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 13 febbraio 2013 - 3 Adar 5773
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ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


“Dì ai figli d’Israele che prendano per me un’offerta terumà ” (Shemòt 25, 2). Rabbi Selomò Itzhakì, conosciuto come Rashì  coglie la sfumatura del testo, intendendo la parola “lì” – “a Me”, nel senso di “per me, per il Mio Nome”. Rabbì Ghedalià di Linz spiega nel suo libro “Teshuot Chèn”, che vi è una differenza sostanziale fra chi raccoglie e chi dà la Tzedakà: secondo il suo commento il testo si rivolge a coloro che raccolgono la Tzedakà da altri, i quali debbono fare le loro azioni in nome del Cielo; mentre per coloro che fanno la Tzedakà direttamente, in qualunque modo la facciano, la loro azione sarà considerata Tzedakà completa.

 Davide 
Assael,
ricercatore



Davide Assael
La cantante pop libanese, Haifa Wehbe, dai costumi molto occidentali e già modella reclutata dalle grandi griffes europee, ha dovuto smentire in televisione un suo presunto matrimonio col leader di Hezbollah Nasrallah. Il gossip sui due andava avanti da tempo ed, in questi casi, ogni smentita, in chi l’ascolta, non fa altro che certificare la notizia. Paradossi dell’informazione! Certo, che questi leader arabi non conoscono la vergogna. Da un lato propagandano l’immagine della famiglia tradizionale, la sacralità del matrimonio, si ergono a difensori della propria religione e tradizione, dall’altro si lasciano andare a modelli di vita, diciamo così, alquanto contradditori con ciò che impongono al proprio popolo. Un vero esempio di ipocrisia politica. Meno male che qui ci siamo emancipati dall’uso politico e strumentale della religione. Solleva il fatto che da noi queste cose non succedono…            

davar
Qui Sanremo - Al Festival l'Italia profonda
Inizia con il Va, pensiero di Verdi la 63esima edizione del Festival di Sanremo, probabilmente la più 'jewcy' di sempre. A fare gli onori di casa, i 'meteorologi' più famosi d'Italia: Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. La Lucianina nazionale dopo aver letto una delle sue lettere al vetriolo, presenta i quattordici big che quest'anno portano in gara due canzoni. Tra direttori di orchestra con look stravaganti e stili quanto mai diversificati, l'arrivo di Crozza, comico più discusso e amato degli ultimi tempi, rivela la dark side di una parte del pubblico che lo contesta. Crisi sventata dall'intervento del calibrato Fazio a sostegno del suo ospite. Ma torniamo alla musica: dal jazz (dubidubidu) di Raphael Gualazzi agli occhi spiritati di Marta sui tubi ce ne è davvero per tutti i gusti. Quest'anno Sanremo è all'insegna di integrazione e diversità, Toto Cutugno canta L'italiano e parla di immigrazione. Fazio e Littizzetto sembrano decisi a mostrarci una Italia inedita. Un po' meno nazionalpopolare ma forse più vera.

Rachel Silvera  twitter@RachelSilvera2

Qui Torino - Formazione e cittadinanza del futuro
Quali percorsi formativi per la cittadinanza del futuro? È attorno a questo interrogativo che ruoteranno gli interventi della tavola rotonda dedicata a 'La Memoria oltre il Giorno' organizzata per questa sera alle 21 negli spazi di piazzetta Primo Levi dall'Associazione ex allievi e amici della scuola ebraica di Torino in collaborazione con la Comunità ebraica. Presupposto dell'incontro, cui prenderà parte il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Francesco Profumo, l'impegno congiunto di Ministero e Unione delle Comunità Ebraiche italiane per una Memoria viva e rivolta al futuro. Un impegno ribadito con numerose iniziative comuni e con l'implementazione di uno specifico protocollo d'intesa siglato lo scorso anno e cui ha fatto seguito, poche settimane fa a Cracovia, la firma di un'importante dichiarazione congiunta che guarda alla consapevolezza delle nuove generazioni. Numerosi gli ospiti della serata, introdotti e moderati dal presidente dell'Asset e consigliere UCEI Giulio Disegni. Tra i relatori Fabio Levi (Centro Internazionale Primo Levi), Maria Grazia Alemanno (Liceo Cottini), Giorgio Brandone (Liceo D’Azeglio), Sonia Brunetti e Rinaldo Allais (Scuola Emanuele Artom), Adriana Castellucci (Liceo Spinelli), Gabriella Pernechele (Liceo Majorana), Raffaella Brondolo e Matteo Rosazza (Liceo Galileo Ferraris), Simone Disegni (Unione Giovani Ebrei d'Italia). Previsto un momento musicale con la performance del gruppo Le Primule Rosse mentre in apertura interverrà il presidente della Comunità ebraica Beppe Segre con un saluto. Nella mattina di domani il ministro Profumo visiterà le scuole ebraiche di Torino e si intratterrà con la preside Sonia Brunetti, con il corpo docente e con gli studenti.    

Qui Venezia - Dodici candidature per il Consiglio
La Comunità ebraica di Venezia si avvicina al voto. Da alcune ore sono pubblici i nominativi dei candidati per le elezioni del Consiglio. Dopo le dimissioni del presidente Amos Luzzatto, vista l'impossibilità di proseguire il mandato per motivi di salute, il Consiglio, in mancanza della figura centrale del presidente, ha deciso di rimettere il proprio mandato e di convocare nuove elezioni. L’election day sarà il 3 marzo dalle 8.00 alle 21.00. Prima e unica occasione di confronto pubblico, domenica 17 febbraio, data dell’assemblea elettorale per la presentazione dei programmi. Hanno presentato la loro candidatura (in ordine alfabetico) Marcella Ansaldi, Barbara Bottecchia, Riccardo Calimani, Corrado Calimani, Sandra Cherido, Tally Ruth Elhyani, Mario Gesuà Sive Salvadori, Dan Levi, Sandra Levis, Gaia Ravà, Claude Sciaky Menasche, Luciano Silva.   

Qui Milano - "I pochi eletti" infiamma il dibattito
Non cessa di suscitare dibattito il volume “I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492” di Maristella Botticini e Zvi Eckstein, Università Bocconi editore 2012 (per leggere gli approfondimenti usciti negli scorsi mesi clicca qui). All’incontro “Il ruolo dello studio nella storia del popolo ebraico. Come affrontare la sfida dell’educazione nel XXI secolo?”, organizzato da Comunità ebraica di Milano, Associazione Amici di Israele ed Editore Egea alla sede dell’Ispi di Milano si sono confrontati l’autrice, professore di Economia all’Università Bocconi, Elisa Bianchi, professore di Geografia della Popolazione all’Università degli Studi, lo storico David Bidussa, Rony Hamaui, docente di Economia monetaria all’Università Cattolica e David Meghnagi, professore di Psicologia clinica e direttore del Master internazionale in Didattica della Shoah dell’Università di Roma Tre. A portare il saluto della Comunità è stato il vicepresidente e assessore alla Cultura Daniele Cohen. Presente in sala tra gli altri il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach.
Dopo gli approfondimenti di Bianchi, Bidussa e Hamaui, ciascuno partendo dalla propria area di studi per rilevare spunti e aspetti più critici del libro, protagonista di un intervento è stato Meghnagi, che ha espresso l’idea che il volume proponga tesi non nuove, facendo riferimento in particolare all’opera di Abraham Leon “Il marxismo e la questione ebraica”, e che possa inoltre offrire delle giustificazioni ai sentimenti antiebraici. Idee respinte al mittente in modo pacato, ma deciso, dalla professoressa Botticini.
Il confronto sull’opera fresca vincitrice del National Jewish Book Award assegnato dal prestigioso Jewish Book Council dunque prosegue. Se mai ci fosse stato bisogno di un’ulteriore prova della diversità e pluralità di opinioni che il mondo ebraico è capace di esprimere.

rt twitter@rtercatinmoked

pilpul
Ticketless - Moderati
Quando un giornale nazionale intitola “Estremismo ebraico” un articolo di Sergio Luzzatto ti manca il respiro. Ci risiamo. A molti viene la tentazione di attribuire la colpa al redattore che fa i titoli. Lo ha rilevato su questo portale Benedetto Carucci riferendosi al Domenicale del Sole 24 ore, 3 febbraio scorso. Tutto scorre, il birichino Luzzatto no. E’ incredibile come nulla cambi in questo paese. Il pensiero va subito al Corriere della Sera, all’infausto caso delle Pasque di sangue e al caso-Toaff. Non ho letto l’ultimo libro di Enzo Traverso, che stimo. Non lo vedo da un po’, ma fatico a pensare che possa avallare tante corbellerie e condivida una così rozza strumentalizzazione delle sue ricerche, estranee, che io sappia, alle boutades berlusconiane in Stazione Centrale a Milano. Non occorre molta dimestichezza con la storia ebraica europea per dire che il “capo della comunità ebraica milanese” conosce la storia degli ebrei in Europa assai meglio del nostro dispensatore di plausi e di botte. Moderata è stata sempre la classe dirigente dell’ebraismo in Europa per le più diverse ragioni, buone o cattive. I rivoluzionari che Traverso studia da anni con passione (e un pizzico di crepuscolare nostalgia, se mi è consentito) erano individualità anticonformiste, vissute fuori dalle istituzioni. Quanto alla politica di Israele ignoro che cosa Luzzatto (e anche Traverso) pensino della primavera araba. Visto quello che sta accadendo a Damasco, Cairo e Tunisi, non saprei dire che tipo di consigli la Arendt, Einstein e Freud darebbero al nascituro governo israeliano. Qualunque storico serio sa che sono domande sciocche, ma piacciono da morire a Luzzatto. Quanto agli anarchici e fuorilegge dell’ebraismo inutile precisare che sono esistiti anche in Italia e forse ancora esistono. Coltivano però il vecchio sogno di Pasolini che invitava la sinistra a “scegliere con dubbio” quando si parla di Israele, comunque lontano dai riflettori mediatici e certo non dalle morbide colonne della buona borghesia milanese.

Alberto Cavaglion

Benedetto XVI - I passi compiuti
Francesco LucreziUna sintesi di quanto abbia significato, complessivamente, il pontificato di Benedetto XVI, sul piano delle relazioni ebraico-cristiane, significherebbe ripercorrere, nelle sue tappe salienti, un percorso intenso, che ha visto tanti momenti significativi, alcuni di segno positivo, altri meno. Certamente, quando, sette anni fa, Joseph Ratzinger salì al soglio di Pietro, molti pensarono – conoscendo il suo tradizionalismo, il suo rigore teologico, la sua palese avversione alla modernità e  al liberalismo (combattuti come pericoloso veicolo di ‘relativismo’, insidiosa minaccia per la saldezza della fede) – che il teologo bavarese avrebbe impresso una brusca inversione di marcia, o almeno una sensibile battuta d’arresto, al cammino avviato dal Concilio Vaticano II, anche sul piano del dialogo interreligioso. Lo stesso Cardinale, poco prima di essere eletto, aveva affermatoin un’intervista che il valore del Concilio restava alto, ma che andava combattuta una sua interpretazione in senso assolutizzante – ossia come se esso avesse cancellato o oscurato le acquisizioni delle precedenti risoluzioni conciliari -, mostrando così di non escludere, se non di auspicare, una sorta di riflusso della Chiesa indietro nel tempo. Oggi, alla fine del suo mandato, possiamo dire che ciò, sostanzialmente, non è avvenuto. Il dialogo con i ‘fratelli maggiori’, pur tra tante difficoltà e incomprensioni, è andato avanti. E se non si è arrestato con un Pontefice tanto legato alla tradizione, al valore temporale dell’istituzione ecclesiastica e all’osservanza dogmatica, difficilmente ciò avverrà con il suo successore.
Certo, riguardo al popolo mosaico, papa Benedetto ha ritenuto opportuno ribadire (sia pure ‘sottovoce’, e per i soli seguaci del rito preconciliare) che la loro ‘illuminazione’ da parte del Vangelo resta ancora nei voti della Chiesa di Roma. L’idea dell’unicità della verità – leit motiv del magistero del teologo – non ha evidentemente ammesso la possibilità di un’altra verità, fuori dalla Chiesa. Nulla salus extra Ecclesiam. Eppure, verso questa particolare verità ‘altra’, verso la “santa radice”, papa Benedetto XVI ha manifestato, in più occasioni, un evidente rispetto. E, verso il popolo ebraico, un atteggiamento che si può definire di amicizia. Nel momento in cui, con un gesto inatteso, lascia la sua alta responsabilità, mi piace ricordare quella che mi sembra la testimonianza più nobile del suo rapporto col popolo mosaico, ossia le pagine dedicate alla Passione nella sua biografia di Gesù. Pagine in cui la leggenda nera dell’automaledizione del “popolo deicida” è stroncata in modo definitivo, con parole che vanno molto al di là della stessa risoluzione conciliareNostra Aetate. Sono parole scritte non dal solito “teologo progressista olandese”, ma da un successore di Pietro di grande rigore e severità dottrinale. Parole che resteranno, e per le quali mi pare giusto rendergli un sincero riconoscimento.

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Un caro e autorevole amico mi ha cortesemente espresso una sua perplessità rispetto a un passo del mio intervento di mercoledì scorso, nel quale, a proposito della presenza, nel testo delle Costituzioni italiana e francese, della parola  ‘razza’, ho affermato che il riferimento a tale concetto, in quanto mera indicazione di identità etnica, può anche essere usato senza intenzioni di tipo razzista (come evidentemente avvenne, per esempio, nel caso della redazione delle due Costituzioni, ove l’uso della parola ‘razza’ fu inserito con chiaro intento antidiscriminatorio). Accolgo volentieri  il suggerimento, e mi correggo. Se si vuole fare riferimento alle caratteristiche fisiche dei popoli occorre usare altri termini, perché quella “parola malata” va bandita in assoluto. E, come avverrà ora in Francia, andrebbe cancellata anche dal testo della nostra Carta costituzionale.

Francesco Lucrezi, storico

notizie flash   rassegna stampa
EJP denuncia Hezbollah    Leggi la rassegna

Un invito a sostenere l'inserimento del gruppo Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione Europea dopo gli ultimi retroscena sull'attentato della scorsa estate a Burgas (Bulgaria) che costò la vita ad alcuni cittadini israeliani. Firmatari del documento, rivolto al presidente del Consiglio Monti, ai presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani, al ministro degli Esteri Terzi di Sant'Agata, i due copresidenti dello European Jewish Parliament Vadim Rabinovich e Joel Rubenfeld e il membro italiano del consesso Vittorio Pavoncello.


 

“Ho apprezzato la sua attenzione al dialogo con l'ebraismo”. Così, in un'intervista rilasciata al Corriere della sera, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni in merito alle dimissioni di papa Benedetto XVI. Guardando ai prossimi scenari vaticani il rav afferma: “Abbiamo imparato che è inevitabilmente un papa a definire il clima nei rapporti. Ci aspettiamo un pontefice capace di dare il tono giusto al confronto e al dialogo con ebrei”.



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