecuzione – non ha mai rinunciato a portare avanti le sue ricerche e i suoi esperimenti. Ci lascia in eredità un insegnamento prezioso: la centralità dello studio e dell’istruzione come fondamentale motore della crescita di ciascun individuo, il coraggio e la portata rivoluzionaria delle idee, la tenacia nel portarle avanti nel tempo con immutata determinazione.
La sua lunga vita, interamente consacrata alla scienza e al bene comune, ci racconta di una persona dal cuore grande e e dalla straordinaria longevità fisica e intellettuale. Di una donna, orgogliosamente italiana e orgogliosamente ebrea, che alla ricerca scientifica affiancava – con medesima passione – l’impegno per la cultura, la democrazia, i diritti civili. Significativa e lungimirante appare, tra le altre, l’iniziativa intrapresa per dare un futuro migliore alle donne del continente africano. Iniziativa che le aveva permesso di conquistare la loro amicizia e la loro ammirazione.
Amava i giovani e i giovani amavano lei. È stata e continuerà ad essere un punto di riferimento per quanti, ogni giorno, si battono per costruire società sempre più libere e consapevoli.
Che il suo ricordo sia di benedizione.

Rita Levi Montalcini (1909-2012)
“Un secolo d’intelligenza”. Così s’intitola l’intervista che Rita Levi Montalcini, scomparsa ieri all’età di 103 anni, concesse al giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche nell’aprile 2010, alla vigilia del suo 101esimo compleanno. Un colloquio in cui la scienziata discusse tante cose, dai benefici che la suamente traeva dal passare degli anni a dispetto del declino fisico (“Con l’età, l’immaginazione si esalta. Diminuisce, questo sì, la capacità di apprendere. Ma per uno scienziato ‘Imagination is more important than knowledge’. Lo diceva anche Einstein. E se a vent’anni avessi avuto l’immaginazione che ho oggi…”), al lavoro che continuava a portare avanti al suo European Brain Research Institute, dove ha profuso il suo impegno fino alla fine.
Ma soprattutto, in quell’incontro, il Premio Nobel per la Medicina e senatore a vita confidò il suo rapporto con l’identità ebraica e con tanti temi a essa connessi. “Mi sento ebrea, sono ebrea, ma laica, totalmente laica”. Riferendosi al periodo delle persecuzioni razziste spiegò che “per la prima volta sentii l’orgoglio di essere ebrea e non israelita, termine che veniva usato nel clima liberale della nostra prima età. E sentii vivo il vincolo con quanti come me erano vittime di una campagna così feroce come quella scatenata dalla stampa fascista – aggiunse – Quel periodo così tragico fu la chiave di volta della mia vita. Paradossalmente dovrei dire grazie a Hitler e a Mussolini che, dichiarandomi razza inferiore, mi preclusero le distrazioni, la vita universitaria e mi condannarono a chiudermi in una stanzetta dove non potevo far altro che studiare. Il letto, il tavolo da lavoro, l’incubatrice, pochi strumenti rudimentali e gli embrioni di pollo, che faticosamente riuscivo a procurarmi… Le prime, fondamentali scoperte nacquero lì. Non è un miracolo?”.
Si occupò anche di raccontare il suo legame con lo Stato ebraico “Israele è per me un riferimento imprescindibile, guai se non ci fosse - sottolineò - Sono contraria a ogni forma di intransigenza, di fanatismo. Vorrei Israele in pace, capace di comprendere le ragioni dei palestinesi, di arrivare a una soluzione condivisa. E’ un paese straordinario, così ricco a livello culturale, scientifico, e ne sono orgogliosa, anche se io mi sento prima ditutto italiana. Ho rotto i rapporti con vari amici perché ero ferita dal loro atteggiamento nei confronti di Israele, anche se ci sono molti aspetti della politica israeliana che non condivido. Ma ciò non incrina il mio attaccamento al Paese. Come ho già avuto occasione di dire è facile da lontano esprimereriserve o giudizi, mentre Israele vive come una fortezza assediata”.
Orgogliosamente ebrea e orgogliosamente italiana dunque Rita Levi Montalcini, come ha sottolineato nel suo messaggio il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha ricordato come la vita della Signora della Scienza fu scandita anche da uno straordinario impegno per il bene comune. E infatti non soltanto le scoperte in laboratorio, ma anche la sua partecipazione alla vita politica e sociale del paese, gli sforzi per l’istruzione delle donne nel mondo e in particolare in Africa, il suo rapporto speciale con le nuove generazioni, e in particolare con i giovani scienziati, sono al centro dei messaggi di commozione e partecipazione al lutto formulati dai rappresentanti delle istituzioni, della politica, della cultura e della società tutta, come testimonia anche il fatto che per alcune ore “Rita Levi Montalcini” è stato uno degli argomenti più twittati, segnalati dal social network tra le sue tendenze.
“Una luminosa figura” l’ha definita il presidente Giorgio Napolitano. “Una donna carismatica e tenace, che ha dato battaglia per tutta la vita per difendere i valori in cui credeva” le parole del presidente del Consiglio Mario Monti. Ma a ricordare Rita sono stati anche i sindaci di Torino e Roma, città natale e città d’adozione, Piero Fassino e Gianni Alemanno, e ipresidenti delle rispettive Comunità ebraiche “Ci lascia in eredità il coraggio e il valore della centralità dello studio” le parole di Segre, “Quella della Montalcini è una perdita per l’umanità intera” il pensiero di Pacifici, che ha ricordato con orgoglio come, nel 2007, la scienziata accettò l’iscrizione onoraria alla Comunità ebraica capitolina. Un riconoscimento che arrivò dopo una brutta pagina della politica italiana, l’attacco che Levi Montalcini subì per aver votato a sostegno del governo Prodi dall’attuale leader de La Destra Francesco Storace, che offrì di regalare a lei e a tutti gli altri senatori a vita “un paio di stampelle”.
Poi ancora ci sono i messaggi del portavoce di Benedetto XVI, padre Federico Lombardi, dell’oncologo Umberto Veronesi e dell’astrofisica Margherita Hack, dei presidenti dei due rami del parlamento Renato Schifani e Gianfranco Fini, dei giornalisti Enrico Mentana e Gad Lerner, dello scrittore Roberto Saviano, dei principali leader politici.
È tutta l’Italia dunque a piangere questa scienziata speciale, cui è stata dedicata anche la prima pagina dei principali quotidiani. Un paese che RitaLevi Montalcini ha amato, e di cui è andata profondamente orgogliosa, come emerge dalla sua straordinaria biografia. Perché nonostante le persecuzioni razziste che subì in gioventù, e i soggiorni all’estero che ebbe l’opportunità di sperimentare (compresa la trentennale permanenza negli Stati Uniti), si sentì sempre legata al Belpaese, come ricordò il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento in occasione dei festeggiamenti per il centesimo compleanno. “Rita Levi-Montalcini mostrò il suo profondo attaccamento all’Italia, alla libertà, alla democrazia, resistendo alla dittatura, sottraendosi al destino dell’esilio, accogliendo dopo la Liberazione dell’Italia l’occasione che le fu offerta nel più grande paese amico, presidio di vita democratica e di progresso scientifico, gli Stati Uniti d’America, per portare più avanti le sue ricerche. Ma volle e seppe tornare a casa, tornare da noi e trasmettere al nostro paese il suo sapere, la sua esperienza, il suo magistero morale”.Oggi al Senato dalle 15:30 fino alle 21 sarà aperta lacamera ardente per l'ultimo saluto a Rita Levi Montalcini. I funerali si terranno invece il 2 gennaio a Torino in forma strettamente privata.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

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Israele - Peres prende posizione
Il presidente israeliano Shimon Peres ha dichiarato agli ambasciatori di Israele nel mondo riuniti alla Presidenza a Gerusalemme che Abu Mazen è l’unico leader arabo che ha sostenuto pubblicamente di volere la pace e di essere contro il terrore. Siamo in piena campagna elettorale e la dichiarazione del presidente ha suscitato un putiferio, poiché i partiti al Governo lo accusano di aver violato la regola che vuole che il presidente rimanga super partes.
A venti giorni dalle elezioni legislative e all’indomani di un sabato durante il quale un gruppo di giovani guidati dal loro rabbino hanno occupato l’insediamento illegale di Maoz Zion, mentre la destra sembrava avere il vento in poppa, Peres ha dunque preso posizione . Egli ha lanciato un appello per giungere subito a un accordo di pace che faccia sorgere lo Stato palestinese accanto a Israele. Ha affermato che “lo Stato bi-nazionale mette in pericolo il sionismo, l’ebraismo e la democrazia”. Secondo Peres bisogna cambiare radicalmente l’attitudine a risolvere i problemi con la forza, e adottare invece un atteggiamento moderato intavolando trattative di pace. Finora solo il partito di Tzipi Livni ha innalzato la bandiera della pace come obiettivo principale e si vedrà se Peres gli abbia dato una spinta in avanti.
Abu Mazen ha risposto che non vuole “immischiarsi nelle questioni interne israeliane, ma è importante che ci sia un partner israeliano che crede nella pace. Noi vogliamo vivere in uno Stato accanto a Israele, che abbiamo già riconosciuto”. Si ricorderà che l’ex ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha dovuto dimettersi per un procedimento giudiziario nei suoi confronti. Lieberman si era espresso in modo decisamente contrario ad Abu Mazen e sembrava preferirgli Hamas. Forse è proprio questo che ha convinto Abu Mazen a fare un passo avanti e Peres a tendergli la mano.
La scorsa domenica l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha cassato la decisione della Commissione elettorale di non permettere alla deputata araba Zoabi del partito Balad di partecipare alle elezioni come candidata, perché aveva preso parte al viaggio della nave turca Marmara.
Coloro che ritenevano che queste elezioni fossero già decise in anticipo, prevedendo la vittoria della destra, dovranno ripensarci.

Sergio Minerbi, diplomatico


In cornice - Attraverso la finestra
daniele liberanomeLe mostre a tema - non dedicate a uno specifico artista- , se ben studiate, hanno mille pregi: permettono di apprezzare lati meno noti delle opere d’arte, seguire l’evoluzione della società e del gusto nei secoli. Riservano poi sorprese a ogni stanza, perché mai si può sapere quale artista ci aspetta dietro l’angolo. Per questo ho apprezzato la mostra “Sguardi attraverso la finestra” al museo cantonale di Lugano, con opere dal Rinascimento e Lorenzo di Credi fino alla video arte e alla fotografia contemporanea, con una bella serie di grandi nomi, inclusi De Chirico, Balthus, Monet. Passando da una sala all’altra ci si rende conto come se secoli fa, la finestra era soprattutto utilizzata o come uno stratagemma scenografico per creare lo sfondo a scene di interni o come piccola apertura per cogliere scampoli della vita che si svolge fra le quattro mura; nel tempo la finestra è diventata invece simbolo soprattutto di una visione irreale e tutta personale di quello che si vede attraverso di lei verso l’interno o verso l’esterno. Uno splendido dipinto di Pieter de Hooch del 1680 circa, è tipico del modo più antico di intendere una finestra: il pittore fiammingo, con influenze caravaggesche, riproduce la vita di una donna e di una figlio in una casa che vive solo della luce riflessa dall’esterno e che si spenge gradualmente all’interno della casa, che pare quindi priva di vita, insensata. All’altro estremo, un quadro di Magritte con una finestra in frantumi attraverso la quale si vede un panorama che però è dipinto anche nei pezzi di vetri disposti per terra, come se quei pezzi di vetro mantenessero il ricordo di ciò che si vedeva attraverso di loro. Per Magritte quindi quel panorama è una proiezione di uno stato d’animo interiore non reale e la finestra sono gli occhi, l’anima, che non conservano passivamente un ricordo, ma lo assorbono, lo distruggono e poi lo ricompongono a proprio desiderio.  Niente di più vero.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for two - Sai tenere un segreto?
Vi dirò un segreto: il mal d'amore prima o poi colpisce tutti. Tipo la varicella, ma in maniera ancora più fastidiosa. Non ci si può vaccinare, non ci si può preparare. Arriva quando meno te lo aspetti e porta doni davvero nefasti. Non c'è bisogno che butti giù dalle nuvole Saffo, Catullo o Longo Sofista per annoverare nausee, farfalle nello stomaco ("Heu miser!" si lamentava Dante) e depressione intervallata da euforie insensate. Il povero Mino Zevi non è esente da turbamenti di questa fattura. Il tredicenne cerebrale e misogino, protagonista de Il Segreto, romanzo uscito nel 1961 e firmato con il sedicente pseudonimo di Anonimo triestino. Caso letterario involontario adatto a chi vuole curiosare e attribuire una identità  ("Chi lo ha scritto? Guido Voghera il professore di matematica antiborghese o il figlio timido e grafomane Giorgio?"*). Mino Zevi ha una pessima opinione della 'femmina umana', odia la scuola ma non può fare a meno di studio matto e disperatissimo per un senso del dovere ai limiti del masochismo. Al liceo si imbatte in Bianca Sorani, tutta occhioni e pallore signorile. Ecco il patatrac. Mino è fritto. Tra pensieri contorti, riflessioni filosofiche, sottili indagini psicologiche e un tocco di presunzione, il tredicenne geniale seziona i suoi sentimenti nell'attesa che passino e tolgano il disturbo. Allo stesso tempo però teme l'arrivo del giorno del giudizio, quello in cui smetterà di amare la Sorani, quello in cui la sua vita perderà di poesia e di colore. Il giorno in cui resterà solo filosofia e psicologia e non ci sarà spazio per il taglio alla maschietta di Bianca e non potrà più disprezzarla per la vanità, per il suo essere come tante altre, eppure aver colto nel segno. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi dice Pavese. Verrà la vita e avrà i tuoi occhi scrive Voghera. Così il mal d'amore che ci ha arrecato dolori, lamentele, mal di pancia, non è altro se non una iniezione extra di vita. E questo Mino Zevi lo sa bene. Bianca Sorani un po' di meno.
*Il segreto è attribuito oramai quasi all'unanimità a Giorgio Voghera.

Rachel Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2


notizie flash   rassegna stampa
La polizia turca intercetta il tentativo
di vendere un antico rotolo di Torah
  Leggi la rassegna

La polizia turca ha arrestato quattro persone che avrebbero tentato di vendere un antico rotolo della Torah. L'emittente privata NTV ha riferito che il rotolo della Torah era fatto di cuoio e che risaliva a circa duemila anni fa. I sospetti, che sono stati identificati solo con le loro iniziali, sono stati arrestati nella provincia di Adana. La polizia ha aperto un'inchiesta.
 

“Orgogliosamente italiana e orgogliosamente ebrea”. Il concetto espresso dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna per ricordare Rita Levi Montalcini è oggi riportato tra gli omaggi d'autore selezionati da Repubblica nelle quattro pagine speciali dedicati all'illustre scienziata torinese.



















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